ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/05028

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 391 del 13/03/2015
Firmatari
Primo firmatario: TURCO TANCREDI
Gruppo: MISTO-ALTERNATIVA LIBERA
Data firma: 13/03/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ARTINI MASSIMO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 13/03/2015
BALDASSARRE MARCO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 13/03/2015
BARBANTI SEBASTIANO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 13/03/2015
BECHIS ELEONORA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 13/03/2015
MUCCI MARA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 13/03/2015
PRODANI ARIS MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 13/03/2015
RIZZETTO WALTER MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 13/03/2015
ROSTELLATO GESSICA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 13/03/2015
SEGONI SAMUELE MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 13/03/2015


Commissione assegnataria
Commissione: II COMMISSIONE (GIUSTIZIA)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELLA SALUTE
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 13/03/2015
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 13/03/2015

SOLLECITO IL 15/03/2016

SOLLECITO IL 08/04/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-05028
presentato da
TURCO Tancredi
testo di
Venerdì 13 marzo 2015, seduta n. 391

   TURCO, ARTINI, BALDASSARRE, BARBANTI, BECHIS, MUCCI, PRODANI, RIZZETTO, ROSTELLATO e SEGONI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:
   la cronaca recente di Rovigo ha evidenziato nella zona di Cavanella Po, una fiorente attività di pesca massiva quasi completamente al di fuori della legalità;
   nei mesi scorsi la Guardia forestale territorialmente competente ha scoperto e messo sotto sequestro alcune celle frigorifere capaci di contenere tonnellate di pesce, che verrebbe pescato illegalmente nel fiume Po e successivamente stoccato in tali celle frigorifere – senza alcun rispetto, nemmeno delle più elementari, norme igienico-sanitarie vigenti – per poi essere caricato su furgoni, diretti principalmente alla volta dei mercati dell'Est;
   il comandante della forestale di Rovigo, riferisce alla stampa, che, trascorse solo due settimane dal sequestro delle celle frigorifere, «i frigoriferi sono ricomparsi in un container»;
   l'areale padano che abbraccia tutto il corso del grande fiume Po da Mantova al Delta del Po, da Venezia a Ravenna, da Rovigo e Ferrara, conteggia migliaia di chilometri di acqua dolce, tra fiumi e canali, ed ospita un'ampia varietà di flora e fauna che in questi luoghi ha trovato il proprio habitat ideale, che oggi viene minacciata da queste organizzazioni di pescatori senza scrupoli;
   i cittadini del posto chiamano questi pescatori «pirati» o «barbari», e sul tema il presidente della provincia di Rovigo, afferma «Prima erano ungheresi, ora romeni: originari del Delta del Danubio, di cui hanno messo a rischio l'integrità ambientale con tecniche di pesca selvaggia, furono costretti ad andarsene per le restrizioni imposte dalle autorità romene e dall'Unesco, trasferendosi da noi»;
   il comandante della polizia provinciale di Ferrara aggiunge che, solo nell'area di Mantova, le indagini hanno ormai «portato alla luce almeno 8 bande, ma sono molte di più», si stima, infatti, vi sia una compagine di almeno 400 pescatori dediti alla pesca di frodo che operano sulle rive del Po;
   molte di queste persone appartengono all'etnia dei Lipoveni, un antico popolo del Danubio che vive di pesca: il loro arrivo in Italia si segnala in coincidenza di un accordo commerciale stipulato nel 2012 tra il Mercato ittico di Milano ed il consolato generale della Romania che intendeva assicurare flussi durevoli di prodotti ittici d'acqua dolce da destinare al mercato romeno;
   queste bande, strutturate in clan familiari, agiscono prevalentemente di notte su veloci imbarcazioni, accompagnate da vedette che segnalano l'eventuale presenza delle forze dell'ordine;
   le attrezzature utilizzate hanno effetti devastanti sulla biosfera acquea del fiume: reti di centinaia di metri, apparecchi elettro-storditori e sostanze chimiche, consentono loro di pescare qualsiasi tipo di pesce che si trovi a nuotare in quella zona (pesci siluro, carpe, carassi, cefali, breme) lasciando dietro di sé solo un'assordante desolazione;
   appare più che verosimile che ogni clan sia in grado di organizzare 2-3 spedizioni a settimana da 30 quintali ciascuna, il pesce poi è venduto a 10-15 euro al quintale, senza alcun controllo sanitario o di tracciabilità; il presidente della provincia di Rovigo sostiene, pertanto, che «Siamo al limite del disastro ambientale»;
   nella città di Ferrara, che conta oltre 4 mila chilometri di canali, l'università stima che nell'arco di un anno sia andato perduto almeno un terzo del patrimonio ittico;
   il problema della pesca di frodo nella zona del Po oltre ad essere largamente diffuso porta con sé, inoltre, molteplici violazioni di legge: dalla violazione delle norme igieniche, all'evasione fiscale, allo scarico abusivo di liquami e sostanze chimiche, agli abusi edilizi;
