ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/06458

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 488 del 23/09/2015
Firmatari
Primo firmatario: LENZI DONATA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 23/09/2015


Commissione assegnataria
Commissione: XII COMMISSIONE (AFFARI SOCIALI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 23/09/2015
Stato iter:
24/09/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RINUNCIA ILLUSTRAZIONE 24/09/2015
Resoconto LENZI DONATA PARTITO DEMOCRATICO
 
RISPOSTA GOVERNO 24/09/2015
Resoconto DE FILIPPO VITO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
REPLICA 24/09/2015
Resoconto LENZI DONATA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 24/09/2015

SVOLTO IL 24/09/2015

CONCLUSO IL 24/09/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-06458
presentato da
LENZI Donata
testo di
Mercoledì 23 settembre 2015, seduta n. 488

   LENZI. — Al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:
   secondo un'indagine condotta dal settimanale «Espresso» e pubblicata sul sito online, prolificano i siti che vendono, senza alcun controllo, a prezzi scontati garantendo il pieno anonimato alla donna farmaci per l'interruzione di gravidanza;
   la prima a lanciare l'allarme sul fenomeno è stata la procura di Genova che, nel 2013 ha avviato tre inchieste parallele;
   contemporaneamente, indagini simili su aborti definiti «spontanei» sono spuntate anche a Torino e a Pescara, dove il comune denominatore, oltre alla giovane età delle protagoniste, è un medicinale: il Cytotec. Un farmaco per combattere l'ulcera composto da Misoprostolo dal costo di circa 14 euro a scatola che, se assunto in dosi massicce, provoca il distaccamento del feto dalla placenta e quindi la sua espulsione. In parole povere: un aborto;
   tutto ciò avviene anche perché, nonostante la legge n. 194 sia in vigore da quasi 40 anni, interrompere una gravidanza in Italia è ancora molto difficile. Lo dimostrano le cifre, lo raccontano le storie e lo ha messo per iscritto il Consiglio d'Europa, che di recente ha condannato il nostro Paese per non aver rispettato il diritto alla salute delle donne che vogliono interrompere la gravidanza;
   farmaci come il Cytotec stanno alimentando un incontrollabile mercato nero e un floridissimo business su internet, un mare magnum in bilico fra il lecito e l'illecito in cui sono a disposizione flaconi e pastiglie che in Italia sono vietati senza ricetta medica e, che – è il caso del Cytotec – vengono utilizzati per scopi diversi rispetto alla loro funzione originaria. Ma non solo. Sul web è disponibile anche il Mifepristone, un principio attivo che contrasta l'ormone della gravidanza. Quella che viene comunemente chiamata pillola abortiva, la RU486. Che in questo caso viene comodamente acquistata con un click senza passare per consultori, ginecologi, eventuali obiettori di coscienza e quindi assunta senza assistenza medica;
   questo nonostante le case farmaceutiche produttrici (nel caso del Cytotec, la Pfizer) elenchino sul foglietto illustrativo, nel pieno rispetto delle regole, indicazioni ed effetti collaterali. Fra quelli del Cytotec – che può essere venduto solo su ricetta medica non ripetibile – c’è il fatto di essere particolarmente rischioso per le donne in gravidanza;
   i siti stranieri che commerciano questi medicinali sono a centinaia e in continuo aumento. Basta andare su Google e digitare «buy Cytotec», «self induced abortion» o semplicemente «abortion kit». Il motore di ricerca in pochi secondi mette in fila una lista di siti, alcuni sono addirittura in evidenza perché vendono le pastiglie più a buon mercato di altri. Molti di questi sono tradotti in italiano;
   uno dei più popolari è abortionpillrx.com. La grafica è chiara: si può scegliere fra 16 diversi prodotti per il «controllo delle nascite». In cima alla lista campeggia il kit per l'aborto. Che comprende dosi di pastiglie di entrambi i principi attivi: misoprostolo e mifepristone. Viene spiegato tutto per filo e per segno: prima bisogna ingerire il mifepristone – che agisce togliendo all'embrione l'apporto di ossigeno e il nutrimento – poi il misoprostolo che provoca le contrazioni e il vero e proprio aborto;
   nei dettagli è elencata anche la posologia: quante pastiglie assumere, ogni quante ore e come comportarsi dopo averle ingerite. Oltre al kit basico (199 dollari), il supermarket dei farmaci offre anche quello più completo (240 dollari) che comprende in aggiunta medicinali da assumere «in caso di complicazioni mediche»: antinfiammatori e coagulanti del sangue. Se le viene un'emorragia, insomma, la paziente si deve auto medicare;
   il sito assicura che i farmaci sono stati approvati e sperimentati con successo dalla Food and Drug Administration, l'ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici. Ed è vero. Soltanto che la FDA ne prevede l'utilizzo per altri scopi e solo dietro parere del medico;
   più esplicito è il sito www.womenonweb.org, tradotto in 13 lingue e con sede ad Amsterdam, che si definisce una «comunità digitale per il diritto all'aborto». Lo scopo è quello di dare supporto e assistenza virtuale alle donne che vivono in Paesi dove l'interruzione di gravidanza è illegale e di «condividere le esperienze». Ma a rivolgersi al portale ci sono donne da tutto il mondo, anche italiane. Prima di ricevere le pillole bisogna rispondere a un test online sul proprio stato di salute fisico e mentale. In pratica, però, mentire sulle risposte è un gioco da ragazzi. E perché la consegna vada a buon fine, è obbligatorio fare una donazione di come minimo 90 euro;
   facilissima reperibilità del «kit dell'aborto» anche su www.buyabortionpillx.com. Qui, oltre ai blister e alle spiegazioni su come assumere le pillole, compaiono le recensioni di alcune donne che ne hanno fatto uso;
   nella realtà, però, c’è ben poco di che entusiasmarsi. Le conseguenze di questa pericolosa tendenza agli aborti «fai-da-te» sono scritte nero su bianco sui referti medici degli ospedali, che si sono poi trasformati in denunce in tutta Italia –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative urgenti intenda adottare per porre fine a questa pericolosa situazione per la salute della donna di vendita on line di medicinali senza controllo garantendo però nel contempo il diritto della donna alla scelta libera e consapevole così come prevista dalla legge n. 194 del 1978.
(5-06458)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 24 settembre 2015
nell'allegato al bollettino in Commissione XII (Affari sociali)
5-06458

