ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/00789

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 61 del 30/07/2013
Firmatari
Primo firmatario: GALLO LUIGI
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 30/07/2013


Commissione assegnataria
Commissione: VII COMMISSIONE (CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 30/07/2013
Attuale delegato a rispondere: PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI delegato in data 05/08/2013
Stato iter:
27/03/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 27/03/2014
Resoconto SCALFAROTTO IVAN SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
REPLICA 27/03/2014
Resoconto GALLO LUIGI MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 30/07/2013

MODIFICATO PER MINISTRO DELEGATO IL 05/08/2013

DISCUSSIONE IL 27/03/2014

SVOLTO IL 27/03/2014

CONCLUSO IL 27/03/2014

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-00789
presentato da
GALLO Luigi
testo di
Martedì 30 luglio 2013, seduta n. 61

   LUIGI GALLO. – Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   risulta all'interrogante che il Dipartimento per l'informazione e l'editoria presso la Presidenza del Consiglio dei ministri abbia in corso un complesso di contatti per pervenire ad intese volte a risolvere una controversia che vede coinvolto l'onorevole Angelucci;
   la questione è emersa in particolare da recenti fonti di stampa, le quali rilevano che l'onorevole Antonio Angelucci, deputato del PdL, componente della Commissione finanze della Camera, patron di 25 cliniche private e, per finire, editore, avrebbe aggirato, con un escamotage, la legge che vieta ad un editore di chiedere i contributi pubblici per più di una testata giornalistica;
   a quanto si apprende, la legge italiana sarebbe stata violata dapprima con riguardo all'obbligo di comunicare il controllo delle società editrici dei quotidiani Libero e Il Riformista (almeno dal 2006 al 2010, per un ammontare di sanzioni sino ad ora comminate pari a circa 100.000 euro), mentre attualmente sarebbe stato avviato un procedimento penale anche per reati di falso e truffa aggravata avendo l'onorevole illecitamente percepito, secondo il provvedimento del giudice per le indagini preliminari di Roma, fondi pubblici grazie ad una rete di società estere;
   si apprende anche che per le gravi condotte contestate la Guardia di finanza ha disposto il sequestro dei beni per un valore di 20 milioni di euro;
   in una nota riportata da Il Fatto Quotidiano del 27 giugno 2013 l'onorevole Angelucci, raggiunto dalla notizia, si è dichiarato sorpreso, rilevando «la tempestività dell'odierno provvedimento, tenuto conto dei numerosi e avanzati contatti con il Dipartimento dell'editoria, con la quale era in corso una intensa attività volta alla formalizzazione delle intese per la definizione della controversia» –:
   se non si intendano fornire chiarimenti, per quanto di competenza, in ordine ai numerosi ed avanzati contatti sviluppatisi tra il Dipartimento per l'informazione e l'editoria e l'onorevole Angelucci, che dalle notizie sopra riportate risulterebbero volti alla formalizzazione di intese per la definizione della citata controversia. (5-00789)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 27 marzo 2014
nell'allegato al bollettino in Commissione VII (Cultura)
5-00789

