ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/17755

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 849 del 13/09/2017
Firmatari
Primo firmatario: MAESTRI ANDREA
Gruppo: SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' - POSSIBILE
Data firma: 13/09/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CIVATI GIUSEPPE SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' - POSSIBILE 13/09/2017
BRIGNONE BEATRICE SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' - POSSIBILE 13/09/2017
PASTORINO LUCA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' - POSSIBILE 13/09/2017


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 13/09/2017
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

ATTO MODIFICATO IL 15/09/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-17755
presentato da
MAESTRI Andrea
testo presentato
Mercoledì 13 settembre 2017
modificato
Venerdì 15 settembre 2017, seduta n. 851

   ANDREA MAESTRI, CIVATI, BRIGNONE e PASTORINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   a causa del mancato inserimento di una proroga nella legge di bilancio 2017 (legge 11 dicembre 2016, n. 232), «Opzione donna» risulta al momento conclusa al 31 dicembre 2015. La legge di bilancio 2017 è intervenuta soltanto dando la facoltà di estendere il regime di «Opzione donna» retroattivamente anche alle lavoratrici che al 31 dicembre 2015 avevano compiuto 57 anni, se dipendenti, e 58 anni, se autonome ma che a tale data non erano in possesso degli ulteriori tre mesi richiesti per effetto degli incrementi alla speranza di vita applicati dal 1° gennaio 2013;

   Opzione Donna comporta, com'è noto, condizioni altamente penalizzanti: le lavoratrici devono accettare che la pensione venga liquidata interamente con il calcolo contributivo, rimettendoci perciò in media tra il 25 e il 40 per cento dell'importo loro spettante in maniera permanente;

   la conclusione della sperimentazione «Opzione Donna» è stata decretata frettolosamente ed impropriamente, senza che fosse stata condotta la necessaria indagine conoscitiva richiesta sulla detta sperimentazione entro il termine del 31 dicembre 2015 previsto dalla originaria legge 243/2004;

   decine di migliaia di donne lavoratrici, organizzate in gruppi sui social network da oltre un anno, stanno chiedendo al Governo, attraverso incontri e appelli personali scritti a tutti i Parlamentari e anche attraverso una petizione online lanciata sulla piattaforma change.org, la proroga della misura al 2018 e/o di renderla strutturale per tutte le lavoratrici e come scelta su base volontaria;

   le firmatarie elencano una serie di motivazioni più che sensate e rispecchianti la condizione delle donne lavoratrici nel nostro Paese, che rendono la loro richiesta totalmente condivisibile e da attuare anche per far fronte ai gap socio-economici delle donne italiane attestati recentemente dai due studi elaborati dal Censis e dall'Ocse che confermano che l'Italia resta fanalino di coda in Europa nel superare le differenze di genere;

   uscire anticipatamente dal mondo del lavoro con la certezza di un reddito fisso, tra l'altro, permetterebbe: di dare sostegno ai propri anziani, a figli e nipoti, dato che le donne in Italia, ancora oggi, rivestono un ruolo di caregiver come unico ammortizzatore sociale in un welfare praticamente inesistente; a chi non ha più un lavoro certo, di preservare la propria dignità e non dover diventare un peso per la società, dal momento che, concedendo la pensione a 57 anni, si eviterebbero eventuali sussidi di disoccupazione o ammortizzatori sociali; di dare il via a un ricambio generazionale, con un corretto ripristino di quel turnover tra anziani e giovani adesso più che mai indispensabile; notevoli risparmi nel medio-lungo termine per lo Stato, poiché si tratta di una misura che non grava sul bilancio pubblico, dato che si basa su un calcolo che riguarda unicamente il sistema contributivo, con una rinuncia permanente mediamente di circa il 30 per cento dell'assegno pensionistico;

   le lavoratrici chiedono: il recupero nel bilancio 2018 della restante parte dello stanziamento iniziale ad hoc impropriamente disimpegnato nel 2017, anche sotto forma di un nuovo stanziamento, sufficiente per dar corso alla proroga di «Opzione Donna» al 2018; di tener conto che i risparmi derivanti dal monitoraggio del «contatore» resi noti al 30 settembre di ogni anno, dovranno essere destinati esclusivamente a «Opzione donna» e alla sua prosecuzione al 2018, nonché all'eliminazione della discriminazione che impedisce alle lavoratrici autonome in «gestione separata» di accedere alla misura;

   purtroppo fonti di stampa confermerebbero le indiscrezioni secondo le quali nella «fase 2» del confronto sulle pensioni tra Governo e sindacati non sarà discussa la proroga al 2018 del regime sperimentale «Opzione donna» –:

   se trovi conferma questa notizia e quali risposte intenda dare alle istanze avanzate dalle lavoratrici interessate dalla proroga del regime di «Opzione donna» al 2018 e alla proposta di rendere la misura strutturale;

   se non ritenga opportuno e corretto, in previsione delle sessioni di confronto con i sindacati sulle pensioni, prevedere un incontro con una delegazione di lavoratrici di movimenti, comitati e gruppi attivi per la proroga di Opzione Donna al 2018, o invitarla direttamente in sede di confronto tra le parti.
(4-17755)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

lavoro femminile

bilancio dello Stato

condizione della donna