ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/07377

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 547 del 14/01/2016
Firmatari
Primo firmatario: DI VITA GIULIA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 14/01/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
LOREFICE MARIALUCIA MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2016
GIORDANO SILVIA MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2016
MANTERO MATTEO MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2016
BARONI MASSIMO ENRICO MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2016
GRILLO GIULIA MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2016
COLONNESE VEGA MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2016
NUTI RICCARDO MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2016
DI BENEDETTO CHIARA MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2016
MANNINO CLAUDIA MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2016
LUPO LOREDANA MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2016
CANCELLERI AZZURRA PIA MARIA MOVIMENTO 5 STELLE 14/01/2016


Commissione assegnataria
Commissione: XII COMMISSIONE (AFFARI SOCIALI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 14/01/2016
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 14/01/2016

SOLLECITO IL 26/09/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-07377
presentato da
DI VITA Giulia
testo di
Giovedì 14 gennaio 2016, seduta n. 547

   DI VITA, LOREFICE, SILVIA GIORDANO, MANTERO, BARONI, GRILLO, COLONNESE, NUTI, DI BENEDETTO, MANNINO, LUPO e CANCELLERI. — Al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:
   uno dei temi di maggiore rilievo con riguardo alla situazione attuale della sanità in Italia riguarda il numero e il livello qualitativo dei punti nascita, del connesso diritto imprescindibile alla salute, in particolare dei bambini e delle gestanti, e della sicurezza del parto, evento unico che ogni donna ha il diritto di vivere serenamente;
   la riorganizzazione della rete dei punti nascita nasce in seguito all'Accordo Stato-regioni del 16 dicembre 2010, recante «Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo»;
   tale accordo stabilisce la chiusura, da parte di tutte le regioni, dei punti nascita con un volume di attività inferiore a 500 parti/anno, in quanto non in grado di garantire la sicurezza per la madre ed il neonato, prevedendo l'adozione di stringenti criteri per la riorganizzazione della rete assistenziale;
   quanto alla rimodulazione della rete dei punti nascita, il citato accordo, che fa specifico riferimento ad un sistema di rete dei punti nascita del tipo «Hub» e «Spoke», in tal senso, vincola le regioni ad attivare anche un adeguato sistema di trasporto assistito materno (STAM) e di trasporto in emergenza del neonato (STEN);
   tale processo di riorganizzazione della rete assistenziale materno-infantile ha determinato pertanto la progressiva chiusura di diversi punti nascita in varie regioni, anche in Sicilia;
   da recenti notizie stampa si è appresa la notizia dell'ulteriore chiusura, invero annunciata già un anno e mezzo fa, dei punti nascita (PN), con numero di parti inferiore ai 500 l'anno, di Petralia Sottana, in provincia di Palermo, di Santo Stefano Quisquilia, in provincia di Agrigento, di Mussomeli, in provincia di Caltanissetta, e dell'isola di Lipari – alle cui strutture era stata concessa una proroga di deroga alla chiusura fino al 31 dicembre 2015 – poiché non soddisfacenti gli standard richiesti dal decreto n. 158 del 2012, il cosiddetto «decreto Balduzzi»;
   contro la chiusura del punto nascita di Petralia Sottana, per quanto concerne in particolare la provincia di Palermo, si sono svolte diverse manifestazioni di protesta, promosse sia dai Comitati cittadini, che dalle principali istituzioni dei comuni madoniti;
   a seguito della chiusura del punto nascita di Petralia Sottana è stata inviata una lettera al Ministero della salute da parte dei sindaci dei comuni madoniti coinvolti (Petralia Sottana, Alimena, Blufi, Bompietro, Castellana Sicula, Gangi, Geraci Siculo, Petralia Soprana e Polizzi Generosa), con cui si chiedeva di rivedere la decisione assunta di chiudere il punto nascita in questione, a cui il Ministro rispondeva, in estrema sintesi, negando ogni spiraglio all'ipotesi di concessione di una deroga «(...) lì dove il Comitato Percorso Nascita nazionale intravede fattori di rischio superiori al finto beneficio di avere una struttura si vicino casa ma del tutto inadeguata a supportare la donna in caso di eventuali situazione di emergenza che dovessero presentarsi in tutto il peri-partum, travaglio, parto, e post parto»;
