Legislatura: 17Seduta di annuncio: 54 del 16/07/2013
Primo firmatario: RAMPELLI FABIO
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 16/07/2013
Ministero destinatario:
- MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 16/07/2013
MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 16/07/2013
RINUNCIA ATTO PER ASSENZA IL 31/07/2013
DICHIARATO DECADUTO IL 31/07/2013
CONCLUSO IL 31/07/2013
RAMPELLI. —
Al Ministro dello sviluppo economico
. — Per sapere – premesso che:
la Indesit Company ha proposto un piano di riorganizzazione dell'assetto industriale che prevede 1425 esuberi in Italia, dei quali 480 a Fabriano, 230 a Comunanza, e 540 a Caserta;
tale piano di ristrutturazione contempla inoltre la chiusura di due impianti, Melano, uno dei due siti fabrianesi, e Teverola nel casertano, e contestualmente lo spostamento di alcune produzioni in Turchia e Polonia, con investimenti verso questi Paesi di milioni di euro;
nel dettaglio, il piano di licenziamenti riguarderebbe 25 dirigenti, 150 impiegati delle sedi centrali, e 1250 impiegati e operai delle fabbriche di Fabriano, Comunanza, Caserta;
nell'anno 2012, la Indesit ha conseguito circa 3 miliardi di euro di ricavi ed un utile netto di guadagni di 62 milioni di euro, il 6 per cento in più rispetto all'anno precedente;
il piano di ristrutturazione appare quindi chiaramente motivato non da una crisi economico-finanziaria della azienda, ma solo da una scelta del management aziendale nella direzione, appunto, di una delocalizzazione delle sue attività, intrapresa già da qualche anno, e che ha già modificato sensibilmente l'equilibrio economico in relazione ai mercati di vendita;
mentre fino al 2003, infatti, la produzione del gruppo avveniva almeno per l'84 per cento in Italia, o in Francia e Gran Bretagna, e solo per il 16 per cento nei Paesi a «basso costo del lavoro» quali Polonia, Russia e Turchia, nell'anno 2008 la produzione Indesit era passata per il 41 per cento nei cosiddetti Paesi «a basso costo di manodopera» e ne rimaneva in Italia e Gran Bretagna poco meno del 60 per cento;
anche in considerazione di tali fatti, la decisione assunta ora dall'azienda in merito al piano di ristrutturazione, ha suscitato lo stato di agitazione da parte dei dipendenti del gruppo Indesit, con scioperi, sit-in e manifestazioni nazionali, con l'appoggio delle organizzazioni sindacali, politiche e dei cittadini;
in seguito alla rottura delle trattative con i lavoratori, l'azienda con un comunicato a mezzo stampa si è dichiarata «disponibile a riavviare un confronto costruttivo, finalizzato all'individuazione di ogni soluzione possibile e sostenibile, a sostegno dell'occupazione dei dipendenti coinvolti»;
lo scorso 10 luglio la Presidente della holding Fineldo, la finanziaria che controlla Indesit, ha dichiarato a mezzo stampa che Indesit non ha intenzione di lasciare l'Italia e che non vuole procedere a licenziamenti, ma che è reale «la necessità di agire tempestivamente per ridare competitività alle produzioni» –:
se non ritenga di avviare gli opportuni contatti con l'azienda in oggetto, al fine di verificare la possibilità di una modifica del piano aziendale nel senso di prevedere forti investimenti in ricerca e produzione di alta tecnologia e qualità da poter effettuare in Italia, rendendo conveniente, almeno parzialmente, la permanenza di questo tipo di lavorazione ed invertendo il trend di delocalizzazione intrapreso, nonché la possibilità che l'azienda preveda investimenti in altri settori produttivi, diversificando le prospettive industriali in Italia. (5-00634)
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