ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/17411

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 839 del 21/07/2017
Firmatari
Primo firmatario: BERNINI PAOLO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 21/07/2017


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELL'INTERNO
  • MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 21/07/2017
Stato iter:
06/10/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 06/10/2017
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 06/10/2017

CONCLUSO IL 06/10/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-17411
presentato da
BERNINI Paolo
testo di
Venerdì 21 luglio 2017, seduta n. 839

   PAOLO BERNINI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali . — Per sapere – premesso che:
   il parco nazionale del Vesuvio è stato istituito nel 1995 con la finalità di conservare il territorio e l'ambiente, salvaguardare specie animali e vegetali e la precipua identità geologica, salvaguardare le specie di flora e fauna protette e promuovere attività di educazione ambientale, formazione e ricerca scientifica;
   ha la vastità di 7.259 ettari ricchi di oltre 600 specie vegetali e circa 230 animali e, al suo interno comprende 13 comuni;
   la devastazione di questi incendi dolosi ancora in corso è inimmaginabile in termini di danni ad ogni livello, ma ciò che è evidente è l'assoluta inadeguatezza degli interventi e l'assenza di piani di emergenza congrui e di adeguati mezzi per contrastare un evento chiaramente pianificato;
   l'interrogante ha visitato il territorio vesuviano ove vi sono roghi ancora in corso e animali bloccati nelle strutture senza che si sia pensato ad un precedente piano di evacuazione. La situazione dimostra che non esiste un adeguato piano di emergenza e di azione per episodi come questo e che ogni intervento di messa in sicurezza dei cani nei canili e di quelli randagi che, secondo la legge, sono di responsabilità del sindaco, sono, di fatto, demandati ai volontari delle associazioni;
   la situazione apocalittica che l'interrogante ha potuto verificare direttamente, mostra che si è di fronte ad un chiaro disegno criminoso di distruzione di tutta l'area vesuviana e della sua preziosa biodiversità e, che per essere messo a segno, avrebbe visto l'utilizzo anche di gatti vivi cui sarebbe stato dato fuoco per innescare l'incendio. L'interrogante ha appreso questa notizia dagli organi di stampa e, per questo, ha provveduto immediatamente a chiedere informazioni al comando dei vigili del fuoco perché, se tale notizia venisse confermata, ci si troverebbe di fronte a soggetti spietati, pericolosi evidentemente, oltre che per gli animali e per tutta la biodiversità, anche per le persone;
   tali gravissimi e criminali episodi maturano anche grazie alla totale assenza dello Stato e delle istituzioni sul territorio, dove, se la pianificazione di interventi di emergenza è un miraggio, lo sono anche la prevenzione e la gestione adeguata –:
   quale sia il piano di emergenza messo in pratica e, nel dettaglio, quanti mezzi delle diverse categorie e uomini siano stati impiegati;
   in che modo intendano intervenire per il futuro, garantendo un sistema di prevenzione e pronto intervento con sufficienti mezzi, nel rispetto delle norme, visto che quelli impiegati si sono dimostrati insufficienti ed inadeguati;
   se i Ministri non ritengano di dover assumere iniziative per prevedere investimenti adeguati per i mezzi e gli uomini necessari a difendere le persone, gli animali e l'ambiente, posto che ambiente e animali sono le principali vittime di quella che appare all'interrogante una scellerata e incompetente gestione locale e nazionale che, come mai prima d'ora nella storia del nostro Paese, ha raggiunto livelli di inciviltà e di totale indifferenza, al punto che con questo episodio si sono distrutti patrimoni dello Stato e che appartengono a tutti i cittadini. (4-17411)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 6 ottobre 2017
nell'allegato B della seduta n. 865
4-17411
presentata da
BERNINI Paolo