   occorre rilevare che il Ministero ha però – in maniera apparentemente contraddittoria secondo gli interroganti deciso di non decretare, almeno per il momento, la chiusura, anch'essa da tempo stabilita in base al parere della direzione generale della programmazione sanitaria, dei punti nascita di Licata, in provincia di Agrigento, e di Bronte, nel catanese, strutture tuttavia molto simili e con numeri quasi identici a quelle dei punti nascita interessati dalla decisione ministeriale;
   la circostanza ha scatenato un'aspra polemica nel mondo politico: secondo le numerose dichiarazioni riportate sulla stampa di esponenti della stessa maggioranza di Governo, infatti, la decisione ministeriale costituirebbe un'iniqua – e non casuale – differenza di trattamento, figlia di possibili logiche campanilistiche e di appartenenza politica. I territori su cui insistono i punti nascita che il Ministero ha deciso di mantenere in funzione – quelli, appunto, di Bronte e Licata – sono infatti noti per essere bacini elettorali del Nuovo Centrodestra, lo stesso partito del ministro della Salute;
   preoccupano altresì, in particolare, le dichiarazioni rilasciate da Vincenzo Fontana, deputato siciliano del Nuovo centro destra e vicepresidente della commissione Sanità all'Ars che, nel festeggiare il salvataggio del punto nascita di Licata, ringraziava il ministro Alfano e lo stesso ministro Lorenzin, con i quali – raccontava – di essere stato «costantemente in contatto ed informato dell'evoluzione dell'iter»;
   la chiusura del punti nascita di Petralia sta continuando in queste stesse ore a destare forte preoccupazione, soprattutto tra le donne, le prime a essere colpite da un simile provvedimento;
   il reparto – è stato reso noto – d'ora in poi garantirà esclusivamente le emergenze giudicate tali dal personale medico che, dalle ore 20, resterà in servizio con turni di reperibilità. Inoltre, dalla stessa ora, il servizio del 118, sul territorio madonita, sarà garantito solo da tre ambulanze senza nessun medico e infermiere a bordo delle stesse, all'uopo prevedendosi addirittura soltanto un autista ed un portantino;
   tale ultima circostanza, in particolare, – se confermata – desta forte preoccupazione;
   a tal proposito preme ricordare, in questa sede, che le linee di azione contenute nel citato accordo, che fanno specifico riferimento ad un sistema di rete dei punti nascita del tipo « Hub» e « Spoke», vincolano, in tal senso, le regioni ad attivare anche il sistema di trasporto assistito materno (STAM) e il sistema di trasporto in emergenza del neonato (STEN);
   ciò che preoccupa maggiormente gli interroganti è proprio il fatto che – come denunciato altresì dall'Anci Sicilia nei giorni scorsi – il Ministero della salute abbia decretato la chiusura del punto nascita, malgrado la mancata attivazione da parte della regione siciliana – da tempo vincolata in tal senso dal citato accordo – di un adeguato servizio di trasporto per le emergenze neonatali e di trasporto materno assistito, lasciando così di fatto un pericoloso vuoto proprio in tema di sicurezza;
   al riguardo, lo stesso Ministro della salute ha dichiarato nei giorni scorsi che «la Regione Siciliana deve strutturare centri efficienti; deve dotare la propria rete territoriale di servizi di trasporto, ambulanze ed elicotteri, che garantiscano il collegamento in sicurezza con i centri idonei a soddisfare i requisiti del parto»;
   in merito, desta perplessità, altresì, l'apparente discontinuità delle dichiarazioni dell'assessore siciliano alla salute, Baldo Gucciardi che in prima battuta, si era speso pubblicamente chiedendo al Ministero la concessione della deroga e, dopo la chiusura del punto nascite in questione ha dichiarato invece, di fatto scaricando ogni responsabilità sul tema, che la regione siciliana «ha compiuto passi importanti per garantire la sicurezza del sistema. La competenza sulla deroga dei punti nascita il cui numero di parti è inferiore a 500 l'anno, appartiene al ministero della Salute; alle Regioni ed alle rispettive aziende sanitarie spetta il compito di mettere in sicurezza i punti nascita per i quali dicastero ha concesso la deroga»;
   si aggiunga che il punto nascite di Petralia Sottana ha la peculiarità di poter servire utilmente, riducendo così i disagi consequenziali, quei comuni delle Madonie che, per difficoltà di collegamenti stradali, arrivano a distare un tempo di percorrenza assai lungo – che va ben oltre il limite di sicurezza consentito – e i cui abitanti devono effettuare un tortuoso percorso stradale, soprattutto montano, dal punto nascite più vicino, oltretutto considerando il caso delle condizioni climatiche avverse, che non di rado interessano il territorio di cui si discute, soprattutto nei mesi invernali;
   in osservanza all'articolo 32 della nostra Costituzione, gli interroganti ritengono che il risparmio di spesa, eventualmente derivante dalla chiusura del punto nascite di Petralia Sottana, non possa valere, nel breve come nel lungo periodo, a compensare i molti rischi connessi per le partorienti che saranno costrette ad affrontare gli estremi disagi dei lunghi trasferimenti – vista la mancata attivazione del servizio STAM e STEN da parte della regione siciliana – presso la sola unità ospedaliere più prossima;
