ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/00422

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 39 del 24/06/2013
Firmatari
Primo firmatario: PASTORINO LUCA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 24/06/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
GUERINI GIUSEPPE PARTITO DEMOCRATICO 24/06/2013
GREGORI MONICA PARTITO DEMOCRATICO 24/06/2013


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
  • MINISTERO PER GLI AFFARI EUROPEI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI delegato in data 24/06/2013
Stato iter:
01/10/2013
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 01/10/2013
Resoconto PISTELLI LAPO VICE MINISTRO - (AFFARI ESTERI)
 
REPLICA 01/10/2013
Resoconto PASTORINO LUCA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 24/06/2013

DISCUSSIONE IL 01/10/2013

SVOLTO IL 01/10/2013

CONCLUSO IL 01/10/2013

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-00422
presentato da
PASTORINO Luca
testo di
Lunedì 24 giugno 2013, seduta n. 39

   PASTORINO, GIUSEPPE GUERINI e GREGORI. — Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:
   la Turchia sta vivendo uno dei più delicati e preoccupanti momenti della sua storia recente, da quando una manifestazione iniziata il 28 maggio 2013 a Istanbul, per salvare dalla demolizione l'ormai noto parco Gezi, alla quale le forze di polizia hanno reagito in maniera sproporzionata, ha dato l'avvio a una serie di proteste popolari, che si sono diffuse in non meno di novanta località in tutto il Paese – inclusi i grandi comuni metropolitani di Ankara, Smirne, Bursa, Adana, Koaceli, Gaziantep, Konya, Adalia e Kayseri, oltre quello stesso di Istanbul – e su Internet, in particolare mediante l’hashtag «#OccupyGezi»;
   lo scopo delle proteste, che coinvolgono settori molto diversi della società turca con una presenza di secondo piano delle forze politiche d'opposizione, si è man mano esteso oltre le originali istanze ambientaliste, fino alla rivendicazione di una maggiore tutela dei diritti di libertà in una società meno paternalista e più aperta, alla denuncia degli eccessi di forza della polizia, alla più generale contestazione e richiesta di dimissioni del Primo Ministro Recep Tayyip Erdoğan, del Partito per la giustizia e lo sviluppo (AKP), e del suo Governo;
   il pesante ed eccessivo intervento della polizia turca contro i manifestanti, avallato dal Governo del Primo Ministro Erdoğan, che ha usato parole molto dure contro le proteste, ha provocato scontri violenti, il cui esito è di sei decessi, migliaia di feriti e arrestati e danni ingenti a proprietà pubbliche e private;
   la Turchia riveste un ruolo geopolitico importante, sia in qualità di potenza regionale, in particolare militare – la Turchia conta il secondo esercito della NATO per personale –, a cavallo di alcune regioni cruciali per la stabilità del pianeta – Mediterraneo, Mar Nero, Caucaso e Medio Oriente –, sia in virtù di ragioni politiche e simboliche, per la capacità di coniugare democrazia e Islam;
   il cammino della Turchia sulla strada della democrazia è segnato dalle due questioni curda e cipriota, da un'insufficiente garanzia dei diritti fondamentali, in particolare quelli di libertà – di espressione, associazione e riunione, d'informazione e dei mezzi di comunicazione di massa – e nell'ambito della giustizia penale, e da un sistema politico-istituzionale fragile, caratterizzato in passato dal frequente intervento delle forze armate e, dal 2002 e per le successive elezioni del 2007 e 2011, dalla formazione di larghe maggioranze parlamentari, fronteggiate da un'opposizione debole, da parte dell'AKP, che ne ha approfittato, sia per avviare profonde riforme, inclusa una revisione della Costituzione e, quindi, la stesura di una nuova, i cui aspetti positivi e negativi sono stati ampiamente evidenziati, da ultimo, dalla Commissione europea nel Rapporto sui progressi della Turchia del 2012, allegato alla Comunicazione sulla strategia di allargamento 2012-2013, numero COM(2012)600, sia per costruire una solida rete di relazioni e clientele con i poteri e centri d'interesse economico del Paese;
