ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/03368

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 275 del 30/07/2014
Abbinamenti
Atto 5/03371 abbinato in data 06/08/2014
Firmatari
Primo firmatario: FERRARA FRANCESCO DETTO CICCIO
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 30/07/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
RICCIATTI LARA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2014
SCOTTO ARTURO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2014
PALAZZOTTO ERASMO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 30/07/2014


Commissione assegnataria
Commissione: X COMMISSIONE (ATTIVITA' PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 30/07/2014
Stato iter:
06/08/2014
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 06/08/2014

RINUNCIA ATTO PER ASSENZA IL 06/08/2014

DICHIARATO DECADUTO IL 06/08/2014

CONCLUSO IL 06/08/2014

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-03368
presentato da
FERRARA Francesco detto Ciccio
testo di
Mercoledì 30 luglio 2014, seduta n. 275

   FERRARA, RICCIATTI, SCOTTO e PALAZZOTTO. — Al Ministro dello sviluppo economico . — Per sapere – premesso che:
   il polo petrolchimico di Gela (Caltanissetta) è un complesso industriale destinato alla raffinazione e trasformazione in prodotti finiti del petrolio, inaugurato nel 1965 su iniziativa di Enrico Mattei, il quale progettava di creare un grande polo industriale a Gela allo scopo di sfruttare il petrolio greggio che era stato trovato sia nell'area gelese che nel vicino ragusano nonché le riserve di gas naturale scoperte nel territorio di Gagliano Castelferrato. Così vennero costruiti grandi impianti di raffinazione e un impianto petrolchimico lungo la costa ad est di Gela;
   oggi il sito industriale gelese include solamente una raffineria petrolifera in quanto gli impianti di tipo chimico sono stati tutti dismessi. In particolare gli ultimi impianti, facenti capo alla Syndial Spa (ex Polimeri Europa), sono stati definitivamente fermati nel 2009 e le produzioni trasferite a Ragusa e Priolo;
   a causa della perdurante crisi petrolifera europea, e ad alcune condizioni di disagio infrastrutturale e impiantistico, la raffineria gelese da circa un decennio marcia a regime ridotto, tra il 60 e il 70 per cento della propria capacità produttiva;
   a causa delle copiose perdite di tipo economico, tra 2012 e 2013 l'azienda ha disposto la fermata di due delle tre linee produttive e da aprile 2014 gli impianti hanno subito un nuovo fermo in seguito, tra l'altro, ad un incendio prodotto dalla fuoriuscita di idrocarburi ad alta temperatura da una tubazione;
   il petrolchimico è un enorme complesso diviso in isole, che si affacciano sul mare, sul fiume o sono divise tra di loro da terreni agricoli;
   è uno degli impianti più grandi e importanti presenti in Europa;
   la raffineria riceve ogni anno oltre 5 milioni di tonnellate di materia prima che viene poi trasformato in prodotti finiti da vendere sul mercato. Vengono inoltre prodotti 1530 MWh di energia elettrica derivanti dalla combustione dei prodotti residui dalla raffinazione. Lavora prevalentemente grezzi provenienti dai 7 pozzi EniMed situati a Gela, da Ragusa, dalla piattaforma Vega, dall'Egitto, dall'Iran, dalla Libia, dalla Russia e dalla Siria;
   in Sicilia è concentrato il 40 per cento della raffinazione del greggio in capo al gruppo Eni. Infatti, oltre alla raffineria di Gela che occupa 1.500 lavoratori diretti e altrettanti nell'indotto, il gruppo Eni conta anche il petrolchimico di Priolo (Siracusa);