   le partorienti dei comuni madoniti interessati, infatti, saranno costrette ad andare altrove, sottoponendosi ad un tragitto che, nelle loro condizioni, può durare anche due ore d'auto o ambulanza per arrivare, in sicurezza, a Palermo dove ci sono i reparti più attrezzati di ostetricia e ginecologia, oppure a Termini Imerese, con tempi di percorrenza, in condizioni ottimali, di più di un'ora e mezza, affrontando oltre 75 chilometri di curve e correndo così il grave rischio di mettere a repentaglio la propria vita e quella della propria creatura, oppure ancora a Cefalù, dove il reparto è attrezzato, il tragitto prevede almeno la metà del tempo, ma il punto nascite comunque a rischio chiusura visto che attualmente è in regime di proroga fino al 31 dicembre del 2016, dunque ha ancora un anno di vita;
   preme ricordare, in proposito, che questi ultimi due punti nascita appena citati si troverebbero al momento in una situazione di vero e proprio stallo, dal momento che, proprio una nota del Ministero ha infatti depositato il monitoraggio dei punti nascita di Cefalù e di Termini Imerese per stabilire infine quale dei due dovrà restare aperto dopo il 31 dicembre 2016, creando di fatto una vera e propria corsa – a giudizio degli interroganti deleteria – all'accaparramento delle nascite del territorio limitrofo per scongiurare la chiusura dei battenti;
   a giudizio degli interroganti, la decisione ministeriale, che si fonde presumibilmente sulla consapevolezza che il numero di parti annuale è con certezza mediamente più alto a Termini Imerese, sarebbe volta a concedere di fatto solo una proroga per il punto nascite di Cefalù fino al dicembre 2016, mentre allo stesso tempo è stato affermato che, per la popolazione madonita l'eventuale chiusura di quest'ultimo sarebbe stata comunque compensata dalla presenza del punto nascite di Petralia Sottana, oggi invece chiuso;
   più precisamente, per quanto riguarda il punto nascite di Cefalù, così si è espresso il Ministero: «si concorda con la richiesta di deroga, con la prescrizione di un attento monitoraggio della attività dello stesso Punto nascita, da verificare congiuntamente al monitoraggio del punto nascite di Termini Imerese: i due punti nascite devono essere monitorati al 31 dicembre di ogni anno, con termine ultimo il 31 dicembre 2016, per verificare l'andamento delle nascite; successivamente la regione, sulla base dei volumi di attività dei punto nascite, come anche dei volumi totali di attività dei due Presidi ospedalieri, ne dovrà valutare il mantenimento in funzione, anche in base a quanto indicato dal decreto interministeriale recante «Definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera»;
   come in un «gioco delle tre carte», dunque, nel 2017, la parità di accesso al diritto alla salute potrebbe non essere più garantita per la comunità madonita, dal momento che i due punti nascita di Cefalù e Petralia Sottana saranno secondo gli interroganti entrambi chiusi e le partorienti saranno costrette a recarsi a proprio rischio e pericolo nei più lontani punti nascite di Termini Imerese e di Palermo –:
   se non intenda recarsi quanto prima personalmente sul territorio in questione, al fine di visitare la struttura e constatare lo stato dei luoghi di cui si discute, così da effettuare i sopralluoghi necessari affinché si possa pervenire ad una valutazione definitiva rispetto alla congruità, o meno, della misura adottata;
   nelle more dell'attivazione di un adeguato sistema STAM e STEN da parte della regione siciliana, se il ministro interrogato, per quanto di competenza, se non intenda rivedere la propria decisione e intervenire concedendo un'ulteriore deroga alla chiusura del punto nascite dell'ospedale Madonna dell'Alto di Petralia Sottana, data la sua importanza strategica per l'intero territorio madonita, già largamente afflitto dai ben noti problemi di viabilità, con particolare intensificazione di questi, proprio nella corrente stagione invernale, così da garantire parità di accesso al diritto alla salute in ossequio all'articolo 32 della Costituzione;
   se possa indicare esattamente sulla base di quali fattori e dati precisi il Ministero della salute abbia deciso di assumere decisioni diametralmente diverse per il punti nascite sopraindicati, malgrado gli stessi presentassero caratteristiche molto simili;
   se non ritenga sussistente il rischio che alla popolazione madonita possa non essere garantita la parità di accesso ai servizi inclusi nei livelli essenziali di assistenza, in particolare a partire dal 2017. (5-07377)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

diritti della donna

diritto alla salute

contrattazione collettiva