   l'Unione europea ha una storia di ultradecennali rapporti di buon vicinato e collaborazione con la Turchia, che oggi trova il suo apice nell'unione doganale, la quale ha sviluppato un commercio per un totale di 120 miliardi di euro nel 2011, ed è stata segnata dalla firma, il 12 settembre 1963, di un trattato d'associazione – l'Accordo di Ankara – e dall'apertura ufficiale, il 17 dicembre 2004, delle trattative per l'adesione;
   l'Unione o, almeno, una parte degli Stati membri, hanno un atteggiamento a dir poco ambiguo circa i rapporti con la Turchia, che si è tradotto, in più occasioni, al blocco dei negoziati su alcuni capitoli e, soprattutto, alla mancanza di una posizione chiara sulle prospettive di adesione del Paese mediterraneo;
   il processo di adesione all'Unione rappresenta un elemento importante del dibattito politico turco e, come ha rilevato il Ministro Bonino nell'intervento alla Camera del 12 giugno 2013, un sostegno al processo di maturazione democratica del Paese, sicché, di conseguenza, anche se il Governo di Ankara deve, da parte sua, ancora compiere significativi progressi sui capitoli negoziali, l'atteggiamento ambiguo dell'Unione e di molti Stati membri costituisce un elemento negativo e un fattore di rischio nell'evoluzione delle relazioni della Turchia con l'Unione europea e dell'ordinamento e assetto politico del Paese;
   l'Unione e l'Italia in essa hanno il prioritario interesse e obbligo morale a favorire la maturazione democratica della Turchia, senza ingerenze e su un piano di parità e rispetto, e per questo, oltre prestare la debita preoccupata attenzione all'evolvere della situazione e compiere le necessarie dichiarazioni di rito, devono definire con urgenza, al termine di un dibattito ampio e approfondito, una posizione chiara circa il futuro delle relazioni con la Turchia, delineando una prospettiva di adesione – che includa le opportune riforme al sistema istituzionale dell'Unione, in modo da permettergli di reggere l'adesione di uno Stato membro dal peso rilevante, e, ovviamente, sia subordinata alla positiva conclusione del processo di allineamento all'ordinamento europeo e alla positiva soluzione di alcune questioni pendenti, tra cui quelle cipriota e curda – oppure di cooperazione e amicizia privilegiata;
   il Ministro Bonino ha dichiarato, nel citato intervento alla Camera del 12 giugno scorso, che «il Governo italiano continua a credere fermamente nella prospettiva europea della Turchia»;
   il Consiglio europeo del 27 e 28 giugno non sembra destinato, almeno per quanto risulta dall'ordine del giorno, a occuparsi della situazione e delle relazioni con la Turchia, né risultano dichiarazioni in tal senso del Presidente Van Rompuy, né del Presidente della Commissione Barroso o dell'Alto Rappresentante Ashton –:
   quale sia lo stato del dibattito a livello europeo e dei singoli Stati membri sul futuro delle relazioni con la Turchia, in particolare con riferimento all'adesione o alla definizione di un rapporto privilegiato di cooperazione e amicizia;
   quale sia lo stato dei negoziati per l'adesione della Turchia all'Unione anche alla luce di notizie secondo le quali Germania e Olanda sarebbero contrarie alla ripresa dei negoziati medesimi;
   se la posizione ufficiale del Governo sia, in effetti, favorevole all'adesione della Turchia all'Unione;
   quale, secondo il Governo, dovrebbe essere il percorso per giungere all'adesione della Turchia e, anche considerate le cause e gli effetti dell'attuale crisi politica dell'Unione e il dibattito in corso sulle riforme, quali revisioni all'assetto istituzionale europeo si renderebbero necessarie per consentirgli di funzionare in maniera efficace in seguito all'ingresso di un Paese che, per il 2020, dovrebbe avere la maggiore popolazione dell'Unione europea;
   se il Governo ritenga necessario l'avvio di un dibattito, a livello europeo e nazionale, sulle citate questioni e come intenda prodigarsi in tal senso, in particolare se intenda avviare una discussione già nel Consiglio europeo del 27 e 28 giugno, qualora sia confermato che questa non sia già prevista dall'ordine del giorno della sessione. (5-00422)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Martedì 1 ottobre 2013
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-00422

