ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/06485

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 489 del 24/09/2015
Firmatari
Primo firmatario: ZACCAGNINI ADRIANO
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 24/09/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
KRONBICHLER FLORIAN SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 19/11/2015
PELLEGRINO SERENA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 19/11/2015


Commissione assegnataria
Commissione: XIII COMMISSIONE (AGRICOLTURA)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI delegato in data 24/09/2015
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 24/09/2015

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 19/11/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-06485
presentato da
ZACCAGNINI Adriano
testo presentato
Giovedì 24 settembre 2015
modificato
Giovedì 19 novembre 2015, seduta n. 525

   ZACCAGNINI, KRONBICHLER, PELLEGRINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali . — Per sapere – premesso che:
a ciò che risulta all'interrogante, la Commissione europea sta cedendo alle pressioni delle multinazionali biotech per ridurre al minimo i controlli sanitari e di sicurezza sulle importazioni di colture OGM. Lo ha scoperto Friends of the Eatfth Europe, che ha pubblicato la lettera inviata da Bernhard Url, direttore esecutivo dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), a Ladislav Mirko, capo della DG SANCO (direzione generale salute e consumatori) della Commissione europea. Si tratta di una risposta dell'EFSA alla seguente richiesta della Commissione: «è possibile aggirare i controlli di sicurezza alimentare in caso di importazione di prodotti contaminati da OGM ?» L'oggetto della missiva, infatti, dà esplicitamente mandato all'EFSA di indagare su una «possibile deroga rispetto agli attuali requisiti» necessari all'approvazione di alimenti e mangimi con bassi livelli di OGM;
al momento, le importazioni di alimenti che contengono tracce di organismi transgenici non autorizzati in Unione europea vengono vietate: le regole ammettono al massimo una presenza di OGM dello 0,9 per cento, ma solo in caso di colture autorizzate nel continente (riportate nel registro europeo). Se verrà indebolita la normativa sui controlli, Friends of the Earth è convinta che alimenti e mangimi potrebbero subire la contaminazione fino allo 0,9 per cento anche da parte di organismi non autorizzati in Europa. Ovviamente, senza che tutto ciò venga indicato in etichetta;
il gruppo ambientalista è convinto che dietro alla richiesta di informazioni contenuta nella lettera vi siano le pressioni di grandi corporation dell'agroalimentare per l'approvazione del TTIP, l'accordo di libero scambio in fase negoziale fra Stati Uniti e Unione europea. La Commissione europea ha ripetutamente affermato che leggi sulla sicurezza alimentare in Europa non saranno influenzate dal TTIP, ma da questi documenti emerge una realtà diversa, che le dichiarazioni pubbliche tendono a non evidenziare le ipotesi di Friends of the Earth sono rafforzate dalle e-mail pubblicate nel mese luglio 2015 sul sito del Corporate Europe Observatory. I messaggi raccontano di un incontro fra lobby dell'industria e delegati europei, il 17 marzo 2014 a Washington, svelando la strategia delle multinazionali del biotech: le associazioni Seed, ASTA ed ESA, trainate dalle ben note Monsanto, Syngenta, Bayer, BASF, Limagrain e Du Pont/Pioneer, stanno spingendo per ottenere che i prodotti transgenici cosiddetti di «prossima generazione» sfuggano alla legislazione europea e vengano perciò autorizzati senza alcuna etichettatura;
qualche giorno dopo il meeting, il 21 marzo, i delegati europei hanno inviato una email ai colleghi della DG SANCO con le richieste delle aziende: «Le associazioni semi si concentrano su tre temi prioritari per il TTIP: aspetti fitosanitari e ruolo che il gruppo di lavoro bilaterale può svolgere in questo senso, nuove tecniche di coltivazione delle piante (non vedono specifiche esigenze di regolamentazione) e presenza di OGM nelle sementi convenzionali»;
intanto, in data 3 settembre 2015, la commissione agricoltura del Parlamento europeo ha bocciato la controversa proposta di un nuovo regolamento sulle importazioni di alimenti e mangimi transgenici che permetterebbe agli Stati membri di vietarne l'uso sul proprio territorio. Il parere contrario dell'AGRI Committee è passato con 28 voti a favore, 8 contrari e 5 astenuti e ora il testo attende l'esame della commissione ambiente (ENVI Committee), titolare del dossier. Si attende un suo pronunciamento il 12-13 ottobre 2015 per portare finalmente il testo in plenaria il 26-29 ottobre:
il «no» falla proposta della Commissione europea era arrivato anche durante l'ultimo Consiglio dei ministri dell'agricoltura europei (Italia compresa) tenutosi il 13 luglio 2015;
