ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/04744

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 375 del 11/02/2015
Firmatari
Primo firmatario: TURCO TANCREDI
Gruppo: MISTO-ALTERNATIVA LIBERA
Data firma: 11/02/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ROSTELLATO GESSICA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 11/02/2015
RIZZETTO WALTER MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 11/02/2015
PRODANI ARIS MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 11/02/2015
MUCCI MARA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 11/02/2015
BECHIS ELEONORA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 11/02/2015
BALDASSARRE MARCO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 11/02/2015
BARBANTI SEBASTIANO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 11/02/2015


Commissione assegnataria
Commissione: I COMMISSIONE (AFFARI COSTITUZIONALI, DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E INTERNI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 11/02/2015
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 11/02/2015

SOLLECITO IL 15/03/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-04744
presentato da
TURCO Tancredi
testo di
Mercoledì 11 febbraio 2015, seduta n. 375

   TURCO, ROSTELLATO, RIZZETTO, PRODANI, MUCCI, BECHIS, BALDASSARRE e BARBANTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   più volte gli organi di stampa riportano notizie relative ad alcuni operatori delle forze dell'ordine che sono passati dall'altra parte, chi associandosi con delinquenti, chi diventando un vero e proprio criminali abituali in divisa;
   partendo da un passato non più recente, ricordiamo il caso della «Uno bianca» di Bologna, dove per molti anni alcuni operatori perpetuarono indisturbati atti criminali di estrema gravità, quali omicidi e rapine, connotati da grande violenza ed efferatezza;
   difficili da dimenticare restano anche gli episodi di violenza attuati in occasione del G8 del 2001 a Genova, dove, al di là dell'esito processuale, è stato comunque accertato un diffuso utilizzo di pratiche contrarie a fondamentali diritti dell'essere umano da parte di alcuni componenti delle forze dell'ordine;
   accanto a tali eclatanti episodi degli ultimi decenni, più di recente, si rinvengono altri casi che coinvolgono appartenenti delle forze dell'ordine, accusati di vari reati, soli o in concorso con altri colleghi ovvero con criminali abituali;
   nel giugno 2011, un maresciallo dei carabinieri in servizio presso la compagnia di San Giovanni in Persiceto, nel Bolognese è stato arrestato, con l'accusa di aver consegnato ad alcuni complici 55 chilogrammi di un quantitativo di hashish di 86 chilogrammi, sequestrato dai Carabinieri durante un'operazione contro il traffico di stupefacenti; in questo caso il carabiniere invece di distruggere lo stupefacente, come falsamente attestato, lo avrebbe reimmesso sul mercato dello spaccio;
   ancora, nel marzo 2009 da dieci a venti poliziotti, in servizio presso gli uffici della questura di Genova, intercettati al telefono mentre pattugliano la città in divisa, confessano ai colleghi di aver fatto uso di cocaina solo qualche minuto prima; la procura del capoluogo ligure ha spiegato che tra i clienti dei trafficanti, protagonisti di numerose feste private a base di cocaina vi erano numerosi agenti; le conversazioni rientrano nell'indagine su di un traffico di stupefacenti che ha portato all'esecuzione di undici misure di custodie cautelare, tra cui due poliziotti genovesi che lavorano presso questure della Lombardia e del Piemonte, arrestati con l'accusa di spaccio di sostanze stupefacenti;
   nell'aprile 2013, secondo la procura della Repubblica di Piacenza, sei agenti in servizio alla locale questura, avrebbero commesso una serie di reati gravi (spaccio di sostanze stupefacenti, favoreggiamento della prostituzione e dell'immigrazione clandestina) che hanno portato al loro arresto; l'operazione, condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Piacenza, dopo un anno d'indagini con intercettazioni telefoniche e pedinamenti, ha portato all'emissione di 13 ordinanze di custodia cautelare in carcere e alla denuncia a piede libero di altre cinque persone; tra i sei agenti arrestati troviamo quattro appartenenti alla sezione narcotici della squadra mobile di Piacenza (un ispettore superiore e tre assistenti capo), un assistente capo in servizio alla Digos di Piacenza e un ispettore dell'ufficio immigrazione;