   nel luglio 2013 la regione Sicilia ha sancito un accordo con i vertici Eni per rilanciare la raffineria di Gela e riconvertirla con la produzione in gasoli di qualità, grazie a un investimento da 700 milioni di euro;
   l'Eni stima in 150 milioni l'anno le perdite accumulate finora a Gela, a fronte del rosso da 250 milioni del sito di Sannazaro (Pavia) e sembrerebbe quindi che l'amministratore delegato Claudio De Scalzi abbia intenzione di accelerare il processo di riduzione della raffinazione e di chiudere i rubinetti in Italia per puntare sempre di più all'estero;
   infatti, a distanza di un anno dall'accordo siglato con la regione Sicilia, a seguito della crisi che ha colpito il mondo della raffinazione, l'amministratore delegato di Eni ha annunciato il mancato riavvio del sito di Gela, l'archiviazione del piano da 700 milioni di investimenti previsti per la riconversione del sito e ha prospettato per il sito un piano di bioraffinazione (modello Porto Marghera) da 200 milioni, da aggiungere a 80 milioni da spendere per le bonifiche;
   a parere degli interroganti l'entità dell'investimento sembra troppo esigua per rilanciare il sito che rischierebbe di veder lavorare poco più di 200 lavoratori a fronte dei 3.000 tra diretti e indotto; in attesa di conoscere il futuro della raffineria di Gela, le imprese che operano per l'indotto cominciano in questi giorni, come riportato dalla stampa e da fonti sindacali, a ufficializzare i primi licenziamenti;
   infatti 15 dei 40 addetti alla coibentazione della ditta Riva e Mariani sono stati già licenziati e si sommano ai 40 metalmeccanici licenziati dalla Tucam, l'impresa che si occupava delle manutenzioni degli impianti della fabbrica del colosso energetico Eni insieme alla Smin impianti che da ormai un anno conta 130 lavoratori in cassa integrazione;
   a questa lunga lista si sommano i 90 dipendenti della Ecorigen, l'azienda chimica francese che effettua lavori di rigenerazione dei catalizzatori, a rischio occupazione a causa del fermo prolungato degli impianti della raffineria che non garantisce più la fornitura delle materie prime per i processi di lavorazione;
   la situazione a Gela è drammatica e dopo i primi licenziamenti al petrolchimico, conseguenza diretta della mancanza di commesse di lavoro, a parere degli interroganti vi è un serio allarme per la tenuta sociale di un'intera comunità e l'auspicio è quello che non si verifichi come a Termini Imerese il crollo dell'occupazione e la fine del sogno industriale;
   il timore degli interroganti è inoltre legato al fatto che quanto sta accadendo nel polo petrolchimico di Gela sia destinato a ripetersi anche negli altri territori interessati dal drastico piano industriale deciso da Eni;
   la Sicilia non può essere esclusa dal business industriale dell'Eni, proprio quando lo stesso gruppo ha appena siglato un accordo da 2,4 miliardi di investimenti per lo sviluppo di giacimenti nel Canale di Sicilia (al largo tra Licata e Pozzallo) e a terra (nel Ragusano), il potenziamento di 5 campi già esistenti e nuove esplorazioni per 5 pozzi. L'Eni non può sfruttare il territorio con i pozzi e chiudere le raffinerie –:
   se il Governo, anche alla luce dell'ultimo tavolo ministeriale, non intenda giungere insieme all'Eni, alle parti sociali e alle organizzazioni sindacali, ad una soluzione positiva della vicenda attraverso piani industriali seri e credibili, anche in attuazione dell'accordo con la regione Siciliana che prevede un investimento di 700 milioni di euro. (5-03368)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 6 agosto 2014
nell'allegato al bollettino in Commissione X (Attività produttive)
5-03368

