ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/04563

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 369 del 23/01/2015
Firmatari
Primo firmatario: TRIPIEDI DAVIDE
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 23/01/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
COMINARDI CLAUDIO MOVIMENTO 5 STELLE 23/01/2015
CIPRINI TIZIANA MOVIMENTO 5 STELLE 23/01/2015
CHIMIENTI SILVIA MOVIMENTO 5 STELLE 23/01/2015
ALBERTI FERDINANDO MOVIMENTO 5 STELLE 23/01/2015
RIZZETTO WALTER MOVIMENTO 5 STELLE 23/01/2015
PESCO DANIELE MOVIMENTO 5 STELLE 23/01/2015
RIZZO GIANLUCA MOVIMENTO 5 STELLE 23/01/2015


Commissione assegnataria
Commissione: XI COMMISSIONE (LAVORO PUBBLICO E PRIVATO)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 23/01/2015
Stato iter:
18/02/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 18/02/2015
Resoconto BOBBA LUIGI SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (LAVORO E POLITICHE SOCIALI)
 
REPLICA 18/02/2015
Resoconto TRIPIEDI DAVIDE MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 23/01/2015

DISCUSSIONE IL 18/02/2015

SVOLTO IL 18/02/2015

CONCLUSO IL 18/02/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-04563
presentato da
TRIPIEDI Davide
testo di
Venerdì 23 gennaio 2015, seduta n. 369

