ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/04043

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 332 del 14/11/2014
Firmatari
Primo firmatario: RICCIATTI LARA
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 14/11/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
NICCHI MARISA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 14/11/2014
ZACCAGNINI ADRIANO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 14/11/2014
DURANTI DONATELLA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 14/11/2014
QUARANTA STEFANO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 14/11/2014
MELILLA GIANNI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 14/11/2014


Commissione assegnataria
Commissione: X COMMISSIONE (ATTIVITA' PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 14/11/2014
Stato iter:
06/05/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 06/05/2015
Resoconto VICARI SIMONA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SVILUPPO ECONOMICO)
 
REPLICA 06/05/2015
Resoconto RICCIATTI LARA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 14/11/2014

DISCUSSIONE IL 06/05/2015

SVOLTO IL 06/05/2015

CONCLUSO IL 06/05/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-04043
presentato da
RICCIATTI Lara
testo di
Venerdì 14 novembre 2014, seduta n. 332

   RICCIATTI, NICCHI, ZACCAGNINI, DURANTI, QUARANTA e MELILLA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   in data 2 novembre 2014, la trasmissione televisiva di inchieste giornalistiche Report su Rai 3, denunciava in modo documentato la tendenza di importanti case di moda italiane, tra le quali Moncler e Prada, a trasferire all'estero le produzioni dei capi di abbigliamento di alta moda;
   nell'inchiesta veniva in particolare evidenziato come tali aziende, che si fregiano in tutto il mondo del marchio Made in Italy, producessero in paesi dell'Est europeo, tra i quali la Moldavia, per abbattere i costi di produzione;
   per quanto riguarda il marchio Prada, in particolare, già in passato la stessa trasmissione di inchiesta aveva rivelato come parti delle produzioni di alcuni prodotti, come borse e accessori, venissero realizzate in laboratori situati a Napoli, dove alcuni artigiani realizzavano «in nero» borse per la cifra di 28 euro che venivano poi rivendute dalla casa di moda a 400 euro;
   a seguito della trasmissione televisiva del 2 novembre sono state sollevate, da alcune delle aziende coinvolte dal servizio di Report, accese critiche a quanto divulgato dal programma della tv pubblica;
   a parere dell'interrogante, il danno di immagine reale è quello che tali aziende hanno causato alla credibilità del marchio Made in Italy, fregiandosene impropriamente e colpendo indirettamente tutte le aziende che producono realmente nel territorio italiano;
   in data 7 luglio 2014, la Camera dei deputati ha discusso ed approvato alcune mozioni relative ad «iniziative per la tutela del Made in Italy», tra le quali la mozione Fratoianni ed altri n. 1-00525, che impegnava il Governo ad adottare con urgenza una serie di provvedimenti volti ad aumentare gli strumenti di tutela e promozione del Made in Italy;
   la mozione Fratoianni ed altri n. 1-00525, in particolare, impegnava il Governo ad individuare specifici indirizzi per sostenere e tutelare il Made in Italy, promuovendo l'immagine dell'Italia all'estero anche attraverso l'implementazione di strumenti efficaci a contrastare gli abusi di mercato e la contraffazione a garanzia delle imprese e a tutela dei consumatori –:
   se e quali iniziative il Governo adotta, o intenda adottare, per monitorare il corretto utilizzo del marchio Made in Italy da parte delle aziende. (5-04043)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 6 maggio 2015
nell'allegato al bollettino in Commissione X (Attività produttive)
5-04043

