ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/17370

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 837 del 19/07/2017
Firmatari
Primo firmatario: D'AGOSTINO ANGELO ANTONIO
Gruppo: SCELTA CIVICA-ALA PER LA COSTITUENTE LIBERALE E POPOLARE-MAIE
Data firma: 19/07/2017


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELL'INTERNO
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 19/07/2017
Stato iter:
06/10/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 06/10/2017
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 06/10/2017

CONCLUSO IL 06/10/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-17370
presentato da
D'AGOSTINO Angelo Antonio
testo di
Mercoledì 19 luglio 2017, seduta n. 837

   D'AGOSTINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia . — Per sapere – premesso che:
   le pene previste dal codice penale per chiunque cagioni un incendio su boschi, selve o foreste prevedono la reclusione da quattro a dieci anni;
   a giudizio dell'interrogante, tali pene sono eccessivamente lievi, anche alla luce delle conseguenze gravissime che gli incendi arrecano alle abitazioni private, alle tante aree protette presenti sul territorio nazionale e ai costi che lo Stato deve sostenere per lo spegnimento e per rimediare ai danni conseguenti ai roghi;
   vero è che il codice penale prevede che le pene siano aumentate se dall'incendio derivi pericolo per edifici o danno su aree protette e che siano aumentate della metà se dall'incendio deriva un danno grave, esteso e persistente all'ambiente, ma ciononostante in questi ultimi anni si è registrato un costante aumento di incendi;
   a giudizio dell'interrogante, le pene sono decisamente poco dissuasive, anche in considerazione del fatto che non sempre è facile individuare i responsabili, ma, quando questo accade, difficilmente le pene vengono applicate al massimo previsto;
   l'aumento dei casi di incendio, che si verificano in particolare nel periodo estivo, a giudizio dell'interrogante impongono un inasprimento delle pene previste dall'articolo 423-bis del codice penale e il superamento della distinzione tra rogo doloso e colposo;
   numerosi sono i processi per i tanti che vengono denunciati dalle forze dell'ordine, ma sono davvero pochi quelli che scontano la pena;
   la discrepanza tra numero di processati e numero dei condannati è determinata proprio dalla distinzione che l'attuale normativa fa tra incendio doloso e colposo;
   è necessario, a giudizio dell'interrogante, superare tale distinzione, se non altro perché il coltivatore che dà fuoco alle sterpaglie o ai rimasugli della potatura è ben consapevole non solo del divieto tassativo di abbruciamento, ma anche del fatto che il fuoco può facilmente sfuggire al suo controllo e mettere a repentaglio l'incolumità delle persone, degli edifici circostanti e dell'intero ambiente;
   è altrettanto chiaro che non basta inasprire le pene per combattere efficacemente contro chi deliberatamente dà fuoco a un bosco, a una selva o a una foresta: è grazie ad una più capillare attività di controllo del territorio si possono prevenire tali reati e i danni ingentissimi che ne conseguono, in particolare all'ambiente –:
   se i Ministri interrogati intendano promuovere, iniziative normative volte all'inasprimento delle pene per il reato di incendio boschivo, valutando il superamento della distinzione tra incendio doloso e colposo; quali iniziative intendano adottare al fine di assicurare un maggiore controllo del territorio e una migliore prevenzione degli incendi. (4-17370)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 6 ottobre 2017
nell'allegato B della seduta n. 865
4-17370
presentata da
D'AGOSTINO Angelo Antonio

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  La delicata questione degli incendi boschivi, che sta caratterizzando questo 2017, risulta particolarmente critica per due ordini di motivi.
  Da un lato c'è la forte siccità che sta caratterizzando la stagione estiva, con temperature al di sopra della media e una ventilazione che favorisce il propagarsi degli incendi.
  Dall'altro lato c'è la gravissima recrudescenza di episodi dolosi, che rappresentano la stragrande maggioranza delle cause degli incendi che si verificano.
  Di fronte a questo insopportabile crimine contro la natura si stanno mettendo in campo tutte le azioni e tutto il personale – esercito compreso – disponibile.
  Serve però anche una fortissima azione repressiva contro gli incendiari, per la quale oggi forze dell'ordine e magistratura dispongono di una normativa più adeguata, grazie proprio al lavoro del Parlamento.
  La recente legge sugli ecoreati ha infatti introdotto strumenti attesi da decenni contro chi fa scempio dell'ambiente.
  La legge ha introdotto, tra le varie novità, il reato di «disastro ambientale», la cui pena è la reclusione da 5 a 15 anni. In questa fattispecie può rientrare anche l'incendio boschivo. Con l’«aggravante ambientale» dell'articolo 452-
novies è, inoltre, possibile un inasprimento della pena da un terzo alla metà (quando il reato riguarda i delitti ambientali).
  Questo vuol dire che il trasgressore può essere condannato a una pena di oltre 20 anni di reclusione, una pena adeguata alla gravità del danno che quanti appiccano un incendio, specie se in un'area protetta, determinano per la collettività.
  Si ricorda, altresì, che l'articolo 61 comma 1, n. 3 del codice penale prevede come circostanza aggravante «l'avere, nei delitti colposi, agito nonostante la previsione dell'evento» (cosiddetta colpa cosciente o con previsione).
  Rispetto alla colpa cosciente, è inoltre possibile prospettare la più grave fattispecie del dolo eventuale ogni qualvolta ne ricorrano i presupposti. Si segnala, al riguardo, l'arresto della cassazione penale, sezioni unite, 18 settembre 2014, n. 38343, secondo cui la linea di confine tra colpa cosciente e dolo eventuale va individuata considerando e valorizzando la diversa natura dei rimproveri giuridici che fondano l'attribuzione soggettiva del fatto di reato nelle due fattispecie:

   nella colpa si è in presenza del malgoverno di un rischio, della mancata adozione di cautele doverose idonee a evitare le conseguenze pregiudizievoli che caratterizzano l'illecito. Il rimprovero è di inadeguatezza rispetto al dovere precauzionale anche quando la condotta illecita sia connotata da irragionevolezza, spregiudicatezza, disinteresse o altro motivo censurabile. In tale figura manca la direzione della volontà verso l'evento, anche quando è prevista la possibilità che esso si compia (colpa cosciente);

   nel dolo si è in presenza di organizzazione della condotta che coinvolge, non solo sul piano rappresentativo ma anche volitivo, la verificazione del fatto di reato. In particolare, nel dolo eventuale, che costituisce la figura di margine della fattispecie dolosa, un atteggiamento interiore assimilabile alla volizione dell'evento e quindi rimproverabile si configura solo se l'agente prevede chiaramente la concreta, significativa possibilità di verificazione dell'evento e, ciò nonostante, si determina ad agire, aderendo ad esso, per il caso in cui si verifichi.

  Ad ogni modo, si evidenzia che questo Ministero monitora costantemente l'impatto regolatorio delle normative di settore, valutando il raggiungimento delle finalità degli atti normativi, nonché gli effetti prodotti su cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni.
  L'analisi richiede il ricorso alla consultazione dei diversi portatori di interessi, in modo da raccogliere dati e opinioni da coloro sui quali la normativa in esame ha prodotto i principali effetti.
  Lo scopo è quello di ottenere, a distanza di un certo periodo di tempo dall'introduzione di una norma, informazioni sulla sua efficacia, nonché sull'impatto concretamente prodotto sui destinatari, anche al fine di superare le criticità operative che dovessero emergere e valutare possibili revisioni della disciplina in vigore.
  A ciò si aggiunga che la materia degli incendi boschivi è disciplinata dalla legge quadro n. 353 del 21 novembre 2000, che ha fissato, da ben 17 anni, diversi princìpi, primo tra tutti la ripartizione puntuale delle responsabilità e delle competenze affidate al servizio nazionale di protezione civile e quelle affidate alle regioni.
  Tale ripartizione di funzioni viene configurata anche sulla base del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, che attribuisce alle regioni ed alle province autonome il compito di programmare ed attuare le attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi – ossia ricognizione, sorveglianza, avvistamento, allarme e spegnimento con mezzi da terra e aerei – mediante l'approvazione di un piano regionale, a revisione annuale, per la programmazione delle predette attività.
  La richiamata legge quadro affida al dipartimento della protezione civile la responsabilità di garantire il coordinamento del concorso della flotta aerea dello Stato a supporto delle regioni, che sono chiamate ad impiegare le proprie risorse terrestri ed i velivoli che compongono le flotte regionali nelle attività di spegnimento.
  Di fronte a questa emergenza la risposta deve essere ampia, certamente emergenziale e repressiva dei fenomeni criminali, ma anche in grado di recuperare le preziose risorse perdute. Questo perché a essere messe in discussione sono anche le funzioni che tali risorse svolgono per il clima e la biodiversità, con particolare riferimento all'assorbimento di Co2 e all'adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici. Per questo si segnala il lancio di un programma nazionale di riforestazione delle aree protette colpite dagli incendi, per il quale questo Dicastero ha previsto un primo stanziamento di 5 milioni di euro, reperite nell'ambito delle risorse europee destinate alle misure di adattamento ai cambiamenti climatici, strettamente connesse con quanto viene messo più a rischio oggi: la protezione del suolo, la riduzione dei rischi idrogeologici, l'assorbimento di Co2, il mantenimento della biodiversità.
  La problematica degli incendi boschivi è complessa, per le molteplici componenti e le interrelazioni (climatiche, morfologiche, vegetazionali, antropiche, socio-economiche, ecc.) che la caratterizzano in un dato ambiente geografico. Questa necessita, quindi, di una doverosa sinergia fra le varie istituzioni, in particolar modo fra quelle competenti per la lotta attiva.
