ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/01211

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 97 del 15/10/2013
Firmatari
Primo firmatario: MONGIELLO COLOMBA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 15/10/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ANTEZZA MARIA PARTITO DEMOCRATICO 15/10/2013


Commissione assegnataria
Commissione: XIII COMMISSIONE (AGRICOLTURA)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI delegato in data 15/10/2013
Stato iter:
11/02/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 11/02/2014
Resoconto CASTIGLIONE GIUSEPPE SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI)
 
REPLICA 11/02/2014
Resoconto MONGIELLO COLOMBA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 15/10/2013

DISCUSSIONE IL 11/02/2014

SVOLTO IL 11/02/2014

CONCLUSO IL 11/02/2014

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-01211
presentato da
MONGIELLO Colomba
testo di
Martedì 15 ottobre 2013, seduta n. 97

   MONGIELLO e ANTEZZA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali . — Per sapere – premesso che:
   a livello europeo ed internazionale è forte e consolidato l'elevato livello di reputazione e di successo del Made in Italy nel settore agroalimentare. Nel 2013, in particolare, nell'ambito della trentaduesima edizione della ANUGA di Colonia, si è riscontrato come ancora una volta il food and beverage made in Italy rappresenti un trionfo per il nostro Paese ed un invidiabile punto di riferimento per tutti gli operatori ed i concorrenti internazionali;
   i primi dati forniti dai rapporti della predetta edizione 2013 della fiera ANUGA di Colonia hanno evidenziato l'elevatissima presenza, in seno alla manifestazione, delle aziende italiane con oltre 5000 marchi e circa 20.000 referenze italiane;
   in tale contesto l'Italia conferma il proprio ruolo di leader mondiale dei prodotti alimentari di eccellenza la cui domanda continua a crescere su tutti i principali mercati;
   purtroppo, però, proprio in questa sede fieristica, ossia nel cuore dell'Unione europea, la quale come istituzione propugna la tutela della qualità dei prodotti destinati all'alimentazione e la difesa del sistema rurale degli Stati membri e quindi in uno dei principali scenari di grande interesse per l’export agroalimentare italiano, si sono evidenziati anche i peggiori episodi di contraffazione e di falsificazione del vero made in Italy;
   le notizie sullo svolgimento della sopra citata fiera ANUGA hanno sottolineato la forte presenza di prodotti falsamente originari della tradizione italiana a testimonianza delle costanti minacce di contraffazione e italian sounding che affliggono i nostri prodotti, fenomeni che innescano un giro di affari pari a 60 miliardi di euro. Nella stessa fiera ANUGA si è potuta constatare infatti la presenza di stand e prodotti che utilizzano i colori della bandiera italiana ma non hanno nulla a che fare con l'Italia ed il fatto più grave ed inaccettabile è che spesso si sia trattato di operatori appartenenti a Paesi dell'Unione europea le cui regole sull'informazione ingannevole al consumatore dovrebbero essere uguali per tutti offrendo uno stesso livello di tutela sul territorio comunitario;
   sembra che vi sia stata la scoperta, nella Fiera tedesca Anuga, di formaggi italiani «taroccati» realizzati negli Stati Uniti e in Australia ((Com/Set/ Dire) 15:47 10-10-13). Ma è certo, invece, il caso denunciato dall'Assessore regionale dell'agricoltura della Sardegna relativo al falso «Pecorino Romano» prodotto da una ditta statunitense ((ANSA) – CAGLIARI, 10 OTT): si tratta addirittura della falsificazione, in piena Unione europea, di una denominazione di origine protetta;
   secondo l'interrogante non si dovrebbe tollerare che le imitazioni dei nostri prodotti più tipici trovino spazio all'interno di una delle principali manifestazioni alimentari di un Paese membro dell'Unione europea come la Germania che sulla base della normativa europea dovrebbe invece combatterle direttamente;
   al riguardo giova evidenziare come la stessa Unione europea faccia forte di essere portatrice di regole di trasparenza e di garanzia dirette a istituire un regime comunitario della qualità dei prodotti agricoli coerente e finalizzata ad aiutare gli agricoltori a comunicare meglio le qualità, le caratteristiche e le proprietà dei prodotti agricoli garantendo un'adeguata informazione dei consumatori;
