ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/17744

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 848 del 12/09/2017
Firmatari
Primo firmatario: BUSTO MIRKO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 12/09/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DAGA FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 12/09/2017
DE ROSA MASSIMO FELICE MOVIMENTO 5 STELLE 12/09/2017
MICILLO SALVATORE MOVIMENTO 5 STELLE 12/09/2017
TERZONI PATRIZIA MOVIMENTO 5 STELLE 12/09/2017
ZOLEZZI ALBERTO MOVIMENTO 5 STELLE 12/09/2017


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 12/09/2017
Stato iter:
27/10/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 27/10/2017
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 27/10/2017

CONCLUSO IL 27/10/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-17744
presentato da
BUSTO Mirko
testo di
Martedì 12 settembre 2017, seduta n. 848

   BUSTO, DAGA, DE ROSA, MICILLO, TERZONI e ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare . — Per sapere – premesso che:
   il 22 luglio 2017 a Terlago (Trento) lungo un sentiero montuoso, un escursionista con il proprio cane, sarebbe stato ferito da un orso con una dinamica ancora da chiarire, ma, da quanto riportato nelle sue interviste in televisione, lo stesso avrebbe avuto comportamenti sconsigliati dal materiale informativo redatto dalla Provincia autonoma di Trento;
   l'orso, femmina riproduttiva, coinvolta nell'incidente è stata successivamente identificata come KJ2 ed uccisa il 12 agosto a seguito di un'ordinanza del presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi, che auspicava che la soppressione di KJ2 avvenisse «nel più breve tempo possibile»;
   la procura di Trento ha aperto un'indagine per «uccisione senza necessità» di animale;
   diversi etologi, spiegano che KJ2 aveva solo l'aggressività «naturale» legata alla difesa della prole e del proprio habitat e, egli stessi tecnici della provincia dichiaravano, in sedi istituzionali, che l'orsa era schiva e stanziale in aree isolate, irraggiungibili e non antropizzate;
   le associazioni animaliste, ambientaliste e la cittadinanza, indignati per l'uccisione dell'orsa recriminano che si sarebbe dovuta gestire diversamente tutta la situazione; inoltre, fanno appello alle più cariche istituzionali affinché, si neghino deroghe alla normativa sull'abbattimento di lupi e orsi;
   si ipotizza che l'orsa avesse prole, sulla cui sorte associazioni e cittadini chiedono delucidazioni, perché i cuccioli, senza cure materne, si troverebbero in stato di maltrattamento;
   tale opaco incidente ha spianato la strada alla richiesta di autonomia da parte della provincia di Trento nella gestione e nella soppressione di orsi e lupi ritenuti pericolosi, subito presentata dall'assessore all'ambiente provinciale Dalla Piccola; ricevendo risposta positiva immediata dalla Commissione dei dodici;
   sembra non siano state attivate prevenzioni particolari nella gestione degli orsi sebbene il luogo dell'incidente fosse crocevia di ben 6 femmine riproduttive di orso;
   le provincie autonome di Trento e Bolzano hanno presentato ai Ministeri competenti uno schema di norma di attuazione dello statuto speciale tramite cui sottrarsi alla direttiva «Habitat» e agli impegni del progetto «Life Ursus»;
   il succitato progetto è nato nel 1999 per incrementare il numero dell'ultimo nucleo di orso bruno delle Alpi italiane. Nel Trentino, il limite di estinzione di questo animale si era raggiunto negli anni ’90 con la presenza di soli tre esemplari. Life Ursus prevede che le istituzioni tutelino gli orsi, in particolare quelli del progetto europeo, visti anche i cospicui fondi stanziati ed erogati;
   il Pacobace e lo stesso materiale informativo della Pat mostrano che la convivenza fra uomo e orso è possibile a patto che si rispettino alcune regole, ignorate nell'incidente del 22 luglio. Fondamentali sono l'informazione e la prevenzione incruenta (avvisi, materiale divulgativo, momentanee chiusure al pubblico dei pochi crocevia di transito delle femmine riproduttive, e altro –:
   quali iniziative il Governo intenda assumere in direzione della reale applicazione del Pacobace, le cui linee risultano essere disattese;
   se il Ministro intenda assumere ogni iniziativa di competenza per evitare deroghe nella gestione del lupo e dell'orso, come prospettato in provincia di Trento;
   quale sia lo stato dell’iter di definizione del «piano lupo» annunciato da diversi mesi dal Ministro interrogato e se permanga lo stralcio sugli abbattimenti, in modo da tutelare effettivamente la fauna protetta anche dalle convenzioni internazionali. (4-17744)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 27 ottobre 2017
nell'allegato B della seduta n. 880
4-17744
presentata da
BUSTO Mirko

