ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/01546

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 123 del 21/11/2013
Firmatari
Primo firmatario: TARICCO MINO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 21/11/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
COVA PAOLO PARTITO DEMOCRATICO 21/11/2013
CARRA MARCO PARTITO DEMOCRATICO 21/11/2013
AGOSTINI LUCIANO PARTITO DEMOCRATICO 21/11/2013
ZANIN GIORGIO PARTITO DEMOCRATICO 21/11/2013
RUBINATO SIMONETTA PARTITO DEMOCRATICO 21/11/2013


Commissione assegnataria
Commissione: XIII COMMISSIONE (AGRICOLTURA)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI delegato in data 21/11/2013
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 21/11/2013

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-01546
presentato da
TARICCO Mino
testo di
Giovedì 21 novembre 2013, seduta n. 123

   TARICCO, COVA, CARRA, LUCIANO AGOSTINI, ZANIN e RUBINATO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   sembra aprirsi un nuovo capitolo sulla vicenda delle quote latte dopo che il giudice per le indagini preliminari di Roma ha chiesto alla procura di valutare l'apertura di una nuova inchiesta a carico dei funzionari dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea), ipotizzando a loro carico il reato di falso in atto pubblico in relazione alla gestione delle quote latte;
   il sospetto adombrato dal giudice è che i dati su cui si sono basati da quasi vent'anni i calcoli per stabilire la produzione di latte in Italia e, di conseguenza, le multe irrogate a chi superava la produzione consentita, siano stati falsati mediante l'utilizzo di un algoritmo che i funzionari dell'Agea avrebbero «modificato» per coprire i propri errori nel calcolo dei capi potenzialmente da latte. Se ciò fosse vero, come è evidente, si tratterebbe di un errore di grandi dimensioni, in quanto metterebbe in discussione almeno il 20 per cento del parco bovino da latte italiano, circa 300 mila capi in più;
   in particolare, sempre secondo le tesi del giudice, si sostiene che l'algoritmo usato inizialmente prendesse in considerazione l'età dell'animale tra i 24 e i 120 mesi, mentre successivamente il meccanismo sia stato modificato portando il limite massimo da 120 a 999 mesi, con vacche che potevano quindi «vantare» sulla carta fino a 82 anni di età. Come riportato dalla stampa, ciò avvenne secondo il Gip di Roma, «per espressa richiesta dei funzionari di Agea, con l'evidente fine di giustificare il dato in eccesso che aveva determinato le sanzioni»;
   tutto avrebbe inizio nel 2010 dalle due relazioni generate dalla differenza di opinioni tra gli allora Ministro Zaia e Ministro Galan. La decisione di istituire la commissione dei carabinieri dei Nac guidata dal colonnello Vincenzo Alonzi, parrebbe essere stata motivata da una discordanza di vedute all'interno della prima commissione istituita – ai tempi del Ministro Zaia – su richiesta dello stesso ministero delle politiche agricole alimentari e forestali;
   la commissione dei Nac istituita dal ministro Zaia con decreto ministeriale il 25 giugno 2009 fece emergere quattro casi di anomalie, tra cui anche quella legata all'età delle vacche. I carabinieri del nucleo hanno a suo tempo portato avanti le quattro operazioni relative alle autorizzazioni sanitarie, agli identificativi fiscali, al tenore di grasso e alle rese anomale. I numeri emersi in tutti i quattro casi non risultarono essere coerenti;
   la relazione giunse all'allora nuovo Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Giancarlo Galan che ne commissionò un'altra ad Agea e al dipartimento competente all'interno del Ministero. La nuova relazione non evidenzio alcuna anomalia;
   in un documento datato 30 giugno 2010, il Ministro Galan scriveva alle organizzazioni agricole e cooperative, alle regioni e a Federalimentare, che «a seguito della trasmissione del documento di approfondimento del Comando dei carabinieri dei Nac, l'amministrazione ha svolto una puntuale valutazione delle problematiche prospettate nel documento stesso». E nonostante le valutazioni svolte dal nucleo di Alonzi, per Zaia, contengano «utili e importanti indicazioni sul quadro applicativo della regolamentazione Ue sulle quote latte», le indicazioni svolte dall'amministrazione avevano portato a altre conclusioni. «Hanno consentito di concludere che, allo stato – scriveva il Ministro – nessun elemento oggettivo induce a ritenere che si sia verificata, nel quadro dell'applicazione del regime delle quote, una errata quantificazione della produzione nazionale o una errata distribuzione del prelievo gravante sui produttori»;