   TRIPIEDI, COMINARDI, CIPRINI, CHIMIENTI, ALBERTI, RIZZETTO, PESCO e RIZZO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali . — Per sapere – premesso che:
   il decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, è intervenuto sul sistema previdenziale italiano prolungando il periodo di attesa della pensione con conseguente forte penalizzazione dei lavoratori prossimi al raggiungimento del periodo pensionistico a loro spettante;
   in data 30 dicembre 2014, in Gazzetta Ufficiale n. 301, sulla base di calcoli forniti dall'ISTAT riguardanti l'aspettativa di vita dei lavoratori, è stato pubblicato il decreto del Ministero dell'economia e delle finanze recante adeguamento dei requisiti di accesso al pensionamento, introducendo un incremento di ulteriori quattro mesi a partire dall'1o gennaio 2016. Tale aggiunta, susseguente al precedente incremento di tre mesi introdotto con decreto del 6 dicembre 2011, penalizza altresì quei lavoratori che potevano accedere alla deroga o alla salvaguardia prevista dal comma 14, articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011, creando, oltretutto, un ulteriore forte handicap per i giovani in cerca di lavoro in netto contrasto rispetto a quanto promesso dall'attuale Governo sin dal suo insediamento, come confermato dalle statistiche riguardanti il più che preoccupante livello di disoccupazione giovanile nel nostro Paese;
   le differenti aspettative di vita dei lavoratori, evidenziate in svariati studi, sono condizionate da diversi parametri tra i quali i diversi redditi e livelli di istruzione, la provenienza familiare, le abitudini e gli stili di vita, l'esposizione a fattori di rischio connessi con l'attività lavorativa svolta. Questi fattori sono facilmente riconducibili ai lavoratori del settore edile ed affini, sottoposti a continui sforzi che fanno della categoria stessa uno dei settori più usuranti dal punto di vista fisico. Tale categoria, si caratterizza per l'alto rischio infortunistico, l'elevata prevalenza di malattie occupazionali, un elevato tasso di mortalità in generale e per svariate neoplasie;
   ciò è provato da diversi studi di settore, come quello pubblicato nel 2011 dall'OSHA-UE (Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro) riguardante i lavori usuranti, dove spicca il dato legato al settore edile in Europa che detiene uno dei peggiori record in materia di salute e sicurezza sul lavoro. I lavoratori edili sono maggiormente esposti a fattori di rischio biologici, chimici ed ergonomici, nonché a quelli creati da rumore e temperatura. All'interno dello studio, inoltre, circa il 45 per cento dei lavoratori edili sostiene che il lavoro incide sul loro stato di salute. Vi è un'elevata incidenza degli infortuni nel settore e particolare rilevanza va attribuita al dato della mortalità, dove 1 deceduto su 4 appartiene al settore dell'edilizia. In netto incremento le segnalazioni di malattia professionale, aumentate in tutti i settori ma più che raddoppiate nell'edilizia nell'arco di 10 anni con quasi il 17 per cento del totale nell'anno 2010;
   un altro studio di rilievo è quello svolto tra il 2003 e il 2011 dal SIMLII (Società italiana della medicina del lavoro ed igiene industriale) nell'ambito del progetto «Tutela della salute nei cantieri edili», che ha visto sottoposti a sorveglianza sanitaria un campione di 2069 lavoratori edili. Al termine dello studio, 291 sono state le malattie professionali diagnosticate (prevalenza del 14,06 per cento) in 251 lavoratori (12,13 per cento del campione). I risultati di tale studio confermano sordità e malattie muscolo scheletriche come prevalenti, seguite da dermatiti e malattie da strumenti vibranti. L'incidenza cumulata è stata superiore al 3,5 per cento contro una media nazionale dello 0,22 per cento, come riportato da fonte INAIL nell'anno 2008. I lavoratori più colpiti del settore, sono i più anziani. È infatti affetto da malattia professionale il 17 per cento dei lavoratori fra i 40 e 50 anni e il 41 per cento sopra i 50 anni. Tra le cause più frequenti dei giudizi di idoneità con limitazioni vi sono le patologie muscolo scheletriche e quelle cardiovascolari che insieme rappresentano circa i 3/4 di tutte le cause. Seguono le neuropatie, le malattie dismetaboliche e il diabete;
   un ulteriore studio di settore è quello promosso dall'ASLE (Associazione per la sicurezza dei lavoratori dell'edilizia) di Milano-Lodi-Brianza e realizzato nel 2011 dall'UOOML (unità operativa ospedaliera medicina del lavoro) di Bergamo e dall'azienda ospedaliera-Ospedali riuniti di Bergamo, dal titolo «La fatica in edilizia: valutazione del dispendio energetico in alcune attività caratteristiche del settore». Scopo della ricerca è stato quello di misurare, attraverso un'indagine sul campo e su un campione di lavoratori predefinito, il dispendio energetico che comporta lo svolgimento di alcune attività tipiche dell'edilizia che possono determinare effetti sulla salute dei lavoratori che svolgono quotidianamente mansioni particolarmente impegnative dal punto di vista del carico di lavoro. Anche in questo caso, i problemi di maggior rilievo emersi, sono state le patologie muscolo scheletriche e la sordità;
   gli studi effettuati sottolineano che il cantiere si caratterizza come un luogo di lavoro ad alto rischio per la salute e per la difficoltà a mantenere adeguati livelli di sicurezza e, per il lavoratore edile, l'esposizioni ad agenti fisici (rumore, vibrazioni, raggi solari), biologici (tetano, leptospira), chimici, polveri, fibre e malattie professionali ed infortuni. Rilevante è la movimentazione manuale dei carichi, frequenti i movimenti ripetitivi e le attività svolte in postura incongrua. Si lavora all'aperto, esposti ai raggi solari, al caldo, al freddo, sotto la pioggia, in alcuni momenti anche in condizioni estreme;
   non va trascurato il problema dell'invecchiamento della popolazione lavorativa del settore edile. Il calo del numero di addetti in edilizia negli ultimi anni ha riguardato soprattutto i giovani di età compresa tra i 15 e i 35 anni. L'invecchiamento porta con sé l'inevitabile problema della gestione di lavoratori con maggiori problemi di salute e di deficit funzionali. Il lavoro in edilizia è usurante ed elevare l'età lavorativa porta ad un conseguente aumento del rischio di infortuni. Vero è che statisticamente i lavoratori anziani hanno meno infortuni rispetto ai più giovani conseguentemente alla loro maggiore esperienza, ma hanno esiti più gravi con costi terapeutici e riabilitativi superiori;
   merita ulteriore attenzione un significativo studio dell'INSEE (Istituto nazionale di statistica ed economia francese) rivolto alle comparazioni tra lavoratori di differente provenienza sociale con analisi della longevità lavorativa, che dimostra che l'aspettativa di vita di un dirigente è di 6 anni e 6 mesi più elevata rispetto a quella di un coetaneo operaio. Sempre in tal senso, una precedente ricerca svolta in Inghilterra e Galles nel 2004, confermava l'aspettativa di vita di circa 18 anni per i professionisti di 65 anni e di circa 13 anni per gli operai non qualificati con identica età. Una delle conseguenze che si vanno ad evidenziare, è che chi ha svolto lavori meno qualificati versando contributi per 40 anni e oltre, gode di un numero minore di anni della pensione;
   a giudizio dell'interrogante, nella valutazione dell'aspettativa di vita dei lavoratori, andrebbero considerate le differenti tipologie di lavoro classificando in modo dettagliato le professioni considerate usuranti, facendo analisi più approfondite in merito a quali lavori nella realtà portino ad una vita più breve, valutando il fatto che l'applicazione delle disposizioni in materia di aspettativa di vita sta già creando evidenti situazioni gravi per i lavoratori esclusi dalle deroghe previste dal comma 14, articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011 –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei dati relativi ai lavoratori del settore edilizio riguardanti l'età media di pensionamento, l'importo medio di retribuzione percepito nel periodo di pensionamento, l'aspettativa di vita nel periodo di pensionamento e l'aspettativa di vita generale. (5-04563)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 18 febbraio 2015
nell'allegato al bollettino in Commissione XI (Lavoro)
5-04563

