ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/01953

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 157 del 22/01/2014
Firmatari
Primo firmatario: COSTANTINO CELESTE
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 22/01/2014


Commissione assegnataria
Commissione: VII COMMISSIONE (CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA delegato in data 22/01/2014
Stato iter:
23/01/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 23/01/2014
Resoconto COSTANTINO CELESTE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
 
RISPOSTA GOVERNO 23/01/2014
Resoconto ROSSI DORIA MARCO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ISTRUZIONE, UNIVERSITA' E RICERCA)
 
REPLICA 23/01/2014
Resoconto COSTANTINO CELESTE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 23/01/2014

SVOLTO IL 23/01/2014

CONCLUSO IL 23/01/2014

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-01953
presentato da
COSTANTINO Celeste
testo di
Mercoledì 22 gennaio 2014, seduta n. 157

   COSTANTINO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   a partire dall'anno accademico 2007-2008 e per i successivi tre anni la Commissione regionale pari opportunità (CRPO) della regione Piemonte, su sollecitazione del Centro interdisciplinare di ricerche e studi delle donne (CIRSDe), ha promosso mediante convenzioni con i rettori delle università piemontesi quattro corsi di «Storia delle donne e di genere», che sono stati attivati nelle Facoltà di Lettere dell'università di Torino e dell'università del Piemonte Orientale (Vercelli), e nella Facoltà di Scienze politiche dell'università del Piemonte orientale (Alessandria);
   nel 2011, con l'insediamento del nuovo consiglio regionale e della nuova Giunta, la CRPO è decaduta senza aver rifinanziato i corsi del CIRSDe;
   pur essendo il costo di ciascun progetto attivato di circa 6.000 euro, una cifra esigua, neppure le università hanno ritenuto di farsi carico di assicurarne la continuità, adducendo a motivazione il taglio delle risorse assegnate alle università dalla cosiddetta riforma Gelmini;
   nello stesso anno 2011 anche le risorse assegnate alla nuova CRPO sono state ridotte di oltre il 57 per cento, da 150 mila a 64 mila euro, mentre risultano del tutto azzerate nel 2012 e per l'anno 2013 non è certo uno stanziamento di appena 30 mila euro;
   i corsi di «Storia delle donne e di genere» hanno raccolto un grande interesse da parte di studentesse e di studenti, registrando la partecipazione di circa 600 studenti, 400 esami registrati e quindici tesi discusse. Inoltre, i corsi hanno coinvolto quattro docenti a contratto: due all'università di Torino, due all'università del Piemonte Orientale, rispettivamente a Vercelli e Alessandria;
   nella primavera del 2012 le studentesse del collettivo Alter Eva di Torino hanno lanciato un appello contro la chiusura dei corsi e raccolto numerose firme, presentate al Senato accademico dell'università di Torino a conclusione di un seminario autogestito e di una giornata di studi; il Senato accademico ha garantito che avrebbe preso in considerazione la richiesta, ma finora nulla è avvenuto;
   il patrimonio di sapere accumulato dagli studi delle donne e di genere rappresenta una preziosa risorsa culturale collettiva, anche grazie a una consolidata tradizione interdisciplinare che ha prodotto nuovi oggetti di ricerca e paradigmi interpretativi innovativi, diventati un punto di riferimento imprescindibile per tutto il dibattito teorico internazionale;
   la prospettiva di genere non è una specializzazione eccentrica che meriti tutt'al più di sopravvivere in una sorta di riserva culturale, a disposizione soltanto di quelle donne interessate a coltivarla e applicarla, separata di fatto dagli altri insegnamenti universitari, oltre che sostanzialmente assente dagli studi primari. Si tratta di un campo di sapere e di un'impostazione metodologica che meriterebbe di pervadere tutte le discipline, di trovare spazio e riconoscimento presso l'intera comunità scientifica, anche perché, solo a partire da una nuova formazione e consapevolezza riguardo al ruolo delle donne nella storia, nel sapere, nella società e al riconoscimento della discriminazione, sarà possibile diffondere una vera cultura della parità dei sessi in grado di prevenire anche il cancro della violenza degli nomini sulle donne;
   la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, chiamata comunemente Convenzione di Istanbul e ratificata dal Parlamento italiano con la legge n. 77 del 27 giugno 2013, recita all'articolo 4 (Educazione), comma 1: «Le Parti intraprendono, se del caso, le azioni necessarie per includere nei programmi scolastici di ogni ordine e grado dei materiali didattici su temi quali la parità tra i sessi, i ruoli di genere non stereotipati, il reciproco rispetto, la soluzione non violenta dei conflitti nei rapporti interpersonali, la violenza contro le donne basata sul genere e il diritto all'integrità personale, appropriati al livello cognitivo degli allievi»;
   la vicenda illustrata mostra, invece, la fragilità delle strategie perseguite nel tentativo di rendere accessibili gli studi di genere all'interno dell'offerta formativa universitaria: colmarne l'assenza con interventi sporadici non è sufficiente, perché si scontra con le tendenze conservative dell'università italiana, aggravate e legittimate dall'idea che in tempi di crisi e scarsità di risorse gli studi di genere siano superflui;
   la chiusura dei tre corsi attivati presso l'università di Torino e l'università del Piemonte orientale ha comportato un impoverimento dell'offerta formativa, una marcia indietro nell'ambito dell'educazione alla cittadinanza e non ha consentito il rinnovo dei quattro contratti di docenza annuale (due da sessanta ore, due da trenta ore) –:
   se il Ministro interrogato non ritenga, data l'importanza di simili iniziative educative per l'affermazione delle pari opportunità, di farsi promotrice di progetti per la diffusione degli studi di genere e sessuali nelle università, anche attraverso l'assegnazione di risorse finalizzate a tali insegnamenti, nonché di contribuire al loro inserimento strutturale nei curricula universitari. (5-01953)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 23 gennaio 2014
nell'allegato al bollettino in Commissione VII (Cultura)
5-01953