   su tali principi la Commissione europea proprio di recente ha approvato una regolamentazione specifica, il regolamento (UE) n. 1151 del 2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 novembre 2012, sui regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari, le cui finalità dovrebbero essere quelle di tutelare i consumatori, rendere trasparenti i mercati, assicurare lealtà nei mercati e proteggere gli agricoltori contro le azioni sleali. La stessa Commissione, nel motivare l'introduzione di tale regolamentazione, ha fatto presente che «gli agricoltori e i produttori di prodotti agricoli subiscono una pressione competitiva riconducibile a vari fattori: la riforma della politica, la globalizzazione, la concentrazione del potere contrattuale nel settore del commercio al dettaglio e infine la situazione dell'economia. Contemporaneamente i consumatori sono sempre più alla ricerca di prodotti autentici, ottenuti con metodi specifici e tradizionali. La varietà e la qualità della produzione agricola dell'Unione europea, oltre a soddisfare tale domanda, dovrebbero rappresentare un importante punto di forza e una fonte di vantaggi competitivi per gli agricoltori europei;
   tuttavia, per informare adeguatamente i consumatori e gli acquirenti delle caratteristiche e delle modalità di produzione dei prodotti agricoli, è necessario che l'etichettatura dei prodotti contenga informazioni precise e affidabili. La preoccupazione centrale della politica di qualità dei prodotti agricoli a livello dell'Unione europea è offrire ai produttori gli strumenti giusti per comunicare agli acquirenti e ai consumatori le caratteristiche e le modalità di produzione dei prodotti e tutelare i produttori da pratiche commerciali sleali»;
   l'Italia ha sostenuto fortemente la celere approvazione di tale normativa, ma ancora di più ha rappresentato alle istituzioni europee che la vera svolta per il conseguimento degli obiettivi di tutela e di trasparenza perseguiti dall'Unione, vi sarebbe stata se fosse stata introdotta concretamente l'obbligatorietà dell'indicazione, sulle etichette dei prodotti agroalimentari, della loro origine e dei loro luoghi di produzione;
   purtroppo, tale richiesta non è stata recepita. La Commissione europea infatti ha deciso di rimandare ad un altro momento la formazione di una base giuridica che imponga l'obbligo di indicare in etichetta il luogo di produzione;
   ad oggi, quindi, l'Unione europea è inadempiente verso il proprio compito di rendere applicative le predette norme che rechino l'obbligo di indicare in etichetta il luogo di produzione al livello geografico appropriato per rispondere alle aspettative dei consumatori in fatto di trasparenza e informazione;
   ancora più biasimevole appare essere la Commissione europea quando nel dichiarare di voler tutelare la qualità dei prodotti agroalimentari, i diritti dei consumatori ed i legittimi interessi dei produttori, permette che negli Stati membri, nel caso in oggetto in Germania, si possano impunemente consumare fatti contrari alle sue politiche di garanzia e pregiudizievoli per l'economia e per gli interessi di un altro specifico Paese, in queste circostanze l'Italia;
   anche alla luce di queste ulteriori testimonianze che dimostrano come il made in Italy necessiti di concrete politiche europee ed internazionali di protezione, appare necessario richiedere all'Unione europea che approvi con urgenza le norme, della stessa proposta ma mai adottate, che permettano controlli e sanzioni efficaci validi in tutta l'Unione e che facciano sì che la supervisione delle attività di controllo degli Stati membri sia realizzata a livello dell'Unione per corroborare l'affidabilità della normativa applicabile ai prodotti alimentari in tutta l'Unione europea, in linea con i principi stabiliti anche dal suddetto regolamento sui regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari –:
   quali ulteriori informazioni possa fornire in merito ai fatti di concorrenza sleale e di presunte frodi agroalimentari arrecate al made in Italy nel corso della fiera ANUGA di Colonia;
   se non ritenga indifferibile ed urgente agire in maniera decisa presso le competenti istituzioni dell'Unione Europea affinché sia approvata l'attesa normativa che imponga l'obbligo di indicare nell'etichetta dei prodotti agroalimentari il loro luogo di produzione;
   se esistano procedure di collaborazione tra gli organi di controllo e di ispezione italiani con quelli degli altri Stati membri e, come nel caso della Germania in cui si sarebbe auspicata un'azione repressiva appropriata, in che modo tali rapporti potrebbero reprimere e sanzionare gli operatori che mettono in atto condotte illecite a danno del made in Italy agroalimentare. (5-01211)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Martedì 11 febbraio 2014
nell'allegato al bollettino in Commissione XIII (Agricoltura)
5-01211