  In questo scenario, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare cura direttamente la pianificazione anti incendi boschivi (AIB) delle aree protette statali. In particolare, tramite gli enti gestori, svolge principalmente attività di programmazione e prevenzione sul relativo territorio naturale protetto.
  In previsione della criticità climatica che sta interessando il Paese e considerata anche la riorganizzazione del Corpo forestale operata dal decreto legislativo 177 del 2016, il 3 luglio 2017 è stata convocata presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare un'apposita riunione per fare il punto sulla relativa pianificazione anti incendi boschivi e sulle forze disponibili per fronteggiare la situazione con tutte le istituzioni cointeressate: regioni, Corpo nazionale dei vigili del fuoco, carabinieri-forestali (CUTFAAC) ed enti gestori delle aree protette.
  All'esito della riunione, il 12 luglio 2017, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha emanato una direttiva che evidenzia l'importanza della sinergia e della collaborazione istituzionale nella lotta agli incendi, richiamando all'attenzione tutte le azioni necessarie per far fronte all'emergenza nell'attuale stagione estiva, nonché una serie di raccomandazioni volte a rafforzare anche le attività di programmazione e prevenzione.
  Si è provveduto, inoltre, a trasmettere la direttiva a tutti gli attori istituzionali che hanno competenza diretta in merito alla lotta attiva, inclusi gli enti parco, il capo dipartimento della protezione civile, nonché il presidente della conferenza dei presidenti delle regioni.
  Con riferimento all'attività pianificatoria in materia svolta da questo Dicastero, occorre evidenziare che la situazione dei relativi piani dei parchi nazionali e delle riserve naturali statali è sostanzialmente a regime da diversi anni e ogni piano pluriennale viene rinnovato alla sua scadenza quinquennale. Durante il periodo di valenza del piano, ogni anno viene predisposta una relazione di aggiornamento. Si segnala, a tal proposito, che la situazione dei piani anti incendi boschivi è disponibile sul sito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
  Si segnala, inoltre, che il 5 aprile 2017 è stato firmato un apposito protocollo d'intesa tra l'Arma dei carabinieri e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, al fine di definire ogni utile sinergia operativa e di migliorare ulteriormente l'efficacia degli interventi. Mediante tale strumento, le parti regolano i diversi ambiti di intervento e le attività di collaborazione tenendo conto che le competenze e le funzioni già assegnate dalla legge al Corpo forestale dello Stato devono intendersi trasferiti al corpo se attinenti alla lotta attiva agli incendi boschivi con mezzi aerei e terrestri, e all'arma se attinenti alla prevenzione e repressione delle violazioni in materia di incendi boschivi e al monitoraggio del territorio in genere con raccolta, elaborazione, archiviazione e diffusione dei dati relativi alle aree percorse dal fuoco. In particolare, l'arma, in materia di incendi boschivi realizza l'attività di prevenzione attraverso i servizi di controllo del territorio, anche aerei, nonché la verifica degli adempimenti da parte dei soggetti pubblici e privati; acquisisce le segnalazioni di incendi boschivi; conduce specifiche attività investigative; provvede al monitoraggio delle aree percorse dal fuoco e agli accertamenti conseguenti gli incendi boschivi che prevedono attività di rilievo e di perimetrazione delle aree percorse dal fuoco.
  Sul piano operativo, sono state diramate, per tempo, puntuali disposizioni a tutti i comandi dell'arma, territoriali e della specialità forestale, per indirizzare i servizi di controllo del territorio alla sorveglianza per il contrasto degli incendi boschivi, specie nelle aree rurali e montane, diramando prontamente i conseguenti allarmi e assicurando i primi interventi.
  Per orientare la pianificazione dei servizi, è stato diramato il documento di analisi elaborato dal comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare, concernente l'esame e la valutazione di tutti gli episodi incendiari verificatisi nel 2016. Inoltre, ogni giorno viene trasmesso a tutti i reparti dell'arma il bollettino di rischio incendi, diramato dal dipartimento della protezione civile, che fornisce una previsione a 24 e 48 ore della suscettività all'innesco degli incendi boschivi, della possibile intensità della linea di fuoco e della velocità di diffusione dell'incendio.