   il dipartimento delle politiche europee ed internazionali del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali precisava già all'epoca che la relazione di approfondimento del Nucleo «non risulta fondata su riscontri acquisiti in via investigativa nel corso dell'attività svolta in merito»; in particolare secondo il dipartimento del ministero «risulta evidente che un calcolo della produzione aziendale e nazionale sulla base dei dati Aia non è oggettivamente attendibile». Inoltre secondo la relazione ministeriale, anche i dati del Sian e dell'Agea – fonti anch'essi della prima relazione dei Nac – risultavano inattendibili. In quanto l'affidabilità di tali dati, si leggeva nella relazione, «fin dall'inizio dell'applicazione della normativa sulle quote latte in Italia ha rappresentato uno dei punti più controversi ed è stato spesso evocata per contestare le imputazioni del prelievo supplementare». Tanto da istituire dal 1997 al 1999 diverse commissioni straordinarie deputate a verificare la validità dei dati. Risulta, continua la relazione ministeriale, che «per ogni campagna devono essere controllati un numero di produttori che effettuano consegne ad acquirenti che rappresentino almeno il 40 per cento della produzione»;
   secondo il lavoro svolto dal ministero nel periodo guidato dal Ministro Galan – sulla base della relazione dei Nac – «allo stato nessun elemento oggettivo può supportare l'ipotesi di un fenomeno di sovradimensionamento della produzione dichiarata rispetto a quella reale, allo stato si ritiene di poter concludere che gli elementi esaminati non confortano tale ipotesi». Quindi, concludeva il rapporto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali chiesto dal Ministro Galan, «nessun elemento oggettivo contenuto nella relazione (dei Nac ndr) può supportare, allo stato, l'ipotesi che negli scorsi anni si sia verificata, nel quadro dell'applicazione del regime delle quote latte, un'errata quantificazione della produzione nazionale». Punto di vista condivisa anche dalla relazione dell'Agea che aveva già all'epoca fatto «un approfondimento puntale e dettagliato» andando a confrontare tutti dati in possesso. Facendo i raffronti sulle banche non erano emersi elementi tali da mettere in discussione i pagamenti delle multe degli anni scorsi;
   la riapertura dell'inchiesta riporta quindi la questione delle quote latte al centro della scena politica e istituzionale rendendo decisivo accertare la veridicità della tesi addotta. È assolutamente necessario dire una parola certa sulla vicenda quote. In gioco c’è stato e c’è il destino di migliaia di stalle, a cominciare da quelle che hanno comprato e affittato quote, oppure pagato le multe. Senza contare chi ha dovuto chiudere l'attività perché impossibilitato ad investire per rimanere nelle quote;
   alla luce delle considerazioni sopra esposte se risultassero confermati i reati ipotizzati dal Gip di Roma le conseguenze sarebbero disastrose tanto per la zootecnia italiana quanto per le istituzioni poiché verrebbero meno tutti i presupposti giuridici e legali che hanno indirizzato le azioni degli ultimi venti anni in materia di quote latte; se venisse confermato il reato di falso in atto pubblico a carico dei funzionari di Agea non solo sarebbero illegittime le multe comminate a chi ha superato la quota ma si dovrebbe aprire una attenta riflessione sui danni provocati alle istituzioni italiane, allo sviluppo economico e commerciale della zootecnia italiana, ivi compreso l'aspetto legato alla minore occupazione generata a causa della compressione dei livelli produttivi;
   in tale situazione, qualora fossero attendibili le tesi del GIP, si ribalterebbero dieci anni di attività delle istituzioni italiane e in primo luogo del dicastero agricolo in materia di quote latte, risulta essere assolutamente necessario fare chiarezza su questa vicenda per non rischiare di pregiudicare la credibilità dello Stato di diritto dell'Italia e di penalizzare coloro che a tale Stato si sono affidati –:
   quali siano i dati certi e veritieri in relazione alla produzione di latte a livello nazionale per quanto attiene ai periodi di produzione indicati nell'inchiesta del Gip di Roma e quale sia la posizione del Ministro a riguardo. (5-01546)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

produzione di latte

quota agricola

ammenda

fornitura di documenti

politica comunitaria