  Con l'atto in questione viene chiesto di conoscere, se e quali iniziative il Governo adotta, o intenda adottare, per monitorare il corretto utilizzo del marchio Made in Italy da parte delle aziende.
  Preliminarmente osservo che i fatti contestati e riportati, ove accertati, appaiono censurabili sotto il profilo della responsabilità sociale d'impresa e ricordo che gli stessi Governi si sono impegnati a promuovere una condotta imprenditoriale responsabile, al fine di dare attuazione delle Linee Guida OCSE.
  Tuttavia il rispetto delle raccomandazioni contenuto nelle Linee Guida OCSE, resta volontario da parte delle imprese e non giuridicamente vincolante.
  In secondo luogo, evidenzio che la tutela del «made in Italy» costituisce un costante impegno del Ministero dello Sviluppo Economico, che segue attentamente e propositivamente i lavori comunitari per la definizione di nuove regole per la tutela dell'origine dei prodotti.
  In particolare, come più volte riferito, per quanto riguarda gli interventi normativi di modifica delle disposizioni riguardanti l'indicazione di origine dei prodotti a tutela del made in Italy, è stata già avanzata la proposta di inserire, all'articolo 7 della proposta di Regolamento sulla sicurezza dei prodotti di consumo, l'obbligo di indicazione di origine (cd. Made in) per tutti i prodotti. La proposta di Regolamento è attualmente all'esame del Consiglio dell'Unione europea e al momento è oggetto di richiesta di stralcio da parte di alcuni Paesi del Nord Europa, in quanto risulterebbe mancante la valutazione di impatto per l'adozione del citato articolo 7.
  Sotto la Presidenza italiana è stato convocato il Gruppo di lavoro Consumatori, che ha convenuto, per dare risposta alla richiesta unanime dei membri del medesimo Gruppo, di acquisire nuovi elementi di analisi utili a facilitare la prosecuzione dei lavori a livello tecnico.
  In coerenza e continuità con le azioni richieste dalla Presidenza italiana, la Commissione europea ha, subito, dato avvio ad uno studio di analisi d'impatto dell'articolo 7. I passaggi obbligati ed incomprimibili in termini temporali sono in consultazione degli stakeholder dei settori interessati ai quali è stato inviato un «Questionnaire – Study: INDICATION OF ORIGIN».
  Il Ministero dello sviluppo economico quale autorità nazionale di vigilanza del mercato nonché, punto di contatto per il coordinamento dei dati richiesti nel citato «questionario», ha avviato tutte le possibili iniziative, coordinandosi con le associazioni di categoria e tutti gli operatori economici del settore, al fine di fornire alla Commissione gli elementi utili richiesti per agevolare l'adozione del regolamento sulla sicurezza generale dei prodotti, comprensivo della norma in oggetto quale ulteriore requisito di tracciabilità che riguarda sia il prodotto sia il produttore.
  Al momento non sono ancora pervenuti aggiornamenti sull'analisi d'impatto dell'articolo 7 inserito nella citata proposta di Regolamento. La relazione sugli esiti della consultazione, infatti, non è stata ancora resa pubblica.
  In conclusione, ritengo che l'adozione del Regolamento UE sulla sicurezza dei prodotti, con particolare riferimento all'articolo 7, consentirà di fornire una base giuridica armonizzata alle disposizioni di cui all'articolo 4 commi 49 ss. della Legge n. 350/2003.
  Il Ministero dello sviluppo economico ha sempre sostenuto tale orientamento nella convinzione che l'indicazione di origine obbligatoria sia un tema cruciale per la sicurezza dei prodotti e per il corretto funzionamento del mercato interno, andando a colmare un vuoto legislativo a livello europeo.
  Infatti, l'indicazione del Paese di origine contribuisce a:
   migliorare la tracciabilità del prodotto a beneficio delle autorità di sorveglianza del mercato;
   rafforzare la fiducia dei consumatori nei confronti del mercato interno;
   favorire il contrasto alle false indicazioni;
   rafforzare la competitività delle produzioni europee;
   stabilire regole condivise e parità di condizioni tra gli operatori economici europei e non europei (level playing field), nel rispetto degli accordi WTO.