  Vorrei iniziare sottolineando, come ricordato dall'Onorevole Interrogante, ciò che disse il Ministro Bonino, nella sua informativa all'Aula della Camera dei Deputati, il 12 giugno scorso, e nel successivo aggiornamento al Senato, il 27 dello stesso mese. Dopo aver riferito approfonditamente sugli eventi seguiti alle manifestazioni popolari in diverse città turche, la Ministro ribadì l'importanza di mantenere viva la prospettiva europea per Ankara, come potente leva di impulso per favorire le riforme democratiche all'interno di quel Paese. L'Italia, da sempre, sostiene il processo d'integrazione europea della Turchia e continuerà a farlo, incoraggiando le iniziative, anche di altri Stati Membri, suscettibili di favorire l'avanzamento della prospettiva europea di Ankara.
  Ad oggi, le tappe relative al processo europeo della Turchia prevedono l'apertura del Capitolo 22 sulle Politiche Regionali, già autorizzata in linea di principio dal Consiglio Affari Generali del giugno scorso, ma comunque subordinata ad un ulteriore passaggio nello stesso Consiglio dopo la presentazione dell'autunnale Progress Report della Commissione, attesa per il prossimo 16 ottobre. Anche la Conferenza Intergovernativa per l'apertura del capitolo in questione, fissata originariamente per lo scorso 26 giugno, verrà riprogrammata dopo il prossimo passaggio in Consiglio, previsto tra ottobre e dicembre 2013. Lo stesso primo ministro Erdogan ha espresso apprezzamento per la soluzione di compromesso adottata dal Consiglio Affari Generali di giugno.
  La formula di compromesso raggiunta a giugno ha consentito di mantenere aperto il dialogo UE-Turchia, scongiurando gli effetti negativi di un possibile blocco del negoziato di adesione, paventato da alcuni Stati Membri, come reazione emotiva alla modalità di azione delle Autorità turche ed all'atteggiamento di eccessiva durezza dimostrato dal Primo Ministro Erdogan. Anche per questo motivo l'Italia, insieme ad altri Stati membri like minded (quali Regno Unito, Svezia, Spagna, Ungheria, Finlandia, Polonia, Portogallo i Paesi, ovvero i Paesi del cosiddetto Turkey Focus Group) si è mossa per ribadire in tutti gli ambiti possibili che l'UE non può cedere alla reazione istintiva di irrigidirsi di fronte alle scelte, pur condannabili, del Governo di Ankara.
  Come sottolineato dal Ministro Bonino nel citato intervento parlamentare, non è il momento di chiudere la prospettiva europea della Turchia, ma semmai di rilanciarla dato che il processo di adesione all'UE ha sempre dimostrato di essere un potente meccanismo di impulso alle riforme democratiche dei Paesi candidati e al rafforzamento dello loro istituzioni, pienamente rispettose dei diritti civili.
  Nel frattempo, si va inoltre formando una crescente disponibilità, tra gli Stati Membri, verso l'ipotesi di ingaggiare Ankara anche sulle tematiche inerenti al capitolo 23 sul sistema giudiziario e i diritti fondamentali, finora bloccato dal veto di Cipro. A questo fine la Commissione Europea ha espresso l'intenzione di convocare una riunione del relativo gruppo di lavoro congiunto, allargato alla società civile, invitando il Segretario Generale del Consiglio d'Europa. Si tratta di una prospettiva favorevole al proseguimento del cammino europeo di Ankara che l'Italia, come ho appena illustrato, sostiene con convinzione.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

relazioni internazionali

adesione all'Unione europea

Turchia