ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/05732

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 436 del 05/06/2015
Firmatari
Primo firmatario: GINEFRA DARIO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 05/06/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
VICO LUDOVICO PARTITO DEMOCRATICO 02/07/2015


Commissione assegnataria
Commissione: X COMMISSIONE (ATTIVITA' PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 05/06/2015
Stato iter:
02/07/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 02/07/2015
Resoconto VICARI SIMONA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SVILUPPO ECONOMICO)
 
REPLICA 02/07/2015
Resoconto GINEFRA DARIO PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 05/06/2015

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL

DISCUSSIONE IL 02/07/2015

SVOLTO IL 02/07/2015

CONCLUSO IL 02/07/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-05732
presentato da
GINEFRA Dario
testo di
Venerdì 5 giugno 2015, seduta n. 436

   GINEFRA. — Al Ministro dello sviluppo economico . — Per sapere – premesso che:
   la Gazzetta del Mezzogiorno sul numero del 31 maggio 2015, in un articolo a firma della giornalista Marisa Ingrosso, è tornata ad occuparsi del caso del «deposito nazionale unico» delle scorie radioattive;
   a detta della suddetta giornalista in realtà, contrariamente a ciò che sino ad oggi hanno sempre dichiarato i vertici di Sogin, i depositi sarebbero due: un deposito «geologico» per lo stoccaggio delle sostanze ad altissima radiotossicità che sarebbe scavato a grande profondità ed un altro di superficie destinato ad ospitare materiale a bassa radiotossicità. Accanto a quest'ultimo dovrebbe essere prevista la realizzazione di un parco tecnologico;
   tali indiscrezione sarebbero contenute in un documento recuperato da La Gazzetta del Mezzogiorno sul portale radioactivewastemanagement.org, (sito ufficiale della sesta «Summer School» internazionale dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale);
   si tratterebbe di un documento della Sogin che chiarirebbe nel dettaglio la strategia atomica italiana e le modalità con cui dovrebbe essere costruito e gestito il mega-cimitero per le scorie meno pericolose;
   il documento prodotto in inglese spiegherebbe che «circa 75.000 metri cubi di scorie a radioattività molto bassa e bassa saranno ospitate nel deposito nazionale». Accanto a questo sorgerebbe un «parco tecnologico dedicato ad attività di ricerca sullo smantellamento degli impianti nucleari e sulla gestione dei rifiuti radioattivi»;
   il documento chiarirebbe che «la sistemazione finale per i circa 15.000 metri cubi di scorie nucleari a radioattività intermedia ed elevata, per i 1.000 metri cubi di carburante esaurito (cioè l’«uranio impoverito»; ma anche il materiale usato per le sperimentazioni atomiche come le barre di Elk River conservate nell'Itrec, in Basilicata) e per le scorie riprocessate è una sistemazione «geologica»;
   si sottolineerebbe altresì che «In attesa che il deposito geologico sia disponibile le scorie nucleari a radioattività intermedia ed elevata saranno temporaneamente stoccate in un deposito provvisorio da realizzare nello stesso luogo del deposito nazionale» di superficie;
   questo implicherebbe che temporaneamente ci sarebbero due depositi, uno nell'altro, e successivamente ce ne sarebbero due in luoghi diversi;
   secondo l'Agenzia per l'energia nucleare dell'Ocse il deposito «geologico» sarebbe la soluzione prediletta dalla comunità scientifica internazionale giacché offrirebbe margini di garanzia elevati per lo stoccaggio dei «super-veleni»;
