ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/04418

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 360 del 12/01/2015
Ex numero atto
Precedente numero assegnato: 4/07445
Firmatari
Primo firmatario: PALESE ROCCO
Gruppo: FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 12/01/2015


Commissione assegnataria
Commissione: V COMMISSIONE (BILANCIO, TESORO E PROGRAMMAZIONE)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 12/01/2015
Attuale delegato a rispondere: PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI delegato in data 20/01/2015
Stato iter:
20/01/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 20/01/2015
Resoconto DELRIO GRAZIANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
REPLICA 20/01/2015
Resoconto PALESE ROCCO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 12/01/2015

DISCUSSIONE IL 20/01/2015

MODIFICATO PER MINISTRO DELEGATO IL 20/01/2015

SVOLTO IL 20/01/2015

CONCLUSO IL 20/01/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-04418
presentato da
PALESE Rocco
testo di
Lunedì 12 gennaio 2015, seduta n. 360

   PALESE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   nel corso del 2011 è stata avviata, d'intesa con la Commissione europea, l'azione per accelerare l'attuazione dei programmi cofinanziati dai fondi strutturali 2007-2013 (lettera del Presidente del Consiglio al Presidente della Commissione europea e al Presidente del Consiglio europeo del 26 ottobre 2011, tradottasi poi nelle conclusioni del vertice dei Paesi euro);
   è stato così predisposto il piano di azione per la coesione, inviato il 15 novembre 2011 al Commissario europeo per la politica regionale. Il piano di azione per la coesione si attua attraverso una revisione delle scelte di investimento già compiute con lo scopo di mettere in salvaguardia interventi/risorse i cui tempi di attuazione non risultano coerenti con i tempi della rendicontazione sui programmi comunitari (e di conseguenza avere più tempo a disposizione per realizzarli), e di avviare nuove azioni/progetti, alcune delle quali di natura prototipale che, in base agli esiti, potranno essere riprese nella programmazione 2014-2020;
   l'operazione prevedeva lo spostamento di una parte del cofinanziamento nazionale fuori dai programmi comunitari, in modo da poter attuare i progetti senza più le scadenze temporali della programmazione comunitaria. Questa operazione prevede il vincolo della destinazione territoriale delle risorse, vale a dire il divieto di usare queste risorse in territori diversi da quelli che le hanno generate;
   il piano di azione coesione è stato definito e attuato attraverso fasi successive di riprogrammazione dei programmi cofinanziati dai fondi strutturali 2007-2013 dei programmi operativi delle regioni meridionali e di quelli nazionali (che utilizzano risorse delle 4 regioni meridionali di Campania, Puglia, Calabria e Sicilia). In parte estremamente residuale sono presenti piccole risorse di alcune regioni del Centro-nord (le risorse provengono dalle risorse del cofinanziamento nazionale prima presenti nei programmi comunitari che vengono successivamente trasferite al di fuori dei programmi e gestite con regole nazionali);
   sin dall'inizio non sono stati fissati termini per l'utilizzo delle risorse, tantomeno in termini di impegni, visto che si trattava di risorse che rientrano nella totale disponibilità dello Stato italiano e delle regioni (non più soggette ai vincoli dei fondi comunitari);
   complessivamente, a febbraio 2014, il piano di azione coesione ha raggiunto un valore pari a 13,5 miliardi di euro a cui concorrono risorse nazionali derivanti dalla riduzione del tasso di cofinanziamento nazionale dei programmi operativi (11,5 miliardi di euro) e risorse riprogrammate attraverso rimodulazione interna ai medesimi programmi (2,0 miliardi di euro);
   le prime due fasi (dicembre 2011 e poi maggio 2012) hanno riallocato un totale di risorse pari a 6,4 miliardi di euro e hanno riguardato in misura prevalente (4,9 miliardi) le regioni Calabria, Campania, Puglia e Sicilia e in misura più contenuta (0,5 miliardi) le altre regioni del Sud e alcune del Centro-nord. La prima fase (PAC I) ha concentrato le risorse verso quattro priorità di intervento – istruzione, agenda digitale, occupazione e ferrovie – mentre la seconda fase (PAC II) è stata orientata in modo più deciso verso obiettivi di crescita e inclusione sociale, con particolare attenzione a misure dirette al contrasto della grave situazione della disoccupazione giovanile soprattutto al Sud;
   la terza riprogrammazione (dicembre 2012) consiste in una manovra di circa 5,7 miliardi di euro e riguarda, nell'area «Convergenza», i programmi operativi regionali di Calabria, Campania, Puglia e Sicilia e i programmi operativi nazionali «reti e mobilità» e «sicurezza per lo sviluppo» (per circa il 98 per cento). Riguarda inoltre i programmi operativi delle regioni Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Valle d'Aosta. La manovra attuata ha previsto una serie di misure con funzione anticiclica oltre al conseguimento di obiettivi di «salvaguardia» di progetti e opere pubbliche di rilievo strategico in attuazione nei programmi operativi 2007-2013 e all'avvio di «nuove azioni», anche con carattere prototipale, funzionale alla preparazione della programmazione 2014-2020;
   le «Misure straordinarie per la promozione dell'occupazione, in particolare giovanile, e la coesione sociale» previste dalla legge 9 agosto 2013, n. 99, costituiscono i contenuti della quarta fase di riprogrammazione che ha mobilitato risorse pari a circa 2,1 miliardi di euro;
