ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/03034

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 249 del 19/06/2014
Firmatari
Primo firmatario: MURER DELIA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 19/06/2014


Commissione assegnataria
Commissione: XII COMMISSIONE (AFFARI SOCIALI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 19/06/2014
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 19/06/2014

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-03034
presentato da
MURER Delia
testo di
Giovedì 19 giugno 2014, seduta n. 249

   MURER. — Al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:
   con la legge 29 luglio 1975, n. 405 sono stati istituiti i consultori familiari, definiti «servizi socio-sanitari integrati di base, con competenze multidisciplinari, determinanti per la promozione e la prevenzione nell'ambito della salute della donna e dell'età evolutiva»;
   i consultori familiari, secondo l'articolo 1 della legge istitutiva, hanno principalmente lo scopo di assicurare: l'assistenza psicologica e sociale per la preparazione alla maternità ed alla paternità responsabile e per i problemi della coppia e della famiglia, anche in ordine alla problematica minorile; la somministrazione dei mezzi necessari per conseguire le finalità liberamente scelte dalla coppia e dal singolo in ordine alla procreazione responsabile nel rispetto delle convinzioni etiche e dell'integrità fisica degli utenti; la tutela della salute della donna e del prodotto del concepimento; la divulgazione delle informazioni idonee a promuovere ovvero a prevenire la gravidanza, consigliando i metodi ed i farmaci adatti a ciascun caso; l'informazione e l'assistenza riguardo ai problemi della sterilità e della infertilità umana, nonché alle tecniche di procreazione medicalmente assistita; l'informazione sulle procedure per l'adozione e l'affidamento familiare;
   esistono una serie di requisiti minimi (previsti dal decreto del Presidente della Repubblica 14 gennaio 1997) per lo svolgimento delle attività consultoriali, i quali prevedono almeno:
    a) una sede fornita di locali e delle attrezzature indispensabili per il conseguimento delle proprie finalità e ubicata in modo da rispondere a criteri di accessibilità per la popolazione servita;
    b) un gruppo di lavoro operante collegialmente e composto da uno psicologo, da un medico specializzato in ginecologia e da un assistente sociale, aventi ciascuno le funzioni di consulente familiare, oltre che da un infermiere professionale o un assistente sanitaria od ostetrica;
   i consultori si distinguono in 3 tipologie: consultori familiari pubblici quali servizi diretti delle Unità locali socio-sanitarie; consultori familiari riconosciuti dalla regione appartenenti a enti o istituzioni pubbliche o private, che abbiano finalità sociali, sanitarie e assistenziali senza scopo di lucro; consultori familiari riconosciuti dalla regione e convenzionati con le unità locali sociosanitarie;
   con la legge 194 del 1978 le competenze del consultorio hanno integrato anche l'assistenza all'interruzione volontaria di gravidanza;
   l'effettivo allestimento sul territorio di tali strutture è avvenuta, a partire dall'approvazione della normativa nazionale, in modo differenziato sui vari territori regionali; l'articolo 2 della legge istitutiva, infatti, stabilisce che siano le regioni a fissare, «con proprie norme legislative i criteri per la programmazione, il funzionamento, la gestione e il controllo del servizio»;
   il primo rapporto nazionale sui consultori familiari pubblici presenti in Italia, pubblicato dal Ministero della salute nel 2008, ha evidenziato una situazione preoccupante;
   i consultori in Italia, secondo il Rapporto, sarebbero stati, nel 2007, anno della rilevazione, poco più di 2000, circa 1 ogni 28.000 abitanti, mentre dovrebbero essere almeno 1 ogni 20.000; nel 2009, anno di aggiornamento della rilevazione, sono scesi a 1911 facendo crollare tale rapporto a 1 ogni 31.197;
   nelle diverse regioni si evidenzia una disomogenea dirigenza nei servizi, poca uniformità gestionale, scarsa comunicazione tra strutture territoriali e ospedaliere, scarsi investimenti economici che conducono, spesso, alla chiusura o all'impoverimento della proposta;