   questo avrebbe come conseguenza che la scelta di fare due depositi, uno nell'altro in un impianto di superficie, non sarebbe da salutare positivamente, poiché non garantirebbe il massimo degli standard di sicurezza. Tale valutazione rinverrebbe dalla circostanza che dovrebbe accogliere sostanze altamente irraggianti che hanno bisogno di circa 10.000 anni per abbassare il loro livello di radioattività;
   per l'Agenzia i siti migliori per il deposito «geologico» sarebbero: giacimenti di salgemma, argilla, granito, ignimbrite, basalto;
   per quanto concerne i veleni a bassa e media radiotossicità, il documento Sogin spiegherebbe che dovrebbe essere sorvegliato a vista per almeno trecento anni, che «barriere multiple in serie» lo dovrebbero proteggere dalle intrusioni e che sarebbe un manufatto in muratura rinforzata a contenere i «loculi» perenni in cui verranno stoccati i rifiuti compattati e inseriti in contenitori metallici zeppi di «malta cementizia d'inglobamento». Questi fusti tossici sarebbero poi stipati in celle di 3 metri per due e questi «loculi», impilati e chiusi in container blindati grandi 27 metri per 15,5. La fase di stoccaggio durerebbe 40 anni, cui seguirebbero altri 300 anni di «controllo istituzionale». Per evitare che eventuali perdite di radionuclidi passino inosservate, tutta la zona sarà monitorata;
   la Sogin ha poi reso noto che in alcuni campioni di acqua prelevati «per lo più nei piezometri a monte idrogeologico» dell'Itrec di Rotondella (Matera) «e ricadenti nell'area dell'impianto», sarebbe stato riscontrato «in alcuni punti il superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione per alcuni parametri chimici, non radiologici, rispetto ai valori massimi consentiti dalla normativa vigente»;
   presso detto stabilimento si starebbe effettuando attività per realizzare l'impianto di «cementazione del prodotto finito, che consentirà di solidificare i rifiuti radioattivi liquidi presenti nel sito, per il loro successivo trasferimento al deposito nazionale»;
   il superamento della soglia riguarderebbe trielina, cromo esavalente, ferro, idrocarburi totali, ma tali sostanze «non sarebbero riferibili né direttamente né indirettamente alla attività propedeutiche al decommissioning che, dall'agosto 2003, la Sogin conduce nell'impianto Itrec»;
   l'Enea sta delimitando l'area interessata e, insieme a Sogin – che ha avvertito le autorità – preparerà «il piano di caratterizzazione previsto dalla normativa» e informerà sulla situazione –:
   vista l'imminenza della scadenza annunciata per rendere pubblico l'elenco predisposto da Sogin dei territori che potrebbero essere utilizzati per detti depositi (prevista per la metà di giugno 2015 dallo stesso Ministero dello sviluppo economico e da quello dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare), se non si ritenga di accelerare tale processo rendendo immediatamente pubblico detto elenco;
   se corrisponda al vero l'indiscrezione pubblicata da La Gazzetta del Mezzogiorno dell'ipotesi di un doppio deposito nazionale e, qualora la risposta fosse positiva, come sia stato possibile che tale informazione non sia stata oggetto di una comunicazione ufficiale ma pubblicizzata con le modalità su esposte; 
   quale sia il percorso che si intende compiere per coinvolgere le regioni potenzialmente interessate ad ospitare il/i deposito/i e quali siano le prescrizioni che si intendono osservare per assicurare la sicurezza della salute delle comunità locali interessate e quali le procedure e le forme di vigilanza del/i suddetto/i eventuale/i deposito/i, anche alla luce di quanto già occorso in queste ore nello stabilimento di Rotondella (Matera). (5-05732)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 2 luglio 2015
nell'allegato al bollettino in Commissione X (Attività produttive)
5-05732