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  La delicata questione degli incendi boschivi che sta caratterizzando questo 2017, risulta particolarmente critica per due ordini di motivi.
  Da un lato c'è la forte siccità che sta caratterizzando la stagione estiva, con temperature al di sopra della media e una ventilazione che favorisce il propagarsi degli incendi.
  Dall'altro lato c'è la gravissima recrudescenza di episodi dolosi, che rappresentano la stragrande maggioranza delle cause degli incendi che si verificano.
  Di fronte a questo insopportabile crimine contro la natura si stanno mettendo in campo tutte le azioni e tutto il personale — Esercito compreso — disponibile.
  Serve però anche una fortissima azione repressiva contro gli incendiari, per la quale oggi forze dell'ordine e magistratura dispongono di una normativa più adeguata, grazie proprio al lavoro del Parlamento.
  La recente legge sugli ecoreati ha infatti introdotto strumenti attesi da decenni contro chi fa scempio dell'ambiente.
  La legge ha introdotto, tra le varie novità, il reato di «disastro ambientale», la cui pena è la reclusione da 5 a 15 anni. In questa fattispecie può rientrare anche l'incendio boschivo. Con l’«aggravante ambientale» dell'articolo 452-
novies è, inoltre, possibile un inasprimento della pena da un terzo alla metà (quando il reato riguarda i delitti ambientali).
  Questo vuol dire che il trasgressore può essere condannato ad una pena di oltre 20 anni di reclusione, una pena adeguata alla gravità del danno che quanti appiccano un incendio, specie se in un'area protetta, determinano per la collettività.
  La materia degli incendi boschivi è disciplinata dalla legge quadro n. 353 del 21 novembre 2000, che ha fissato, da ben 17 anni, diversi principi, primo tra tutti la ripartizione puntuale delle responsabilità e delle competenze affidate al Servizio nazionale di protezione civile e quelle affidate alle regioni.
  Tale ripartizione di funzioni viene configurata anche sulla base del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, che attribuisce alle regioni ed alle province autonome il compito di programmare ed attuare le attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi — ossia ricognizione, sorveglianza, avvistamento, allarme e spegnimento con mezzi da terra e aerei — mediante l'approvazione di un piano regionale, a revisione annuale, per la programmazione delle predette attività.
  La richiamata legge quadro affida al dipartimento della protezione civile la responsabilità di garantire il coordinamento del concorso della flotta aerea dello Stato a supporto delle regioni, che sono chiamate ad impiegare le proprie risorse terrestri ed i velivoli che compongono le flotte regionali nelle attività di spegnimento.
  Di fronte a questa emergenza la risposta deve essere ampia, certamente emergenziale e repressiva dei fenomeni criminali, ma anche in grado di recuperare le preziose risorse perdute. Questo perché ad essere messe in discussione sono anche le funzioni che tali risorse svolgono per il clima e la biodiversità, con particolare riferimento all'assorbimento di CO2 e all'adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici. Per questo si segnala il lancio di un programma nazionale di riforestazione delle aree protette colpite dagli incendi, per il quale questo dicastero ha previsto un primo stanziamento di 5 milioni di euro, reperite nell'ambito delle risorse europee destinate alle misure di adattamento ai cambiamenti climatici, strettamente connesse con quanto viene messo più a rischio oggi: la protezione del suolo, la riduzione dei rischi idrogeologici, l'assorbimento di CO2, il mantenimento della biodiversità.
  La problematica degli incendi boschivi è complessa, per le molteplici componenti e le interrelazioni (climatiche, morfologiche, vegetazionali, antropiche, socio-economiche, ecc.) che la caratterizzano in un dato ambiente geografico. Questa necessita, quindi, di una doverosa sinergia fra le varie Istituzioni, in particolar modo fra quelle competenti per la lotta attiva.
  In questo scenario, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare cura direttamente la pianificazione anti incendi boschivi (Aib) delle aree protette statali. In particolare, tramite gli enti gestori, svolge principalmente attività di programmazione e prevenzione sul relativo territorio naturale protetto.