  L'indicazione di origine riveste, inoltre, una valenza economica per la competitività dei prodotti europei che saranno chiaramente identificabili sui mercati – sia interno che esteri – e potranno essere scelti più agevolmente dai consumatori.
  Sul piano specifico della lotta al fenomeno della contraffazione segno che presso il Ministero dello sviluppo economico è stato costituito il CNAC (Consiglio Nazionale Anticontraffazione), che riunisce tutti gli operatori del sistema anticontraffazione italiano.
  Il Consiglio, istituito con la legge 23 luglio 2009 n. 99, operativo dal 2011, è l'organismo interministeriale con funzioni di indirizzo, impulso e coordinamento strategico delle iniziative intraprese da ogni amministrazione in materia di lotta alla contraffazione. Vi partecipano undici Ministeri – Sviluppo Economico, Economia e Finanze, Affari Esteri, Difesa, Politiche Agricole, Interno, Giustizia, Beni e Attività Culturali, Lavoro e Politiche Sociali, Salute e Funzione Pubblica – e l'ANCI, l'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani.
  Il Consiglio ha predisposto un piano nazionale anticontraffazione e indicato gli indirizzi per orientare e migliorare anche l'azione delle amministrazioni. Il Piano ha individuato sei ambiti prioritari in materia di lotta alla contraffazione: comunicazione, informazione e formazione destinate ai consumatori; rafforzamento dei presidi territoriali; lotta alla contraffazione via internet; formazione alle imprese in tutela della proprietà industriale; tutela del made in Italy dai fenomeni di usurpazione all'estero.
  In particolare, sotto quest'ultimo profilo, sulla base di alcune proposte avanzate dal Consiglio Nazionale Anticontraffazione, è stato formalizzato uno schema di DPCM d'attuazione dell'articolo 5, comma 1, lett. e) del decreto-legge 26 aprile 2013, n. 43 per la tutela dei segni distintivi collegati all’ Esposizione Universale.
  Inoltre, è stata inserita nello schema di DDL, «PMI» una norma per incentivare l'adozione dei marchi collettivi di fonte privata gestiti in forma consortile o equivalente con lo scopo di valorizzare e rendere riconoscibile l'eccellenza dei prodotti italiani sui mercati esteri. Nel medesimo provvedimento, è stato altresì inserito un ulteriore intervento normativo al fine di rendere effettiva l'applicazione delle sanzioni nei confronti degli acquirenti consapevoli di prodotti contraffatti.
  Evidenzio, inoltre, che il 25 novembre scorso nell'ambito della riunione dei Consigli Nazionali Anticontraffazione CNAC EUMED è stato firmato un nuovo documento d'intesa, la «Carta di Roma per il rafforzamento della lotta alla contraffazione» che mira al rafforzamento, nell'ambito di ciascun Paese, del coordinamento tra autorità pubbliche e private.
  Ciò avverrà rafforzando la collaborazione internazionale nel campo:
   dei diritti di proprietà intellettuale, al fine di rafforzare la capacità, la tempestività e l'efficacia delle autorità;
   della lotta alla contraffazione on line, per ottenere informazioni su questo fenomeno in rapida e continua evoluzione;
   della comunicazione/informazione/educazione, rivolta ai consumatori, ai produttori ed alle istituzioni, al fine di aumentare la consapevolezza dei problemi collegati alla contraffazione;
   della formazione del personale, che si occupa della lotta alla contraffazione;
   delle strutture legislative ed istituzionali, per la promozione di scambi di conoscenze e informazioni sul sistema legale nazionale, sui rispettivi Piani Nazionali Anti-Contraffazione e le relative attuazioni.

  Per raggiungere tutti gli obiettivi prefissati nella «Dichiarazione di Roma». I Paesi partecipanti hanno concordato di creare una Rete di Comitati Nazionali Anticontraffazione (Rete CNAC EUMED). Hanno inoltre concordato di identificare in ogni Paese un «focal point» che faccia da facilitatore nei confronti delle proprie autorità nazionali nel caso giunga ad esso, da parte delle autorità di altri Paesi Firmatari, la segnalazione di casi di contraffazione per la risoluzione dei quali è necessario il coinvolgimento delle autorità nazionali.
  Segnalo ancora che con un'apposita convenzione il Ministero ha affidato all'ICE-Agenzia la costituzione di quattro desk per la tutela dei diritti di proprietà intellettuale e di assistenza per gli ostacoli al commercio.
  I desk sono entrati in funzione, a maggio dello scorso anno, presso gli Uffici dell'ICE-Agenzia di Pechino, Mosca, Istanbul e New York.
  Le sedi sono state individuate sulla base della rilevanza commerciale del mercato e della diffusione del fenomeno della contraffazione, oltreché della particolare difficoltà di accesso al mercato stesso. Il personale incaricato ha il compito di prestare assistenza ad aziende e associazioni italiane sulle problematiche e criticità specifiche sia della contraffazione che della tutela dei marchi.
  È stato realizzato anche un sito web www.accessoalmercato.ice.it che, oltre a fornire materiale, news e guide sulle specifiche tematiche nei singoli Paesi, permette alle aziende di inviare quesiti direttamente agli esperti dei desk.
  In aggiunta e nel quadro delle sue attività istituzionali il Ministero ha avviato, dallo scorso anno, in collaborazione con UNIONCAMERE, un altro progetto, complementare a quello sopra enunciato, volto a fornire, con l'ausilio di suoi funzionari qualificati, un servizio di informazione, supporto e orientamento alle imprese italiane all'estero in materia di tutela della proprietà industriale e lotta alla contraffazione. Tale servizio verrà fornito, per il momento, nei paesi Brasile (San Paolo) e Marocco (Casablanca), che sono considerati mercati di prioritario e prevalente intervento a sostegno del nostro sistema imprenditoriale, con il supporto della rete delle Camere di commercio italiane all'estero.
  Infine, nell'ambito del Piano Straordinario 2015 per il Made in Italy il Ministero ha stanziato circa 30 milioni di euro destinati a campagne di comunicazione e azioni di promozione per contrastare il fenomeno dell’«italian sounding» partendo dal Nord America, puntando dunque, attraverso l'ICE-Agenzia, alla valorizzazione delle produzioni di eccellenza – in particolare agricole e agroalimentari – ed alla tutela all'estero dei marchi e delle certificazioni di qualità e di origine delle imprese e dei prodotti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

denominazione di origine

protezione del consumatore

industria dell'abbigliamento