  In riferimento ai quesiti posti dall'Onorevole interrogante si evidenzia quanto segue.
  La Sogin ha recentemente inviato ad ISPRA l'aggiornamento della Carta delle Aree Potenzialmente Idonee (da ora CNAPI) alla localizzazione del Deposito Nazionale per i rifiuti radioattivi e la relativa documentazione. Tale aggiornamento era stato richiesto lo scorso aprile dai Ministeri dell'Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare e dal Ministero dello Sviluppo Economico, per recepire i rilievi formulati nella relazione predisposta dall'ISPRA stessa sulla base della prima proposta di CNAPI presentata dalla Sogin nel gennaio scorso.
   Entro la ormai imminente prima decade di luglio, ISPRA dovrebbe completare le attività di verifica finalizzate all'aggiornamento della proposta di CNAPI presentata dalla Sogin. Il completamento di tali attività consentirà al MiSE, d'intesa con il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, di rilasciare alla Sogin il nulla osta alla pubblicazione della Carta.
   In considerazione di quanto sin qui rappresentato nonché dell'elevata tecnicità e specificità della materia in esame, si è ritenuto opportuno procedere a tutti gli approfondimenti preventivi piuttosto che accelerare le tempistiche di pubblicazione della Carta in parola. In ogni caso, si rileva come il nulla osta alla pubblicazione della Carta potrà essere espresso dai Ministeri interessati una volta concluso l'esame tecnico della documentazione che sarà trasmessa da ISPRA.
   Relativamente all'indiscrezione pubblicata da La Gazzetta del Mezzogiorno dell'ipotesi di un doppio deposito nazionale, la stessa non corrisponde al vero. Infatti, la procedura attualmente in corso è volta all'individuazione di un sito che possa ospitare una infrastruttura di superficie (denominata Parco Tecnologico) che accoglierà un centro di ricerca, aperto a collaborazioni internazionali, dove svolgere attività nel campo del decommissioning, della gestione dei rifiuti radioattivi e dello sviluppo sostenibile in accordo con il territorio interessato.
   Nell'ambito di tale Parco Tecnologico verrà inserito il Deposito Nazionale nel quale verranno stoccati in totale sicurezza i rifiuti radioattivi. Tale Deposito – che è una struttura con barriere ingegneristiche e barriere naturali poste in serie, progettata sulla base delle migliori esperienze internazionali e secondo i più recenti standard AIEA (Agenzia Internazionale Energia Atomica) – consentirà la sistemazione definitiva di circa 75 mila metri cubi di rifiuti di bassa e media attività e lo stoccaggio temporaneo di circa 15 mila metri cubi di rifiuti ad alta attività.
   Non si tratta, quindi, di due depositi ma di un unico sito, un'unica area, al cui interno sono ubicate due strutture. Inoltre, il carattere della temporaneità dello stoccaggio dei rifiuti ad alta attività non deve far pensare ad una struttura con carattere «precario», giacché si parla di uno stoccaggio di molti anni, anche se conferma quanto affermato dall'interrogante circa la necessità in futuro di dare una sistemazione definitiva anche ai rifiuti ad alta attività. Le basse quantità di rifiuti ad alta attività dell'Italia non giustificano dal punto di vista tecnico ed economico un deposito nazionale ad hoc ma piuttosto fanno guardare con interesse ad ipotesi di strutture gestite a livello comunitario.
   Si evidenzia inoltre che su richiesta del Ministero dello Sviluppo Economico l'ISPRA ha confermato che i criteri di cui alla CNAPI sono validi anche per i rifiuti ad alta attività.
   In riferimento al terzo dei quesiti posti si comunica che il percorso che condurrà alla scelta del sito specifico su cui si realizzerà il Parco Tecnologico, comprensivo del Deposito Nazionale, è definito nella procedura di localizzazione dell'opera normativamente delineata nell'articolo 27 del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31. Questa procedura istituisce un tracciato ampiamente trasparente e partecipativo, del tutto in linea con le migliori esperienze internazionali e ovviamente con il diritto di accesso e di partecipazione previsto in modo specifico in materia ambientale, e darà modo a tutti i territori e parti politiche che lo vorranno di partecipare al confronto.
   Si ritiene opportuno evidenziare come questo processo normativo non attribuisca ai Ministeri alcuna discrezionalità in ordine all'inclusione od esclusione pregiudiziale di specifiche aree fra quelle da prendere in considerazione per l'individuazione del sito in questione.
   Partendo, infatti, dall'emanazione dei criteri tecnici di idoneità formulati da ISPRA – che sono pubblici e che sono stati a loro volta preventivamente sottoposti ad un processo di revisione internazionale da parte dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (IAEA) nonché ad una fase di consultazione degli enti e degli organismi tecnici nazionali interessati, ai sensi dell'articolo 153 del D.lgs. n. 230 del 1999, la legge prevede successivi passaggi per la progressiva selezione dei siti.
  Tali passaggi includono una consultazione pubblica (sede di osservazioni e proposte da parte di Regioni, Enti locali e di soggetti portatori di interessi qualificati), la promozione di un Seminario Nazionale, una Valutazione di Impatto Ambientale, la possibilità di candidature da parte di singoli territori e la ricerca di un'intesa con le Regioni interessate. Pertanto, la localizzazione del Parco Tecnologico e del Deposito Nazionale scaturirà solo a valle di una procedura ampiamente partecipativa, che comprende la valutazione concertata di ogni elemento radiologico, territoriale ed ambientale utile a selezionare il sito in modo ottimale.
   Resta inteso, infine, che le caratteristiche del Deposito e dei sistemi ausiliari saranno tali da garantire il soddisfacimento degli obiettivi di radioprotezione sia per la popolazione, sia per l'ambiente.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

scorie radioattive

Agenzia per l'energia nucleare

disattivazione di centrale