ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/00184

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 24 del 28/05/2013
Firmatari
Primo firmatario: LENZI DONATA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 28/05/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SBROLLINI DANIELA PARTITO DEMOCRATICO 29/05/2013


Commissione assegnataria
Commissione: XII COMMISSIONE (AFFARI SOCIALI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 28/05/2013
Stato iter:
29/05/2013
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 29/05/2013
Resoconto LENZI DONATA PARTITO DEMOCRATICO
 
RISPOSTA GOVERNO 29/05/2013
Resoconto FADDA PAOLO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
REPLICA 29/05/2013
Resoconto SBROLLINI DANIELA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 29/05/2013

DISCUSSIONE IL 29/05/2013

SVOLTO IL 29/05/2013

CONCLUSO IL 29/05/2013

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-00184
presentato da
LENZI Donata
testo presentato
Martedì 28 maggio 2013
modificato
Mercoledì 29 maggio 2013, seduta n. 25

   LENZI, SBROLLINI. — Al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:
dal quotidiano La Repubblica del 13 maggio 2013 si apprende la notizia che gli aborti clandestini sono raddoppiati negli ultimi cinque anni, arrivando a circa 40 mila nel 2012, in quanto «oltre l'80 per cento dei ginecologi e oltre il 50 per cento di anestesisti e infermieri non applica più la legge 194», poiché si dichiarano obiettori (91,3 per cento nel Lazio; 89 per cento in Puglia; 85,7 per cento Molise; 85,7 per cento in Basilicata; 83,9 per cento in Campania; 81,3 per cento Alto Adige; 80,6 per cento in Sicilia);
nell'ultima relazione sullo stato di attuazione della legge concernente norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza contenente i dati definitivi per l'anno 2010 e quelli preliminari per l'anno 2011, presentata alle Camere in data 9 ottobre 2012 si legge che «L'ultima stima del numero di aborti clandestini è quella riferita nella relazione del 2008 su dati 2005, pari a 15.000 casi, la maggior parte dei quali si riferivano all'Italia meridionale. Tale dato riguarda solo le donne italiane, non essendo possibile calcolarlo in modo affidabile per le donne straniere»;
molti altri elementi portano al raddoppio di quella cifra, facendo salire il numero delle interruzioni di gravidanza clandestine a 40/50 mila l'anno, basti confrontare le stime dell'illegalità al tasso di abortività delle immigrate, che è del 26,4 per cento interruzioni ogni mille donne, tre volte quello delle italiane o considerare i dati Istat relativi agli aborti spontanei dai quali si evince il loro incremento dai 55mila degli anni ottanta ai quasi 80mila dei giorni nostri;
molti studiosi ritengono che l'incremento così alto del ricorso all'interruzione gravidanza molte volte nasconda un aborto clandestino non pienamente riuscito;
sempre secondo l'inchiesta di Repubblica la mancata applicazione della legge n. 194 comporta il ritorno a cliniche clandestine e il contrabbando di farmaci abortivi con 188 procedimenti penali aperti nell'ultimo anno per violazione della legge n. 194, ed ancora le donne ricominciano a morire di setticemia o migrano da una regione all'altra nella ricerca di reparti che ancora garantiscano l'interruzione volontaria di gravidanza o addirittura chi può permetterselo migra all'estero in Francia, Svizzera e Inghilterra;
secondo l'articolo 16 della legge n. 194 «Entro il mese di febbraio, a partire dall'anno successivo a quello dell'entrata in vigore della presente legge, il Ministro della sanità presenta al Parlamento una relazione sull'attuazione della legge stessa e sui suoi effetti, anche in riferimento al problema della prevenzione. Le regioni sono tenute a fornire le informazioni necessarie entro il mese di gennaio di ciascun anno, sulla base di questionari predisposti dal Ministro», mentre l'ultima relazione presentata risale al 9 ottobre 2012 –:
se il Ministro sia a conoscenza, attraverso dei dati aggiornati, del fenomeno ormai dilagante dell'aborto clandestino e quali siano ad oggi gli elementi ostativi che hanno impedito la presentazione alle Camere della relazione annuale così come prevista dalla stessa legge n. 194 nonché quali iniziative urgenti intenda adottare al fine di ripristinare la legalità e l'accesso alle cure per tutte le donne che chiedono l'interruzione volontaria di gravidanza nel rispetto della legge n. 194 del 1978.
(5-00184)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 29 maggio 2013
nell'allegato al bollettino in Commissione XII (Affari sociali)
5-00184