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, relativa al problema delle aggressioni degli orsi bruni in Trentino, sulla base degli elementi acquisiti dalla competente direzione generale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nonché dalla provincia autonoma di Trento, si rappresenta quanto segue.
  In via preliminare, si premette che, in data 22 luglio 2017 si è verificata l'aggressione di un uomo da parte di un orso, successivamente determinata su base genetica come l'orsa KJ2, già responsabile di due aggressioni nel 2015 oltre ad una serie di falsi attacchi (aggressioni da parte dell'orso nelle quali non vi è però stato contatto fisico con la vittima). Il tipo di comportamento registrato il 22 luglio 2017 rientra tra i più gravi nella tabella sul grado di pericolosità degli orsi e dei relativi interventi, come codificata nel piano d'azione per conservazione dell'orso bruno nelle alpi centro-orientali (Pacobace), e in questo caso le azioni previste includono l'opzione della cattura o dell'abbattimento dell'individuo.
  Si fa presente inoltre che la provincia autonoma di Trento ha immediatamente informato il Ministero dell'ambiente e in data 24 luglio 2017 il presidente della provincia ha formalmente riferito sulla vicenda informando di aver adottato un'ordinanza contingibile e urgente per la sicurezza pubblica, nella quale si ordina il monitoraggio intensivo dell'area, l'identificazione rapida dell'esemplare, la sua rimozione attraverso cattura o abbattimento in funzione delle circostanze di tempo e luogo sussistenti al momento.
  Si specifica che l'ordinanza contingibile e urgente in questione è un atto autonomo della provincia autonoma di Trento, cui il Ministero dell'ambiente non ha alcun titolo per opporsi. Si ricorda che il Ministero impugnò una analoga ordinanza della provincia contro l'orsa DJ3; in tale occasione con sentenze n. 70 del 24 febbraio 2012 del Tar di Trento e n. 3362 del 31 maggio 2013 del Consiglio di Stato venne confermata la validità dell'ordinanza della provincia autonoma di Trento.
  Per autonoma decisione della provincia, l'orsa KJ2 è stata abbattuta in data 12 agosto 2017 sulla base dei presupposti dell'ordinanza. A tal proposito, la provincia ha evidenziato le esigenze di sicurezza ed incolumità pubblica, in quanto non era possibile prevedere i tempi necessari per addivenire alla cattura a scopo di captivazione, come auspicato in più occasioni dal Ministero dell'ambiente.
  Ciò premesso, è opportuno ricordare come gli interventi di gestione della fauna e quindi degli orsi sono di competenza regionale ovvero delle province autonome.
  La conservazione e gestione degli orsi è, comunque, oggetto di costante contatto e confronto del Ministero dell'ambiente con la provincia, con il supporto di Ispra, anche secondo quanto previsto nell'ambito del Pacobace.
  Si ricorda inoltre che una sintesi delle attività, inclusa l'attività di informazione e formazione per le scuole e per tutti i cittadini è ricavabile dal sito
www.orso.provincia.tn.it/, oltre che dal rapporto annuale che la provincia produce per informare sull'intero progetto di reintroduzione e conservazione dell'orso, disponibile anch'esso sul sito.
  Un monitoraggio scientifico degli orsi bruni viene costantemente realizzato dalla provincia autonoma di Trento. I risultati di tale monitoraggio sono riportati ogni anno nel sopracitato e dettagliato rapporto pubblico scaricabile dal sito della provincia. Ciononostante, data la natura elusiva degli orsi e i concreti rischi derivanti da ogni operazione di cattura sia per gli operatori che per gli orsi, non risulta tecnicamente possibile munirli tutti di radio collare. L'applicazione dei collari viene praticata in tutte le occasioni in cui risulta possibile, con particolare impegno per gli orsi che per diversi motivi si trovano nelle aree in cui è più probabile un'interazione con l'uomo o con attività umane. Questo vale peraltro per tutte le popolazioni di orso al mondo. Il monitoraggio con telemetria GPS e VHF costituisce, tuttavia, assieme al monitoraggio genetico, uno dei principali strumenti di gestione degli orsi presenti in provincia di Trento (13 orsi radiocollarati in più occasioni negli ultimi 10 anni).