  A seguito della nota vicenda del controllo esercitato dall'On. Antonio Angelucci sulle imprese editrici dei quotidiani Libero e Il Nuovo Riformista, accertato come fattispecie di controllo occulto dall'AGCOM per gli anni 2006-2010 e successivamente confermato in via definitiva dal Consiglio di Stato, è stato avviato un procedimento penale, che prende le mosse dagli accertamenti condotti a suo tempo dalla Guardia di Finanza e nel quale si ipotizza il reato di truffa ai danni dello Stato per l'indebita percezione dei contributi pubblici corrisposti ai due quotidiani nel predetto quinquennio. Va rammentato, in proposito, che una delle condizioni essenziali previste dalla legge per legittimare l'erogazione del contributo pubblico è l'assenza di situazioni di controllo e/o collegamento tra le imprese editrici richiedenti.
  Nell'ambito del procedimento penale è stata di recente emanata la misura cautelare del sequestro di beni facenti capo all'On. Angelucci per un importo pari a circa 20 milioni di euro, sostanzialmente corrispondente all'importo che le due imprese editrici (Libero e Il Nuovo Riformista) devono restituire allo Stato in forza del giudicato intervenuto.
  Organi di stampa hanno riportato un commento dell'On. Angelucci, che avrebbe giudicato «intempestivo» il sequestro ordinato dalla Procura, in ragione dei numerosi contatti intercorsi con il Dipartimento dell'editoria ai fini del raggiungimento di una intesa e della definizione della controversia.
  L'interrogante, On. Luigi Gallo, chiede quindi di avere chiarimenti in ordine a questa attività che sarebbe intercorsa tra il Dipartimento e l'On. Angelucci.
  Al riguardo, è opportuno premettere che il Dipartimento dell'editoria ha esercitato la sua azione, nel perimetro delle sue competenze istituzionali, sin dal momento in cui, nel novembre dell'anno 2009, sono stati acquisiti dall'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni i primi risultati delle indagini affidate al Nucleo Speciale per l'Editoria della Guardia di Finanza; non appena acquisiti i primi riscontri all'ipotizzata situazione di controllo, il Dipartimento non ha più corrisposto alcun contributo alle due imprese in argomento. In particolare, non sono stati corrisposti i contributi chiesti dalle due imprese per l'anno 2008, e poi anche quelli chiesti per gli anni successivi 2009 e 2010, in considerazione del consolidamento degli accertamenti della Guardia di Finanza.
  Questo ha permesso – già in una fase nella quale il giudice amministrativo non si era ancora pronunciato sulla vicenda – di contenere l'indebito esborso dello Stato ai soli primi due anni (2006 e 2007) che erano stati pagati in precedenza, quando la situazione di controllo non era stata ancora ipotizzata.
  Successivamente, a seguito della pronuncia definitiva del Consiglio di Stato – intervenuta il 28 maggio 2012 – il Dipartimento dell'editoria ha interessato l'Avvocatura dello Stato per procedere all'esecuzione del giudicato, fornendo ad essa tutti gli elementi relativi alla quantificazione delle somme da recuperare e chiedendo anche di avere i necessari chiarimenti di ordine legale ed operativo. Va infatti ricordato che la situazione delle due imprese si è presentata differente anche per aspetti che assumono rilievo ai fini del recupero delle somme, in ragione, tra l'altro, dei passaggi di proprietà e della successiva cessazione dell'attività che ha caratterizzato Il Nuovo Riformista, a differenza di quanto riscontrabile per Libero.
  A seguito dell'ulteriore ricorso per revocazione esperito, nel frattempo, dall'impresa editrice di Libero, l'Avvocatura dello Stato ha ritenuto di dover sospendere l'emissione del parere richiesto, che è stato ad essa sollecitato con note del Dipartimento del novembre e del dicembre del 2012.
  Peraltro, in questo arco di tempo, i legali dell'On. Angelucci hanno fatto pervenire al Dipartimento la richiesta di valutare la percorribilità di un possibile accordo volto a disciplinare le modalità di esecuzione del giudicato; in estrema sintesi, la proposta era volta a diluire nel tempo l'impatto del giudicato, attraverso una rateazione delle somme dovute ed anche attraverso la parziale compensazione con le somme che sarebbero eventualmente spettate all'impresa a titolo di contributo, negli anni successivi al 2010, sul presupposto della cessazione della situazione di controllo.
  A seguito dei contatti intercorsi, la bozza recante la proposta di accordo è stata anch'essa sottoposta, come previsto dalla legge, al parere dell'Avvocatura dello Stato, corredata delle autonome valutazioni del Dipartimento, che sul punto ha ritenuto di doversi muovere con equilibrio, dovendo tutelare – ad un tempo – due esigenze: quella, imprescindibile, di recuperare le somme non dovute, ed insieme quella di non pregiudicare irrimediabilmente la continuità dell'azienda (con le relative ricadute in termini occupazionali) con un'azione di recupero immediato, peraltro di dubbia efficacia dati i valori in gioco.
  Nel gennaio 2013 il Consiglio di Stato ha respinto anche il ricorso per revocazione; l'Avvocatura dello Stato ha quindi reso un primo parere interlocutorio, con il quale ha chiarito uno dei quesiti ad essa sottoposti. Peraltro, al fine di individuare le modalità di recupero ed in particolare i soggetti passivi, anche nell'ipotesi di vendita della testata, l'Avvocatura ha chiesto una serie di approfondimenti istruttori che sono stati demandati all'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.
  Acquisiti anche questi ulteriori elementi, trasmessi all'Avvocatura dello stato il 23 aprile 2013, si è ora in attesa che questa si pronunci sui quesiti ad essa sottoposti e sulla congruità delle clausole contenute nella bozza dell'accordo.
  Non si può, quindi, parlare di attività e di contatti del Dipartimento volti a «risolvere la controversia», se non nel senso – molto diverso – che si è appena illustrato.
  Per completezza, va aggiunto che non è stato liquidato, alle due imprese in argomento, alcun contributo per gli anni successivi al 2010, neanche virtualmente (cioè a titolo di parziale compensazione delle somme da esse dovute all'erario) in quanto sono in corso ulteriori indagini dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.

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