  Come riferito dall'onorevole interrogante, per tre anni accademici, dal 2007-2008 al 2009-2010, la Commissione regionale pari opportunità del Piemonte ha stipulato convenzioni con alcuni atenei per l'attivazione di corsi di «Storia delle donne e di genere», poi attivati presso l'ateneo del Piemonte orientale, nelle sedi di Vercelli e Alessandria. Nel 2011 il Consiglio regionale piemontese, nel frattempo rinnovatosi, non ha più finanziato le convenzioni e le risorse complessivamente assegnate dalla regione alla Commissione pari opportunità, a partire dal 2011, sono state ridotte.
  Il patrimonio conoscitivo che deriva dagli studi di genere riveste grande importanza per la formazione della coscienza civile delle giovani generazioni. Voglio solo ricordare, al riguardo, che la Convenzione di Istanbul, ratificata nel 2013 anche dallo Stato italiano e richiamata nell'interrogazione, prevede l'inclusione nei programmi scolastici di materiali didattici relativi alla parità tra sessi e all'integrità personale, anche nell'ottica della prevenzione di comportamenti violenti.
  Gli atenei italiani, nell'esercizio della loro autonomia e nel rispetto della disciplina degli ordinamenti dei corsi di laurea, già attivano annualmente molti insegnamenti o moduli relativi alla storia delle donne e alla parità di genere, in lingua italiana o straniera. Un rapido esame dell'offerta formativa presso le università nell'anno accademico 2013-2014 consente di individuare circa 170 corsi attivati presso atenei del Nord, del Centro e del Sud d'Italia, su temi relativi alla storia delle donne e delle relazioni di genere, al contributo delle donne in diversi settori del sapere, ai diritti delle donne e all'identità di genere. Non posso che esprimere compiacimento per questa abbondanza dell'offerta didattica in materia, che conferma che – come auspicato dall'onorevole interrogante – la prospettiva di genere non viene intesa come una specializzazione eccentrica, ma è spesso inserita in alcuni corsi di laurea accanto a discipline tradizionali, a completamento dell'offerta formativa. Tali studi, in effetti, risultano ben incardinati tra gli insegnamenti universitari e sono accessibili a tutti gli studenti in modo indistinto e non episodico.
  Naturalmente, questa attenzione ai temi indicati viene riservata dalle università nella loro autonomia, che il Ministero deve rispettare, non potendo certo imporre l'attivazione di simili corsi. Questo doveroso rispetto per l'autonomia degli atenei e per la libertà di insegnamento non può che essere osservato anche in sede di finanziamento delle università, in ordine al quale occorre anche, ovviamente, tenere conto della ristrettezza di risorse finanziarie assegnate negli ultimi anni al settore universitario.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

donna

insegnamento

Piemonte

universita'

violenza

convenzione europea

contratto