  Si risponde congiuntamente alle QT presentate dagli On.li Ferrara e Caruso in quanto di analogo contenuto.
  Il settore della raffinazione nel nostro Paese sta attraversando ormai da alcuni anni una fase di crisi strutturale, aggravata da un quadro di recessione dell'economia europea e dai conflitti in corso nei Paesi – principali fornitori di greggio. Ciò ha determinato, nonostante il processo di razionalizzazione, un eccesso strutturale di capacità di 120 Milioni di tonnellate, pari al 140 per cento della capacità italiana. I margini di raffinazione sono in significativa flessione (-40 per cento vs 2013) e la continua riduzione della domanda (ai minimi degli ultimi anni) ha registrato in Italia l'ulteriore contrazione del 3 per cento con conseguente overcapacity pari a circa 40 milioni di tonnellate.
  Il Ministero dello sviluppo economico segue con grande attenzione la crisi della raffinazione e le sue ricadute occupazionali ed ha dato avvio a numerose iniziative al riguardo, tra le quali rientra la riconversione degli impianti di raffinazione, da trasformare in poli di logistica petrolifera, che viene attuata utilizzando procedure semplificate, che, nel rispetto della disciplina delle singole autonomie regionali, rimettono all'Amministrazione Centrale la competenza autorizzativa (come fatto per la raffineria di Porto Marghera trasformata in green refinery).
  Inoltre, è stato istituito un «Tavolo permanente sulla raffinazione», ove si confrontano le Compagnie petrolifere, le Associazioni di settore, le altre Amministrazioni direttamente coinvolte e le parti sociali.
  La crisi ha comportato per Eni, nel periodo 2009-2014, perdite nella raffinazione per quattro miliardi, a fronte di un investimento nel settore di circa 3 miliardi di euro.
  Circa un miliardo di euro di perdite deriva dalla contrazione dell'attività dello stabilimento di Gela, tuttavia Eni non vuole abbandonare quel territorio, anzi ha intenzione di rilanciarlo attraverso un progetto che coinvolgerà i settori dell'esplorazione e della produzione di idrocarburi nel territorio siciliano, in particolare con nuove piattaforme off-shore al largo delle coste siciliane per l'utilizzo delle riserve di gas, della raffinazione, con la modifica del ciclo di lavorazione tradizionale in un ciclo green (green refinery da 750 kton), e della formazione, su tematiche afferenti la salute, la sicurezza e la tutela dell'ambiente (creazione di un Safety Center e risanamento ambientale), per un investimento complessivo di circa 2,1 miliardi di euro.
  Per analizzare il progetto industriale del gruppo Eni ed assicurarsi che, come garantito dalla società, l'investimento non comporti ricadute negative per l'occupazione e l'indotto, il Ministero dello Sviluppo economico ha attivato un confronto sulla crisi della raffineria di Gela nell'ambito del «Tavolo sulla raffinazione».
  Dopo una fase molto complessa, che ha visto le Parti su posizioni contrastanti, il Ministro Guidi ha avviato un confronto serrato che ha consentito nella giornata di giovedì 31 luglio la sottoscrizione di un importante Verbale di Incontro. In tale testo, infatti, sia le Organizzazioni Sindacali che Eni hanno anzitutto ribadito la validità degli accordi sottoscritti ed hanno assunto l'impegno a definire un nuovo ed avanzato sistema di relazioni industriali. Inoltre hanno confermato l'impegno a proseguire il confronto sulle due realtà di Gela e di Marghera dove l'Azienda ha in corso processi di riorganizzazione con importanti investimenti.
  Di particolare rilievo, infine, è la conferma degli impegni di Versalis/Eni nel settore chimico di Marghera e la conferma che a Gela si sarebbero avviati immediatamente i lavori di manutenzione (anche sulla linea 1) degli impianti, così da offrire possibilità di concreta ripresa del lavoro anche per le aziende dell'indotto particolarmente colpite dalla fermata della raffineria.
  Le parti sono convocate nelle sedi locali e successivamente presso il Ministero dello Sviluppo Economico, entro la metà del prossimo mese di settembre. In quelle occasioni sarà avviato il confronto sui nuovi piani industriali di Eni che dovranno garantire il mantenimento della occupazione e della qualità della produzione in un'area particolarmente colpita dalla crisi. Un ruolo importante in quella occasione, come lo è stato in ogni momento del confronto, sarà certamente quello delle istituzioni regionali e territoriali interessate.

Classificazione EUROVOC:
SIGLA O DENOMINAZIONE:

ENTE NAZIONALE IDROCARBURI ( ENI )

GEO-POLITICO:

GELA,CALTANISSETTA - Prov,SICILIA

EUROVOC :

raffinazione del petrolio

diritto del lavoro

Sicilia

politica industriale

fornitore

investimento

licenziamento

petrolchimica