  Nel corso dell'importante fiera internazionale dell'agroalimentare di Colonia in Germania, ossia la manifestazione denominata ANUGA, si è verificato, com’è noto, un altro tentativo di italian sounding, stavolta da parte di una ditta statunitense.
  In tale occasione, è risultato decisivo l'intervento diretto dei Consorzi di tutela del parmigiano reggiano, dell'asiago, e del pecorino romano.
  Tale intervento è stato possibile ed efficace grazie alla nuova legislazione europea, citata dall'interrogante, e cioè in forza del regolamento (UE) n. 1151 del 2012, entrato in vigore il 3 gennaio scorso.
  I Consorzi di tutela dei nostri formaggi a denominazione protetta hanno svolto un intervento congiunto presso le locali autorità competenti ottenendo il sequestro immediato dei prodotti di contraffazione.
  Le nuove regole europee hanno, infatti, legittimato le attività che i Consorzi, definiti quali «gruppi di produttori», possono svolgere per la «sorveglianza in merito all'effettiva protezione dei nomi registrati», secondo quanto stabilito all'articolo 45, paragrafo 1, lettera (a), del citato regolamento.
  L'attuale sistema ha, inoltre, aumentato consistentemente il livello di responsabilizzazione della autorità competenti degli Stati membri in relazione alla tutela delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche protette, imponendo l'adozione di «misure amministrative e giudiziarie adeguate per prevenire o far cessare l'uso illecito delle denominazioni di origine protette e delle indicazioni geografiche protette, prodotte o commercializzate in tale Stato membro».
  Si segnala al riguardo che, a differenza dei marchi aventi una base giuridica diversa sia a livello nazionale che europeo, le denominazioni di origine e le indicazioni geografiche protette afferiscono a diritti di proprietà intellettuale, con autonomi strumenti giuridici europei armonizzati, sia per gli aspetti doganali che di tutela civile, in base al regolamento (UE) n. 608 del 2013 (sostitutivo del regolamento (CE) n. 1383 del 2003 a partire dall'inizio di quest'anno) e alla direttiva 48/2004/CE, recepita in Italia con il decreto legislativo n. 140 del 2006.
  Premesso ciò, si segnala che recentemente il Parlamento europeo, ormai stabilmente impegnato nella procedura legislativa ordinaria, ha approvato il testo di un nuovo regolamento di natura orizzontale rivolto a tutti i settori produttivi e concernente specificatamente l'indicazione dell'origine. In relazione a tale testo sarà fondamentale, nell'ambito del parallelo processo di valutazione da parte del Consiglio europeo secondo la procedura legislativa ordinaria, la collaborazione tra amministrazioni al fine di far confluire, attraverso il Ministero procedente per prevalenza di competenze, le specifiche richieste di massimizzazione dell'efficacia dei sistemi di etichettatura e controllo dei prodotti agroalimentari.
  In proposito, voglio ricordare che la lotta alle frodi è svolta in modo continuativo dall'Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) in collaborazione con i nuclei di polizia tributaria del Corpo della guardia di finanza, con il Corpo forestale dello Stato, con la Polizia di Stato e con l'Arma dei carabinieri, con azioni estese oltre i confini nazionali.
  Inoltre, per ostacolare il commercio fraudolento di falsi alimenti made in Italy sul territorio nazionale, monitorare le importazioni dai Paesi extraeuropei nonché ottenere un flusso costante di informazioni anche sui trasporti marittimi dei prodotti agroalimentari, è stato consolidato sia il rapporto di collaborazione con l'Agenzia delle dogane che con il Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto.
  La lotta alla pirateria agroalimentare su scala internazionale è, inoltre, svolta contando su reti di cooperazione in ambito Interpol ed Europol, proprio come auspicato dagli interroganti.
  Purtroppo, la pirateria agroalimentare è un fenomeno che assume sempre nuove e più sofisticate forme e, pertanto, il sistema di contrasto e repressione sanzionatoria necessita aggiornamenti continui, sia dal punto di vista del quadro giuridico europeo e nazionale di riferimento che dal punto di vista dell'organizzazione dei controlli operativi.
  In relazione ai regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari di cui al citato regolamento (IJE) 1151 del 2012, è, pertanto, in corso di pubblicazione il decreto attuativo del «Pacchetto qualità» che individua nell'ICQRF l'autorità nazionale per l'adozione delle misure preventive e repressive dell'uso illegale di denominazioni DOP-IGP prodotte o introdotte in Italia. È evidente che il riconoscimento della centralità del molo dell'Ispettorato darà nuovo e maggiore impulso alle attività e alle collaborazioni che esso mette in campo.
  Oltre al rafforzamento della cooperazione tra forze di polizia nazionali e internazionali, al fine di contrastare la contraffazione dei prodotti agroalimentari sono state attivate anche nuove azioni di informazione verso i consumatori, italiani ed esteri, utilizzando le rilevanti potenzialità consentite dal web.
  In tal senso, va segnalato che, in collaborazione con ISMEA e con l'Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche (AICIG), è stato attivato il portale www.dop-igp.eu che permette di segnalare le irregolarità riscontrate e fornire alle autorità di controllo degli altri Stati membri uno strumento efficace ed immediato per la protezione dei nostri prodotti a denominazione tutelata.
  Anche il progetto www.google.it/madeinitaly è rivolto verso lo stesso obiettivo perché più il consumatore, italiano e straniero, è messo in grado di conoscere, e soprattutto riconoscere, il prodotto made in Italy «originale» e più sarà in grado di evitare le imitazioni e le contraffazioni.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

prodotto agricolo

denominazione di origine

Germania

informazione del consumatore

protezione del consumatore

legislazione alimentare