  Con il presente atto parlamentare, gli onorevoli interroganti chiedono quali siano i dati relativi ai lavoratori del settore edilizio riguardanti l'età media di pensionamento, l'importo medio di retribuzione percepito nel periodo di pensionamento, l'aspettativa di vita nel periodo di pensionamento e l'aspettativa di vita generale.
  Preliminarmente, si osserva che il Legislatore, con decreto legislativo n. 67 del 2011 ha individuato in modo tassativo quali addetti alle lavorazioni particolarmente faticose e pesanti e dunque meritevoli di particolare attenzione e tutela giuridica , quattro tipologie di lavoratori:
   1) i lavoratori impegnati nelle mansioni particolarmente usuranti già individuate dall'articolo 2, del decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali del 19 maggio 1999 (ad esempio lavori in galleria, cava o miniera), considerate tali «in ragione delle caratteristiche di maggiore gravità dell'usura che esse presentano, anche sotto il profilo dell'incidenza della stessa sulle aspettative di vita e al rischio professionale di particolare intensità»;
   2) i lavoratori notturni;
   3) i lavoratori addetti alla catena di montaggio;
   4) i conducenti dei veicoli pesanti adibiti a servizio pubblico di trasporto collettivo.

  Ricordo che la verifica della possibilità dell'estensione dei benefici anche ad altri lavoratori impegnati in mansioni particolarmente usuranti o addetti a lavorazioni particolarmente faticose e pesanti, tra i quali i lavoratori del settore edilizio, è stata già posta all'attenzione del Governo.
  La questione, infatti, è stata oggetto di una risoluzione del 30 ottobre scorso accolta dal Governo ed approvata dalla Commissione.
  Sul punto, nonostante il carattere sociale che riveste la questione, occorre ricordare che a causa dei limiti stringenti imposti dai vincoli di bilancio, la legge di stabilità per il 2015 (legge n. 190 del 2014) ha ridotto di 150 milioni di euro annui, a decorrere dal 2015, lo stanziamento relativo ai benefici previdenziali per i lavoratori impegnati in attività usuranti.
  Ciò premesso, negli ultimi anni le politiche in materia pensionistica sono state improntate all'esigenza di garantire la sostenibilità di lungo periodo del sistema e si sono progressivamente sviluppate attraverso una serie di provvedimenti che hanno previsto, in particolare, l'adeguamento dei requisiti anagrafici per l'accesso al sistema pensionistico all'incremento della speranza di vita (accertato dall'ISTAT).
  Il principio dell'adeguamento dei requisiti per il diritto a pensione alla speranza di vita è stato originariamente introdotto dal comma 2 dell'articolo 22-ter del decreto-legge 78 del 2009 e ha poi subito un'accelerazione con il decreto-legge n. 201 del 2011 che ha comportato un generale aumento dei requisiti pensionistici.
  Più specificamente, in relazione ai quesiti posti nel presente atto parlamentare, fornisco, nella tabella che metto a disposizione degli onorevoli interroganti e della Commissione, i dati elaborati dall'INPS.
  La tabella indica le pensioni liquidate negli anni 2013-2014 a soggetti che hanno lavorato per un periodo della loro vita attiva nel settore dell'edilizia, con l'indicazione del sesso, della categoria di pensione, dell'età media di pensionamento e dell'importo medio della pensione.
  Si evidenza che, allo stato, i dati relativi all'aspettativa di vita nel periodo di pensionamento e l'aspettativa di vita generale dei lavoratori del settore edilizio, non sono immediatamente rinvenibili, in quanto i dati elaborati dall'ISTAT relativi alla speranza di vita si riferiscono alla media della popolazione residente in Italia, senza alcuna classificazione in base alle specifiche caratteristiche dell'attività lavorativa.
  Nell'ottica di un maggiore, approfondimento della questione, faccio presente che il Ministero che rappresento ha interpellato espressamente l'INAIL per quanto concerne l'esposizione a fattori di rischio connessi con l'attività lavorativa svolta nel settore edilizio.
  Sulla base dei dati registrati nel quinquennio 2009-2013, l'INAIL ha individuato il settore delle costruzioni tra i più rischiosi anche in termini di entità delle conseguenze degli infortuni sul lavoro, Nello stesso periodo 2009-2013 le malattie professionali indennizzate con esito mortale nel settore delle costruzioni hanno presentato una riduzione del 9 per cento contro una media dell'Industria e servizi che supera il 40 per cento. Secondo quanto riferito dall'INAIL, inoltre, le malattie denunciate nel periodo 2009-2013 presentano una concentrazione di casi nella classe di età 50-64 anni sia per il complesso dell'industria e servizi che per lo specifico settore delle costruzioni.
  Concludo, manifestando la disponibilità del Ministero del lavoro e delle politiche sociali attraverso il coinvolgimento dell'INPS ad un'ulteriore analisi sul tema onde poter valutare le opportune modifiche in materia, nel rispetto delle risorse finanziarie disponibili.

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Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

infortunio sul lavoro

sicurezza del lavoro

malattia