  Sull'argomento, la provincia segnala che ha costantemente svolto e continua a svolgere attività di formazione, informazione, sensibilizzazione per limitare i rischi derivanti dalla presenza di orsi nell'area, per migliorare l'accettazione della presenza di orsi e per prevenire comportamenti pericolosi.
  Secondo quanto riferito dalla stessa amministrazione provinciale, la «parte informativa/formativa per la popolazione», infatti, è stata sviluppata dall'amministrazione sin dall'inizio (2003) nell'ambito di una corposa e strutturata campagna di comunicazione denominata «Conosci l'orso bruno» che è tutt'ora in corso e che si avvale anche del supporto di esperti della comunicazione. Essa si fonda su di uno specifico progetto di comunicazione redatto nel 2003 ed aggiornato nel 2016, che pone la citata amministrazione all'avanguardia in Europa su questo specifico tema. Quale esempio più recente, si fa presente che in occasione della prossima conferenza della «Piattaforma dell'Unione Europea sulla coesistenza tra l'uomo e i grandi carnivori» (Venzone, Udine, 12-14 ottobre 2017) la provincia autonoma di Trento è stata invitata a relazionare con una presentazione orale proprio sull'esperienza virtuosa in questo senso condotta negli ultimi 15 anni in Trentino. Si tratta, quindi, di uno degli elementi centrali delle diverse linee d'azione per la gestione dell'orso, fondamentale per una crescita progressiva delle conoscenze e, più in generale, della cultura ambientale, nell'ottica del miglioramento continuo, continuando ad investire in termini di risorse umane e finanziarie nella conduzione di un progetto assai ambizioso e non facile. Si è trattato sempre di investimenti mirati, ricorrendo ai migliori mezzi tecnici disponibili e sempre in raccordo con i massimi esperti internazionali del settore.
  Circa, infine, il tema degli indennizzi per le persone vittime degli attacchi, si rappresenta che la provincia autonoma di Trento si è dotata da tempo di una copertura assicurativa
ad hoc.
  Si segnala, inoltre, che dal 2015 è stata formalmente istituita una commissione tecnica fra il Ministero dell'ambiente, la provincia autonoma di Trento e Ispra sulla gestione dell'orso e dei grandi carnivori e che da allora la commissione si incontra regolarmente e affronta tutte le questioni relative alla gestione e conservazione dell'orso.
  In relazione alla presenza di cuccioli e alla loro gestione, si riporta che nell'ambito dell'attuazione del Pacobace sono state definite anche delle linee guida per la gestione di cuccioli di orso privi della madre, cui la provincia si sta attenendo.
  Si segnala, inoltre, che alla cosiddetta commissione dei 12 è pervenuta in data 4 ottobre 2017 una proposta di norma di attuazione per concedere alle province di Trento e Bolzano maggiore autonomia nella gestione dell'orso e del lupo e che, in relazione a tale proposta, è in corso la verifica circa la compatibilità della norma proposta con la direttiva europea «Habitat».
  Con riferimento alla gestione e alla conservazione del lupo in Italia, il Governo, consapevole delle problematiche connesse, si è attivato da oltre un anno per aggiornare il piano d'azione del lupo.
  In generale sono diversi i progetti Life, finanziati dalla Commissione europea, conclusi o ancora in corso, finalizzati alla gestione della specie e delle problematiche ad essa connesse: Wolfalps (Alpi), M.I.R.C.O. (parco nazionale dell'appennino tosco-emiliano e parco nazionale del Gran Sasso e dei monti della Laga), Ibriwolf (provincia di Grosseto), Wolfnet (parco nazionale del Pollino, parco nazionale della Majella, parco nazionale delle foreste casentinesi, monte Falterona e Campigna (provincia dell'Aquila)), Medwolf (provincia di Grosseto e Portogallo).