   quest'ultimo episodio s'inserisce in un momento nel quale, proprio un anno prima, tre ispettori della squadra mobile di Genova, sezioni «narcotici», erano stati ritenuti responsabili di aver venduto grossi quantitativi di stupefacenti sequestrati nel corso di operazioni di polizia, e quindi condannati complessivamente a 30 anni di reclusione (in appello sono stati poi ridotti a diciotto); nell'inchiesta è emerso che da più di dodici anni questi agenti di polizia sequestravano per loro stessi stupefacenti e danaro, si circondavano di confidenti fidati a cui affidavano anche lo spaccio dei loro sequestri, possedevano conti correnti a Montecarlo, dove occultavano i proventi dell'attività delittuosa, e parallelamente effettuavano alcune operazioni con sequestri di sostanze stupefacenti e arresti di qualche piccolo spacciatore;
   nell'ottobre 2013, troviamo 21 carabinieri tra i 49 indagati nell'ambito di un'inchiesta che comprende 96 capi di imputazione, tra cui peculato, truffa, falso, abuso d'ufficio, corruzione e favoreggiamento, oltre a rivelazione ed utilizzo di segreti d'ufficio; sotto accusa ci sono due compagnie di carabinieri, Bergamo e Zogno, dove, a vario titolo, appuntati, brigadieri, marescialli e due ufficiali, in concorso con personale di cliniche e ospedali, avrebbero passato i dati riservati delle persone coinvolte in incidenti stradali ad una società di Bergamo la Consulenza incidenti stradali (Cis), che offre servizi di infortunistica stradale per far ottenere il risarcimento dei danni, in modo che l'azienda potesse presentarsi per prima ed offrire i propri servizi ai cittadini danneggiati;
   al di là della, doverosa, considerazione che la grande parte degli operatori delle forze dell'ordine svolge il proprio lavoro con impegno, dedizione e senso del dovere e dello Stato, tra gli studiosi del fenomeno sociale, un docente di Sociologia della Devianza e del Controllo Sociale – Università di Genova, Salvatore Palidda, nell'articolo su «La Repubblica» afferma che: «l’“ambiente” in cui lavorano, se non è complice, oscilla fra indifferenza (che non è ammissibile) e tolleranza (che è parente della complicità passiva e che può diventare attiva, cioè correità)»;
   si osserva, da quanto descritto, che tra gli operatori delle forze di polizia una certa devianza se non addirittura una criminalità grave, si riproduce da sempre, ma ci sono periodi e luoghi nei quali il fenomeno può accentuarsi, e, nei confronti di tali fatti, successivamente all'immediata condanna delle autorità politiche nazionali, i vertici amministrativi sembrano non aver mai predisposto né il monitoraggio, né un serio studio, né progetti di prevenzione, repressione e risanamento adeguati;
   in tutti i Paesi democratici esistono delle strutture di controllo, previste nella struttura democratica-istituzionale degli stessi, per prevenire, reprimere e risanare la delinquenza nelle forze di polizia;
   in Italia, ad oggi, questo compito di controllo e prevenzione è delegato alle stesse amministrazioni interessate e le abituali e sicuramente necessarie indagini «interne», volte a sradicare questo tipo di malaffare, si sono però, spesso, risolte in ben pochi e banali provvedimenti sanzionatori, lasciando la situazione, paradossalmente, nello stesso medesimo stato –:
   se sia a conoscenza delle situazioni descritte;
   se disponga di o se sia in grado, comunque, di fornire dati statistici relativamente al livello di delittuosità tra gli operatori appartenenti alle forze dell'ordine, in particolare quante denunce siano state presentate nei loro confronti e quanti procedimenti penali siano stati radicati, quanti procedimenti siano stati invece definiti con l'archiviazione, quanti quelli definiti con riti alternativi al dibattimento, quante condanne in totale e per tipo di rito processuale siano state comminate, quanti siano i procedimenti attualmente pendenti e quanti quelli sopravvenuti, quale sia il numero di operatori appartenenti alle forze dell'ordine sospesi dal servizio per tali motivi, anche se non condannati, quanti siano stati destinatari di ordinanze di custodia cautelare, anche domiciliare, quanti siano gli operatori condannati in via definitiva, quanti siano stati incarcerati, e quanti abbiano scontato la propria pena detentiva ovvero con misure alternative alla detenzione carceraria, per ciascun anno negli ultimi 10 anni;
   se disponga di o se sia in grado comunque di fornire dati statistici comparatistici relativamente all'incidenza dei reati commessi da operatori delle forze dell'ordine in Italia, in raffronto ai dati relativi alla delittuosità delle forze di polizia dei paesi dell'Unione europea;
   se e quali provvedimenti ritenga di poter promuovere ovvero assumere, per mezzo di ogni più opportuna iniziativa normativa, al fine di sostenere la creazione di una struttura di controllo, democratico-istituzionale, volta specialmente a studiare, monitorare, prevenire, reprimere e risanare i fenomeni di delinquenza posti in essere dagli operatori delle forze dell'ordine in Italia. (5-04744)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

traffico di stupefacenti

stupefacente

accusa