  Ringrazio l'onorevole Lenzi per aver sollevato una questione di significativa rilevanza e attualità.
  Nella Relazione al Parlamento presentata il 15 ottobre 2014, si è provveduto a fornire una stima aggiornata degli aborti clandestini che per le donne italiane è stimato compreso nell'intervallo tra 12.000 e 15.000 casi. Per la prima volta si è effettuata una stima anche per le donne straniere che è risultata compresa tra 3.000 e 5.000 aborti clandestini con aspetti critici da un punto di vista metodologico in questa popolazione ancora più rilevanti. Queste stime indicano una stabilizzazione del fenomeno negli ultimi anni, almeno per quanto riguarda le italiane (15.000 erano gli aborti clandestini stimati per le italiane nel 2005), e una notevole diminuzione rispetto agli anni ’80-90 (100.000 erano i casi stimati per il 1983, 72.000 nel 1990 e 43.500 nel 1995).
  La diminuzione costante degli aborti clandestini è dovuta anche alla presenza nel territorio della rete dei Consultori familiari, quali servizi primari di prevenzione dell'aborto.
  Con riguardo all'affermazione: «interrompere una gravidanza in Italia è ancora molto difficile» ricordo che dalle Relazioni annuali al Parlamento relative all'attenzione della legge n. 194 del 1978, emerge, secondo gli indicatori riportati a livello regionale, come non ci siano criticità nell'accesso ai servizi di (interruzione volontaria di gravidanza).
  Nel merito della specifica questione sollevata, relativa alle iniziative per contrastare la vendita on line di medicinali senza il controllo, a rischio per la salute delle donne, ricordo che l'Italia è uno dei Paesi in cui i controlli sulle farmacie on line illegali erano già in vigore ben prima del recepimento della recente normativa europea, che, com’è noto, ha reso possibile la vendita e l'acquisto on line dei soli farmaci senza prescrizione medica (Decreto legislativo n. 17 del 19 febbraio 2014, che recepisce la Direttiva europea 2011/62/EU sui medicinali falsificati) e le Amministrazioni coinvolte hanno già avviato e portato a termine una serie di attività d'indagine. Fin dal 2011, sono state avviate campagne di chiusura dei siti illegali grazie ad un accordo di collaborazione siglato con Legitscript, l'agenzia statunitense di intelligence che supporta anche Google, la quale stima che almeno il 99 per cento dei siti web che vendono medicinali on line sia illegale.
  Oggi, a seguito della nuova normativa, le attività dell'AIFA sono indirizzate all'individuazione ed alla chiusura di siti non autorizzati o che vendono medicinali che richiedono la prescrizione medica. In base alle nuove disposizioni normative, le farmacie on line legali devono essere riconoscibili, e quindi distinguibili da quelle illegali, attraverso il «logo comune», un bollino di sicurezza condiviso e coerente a livello europeo rilasciato a cura del Ministero della salute.
  Negli ultimi mesi, grazie al decreto legislativo n. 17 del 2014, sopra citato, alcune delle attività di contrasto avviate da AIFA sono state consolidate in più ampi progetti inter-istituzionali: la task-force Impact Italia è stata ampliata e trasformata in task-force nazionale anticontraffazione, mentre il Tavolo di collaborazione intersettoriale sulle e-pharmacies avviato da AIFA, Comando dei Carabinieri per la tutela della salute (NAS) e Ministero della salute, insieme all'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, al Registro IT e al Ministero dello sviluppo economico, è stato formalizzato in una Conferenza dei Servizi sulle e-pharmacies.
  L'AIFA proseguirà la propria attività di sorveglianza sulla vendita illegale di farmaci on line, anche attraverso la partecipazione a operazioni internazionali di polizia e doganali come avvenuto recentemente con la recente «Pangea VIII» (che dal 9 al 16 giugno scorsi solo presso i principali porti e aeroporti italiani ha portato al sequestro di oltre 90.000 unità di farmaci illegali o falsi), le attività di formazione degli operatori attraverso corsi e pubblicazioni e le altre iniziative in corso.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

aborto

diritti della donna

prodotto farmaceutico