   la quinta fase di riprogrammazione è stata avviata dal Consiglio dei ministri il 27 dicembre 2013. Prevede la rimodulazione di 1,8 miliardi di euro già programmati nel piano di azione coesione su azioni non avviate o comunque in ritardo di attuazione. Gli investimenti sono destinati a misure specifiche per le imprese, per l'occupazione e per lo sviluppo delle economie locali;
   il piano di azione coesione finanzia progetti che fanno riferimento a macro tipologie di azioni quali: rafforzamento della dotazione infrastrutturale e tecnologica; rafforzamento delle competenze per l'occupazione; implementazione di misure anticicliche; salvaguardia di progetti validi avviati; promozione e realizzazione di «Nuove azioni»;
   il comma 122 della legge di stabilità 2015 introduce una regola mai precedentemente definita, ovvero quella della decurtazione delle risorse del fondo di rotazione in assenza di impegni (né tantomeno di obbligazioni giuridicamente vincolanti) e la applica retroattivamente, facendo riferimento alla data del 30 settembre 2014;
   sulla base delle caratteristiche del piano di azione coesione degli interventi scelti, tale decisione comporta l'instaurazione di centinaia di contenziosi tra regioni ed amministrazioni beneficiarie esterne in gran parte pubbliche (comuni) che si vedranno annullare interventi in relazione ai quali sono stati sottoscritti convenzioni e disciplinari, sono in corso procedure di gara, sono state comunque già sostenute spese (anche in assenza di obblighi giuridicamente vincolanti già conseguiti a quella data, ovvero di gare già aggiudicate), con il rischio più che concreto di generare debiti fuori bilancio;
   tali contenziosi assumeranno ricadute drastiche per quei casi in cui l'obbligo giuridicamente vincolante non presente alla data del 30 settembre, possa essere stato conseguito nei mesi successivi (ottobre-dicembre). A ciò si aggiunge la constatazione che i dati di monitoraggio non risultano in tutte le regioni esaustivi ed aggiornati a causa dei rallentamenti con i quali i soggetti beneficiari esterni alle amministrazioni regionali alimentano i sistemi stessi, con la conseguenza che possono non risultare nei sistemi inviati a quella data progetti che invece hanno conseguito OGV;
   va ulteriormente sottolineato che il taglio delle risorse compromette gli interventi già in corso, con particolare riferimento all'esigenza di porre in salvaguardia quei progetti inizialmente previsti nei programmi comunitari che successivamente sono stati trasferiti al di fuori perché non in grado di conseguire la chiusura delle attività entro i termini della programmazione comunitaria (dicembre 2015), a causa della complessità delle procedure e dei pareri autorizzativi, con la conseguente necessità di creare criticità finanziarie per quei progetti che non potranno più avere copertura finanziaria né sui programmi comunitari, né sui programmi del piano di azione coesione;
   a tale riguardo, il documento ufficiale del MISE-DPS dell'ottobre 2013 dal titolo «piano di azione coesione monitoraggio rafforzato rapido sullo stato di avanzamento 1. Lo stato di avanzamento in generale», già sottolineava la centralità di questa questione nelle scelte sostenute per la definizione del piano di azione coesione;
   inoltre, se alcuni ritardi sono presenti nell'avanzamento dei programmi piano di azione coesione, ciò è dovuto alla insufficienza ed incertezza delle regole dettate a livello centrale, come espressamente riconosciuto dallo stesso MISE-DPS nel documento ufficiale già citato in precedenza;
   risulterebbe inoltre che sia stato letteralmente cancellato l'accordo sul piano di azione coesione, sottoscritto con le regioni –:
   come spieghi il Governo una simile decisione che di fatto cancella con un «colpo di spugna» un lavoro di ricognizione, coordinamento, collaborazione tra Stato regioni e Commissione europea portato avanti per alcuni anni (e da due Governi) e che era finalizzato alla garanzia che, pur in presenza di ritardi nella spesa delle risorse, esse non sarebbero andate perse, ma spese per la realizzazione di opere strategiche per lo sviluppo del Paese e del Mezzogiorno in particolare;
   se il Governo, prima di procedere a cancellare con un «colpo di spugna» il piano di azione coesione, abbia effettuato una ricognizione su quante risorse vengano di fatto sottratte alle regioni a valere su quell'accordo e, in caso affermativo, a quanto ammontano queste risorse, regione per regione;
   se il Governo abbia valutato il fatto che la decisione comporta per molte regioni la creazione di debiti fuori bilancio, dato che, pur in assenza di impegni giuridicamente vincolanti alla data del 30 settembre, molti progetti certamente erano già stati avviati con il conseguente esborso di denaro;
   se il Governo abbia valutato con attenzione l'entità dei contenziosi che si andranno ad instaurare tra Stato e regioni (e, a cascata, tra regioni ed altri soggetti interessati) a causa di questa decisione;
   se il Governo non ritenga fortemente penalizzante per le regioni del Sud le norme introdotte con la legge di stabilità 2015;
   se il Governo non ritenga di dover immediatamente assumere iniziative per ripristinare i termini dell'accordo sul piano di azione coesione così assicurando alle regioni del Mezzogiorno quelle risorse precedentemente garantite e destinate al loro sviluppo. (5-04418)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

programma comunitario

disavanzo di bilancio

politica regionale