ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/01193

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 94 del 10/10/2013
Abbinamenti
Atto 5/05912 abbinato in data 25/10/2017
Firmatari
Primo firmatario: QUARTAPELLE PROCOPIO LIA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 10/10/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
FEDI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 10/10/2013
AMENDOLA VINCENZO PARTITO DEMOCRATICO 10/10/2013
TIDEI MARIETTA PARTITO DEMOCRATICO 10/10/2013
GARAVINI LAURA PARTITO DEMOCRATICO 10/10/2013
FITZGERALD NISSOLI FUCSIA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 10/10/2013
CHAOUKI KHALID PARTITO DEMOCRATICO 10/10/2013
BENI PAOLO PARTITO DEMOCRATICO 10/10/2013
MOGHERINI FEDERICA PARTITO DEMOCRATICO 11/10/2013


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
  • MINISTERO PER L'INTEGRAZIONE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI delegato in data 10/10/2013
Stato iter:
25/10/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 25/10/2017
Resoconto GIRO MARIO ERRORE:TROVATE+CARICHE - (ERRORE:TROVATI+MINISTERI)
 
REPLICA 25/10/2017
Resoconto QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 10/10/2013

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 11/10/2013

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 25/10/2017

DISCUSSIONE IL 25/10/2017

SVOLTO IL 25/10/2017

CONCLUSO IL 25/10/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-01193
presentato da
QUARTAPELLE PROCOPIO Lia
testo presentato
Giovedì 10 ottobre 2013
modificato
Venerdì 11 ottobre 2013, seduta n. 95

   QUARTAPELLE PROCOPIO, FEDI, AMENDOLA, TIDEI, GARAVINI, FITZGERALD NISSOLI, CHAOUKI, BENI, MOGHERINI. — Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per l'integrazione. — Per sapere – premesso che:
la drammatica vicenda di Lampedusa ha rivelato come la maggior parte dei migranti del naufragio fosse di nazionalità eritrea. Si tratta di persone che fuggono da un paese che, nonostante abbia raggiungo l'indipendenza da oltre 20 anni, è annoverato fra i Paesi con le più significative violazione dei diritti umani;
l'ampio uso di detenzione e tortura a danno dei suoi cittadini e la politica di prolungata leva obbligatoria stanno determinando una crisi dei diritti umani e inducendo un numero crescente di eritrei a scappare dal Paese. E quanto affermano numerosi studi di Amnesty, Human Rights Watch e Freedom House;
il rapporto «Service For Life: State Repression and Indefinite Conscription in Eritrea» documenta gravi violazioni dei diritti umani da parte del governo eritreo, tra le quali arresti arbitrari, tortura, terrificanti condizioni detentive, lavoro forzato e severe restrizioni alle libertà di movimento, di espressione e di culto. Il rapporto analizza inoltre la difficile situazione affrontata dagli eritrei che riescono a fuggire in altri Paesi come Libia, Sudan, Egitto ed Italia;
in particolare nei confronti dei cittadini costretti ad emigrare e delle loro famiglie vengono compiute violazioni dei diritti umani e coercizione. Questo rende i cittadini desiderosi di emigrare ancora più a rischio di diventare preda di trafficanti di esseri umani;
anche quando riescono a fuggire dal Paese non sono mai realmente liberi poiché il Governo eritreo ha deciso di tassare tutti i redditi ottenuti all'estero dai propri cittadini per un valore pari al 2 per cento di quanto guadagnato, indipendentemente da quanto i cittadini eritrei versino in termini di imposte nel Paese in cui il reddito è prodotto o dall'esistenza di accordi sulla doppia imposizione;
questo tributo, conosciuto anche come «diaspora taxation», pur essendo legale e legittimo, è stato oggetto di attenzione anche da parte delle Nazioni Unite che nella risoluzione n. 1907 del 2009, nella quale è stato imposto l'embargo all'esportazione di armi verso l'Eritrea, chiede che vengano attentamente controllate tutte le forme di finanziamento di questo traffico, inclusa possibilmente la diaspora taxation, la principale forma di raccolta di valuta pesante che ha il regime eritreo; nella risoluzione n. 2023 del 2011 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite condanna inoltre l'uso della diaspora taxation come fattore economico che serve a destabilizzare la situazione nel Corno d'Africa –:
quali iniziative il Governo intenda intraprendere nelle sedi internazionali e nei rapporti diplomatici bilaterali con l'Eritrea per assicurare il rispetto dei diritti umani;
come si stia vigilando sull'eventuale raccolta della diaspora taxation visto il monito della risoluzione n. 1907 del 2009 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che invita a vigilare su eventuali «estorsioni, uso della violenza, frode o altri mezzi illegittimi» utilizzati dalle autorità eritree per ottenere la riscossione della tassa. (5-01193)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 25 ottobre 2017
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-01193

  Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale è ben consapevole delle forti criticità in materia di rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Eritrea, situazione monitorata, anche in ambito Unione Europea, Nazioni Unite.
  Con gli obiettivi di promuovere e sostenere la crescita democratica e civile dell'Eritrea l'Italia ha cercato di mantenere aperto un canale di dialogo bilaterale partendo dal presupposto che l'isolamento di Asmara non contribuisca alla causa del miglioramento della situazione del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
  Seguiamo con attenzione la situazione dei diritti umani in Eritrea in stretta collaborazione con gli altri partner internazionali e partecipiamo attivamente alla definizione della posizione UE in materia. In ambito ONU, come noto, il Consiglio Diritti Umani (CDU) delle Nazioni Unite a Ginevra adotta annualmente una risoluzione sulla situazione dei diritti umani in Eritrea. L'Italia, che attualmente non è membro del CDU ma osservatore, partecipa comunque al negoziato sul testo, in particolare contribuendo alla definizione della posizione UE. Nel corso della sessione di giugno scorso, è stata adottata una nuova risoluzione in materia, anche sulla base del rapporto della Relatrice Speciale sulla situazione dei diritti umani in Eritrea, Sheila B. Keetharuth. La risoluzione condanna duramente le gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani perpetrate dal Governo eritreo, con particolare riferimento alle detenzioni arbitrarie e alle sparizioni forzate, ai casi di tortura o altri trattamenti inumani o degradanti, alle restrizioni imposte al diritto di espressione e di assemblea. La risoluzione, tra le altre cose, richiede al Governo eritreo di porre fine al sistema della leva militare obbligatoria e permanente, limitando la leva a 18 mesi per le nuove reclute, e rinnova di un anno il mandato della Relatrice Speciale.
  Nell'intervento, concordato tra i 28 Stati membri, l'UE ha espresso forte preoccupazione per la situazione dei diritti umani in Eritrea e, in particolare, per la pratica del servizio militare a tempo indeterminato; ha rilevato il ritardo nell'adottare misure sostanziali per attuare le raccomandazioni della risoluzione del CDU in materia di luglio 2016, della Relatrice Speciale e dell'ex Commissione d'inchiesta sull'Eritrea; ha reiterato l'appello al Governo a continuare a portare avanti riforme legali e istituzionali sostanziali per migliorare il rispetto dei diritti umani, a rilasciare i prigionieri politici, a lavorare per porre fine alla leva obbligatoria e a intensificare la lotta contro l'impunità; ha incoraggiato il Governo eritreo a continuare a cooperare con l'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR) e a considerare la possibilità di stabilire un Ufficio dell'OHCHR in Eritrea; ha inoltre incoraggiato il Paese a cooperare pienamente con i meccanismi ONU, in particolare con la Relatrice Speciale.
  Sempre in ambito ONU, l'Eritrea ha partecipato nel gennaio 2014 al secondo ciclo della Revisione Periodica Universale (UPR), esercizio di monitoraggio della situazione dei diritti umani cui tutti gli Stati membri dell'ONU si sottopongono. Nell'occasione, l'Italia ha rivolto all'Eritrea raccomandazioni specifiche in tema di diritti umani, esortandola, tra l'altro, a modificare la normativa in tema di coscrizione, organizzandola in maniera compatibile con il rispetto dei diritti umani. L'Italia, insieme ai Partner UE, si è detta pronta a lavorare con il Governo eritreo per sostenere il suo programma di attuazione delle raccomandazioni UPR e per discutere delle attività previste per il successivo periodo di programmazione.
  L'Italia ha cercato di mantenere aperto un canale di dialogo con le Autorità eritree anche in ambito migratorio, legando sempre tale azione al fondamentale principio del rispetto dei diritti umani e coinvolgendo Asmara nell'ambito del Processo di Khartoum. Un altro importante foro di dialogo politico sui diritti umani è quello previsto dall'articolo 8 della convenzione Cotonou che si sostanzia, in Eritrea, in riunioni periodiche con le Autorità di Asmara a cui prendono parte sia il Delegato UE che i capi missione degli Stati membri. Nell'ambito della cooperazione bilaterale sui temi migratori, non abbiamo alcun riscontro riguardo i presunti accordi con il governo eritreo, così come riportati da alcuni organi di stampa.
  Il rinnovo del regime sanzionatorio nei confronti di Asmara è previsto per il prossimo novembre, mese di Presidenza italiana del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Tale circostanza permette all'Italia di esercitare un importante ruolo nel tentativo di favorire un autentico rilancio del dialogo tra la Comunità internazionale ed il regime eritreo. L'impegno italiano mira in particolare alla definizione di un meccanismo che induca l'Eritrea a rispettare sul piano interno gli standard internazionali sui diritti umani e cooperare pienamente con le Nazioni Unite, adempiendo a tutti gli obblighi stabiliti dal regime sanzionatorio. Continueremo a sostenere gli sforzi a livello internazionale per monitorare con attenzione la situazione dei diritti umani nel Paese e per favorire l’accountability rispetto ai crimini e alle violazioni dei diritti nel Paese. Anche in questo senso, abbiamo sostenuto, insieme ai Partner UE, il rinnovo del mandato della Relatrice Speciale, come sopra indicato.
  Riguardo alla diaspora tax, non siamo a conoscenza di denunce di eventuali azioni coercitive perpetrate in Italia nella raccolta di tale imposta. Con riferimento ai flussi finanziari derivanti dalla riscossione della tassa, si rinvia all'azione di verifica del rispetto delle norme internazionali in materia effettuata dagli organismi competenti.

Classificazione EUROVOC:
SIGLA O DENOMINAZIONE:

ISOLA DI LAMPEDUSA

EUROVOC :

diritti umani

Eritrea

diritto alla giustizia

sicurezza internazionale

tortura