  Più recentemente è stato commissionato a 70 esperti, con il contributo di Ispra e dell'unione zoologica italiana (Uzi), la redazione di un piano di conservazione e gestione del lupo in Italia. Il piano prevede il ricorso a diverse azioni. Un'intera parte del piano è dedicata a 22 azioni per la gestione; tra queste, le azioni di prevenzione e contrasto delle attività illegali, le azioni per prevenire la presenza di cani vaganti e l'ibridazione lupo-cane, le azioni per la prevenzione e la mitigazione dei conflitti con le attività zootecniche, la predisposizione di strutture di captivazione di lupi e, da ultimo, l'applicazione di deroghe al divieto di rimozione di lupi dall'ambiente naturale successivamente alla verifica del rispetto di rigorosi presupposti, condizioni, limiti e criteri di applicazione.
  Tali prerequisiti consistono nella richiesta di deroga avanzata dall'amministrazione regionale, che quindi ha il pieno controllo sull'attivazione del processo; la documentazione prodotta dalla regione che attesti lo stato favorevole della popolazione del lupo e la non incidenza della deroga sulla conservazione della popolazione stessa; la documentazione prodotta dalla regione che attesti la messa in opera delle più idonee misure di prevenzione e di controllo del randagismo canino; la documentazione prodotta dalla regione che attesti l'assenza di altre soluzioni valide; la documentazione prodotta dalla regione sull'attuazione delle misure di competenza previste dal piano.
  Sulla base di quanto detta, Ispra è chiamata ad una valutazione caso per caso e deve accertare la sussistenza di tali requisiti e la piena rispondenza delle condizioni fissate dalla normativa vigente per questo tipo di deroga.
  Solo a seguito del parere di Ispra, il Ministero può autorizzare la rimozione di singoli individui, in un contesto che deve mantenere un carattere di eccezionalità.
  Pertanto, i passaggi sopra rappresentati evidenziano che si tratta di un procedimento amministrativo molto elaborato, che è sottoposto ad un parere dell'Ispra e che non costituisce un automatico riconoscimento della deroga.
  Per questo motivo, stime recenti della dimensione della popolazione invernale alpina di lupo ottenute dai rilievi del citato progetto Life Wolfalps, indicano una consistenza compresa tra 100-130 individui. A questi va aggiunta la popolazione appenninica stimata, attraverso un metodo deduttivo basato sulle attuali migliori conoscenze di cinque parametri biologici, in un valore mediano di 1.580 animali con una valutazione dell'incertezza associata compresa tra 1.070 e 2.472 (Boitani & Salvatori, 2015). Valori simili sono stati estrapolati tramite una revisione sistematica della bibliografia condotta da Galavemi nel 2015 che riportano un valore complessivo per il territorio italiano compreso tra un minimo di 1.269 individui ed un massimo di 1.800.
  L'attivazione di un sistema organico di monitoraggio del carnivoro a scala nazionale rappresenta la principale priorità d'azione identificata dal piano d'azione nazionale per la conservazione del lupo (Genovesi, 2002). Un'adeguata conoscenza dei più importanti parametri di popolazione e dei danni che questo predatore provoca agli allevamenti rappresenta la necessaria premessa per mettere a punto più efficaci strumenti di intervento per la conservazione della specie e per l'attenuazione dei conflitti con l'uomo. La realizzazione di un programma nazionale di monitoraggio è inoltre espressamente prevista dal decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997.