  In riferimento all'atto parlamentare in esame, anche esso rivolto alla corretta applicazione della legge n. 194 del 1978 e al ritardo con cui viene presentata dal Governo la relazione al Parlamento, espongo di seguito le motivazioni oggettive che costituiscono la ratio del mancato rispetto del termine del mese di febbraio di ogni anno per la presentazione della medesima, peraltro già illustrate nella Relazione del 2012.
  La raccolta, il controllo e l'elaborazione dei dati analitici sulle interruzioni volontarie di gravidanza di tutte le Regioni, rappresentano un processo lungo e delicato che impegna tutti gli attori istituzionali coinvolti nel sistema di sorveglianza, dalle strutture periferiche (rappresentate dalle strutture sanitarie in cui si effettua l'interruzione volontaria di gravidanza, dalle ASL e dagli Assessorati regionali alla sanità) a quelle centrali (rappresentate dal Ministero della salute e dall'Istituto Superiore di Sanità).
  A ciò aggiungasi che, ai tempi necessari per acquisire i dati sufficientemente accurati e completi, sopra indicati, vanno considerati anche i tempi per l'acquisizione delle informazioni relative alle popolazioni di riferimento (donne in età feconda e nati vivi dell'anno in oggetto), forniti dall'ISTAT.
  Tali dati sono disponibili o come stime (donne in età feconda) o come dati definitivi (nati vivi) solo nella seconda metà dell'anno successivo a quello in oggetto.
  Dalle motivazioni sopra rese si evince che, solo nella seconda metà dell'anno in corso è possibile trasmettere al Parlamento la Relazione con i dati definitivi e l'analisi del fenomeno.
  Per quanto riguarda eventuali inosservanze nella applicazione della legge, sarà cura di questo Ministero sollecitare le Regioni non solo per vigilate ma soprattutto per creare condizioni sempre più favorevoli alla corretta attuazione della norma.
  Ciò premesso, l'ultima Relazione al Parlamento presentata in data 8 ottobre 2012 riferisce, invece, che nel nostro Paese prosegue la tendenza alla diminuzione del numero di interruzione volontaria di gravidanza, e quindi del tasso di abortività, e che nella grande maggioranza dei casi il ricorso a questo intervento rappresenta l'ultimo stadio del percorso, nel senso che sono da considerarsi già prima avviati i metodi per evitare gravidanze indesiderate. La riduzione percentuale di aborti ripetuti è la più significativa dimostrazione del cambiamento nel tempo del rischio di gravidanze indesiderate, poiché, se tale rischio fosse rimasto costante nel tempo, si sarebbero avute attualmente percentuali doppie rispetto a quelle osservate.
  Sarà cura di questo Ministero, attesi i dati allarmanti forniti nell'interrogazione in esame, con la nota sopra già annunciata chiedere alle Regioni di verificare, con tutti gli strumenti di competenza, se tale fenomeno della clandestinità sia confermato.
  Relativamente all'obiezione di coscienza, e nel rispetto dell'articolo 9 della legge in esame, volto a disciplinare la possibilità da parte del sanitario di sollevare obiezione di coscienza, è doveroso ricordate che il legislatore, se ha correttamente valutato il diritto degli obiettori, ha nel contempo tutelato il diritto della donna ad accedere alle cure e ad accedere alle pratiche della interruzione della gravidanza. La legge infatti prescrive che gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare l'espletamento delle procedure in questione.
  Va anche riconosciuto che i valori di obiezione di coscienza tra il personale medico e delle altre figure sanitarie interessate dall'interruzione volontaria di gravidanza sono presenti sin dai primi anni dell'attuazione della legge. Ciò non ha però pregiudicato il diritto delle donne all'accesso all’iter previsto dalla legge e quindi all'intervento, avendo le Regioni e le Aziende Sanitarie garantito, non solo attraverso la mobilità del personale di ruolo, ma anche attraverso opportune convenzioni con specialisti, l'espletamento delle procedure previste dalla legge 194.
  Così come riportato nell'ultima Relazione al Parlamento presentata l'8 ottobre 2012 – a cui si rinvia per il dettaglio dei dati – nel 2010 si evince una stabilizzazione generale dell'obiezione di coscienza tra i ginecologi e gli anestesisti, dopo un notevole aumento negli ultimi anni.
  Pertanto, il livello dell'obiezione di coscienza presente in Italia, ponderato, come già detto, in parte dalla mobilità del personale e da contratti in convenzione con specialisti in ostetricia e ginecologia e da ultimo, dall'introduzione anche in Italia dell'aborto farmacologico, sembra non avere una diretta incidenza nel ricorso all'IVG; né aver compromesso i diritti delle donne. Da ultimo va segnalato che nel tempo la riduzione delle donne, che ricorrono all'IVG, è di gran lunga maggiore rispetto all'aumento del numero del personale sanitario obiettore.

Classificazione EUROVOC:
SIGLA O DENOMINAZIONE:

L 1978 0194

EUROVOC :

aborto

aborto illegale

inchiesta giudiziaria

prodotto farmaceutico

applicazione della legge