   ne è un esempio quello che succede a Venezia; qui il personale è rimasto lo stesso da sempre, senza alcun rinnovamento o sostituzione e con la prospettiva, vista l'età media dei lavoratori (attorno ai sessant'anni) di prossimi pensionamenti, che le disposizioni della regione non prevedono vengano sostituiti; entro i primi mesi del 2015 saranno quattro psicologi (su dieci) a lasciare il servizio mentre per i ginecologi a contratto rinnovabile di anno in anno è stato già comunicato il non rinnovo alla scadenza; lo stesso accade per le sedi, con la prospettiva di lasciare quelle in affitto (come quelle di Mestre), e ridurre i costi, tagliando le presenze territoriali; tale situazione mette a rischio le attività di una struttura cui, nel 2013, si sono rivolte 5300 persone, di cui 1500 adolescenti, con una grande presenza (circa un terzo) di utenti stranieri;
   la distribuzione territoriale dei consultori, inoltre, desta dubbi e perplessità: Lombardia, con 151 consultori, Trentino Alto-Adige, con 35, e Friuli, con 31, contano meno di un consultorio pubblico per 10 mila donne tra i 15-49 anni; stesso scenario si verifica in Molise dove ci sono appena 7 consultori o in altre regioni del sud, come la Calabria (72), la Basilicata (35), con un numero decisamente inferiore alle necessità;
   solo in 6 regioni (Piemonte, provincia autonoma di Bolzano, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Marche e Sicilia) è presente in tutte le Asl un budget vincolato per l'attività dei consultori;
   scarseggia anche il personale che lavora all'interno dei consultori familiari: solo il 21 per cento delle strutture dispone di 6-7 figure professionali, così come previsto dal Pomi (Progetto obiettivo materno infantile); nel 45 per cento dei casi il consultorio dispone di un’équipe di 4-5 figure, con le quali è possibile svolgere un lavoro «sufficiente anche se incompleto»; nel 23 per cento delle strutture l’équipe è invece composta da 1-3 professionisti fondamentali, «il che – secondo il Ministero – lascia intendere che in questi consultori non si riesce a lavorare in maniera multidisciplinare»;
   in data 11 febbraio è stata presentata nella XII commissione permanente della Camera dei deputati la «Relazione sullo stato di attuazione della legge n.194 del 1978, concernente norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza, contenente i dati preliminari dell'anno 2012 e i dati definitivi dell'anno 2011» (Doc. XXXVII, n. 1), nella quale si indicava che «il numero dei consultori familiari pubblici notificato nel 2011 dalle regioni è stato 2110 e 131 quelli privati (rispettivamente 2204 e 149 nel 2010); pertanto risultano 0.7 consultori per 20.000 abitanti, come nel periodo 2006-2010, valore inferiore a quanto previsto dalla legge 34/1996 (1 ogni 20.000 abitanti)»;
   nella medesima Relazione si riconosce «la necessità di una maggiore valorizzazione dei Consultori familiari quali servizi primari di prevenzione del fenomeno abortivo e di una effettiva loro integrazione con i centri in cui si effettua l'IVG, potenziando anche il loro ruolo di centri di prenotazione per le analisi pre-IVG e per l'intervento. Tale integrazione determinerebbe una maggiore utilizzazione dei consultori da parte delle donne, anche tenendo conto che indagini dell'ISS, riguardanti il percorso nascita, hanno evidenziato un maggior grado di soddisfazione per tale servizio e migliori esiti in seguito alle loro attività, con particolare riferimento ai corsi di accompagnamento alla nascita»;
   la XII Commissione ha approvato una risoluzione sullo stato di attuazione della legge 194 nella quale si evidenziava come, con riferimento ai consultori familiari, «negli ultimi anni si sia assistito ad un progressivo decremento dei consultori familiari pubblici, che avrebbero dovuto, invece, essere l'asse portante degli interventi preventivi nell'ambito dell'aborto volontario», risultando «confermata la necessità di una maggiore valorizzazione dei consultori familiari quali servizi primari di prevenzione del fenomeno abortivo e di una effettiva loro integrazione con i centri in cui si effettua l'IVG»; in tal senso, la XII Commissione, ha impegnato il Governo «ad assumere iniziative per valorizzare e ridare piena centralità ai consultori familiari, istituiti ai sensi della legge n. 405 del 1975, a promuoverne un'equa diffusione sul territorio nazionale e a favorirne l'integrazione con le strutture ospedaliere, rappresentando il consultorio uno strumento essenziale per le politiche di prevenzione e promozione della maternità e della paternità libera e consapevole» –:
    se il Ministro interrogato non ritenga, e con quali strumenti, di intervenire, nell'ambito delle proprie competenze, sul tema dei consultori pubblici da tutelare e implementare, stante una situazione che così come evidenziato in premessa è di vera emergenza. (5-03034)

Classificazione EUROVOC:
SIGLA O DENOMINAZIONE:

L 1975 0405, L 1978 0194

EUROVOC :

procreazione artificiale

aborto

diritto alla salute