ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/18747

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 899 del 12/12/2017
Firmatari
Primo firmatario: RIZZO GIANLUCA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 11/12/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BASILIO TATIANA MOVIMENTO 5 STELLE 11/12/2017
CORDA EMANUELA MOVIMENTO 5 STELLE 11/12/2017
FRUSONE LUCA MOVIMENTO 5 STELLE 11/12/2017
TOFALO ANGELO MOVIMENTO 5 STELLE 11/12/2017


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 11/12/2017
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA DIFESA delegato in data 27/12/2017
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-18747
presentato da
RIZZO Gianluca
testo di
Martedì 12 dicembre 2017, seduta n. 899

   RIZZO, BASILIO, CORDA, FRUSONE e TOFALO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   le compagnie militari private nel mondo, grazie all'emergenza terrorismo, ai rischi della pirateria e ai conflitti che infiammano il pianeta, incassano parcelle milionarie per proteggere, con i propri contractor, obiettivi marittimi ma, soprattutto, terrestri, svolgendo compiti normalmente demandati ai militari di professione;

   anche in Italia diverse centinaia di professionisti della sicurezza si muovono in ambiti strategici nazionali e internazionali in assenza di una normativa nazionale ben precisa;

   i contractor, o private military company la cui forza-lavoro è costantemente alimentata da ex-militari, spesso delle forze speciali ed ex-agenti dell’intelligence in Italia, si muovono in un contesto nel quale il Governo e il mondo dell'industria non hanno pienamente colto i rischi e le opportunità che le società di questo tipo di servizi sono in grado di offrire;

   in un recente articolo su Difesa & Sicurezza, si sostiene che: «il paradosso è che le grandi aziende si rivolgono da anni a fornitori, player internazionali, per acquistare servizi. Che, invece, alcune società italiane sarebbero certamente in grado di erogare. Ma che purtroppo non riescono più di tanto a promuovere, dovendo operare in un contesto di diffidenza e di mancanza di cultura specifica. Oltre che di vuoto normativo, in un settore che a livello mondiale è in continua crescita. Non c'è una definizione univoca di contractor. Se proprio si volesse provare a ricondurre questa professione in una descrizione sintetica, si potrebbe forse parlare, a mio avviso, di manager del rischio in aree conflittuali»;

   non a caso sono contractor britannici ad occuparsi di proteggere e scortare il personale italiano del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale del Provincial Reconstruction Team impegnato in Iraq, così come i contractor assoldati per occuparsi di proteggere i siti sensibili e i cantieri di trivellazione a Bassora, in Iraq e in Libia dell'Eni;

   sono centinaia le aziende italiane, soprattutto nel settore delle costruzioni e delle infrastrutture, che lavorano all'estero, spesso in zone particolarmente pericolose e che ricorrono a contractor stranieri o locali, con tutto il rischio che questo può comportare. Basti ricordare i rapimenti, finiti, in qualche caso, nel sangue, dei tecnici italiani in Libia o in Nigeria;

   con il decreto 28 dicembre 2012, n. 266 del Ministero dell'interno viene regolamento l'impiego di guardie giurate a bordo delle navi mercantili battenti bandiera italiana, che transitano in acque internazionali a rischio di pirateria, ma non esiste un decreto speculare nell'attività terrestre in zone di guerra, escludendo, di fatto, le società italiane ed il personale italiano costretto a lavorare per società estere ad operare in un contesto di legalità trasparente;

   la normativa italiana con l'articolo 288 del codice penale prevede che «Chiunque nel territorio dello Stato e senza approvazione del Governo arruola o arma cittadini, perché militino al servizio o a favore dello straniero, è punito con la reclusione da quattro a quindici anni»;

   la pena è aumentata se fra gli arruolati vi sono militari in servizio, o persone tuttora soggette agli obblighi del servizio militare;

   utilizzando contractors stranieri, inoltre, si metterebbe a rischio buona parte delle informazioni sensibili e delicate, per non dire riservate, che realtà come Eni e Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale trattano o possono trattare –:

   quali informazioni sia in grado di fornire il Governo circa la condizione afferente alle private security company operanti con personale italiano;

   quali pubbliche amministrazioni e aziende controllate dallo Stato stiano utilizzando o abbiano utilizzato negli ultimi 5 anni servizi offerti da contractor stranieri;

   quali iniziative il Governo intenda assumere per regolamentare le attività diverse da quelle previste dal decreto 28 dicembre 2012, n. 266, afferenti ai servizi offerti da personale italiano per tutelare interessi nazionali all'estero.
(4-18747)