  In previsione della criticità climatica che sta interessando il Paese e considerata anche la riorganizzazione del corpo forestale operata dal decreto legislativo n. 177 del 2016, il 3 luglio 2017 è stata convocata presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare un'apposita riunione per fare il punto sulla relativa pianificazione anti incendi boschivi e sulle forze disponibili per fronteggiare la situazione con tutte le Istituzioni cointeressate: regioni, corpo nazionale dei vigili del fuoco, carabinieri-forestali (Cutfaac) ed enti gestori delle aree protette.
  All'esito della riunione, il 12 luglio 2017 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha emanato una direttiva che evidenzia l'importanza della sinergia e della collaborazione istituzionale nella lotta agli incendi, richiamando all'attenzione tutte le azioni necessarie per far fronte all'emergenza nell'attuale stagione estiva, nonché una serie di raccomandazioni volte a rafforzare anche le attività di programmazione e prevenzione.
  Si è provveduto, inoltre, a trasmettere la direttiva a tutti gli attori istituzionali che hanno competenza diretta in merito alla lotta attiva, inclusi gli enti parco, il capo dipartimento della protezione civile, nonché il presidente della conferenza dei presidenti delle regioni.
  Con riferimento all'attività pianificatoria in materia svolta da questo Ministero, occorre evidenziare che la situazione dei relativi piani dei parchi nazionali e delle riserve naturali statali è sostanzialmente a regime da diversi anni e ogni piano pluriennale viene rinnovato alla sua scadenza quinquennale. Durante il periodo di valenza del piano, ogni anno viene predisposta una relazione di aggiornamento. Si segnala, a tal proposito, che la situazione dei piani anti incendi boschivi è disponibile sul sito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
  Si segnala, inoltre, che il 5 aprile 2017, è stato firmato un apposito protocollo d'intesa tra l'Arma dei carabinieri e il corpo nazionale dei vigili del fuoco, al fine di definire ogni utile sinergia operativa e di migliorare ulteriormente l'efficacia degli interventi. Mediante tale strumento, le parti regolano i diversi ambiti di intervento e le attività di collaborazione tenendo conto che le competenze e le funzioni già assegnate dalla legge al corpo forestale dello Stato devono intendersi trasferiti al corpo se attinenti alla lotta attiva agli incendi boschivi con mezzi aerei e terrestri, e all'Arma se attinenti alla prevenzione e repressione delle violazioni in materia di incendi boschivi e al monitoraggio del territorio in genere con raccolta, elaborazione, archiviazione e diffusione dei dati relativi alle aree percorse dal fuoco. In particolare, l'Arma, in materia di incendi boschivi realizza l'attività di prevenzione attraverso i servizi di controllo del territorio, anche aerei, nonché la verifica degli adempimenti da parte dei soggetti pubblici e privati; acquisisce le segnalazioni di incendi boschivi; conduce specifiche attività investigative; provvede al monitoraggio delle aree percorse dal fuoco e agli accertamenti conseguenti gli incendi boschivi che prevedono attività di rilievo e di perimetrazione delle aree percorse dal fuoco.
  Sul piano operativo, sono state diramate, per tempo, puntuali disposizioni a tutti i comandi dell'Arma, territoriali e della specialità forestale, per indirizzare i servizi di controllo del territorio alla sorveglianza per il contrasto degli incendi boschivi, specie nelle aree rurali e montane, diramando prontamente i conseguenti allarmi e assicurando i primi interventi.
  Per orientare la pianificazione dei servizi, è stato diramato il documento di analisi elaborato dal comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare, concernente l'esame e la valutazione di tutti gli episodi incendiari verificatisi nel 2016. Inoltre, ogni giorno viene trasmesso a tutti i Reparti dell'Arma il bollettino di rischio incendi, diramato dal dipartimento della protezione civile, che fornisce una previsione a 24 e 48 ore della suscettività all'innesco degli incendi boschivi, della possibile intensità della linea di fuoco e della velocità di diffusione dell'incendio.