  Relativamente alla dimensione del problema dell'ibridazione tra cane e lupo non è possibile quantificare frequenza e ricorrenza dei casi di ibridazione avvenuti nella storia evolutiva. Pur tuttavia, studi recenti evidenziano un'accresciuta frequenza dei casi d'ibridazione tra lupo e cane recentemente accertati in Italia. Nelle condizioni attuali il fenomeno si va quindi ad associare alle altre minacce che già gravano sulla specie lupo, con l'importante differenza che la perdita di biodiversità, in questo caso rappresentata dall'integrità genomica originaria della specie, sarebbe irreversibile. Si evidenzia che la problematica dell'ibridazione deriva dalla presenza consistente di cani vaganti sul nostro territorio. Ciò discende largamente dalla mancata applicazione dell'attuale quadro normativo di riferimento (legge n. 281 del 14 agosto 1991) e dalla inadeguatezza degli strumenti da questo definiti.
  Per quanto riguarda le iniziative adottate al fine di garantire un equilibrio che limiti le situazioni di conflitto con le attività produttive, è opportuno evidenziare come diverse azioni siano state adottate a partire dagli anni 70, finalizzate alla conservazione del lupo, che hanno compreso sia misure legislative adottate dalle amministrazioni locali, sia programmi di conservazione promossi dalle amministrazioni locali, dagli enti gestori di aree protette, da Ong e da istituti di ricerca pubblici.
  Al fine di prevenire i conflitti del lupo con la zootecnia, diverse amministrazioni promuovono la messa in opera di strumenti di prevenzione dei danni, anche attraverso il finanziamento di recinzioni per la stabulazione notturna delle greggi. A titolo di esempio, si cita la regione Piemonte che, in collaborazione con la provincia di Torino ed i parchi di Salbentrand e delle alpi marittime, ha attivato il programma «Il lupo in Piemonte: azioni per la conoscenza e la conservazione della specie, per la prevenzione dei danni al bestiame domestico e per l'attuazione di un regime di coesistenza stabile tra lupo e attività economiche». Tale programma, cofinanziato dall'Unione europea tramite il programma Interreg, si è articolato nelle seguenti attività principali: monitoraggi, ricerca, informazione e preparazione. Analogamente, la regione Emilia-Romagna ha cofinanziato un programma Life per la conservazione del lupo in dieci siti di interesse comunitario (SIC) ricadenti all'interno di tre parchi regionali e del parco nazionale dell'appennino tosco-emiliano, di più recente istituzione. Il progetto prevede il monitoraggio del lupo e delle popolazioni preda, la messa in opera di sistemi di prevenzione dei danni, la sensibilizzazione delle popolazioni locali e la produzione di linee guida per una corretta gestione del lupo. Il parco nazionale del Pollino ha promosso un progetto intensivo di quattro anni di ricerca finalizzato a definire consistenza numerica, distribuzione, struttura spaziale e sociale, uso del territorio e dell'habitat, dispersione, alimentazione, impatto sulla zootecnia. Parallelamente, l'Ente parco ha cofinanziato un programma Life triennale, in collaborazione con il WWF, volto al controllo del randagismo canino, alla messa in opera di strumenti di prevenzione (recinzioni elettrificate e cani da guardiania) e a promuovere una migliore opinione sul lupo da parte delle popolazioni locali. Si segnala che il piano non è stato ancora approvato presso la conferenza delle regioni e delle province autonome.
  Per quanto riguarda le risorse economiche, il piano prevede impegni precisi del Governo, mentre per quanto riguarda la prevenzione e gli indennizzi dei danni da lupo si ricorda che queste sono di competenza delle regioni, che a tal fine possono avvalersi anche dei fondi europei.
  Si rassicura comunque che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare prosegue nella sua azione costante di monitoraggio senza ridurre in alcun modo lo stato di attenzione su tale importante questione.

Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Gian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

protezione degli animali

mammifero selvatico

protezione della fauna