ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/07344

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 546 del 13/01/2016
Firmatari
Primo firmatario: CAPONE SALVATORE
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 13/01/2016


Commissione assegnataria
Commissione: VII COMMISSIONE (CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA' CULTURALI E DEL TURISMO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA' CULTURALI E DEL TURISMO delegato in data 13/01/2016
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 13/01/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-07344
presentato da
CAPONE Salvatore
testo di
Mercoledì 13 gennaio 2016, seduta n. 546

   CAPONE. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo . — Per sapere – premesso che:
   nei mesi scorsi è giunto al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo un appello sottoscritto da eminenti intellettuali, archeologici, storici dell'arte e dell'architettura, medievisti, studiosi, architetti, volto a sostenere le ragioni di tutela e salvaguardia del museo provinciale «Sigismondo Castromediano» di Lecce perché lo stesso possa rientrare, in ragione della sua rilevanza nazionale e internazionale, tra i musei statali e di interesse nazionale nell'ambito dell'istituendo polo museale regionale dello Stato, accanto ad altri diversi musei statali (presenti a Manfredonia, Altamura, Bari, Egnafia, Gioia del Colle, Ruvo di Puglia, e altro);
   il museo archeologico provinciale di Terra d'Otranto «Sigismondo Castromediano» risulta essere il più antico museo della Puglia, tra i più rilevanti tra quelli non statali dell'intero territorio regionale, risalendo la sua fondazione al 1868 per volere del duca di Cavallino Sigismondo Castromediano. In quell'anno, su iniziativa dello stesso Castromediano, la provincia di terra d'Otranto nomina una commissione di studiosi con il compito di ricercare e promuovere la conoscenza della storia antica e del patrimonio archeologico e storico-artistico del territorio e di istituire un museo in cui depositare donazioni, acquisti e i risultati delle stesse indagini archeologiche promosse dalla prefettura e dallo stesso duca;
   come si evince dalle relazioni annuali redatte e presentate tra il 1869 e il 1875 dal direttore del Museo «Sigismondo Castromediano» alla commissione di archeologia e di storia patria di Terra d'Otranto, le prime raccolte provengono dalle collezioni di conventi e monasteri colpiti, dopo l'Unità d'Italia, dall'abolizione degli ordini religiosi, i cui reperti, opere d'arte, testi antichi e arredi, alimentarono il mercato dell'antiquariato. Oltre all'acquisto di beni così importanti, il Castromediano promosse contemporaneamente scavi archeologici nei principali siti antichi del Salento acquisendo, tra gli altri, la gran parte dei vasi a figure rosse provenienti da Rudie (patria del poeta latino Ennio), dal centro storico di Lecce, dal sito di Rocavecchia, e da altri siti archeologici;
   successivamente, le collezioni museali furono incrementate grazie alle attività di eminenti personalità come Cosimo De Giorgi e nel corso della prima metà del ’900, dai direttori del museo, Mario Bernardini e Giovanna Delli Ponti, con gli scavi condotti a Rudiae, Lupiae, Rocavecchia. Nel 1967, dal palazzo del governo, ex convento dei Celestini, il Museo venne trasferito nel prestigioso complesso dell'ex collegio dei Gesuiti (sede attuale), ristrutturato su progetto dell'architetto Franco Minissi;
   l'attuale sede espositiva occupa circa 6 mila metri quadrati, cui si aggiungono i 4 mila metri quadrati occupati dalla biblioteca provinciale, in via di totale trasferimento nell'ex convitto Palmieri, in fase di completa ristrutturazione e originaria sede della biblioteca stessa;
   i beni archeologici esposti, di enorme valore storico, in maggior parte di epoca messapica, sono circa 6 mila, cui vanno aggiunti altri circa 4 mila reperti conservati nei depositi dello stesso museo. Contemporaneamente, va considerata l'enorme messe di reperti che la Soprintendenza archeologica conserva nei depositi all'interno del castello di Lecce e in quelli del museo nazionale di Taranto; tutti provenienti da scavi archeologici effettuati nella provincia di Lecce, non a torto considerata un immenso giacimento culturale; anche in virtù del suo essere un territorio a continuità di vita dalla preistoria ai giorni nostri;