  Il corpo nazionale dei vigili del fuoco, oltre alle attribuzioni istituzionalmente spettanti allo stesso, esercita, in concorso con le regioni, le competenze in materia di lotta attiva contro gli incendi boschivi, ivi comprese quelle inerenti l'ausilio di mezzi da terra e aerei; il coordinamento delle operazioni di spegnimento; la partecipazione alla struttura di coordinamento nazionale e a quelle regionali.
  Va ricordato, altresì, come al fine di sollecitare il ricorso ad accordi pattizi tra le regioni e il corpo nazionale dei vigili del fuoco – l'unico corpo dello Stato che può, su richiesta delle regioni, concorrere nelle attività di lotta attiva contro gli incendi boschivi – è stato sottoscritto il 4 maggio scorso, su iniziativa del Ministero dell'interno, un apposito accordo quadro tra il Governo e le regioni, nell'ambito della conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano. Tale accordo integra ulteriormente il quadro delle iniziative assunte dal Governo per prevenire, per quanto possibile, su tutto il territorio nazionale, eventuali disfunzioni operative in materia di lotta attiva agli incendi boschivi.
  Successivamente sono state stipulate, alcune sono in via di prossima definizione, diverse convenzioni con le regioni che hanno manifestato un interesse in tal senso. Questi strumenti, oltre a prevedere diverse forme di collaborazione, consentono di rafforzare i dispositivi di lotta a terra agli incendi boschivi, grazie alla previsione di squadre del corpo a questo dedicate.
  A tal ultimo riguardo, va, infatti, precisato che le regioni, per le operazioni di spegnimento dall'alto, si avvalgono, in tutto o in parte, di una propria flotta, anche ricorrendo a società esterne, ovvero richiedere, qualora necessario, il concorso dello Stato. In tal caso, va ricordato che il dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri è chiamato, attraverso il centro operativo aereo unificato (Coau) ad assicurare, grazie ad un coordinamento nazionale, le attività aeree di spegnimento con la flotta aerea antincendio dello Stato. Tale flotta si avvale, come noto, di mezzi di particolare efficacia, come i 19 canadair, transitati al corpo nazionale dei vigili del fuoco dal 2014 – di cui 16 sono costantemente operativi. Per quanto attiene a tali velivoli, si precisa che lo schieramento ordinariamente operativo pari a 14 velivoli è stato implementato, a partire dal 15 giugno e fino al 15 settembre prossimo, di ulteriori due mezzi grazie al progetto europeo denominato «EU Buffer». I predetti 2 canadair aggiuntivi sono dedicati prioritariamente al progetto europeo – e, in tal senso, va ricordato che tali mezzi sono recentemente intervenuti in Portogallo in occasione dei tragici eventi che hanno interessato quel Paese ma sono impiegabili anche sul territorio nazionale.
  Inoltre, proprio per far fronte alle esigenze connesse con le attività in corso, si deve precisare che, oltre ai 16 canadair, il corpo nazionale dei vigili del fuoco ha messo a disposizione 15 elicotteri per la campagna anti incendi boschivi (Aib) 2017, utilizzando in parte elicotteri provenienti dall'ex corpo forestale dello Stato, in parte mettendo a disposizione propri velivoli. Anche in virtù di tale sforzo, il Coau oggi vanta una delle maggiori flotte di cui abbia potuto disporre nell'ultimo decennio, a cui contribuisce per circa l'80 per cento il corpo nazionale dei vigili del fuoco.
  In Campania, da informazioni pervenute dalla medesima regione, emerge che, in termini di risposta Aib, la stessa si è dotata di una propria struttura, all'interno della quale è presente anche l'ulteriore sala operativa cosiddetta «terra dei fuochi». Sono, peraltro, attive sale operative di livello provinciale e centri operativi locali.
  La stessa regione, a partire dall'inizio del mese di luglio ha dovuto fronteggiare un'ondata di roghi che hanno interessato l'intero territorio regionale. In alcune giornate sono stati registrati oltre cento incendi; i più significativi hanno interessato l'area vesuviana, con fronti di fuoco, in alcuni momenti, lunghi oltre 2 km.
  Dal 15 giugno al 30 luglio 2017, la regione ha inviato al Coau del dipartimento della protezione civile 162 richieste di concorso aereo, di cui 108 solo nel periodo dal 10 al 30 luglio.