l'Europarlamento si sta indirizzando verso lo scontro con la Commissione, come conferma lo stesso relatore del provvedimento, l'italiano Giovanni La Via (Pd/S&D): «L'orientamento dei gruppi è quello di respingere la proposta. Un mercato interno a macchia di leopardo sarebbe un mercato interno in cui non avremmo l'industria mangimistica in alcuni Paesi, perché senza proteine vegetali, oggi quasi, esclusivamente OGM, non avremmo un'industria mangimistica»;
le ragioni dei verdi sono differenti da quelle di socialdemocratici e popolari, e si fondano sul timore che la facoltà di bloccare gli OGM a livello nazionale (opt-out) sia una illusione. Il leader storico dei Verdi, José Bové, contesta Bruxelles «perché dimentica cinicamente che le merci circolano liberamente da un Paese all'altro e che più nulla sarebbe controllabile»;
a causa delle regole del mercato unico, che prevedono la libera circolazione delle merci in tutta l'Unione, ingredienti geneticamente modificati o alimenti a base di OGM non possono essere bloccati a livello nazionale. Inoltre, le misure di opt-out dovrebbero basarsi su valutazioni diverse da quelle già prodotte dall'EFSA, l'agenzia europea per la sicurezza alimentare. Paradossalmente, uno Stato membro che decidesse di porre il veto, non saprebbe poi come farlo rispettare, dovendo muoversi in una cornice normativa ambigua e porosa. Gli europarlamentari chiedono di formularne una nuova e migliore, ma il rappresentante della Commissione europea, Ladislav Mik, già a luglio aveva tagliato corto: «Il nostro commissario [Vytenis Andriukaitis] ha già dato una risposta molto chiara: non abbiamo alcun piano B. Se la proposta sarà respinta, ci fermeremo al contesto attuale». Esso prevede l'autorizzazione automatica se il Parlamento non raggiunge una maggioranza qualificata su un tema;
nel parere approvato dalla Commissione agricoltura il 4 dicembre 2014 sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla produzione biologica e all'etichettatura dei prodotti biologici si sottolinea che «l'Italia, che si colloca tra i primi dieci produttori mondiali di biologico con una superficie di 1,2 milioni di ettari e 40.000 aziende dedicate in via esclusiva al biologico e in Europa, dopo la Spagna, al secondo posto, considera di primario interesse il settore biologico; nel perseguire l'obiettivo condivisibile della Commissione di migliorare la normativa sulla base di principi e disposizioni di base trasversali, chiari e semplificati che dovrebbero rendere il settore più attraente, considerate le prospettive di mercato positive, occorre tenere conto delle specificità dell'agricoltura biologica italiana e mediterranea nel suo complesso, che presenta caratteristiche diverse rispetto a quella dei Paesi del nord Europa» –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti narrati e quali iniziative intenda intraprendere; se non reputi di dover fare proprie le considerazioni dell'associazione ambientalista Friends of the Earth Europe, così come descritte in premessa, che evidenziano come in materia di Ogm ci sia uno sbilanciamento politico a favore delle multinazionali biotech, incentivato dalle negoziazioni circa l'approvazione del trattato di libero scambio fra Europa ed USA, il TTIP, che al contrario di quello che è stato ufficialmente dichiarato riguarderebbe anche la sicurezza alimentare, mettendo in discussione gli standard qualitativi italiani;
se il Ministro interrogato in materia di etichettatura degli alimenti, alla luce del citato parere espresso ed approvato dalla Commissione agricoltura della Camera dei deputati, in data 4 dicembre 2014 sulla «Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla produzione biologica e all'etichettatura dei prodotti biologici, non intenda farsi portavoce in sede europea di una posizione atta a tutelare il prodotto made in Italy e a garantire l'etichettatura sul territorio italiano dei prodotti contenenti OGM, per agevolare la massima trasparenza e informazione nella scelta dei consumatori»;
se il Ministro interrogato, alla luce del dibattito in seno alla comunità europea circa la proposta di un nuovo regolamento sulle importazioni di alimenti e mangimi transgenici che permetterebbe agli Stati membri di vietarne l'uso sul proprio territorio, non reputi così come evidenziato dalla stessa Commissione agricoltura del parlamento europeo, che in essa vi sia scarsa chiarezza ed altresì una reale minaccia per la sicurezza agroalimentare, alla luce del fatto che il divieto di OGM nei prodotti alimentari sarebbe solo sul loro utilizzo, non sulle importazioni;
se il Ministro in materia di OGM, non reputi che le misure di opt-out dovrebbero basarsi su valutazioni diverse da quelle già prodotte dall'EFSA, l'agenzia europea per la sicurezza alimentare;
se il Ministro non intenda al più presto pronunciarsi per l’opt-out in materia di coltivazioni Ogm e assumere iniziative per rendere l'Italia un Paese Ogm-free. (5-06485)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

libera circolazione delle merci

politica delle importazioni

agricoltura biologica