   nonostante la Guardia forestale, la Guardia di finanza, le Guardie della provincia ed i carabinieri si impegnino nella repressione del fenomeno e le Prefetture convochino tavoli per organizzare la lotta a tali, forme di illegalità ambientale, l'area da controllare è estremamente vasta se confrontata con le limitate risorse a disposizione delle forze dell'ordine;
   in questo scenario si annoverano tuttavia delle azioni conclusesi positivamente: la provincia di Ferrara ha recuperato 16 chilometri di reti illegali, 14 barche, 2 motori fuoribordo; la Guardia forestale di Rovigo ha intercettato più di 100 quintali di pesce; le sanzioni, tuttavia, «non hanno effetto sui predatori — afferma il comandante Castagnoli —. Su 46 mila euro di multe elevate, ne sono state riscosse 4500...»;
   l'unica deterrenza che si riesce ad ottenere si attua con il sequestro dei mezzi impiegati per attuare il reato ma ciò è consentito solo in caso di contestazione del reato di cui all'articolo 733-bis del codice penale che punisce la distruzione di habitat all'interno di un sito protetto con l'arresto fino a diciotto mesi e con l'ammenda non inferiore a 3.000 euro, chiunque distrugga o deteriori compromettendone lo stato di conservazione un habitat naturale ricadente in una zona classificata come zona a tutela speciale a norma dell'articolo 4, paragrafi 1 o 2, della direttiva 2009/147/CE, o qualsiasi habitat naturale o un habitat di specie per cui un sito sia designato come zona speciale di conservazione a norma dell'articolo 4, paragrafo 4, della direttiva 92/43/CE;
   tale fattispecie non risulta, tuttavia, immediatamente applicabile in molti casi riscontrati nei controlli di polizia dell'areale padano;
   unitamente a ciò, resta il fatto che alcuni elementi di tali bande richiedono la licenza di pesca professionale, richiedibile da chiunque alla provincia, al costo di circa 50 euro, di modo da precostituirsi una minima copertura in caso di controllo;
   allo stato attuale quindi potrebbe risultare opportuno attuare un inasprimento delle sanzioni, consentendo, altresì, un più diffuso sequestro dei mezzi, ovvero la sospensione delle licenze di pesca professionale per alcuni periodi od in alcune aree, ovvero ancora l'irrigidimento dei requisiti per ottenerle;
   per altro verso apparirebbe essere utile l'inserimento di dette aree sotto la protezione ambientale che salvaguardia gli habitat naturali con l'emanazione di normative ad hoc di modo da rendere più diffusa l'applicabilità dei divieti di cui all'articolo 733-bis del codice penale al fine di consentire una maggiore generale efficacia dell'azione di controllo e di repressione dei reati per mezzo di un utilizzo più di diffuso delle sanzioni accessorie del sequestro dei mezzi dei pescatori illegali, salvaguardando contemporaneamente tutte quelle attività di pesca professionale legale che in queste aree vengono, invece, condotte nel pieno rispetto delle normative ambientali ed igienico-sanitarie vigenti –:
   se il Governo sia a conoscenza della situazione descritta;
   se disponga o se sia in grado, comunque, di fornire dati statistici in relazione al numero complessivo di notizie di reato relativamente alla pesca illegale nell'areale padano ed in particolare nelle province di Rovigo, Mantova e Ferrara, anche non esclusivamente ricollegabili o riferentesi all'articolo 733-bis del codice penale, ed il numero di sequestri effettuati in relazione a tali notizie di reato disposti dall'autorità giudiziaria, negli ultimi 5 anni;
   se disponga o se sia in grado, comunque, di fornire dati statistici relativamente ai casi nei quali siano state rilevate violazioni della normativa concernente la sicurezza degli alimenti e la tutela della salute pubblica ovvero violazioni delle normative, anche dell'Unione europea, poste a tutela della tracciabilità del prodotto ittico ed alla salute del consumatore, nello specifico relativamente alle province dell'areale padano quali Rovigo, Mantova e Ferrara, negli ultimi 5 anni;
   se disponga o se sia in grado, comunque, di fornire dati statistici concernenti la pesca illegale, per violazione delle normative ambientali ed igienico-sanitarie vigenti se siano state presentate denunce all'autorità giudiziaria per questi fatti, se siano stati radicati procedimenti penali, anche in caso di successiva archiviazione, se siano state irrogate condanne penali, anche accessorie, e quante in totale, e se, ad oggi, vi siano procedimenti pendenti o sopravvenuti a livello nazionale e per ciascuna provincia italiana, negli ultimi 5 anni;
   se ritenga di assumere apposite iniziative normative, per un inasprimento delle sanzioni relativamente agli illeciti legati al mancato rispetto della normativa igienico-sanitaria ovvero di tutela della salute pubblica, e/o l'inserimento dell'areale padano tra le aree a protezione ambientale rafforzata al fine di ottenere una più stringente salvaguardia di tali habitat naturali anche al fine di diffondere l'applicabilità dei divieti di cui all'articolo 733-bis del codice penale e così consentire una maggiore generale efficacia dell'azione di controllo e di repressione dei reati legati alla pesca illegale nelle aree indicate. (5-05028)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

riserva naturale

corso d'acqua

protezione del consumatore