  L'intera struttura della protezione civile regionale è stata coinvolta: oltre 700 unità che hanno operato incessantemente giorno e notte. A questa forza, naturalmente, va aggiunto l'apporto del corpo dei vigili del fuoco, dell'Esercito (dal 19 luglio raggiungeranno le 90 unità) e del volontariato locale.
  Al fine di implementare ancor di più i dispositivi di intervento a terra del corpo è stato, altresì, recentemente stipulato con la regione un protocollo d'intesa che prevede, tra l'altro, nel periodo di maggior esposizione al rischio incendi, un incremento dell'operatività, attraverso la predisposizione di 8 squadre Aib dedicate, aumentabili, in caso di particolari necessità, fino a 10. Inoltre, al fine di implementare il dispositivo di intervento a terra, nella maggior parte dei comandi provinciali del corpo sono stati effettuati richiami di personale in turno libero e raddoppi di personale.
  In merito al parco nazionale del Vesuvio, lo scenario ha messo in evidenza l'aspetto doloso del fenomeno e quindi la necessità di operare in modo altrettanto eccezionale per poter fronteggiare la situazione in modo adeguato, sia con le forze di polizia che con l'esercito, per un'adeguata azione di presidio del territorio, in collaborazione con il Ministero dell'interno e del Ministero della difesa. Per l'emergenza nel parco del Vesuvio è stato disposto il servizio provvisorio di militari provenienti dal comando regione carabinieri forestale Abruzzo e Molise (10 unità) e di 6 operai in tenuta e con automezzo Aib, nell'ambito della riserva nazionale di Tirone Alto Vesuvio (dove già sono presenti 11 operai).
  In merito alle attività investigative per gli eventi del cratere vesuviano, sono in corso accertamenti tecnici finalizzati all'individuazione dei punti di insorgenza e al rilevamento di tracce organiche.
  Con riferimento alla provincia di Napoli, il procuratore della Repubblica di Napoli ha comunicato che l'ufficio sta procedendo a carico di ignoti e le indagini sono ancora in corso. Il procuratore ha aggiunto che, allo stato, e salvi gli esiti di successivi accertamenti, i tre eventi incendiari che hanno di recente interessato la zona non appaiono collegati tra loro né riconducibili ad un'unica matrice. L'ufficio ha sottolineato come il lavoro investigativo in corso non consenta, allo stato, di privilegiare una particolare ipotesi circa la natura dolosa o colposa dei fatti e la riconducibilità ad «un'unica mano» degli altri accadimenti nel territorio vesuviano. Ad ogni modo, secondo quanto rappresentato dal procuratore, le prime risultanze investigative hanno escluso che tutti i citati fenomeni fossero ingenerati da autocombustione, derivando verosimilmente la matrice degli stessi da comportamenti, dolosi ovvero colposi, di soggetti allo stato non ancora identificati.
  In relazione all'entità del fenomeno, da una prima, sia pur approssimativa, stima dei danni risulta che i tre incendi abbiano interessato complessivamente circa 1600 ettari del parco nazionale del Vesuvio, dei quali circa 550 relativi alla riserva forestale «Tirone Alto Vesuvio».
  È evidente la necessità di una migliore gestione forestale dell'area in questione, di bonifica tempestiva degli incendi pregressi e della ripulitura della viabilità, senza dimenticare la piaga sulla gestione dei rifiuti. Resta, tuttavia, inteso che tutti gli attori istituzionali e non (compresi i proprietari pubblici e privati) dovrebbero congiuntamente assicurare il benessere del territorio.
  Il problema vero resta quello di affrontare la gestione del territorio con la dovuta concertazione di tutti i suddetti soggetti cointeressati, affinché ciascuno faccia la propria parte seguendo una visione di obiettivi di gestione il più possibile condivisa.
  Quanto riferito testimonia che le problematiche rappresentate dall'interrogante sono tenute in debita considerazione da parte di questo Ministero, il quale continuerà a svolgere tutte le azioni e valutazioni di competenza, seguendo la situazione con il massimo grado di attenzione.

Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Gian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

parco nazionale

incendio

educazione ambientale