   accanto a questa enorme ricchezza archeologica, cui si somma quella presente nella rete dei musei territoriali, va aggiunto il tantissimo materiale archeologico presente nei depositi dell'università, del Salento – dipartimento di beni culturali, frutto delle ricerche e degli scavi condotti a Lecce, Leuca, Ugento, Vaste, Cavallino, Rocavecchia, e altro, dallo stesso Dipartimento e dalla scuola di archeologia a partire dagli anni ’70. Dall'università alla soprintendenza, al museo tutti, dunque, denunciano un evidente carenza di spazio per la gran mole di materiali archeologici da conservare, la gran parte dei quali, peraltro, mai presentata alla cittadinanza salentina;
   per completare la riflessione sull'eccellenza culturale rappresentata dal museo «Sigismondo Castromediano» e dunque l'opportunità del suo coinvolgimento nell'istituendo polo museale, regionale vanno contestualmente considerati ulteriori dati. Innanzitutto, le importanti attestazioni dell'Uomo preistorico nel basso Salento, provenienti dalle grotte salentine (Grotta Romanelli, Striare, Cipolliane, Grotta del Cavallo e Grotte della baia di Uluzzo, Grotta delle Veneri e Grotte del Capo di Leuca), sparse tra tanti musei italiani, che documentano la vita dell'Uomo di Neanderthal, per poi raccontare dell'arrivo dell'Uomo moderno (Homo sapiens). Dopo anni di discussioni scientifiche, peraltro, i recenti studi eseguiti sui materiali delle grotte preistoriche della Baia di Uluzzo di Nardò e pubblicati sulla prestigiosa rivista «Nature», sembrano attestare il Salento come areale in cui sia provata la prima presenza di Homo sapiens in Europa che, in questa terra, aver convissuto con l'Uomo di Neanderthal. Per l'importanza internazionale di tali temi di ricerca l'università La Sapienza di Roma, a quasi 50 anni dagli ultimi scavi eseguiti in Grotta Romanelli, primo sito paleolitico italiano scoperto nel 1904 e primo sito italiano in cui sono state scoperte testimonianze di arte paleolitica, sta per iniziare nuove campagne di scavo al fine di ridefinire le sequenze culturali in grotta e la storia delle frequentazioni a partire dall'Uomo di Neanderthal e fino alle genti «romanelliane» dell'ultimo glaciale, quando il Salento presentava un clima freddo diverso dall'attuale, con animali di tipo freddo quali l'alca, il pinguino boreale ritrovato in Grotta Romanelli;
   questa storia di testimonianze e ritrovamenti è, purtroppo, in parte o totalmente sconosciuta al territorio salentino, come pochissimo conosciuti sono gli insediamenti e le grotte della preistoria più recente (Neolitico ed età dei metalli tra VI e II millennio a. C.): da Grotta dei Cervi, a Grotta Carlo Cosma, con le loro famose pitture neolitiche del VI-IV millennio a. C. alla Grotta della Trinità o agli insediamenti dell'età del bronzo di Porto Cesareo, Otranto, Leuca. Buona parte di questo enorme patrimonio archeologico è infatti sparso per tante università e istituti di ricerca (Genova, Verona, Firenze, Roma, Napoli, Bari), ma potrebbe tornare nella sua sede naturale salentina anche sotto forma di grandi eventi espositivi, in forza della «Convenzione europea per la protezione del patrimonio archeologico» di La Valletta del 16 gennaio 1992, ratificata nell'aprile 2015 anche dall'Italia e che, per tutto quanto dalla stessa rappresentato e raccomandato, prevede che le testimonianze archeologiche siano restituite e comunque rese fruibili alle cittadinanze dei territori in cui sono state ritrovate –:
   se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se, per quanto di competenza, non ritenga utile e opportuno che nell'istituendo polo museale regionale entri a far parte, insieme alle realtà statali presenti sul territorio pugliese, anche il museo provinciale «Sigismondo Castromediano» di Lecce;
   se non ritenga in particolare ancor più evidente tale opportunità nell'ottica della riforma del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e nell'ambito della riforma delle province, considerata l'importanza delle collezioni archeologiche e storico-artistiche conservate al suo interno, la gran parte delle quali di proprietà statale in quanto acquisite successivamente alla prima legge di tutela delle «Antichità e Belle Arti» dello Stato unitario (legge n. 364 del 20 giugno 1909), che sanciva l'inalienabilità dei beni archeologici e storico-artistici, e considerata la trasformazione territoriale determinatasi con l'attuazione delle legge n. 56 del 2014, la cosiddetta «legge delrio», con la conseguente abolizione delle province e il rischio che tale trasformazione possa determinare un vulnus alla rilevanza e al futuro del Museo in questione. (5-07344)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

archeologia

museo

opera d'arte