  Il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, oltre alle attribuzioni istituzionalmente spettanti allo stesso, esercita, in concorso con le regioni, le competenze in materia di lotta attiva contro gli incendi boschivi, ivi comprese quelle inerenti l'ausilio di mezzi da terra e aerei; il coordinamento delle operazioni di spegnimento; la partecipazione alla struttura di coordinamento nazionale e a quelle regionali.
  Va ricordato, altresì, come al fine di sollecitare il ricorso ad accordi pattizi tra le regioni e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco – l'unico corpo dello Stato che può, su richiesta delle regioni, concorrere nelle attività di lotta attiva contro gli incendi boschivi – sia stato sottoscritto il 4 maggio 2017, su iniziativa del Ministero dell'interno, un apposito accordo quadro tra il Governo e le regioni, nell'ambito della conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano. Tale accordo integra ulteriormente il quadro delle iniziative assunte dal Governo per prevenire, per quanto possibile, su tutto il territorio nazionale, eventuali disfunzioni operative in materia di lotta attiva agli incendi boschivi.
  Successivamente sono state stipulate, alcune sono in via di prossima definizione, diverse convenzioni con le regioni che hanno manifestato un interesse in tal senso. Questi strumenti, oltre a prevedere diverse forme di collaborazione, consentono di rafforzare i dispositivi di lotta a terra agli incendi boschivi, grazie alla previsione di squadre del corpo a questo dedicate.
  A tal ultimo riguardo, va, infatti, precisato che le regioni, per le operazioni di spegnimento dall'alto, possono avvalersi, in tutto o in parte, di una propria flotta, anche ricorrendo a società esterne, ovvero richiedere, qualora necessario, il concorso dello Stato. In tal caso, va ricordato che il dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri è chiamato, attraverso il centro operativo aereo unificato (COAU) ad assicurare, grazie ad un coordinamento nazionale, le attività aeree di spegnimento con la flotta aerea antincendio dello Stato. Tale flotta si avvale, come noto, di mezzi di particolare efficacia, come i 19 canadair, transitati al Corpo nazionale dei vigili del fuoco dal 2014 – di cui 16 sono costantemente operativi. Per quanto attiene a tali velivoli, si precisa che lo schieramento ordinariamente operativo pari a 14 velivoli è stato implementato, a partire dal giugno e fino al 15 settembre 2017, di ulteriori due mezzi grazie al progetto europeo denominato «EU Buffer». I predetti 2 canadair aggiuntivi sono dedicati prioritariamente al progetto europeo – e, in tal senso, va ricordato che tali mezzi sono recentemente intervenuti in Portogallo in occasione dei tragici eventi che hanno interessato quel Paese ma sono impiegabili anche sul territorio nazionale.
  Inoltre, proprio per far fronte alle esigenze connesse con le attività in corso, si deve precisare che, oltre ai 16 canadair, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco ha messo a disposizione 15 elicotteri per la campagna anti incendi boschivi (AIB) 2017, utilizzando in parte elicotteri provenienti dall'ex Corpo forestale dello Stato, in parte mettendo a disposizione propri velivoli. Anche in virtù di tale sforzo il Coau oggi vanta una delle maggiori flotte di cui abbia potuto disporre nell'ultimo decennio, a cui contribuisce per circa l'80 per cento il Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
  In Campania, da informazioni pervenute dalla medesima regione, emerge che, in termini di risposta Aib, la stessa si è dotata di una propria struttura, all'interno della quale è presente anche l'ulteriore sala operativa cosiddetta «terra dei fuochi». Sono, peraltro, attive sale operative di livello provinciale e centri operativi locali.
  La stessa regione, a partire dall'inizio del mese di luglio 2017, ha dovuto fronteggiare un'ondata di roghi che hanno interessato l'intero territorio regionale. In alcune giornate sono stati registrati oltre cento incendi; i più significativi hanno interessato l'area vesuviana, con fronti di fuoco, in alcuni momenti, lunghi oltre 2 chilometri.
  Al riguardo, va rappresentato che, dal 15 giugno al 30 luglio 2017, la regione ha inviato al Coau del dipartimento della protezione civile 162 richieste di concorso aereo, di cui 108 solo nel periodo dal 10 al 30 luglio 2017.
  L'intera struttura della protezione civile regionale è stata coinvolta: oltre 700 unità che hanno operato incessantemente giorno e notte. A questa forza, naturalmente, va aggiunto l'apporto del Corpo dei vigili del fuoco, dell'esercito (dal 19 luglio 2017 hanno raggiunto le 90 unità) e del volontariato locale.
  Al fine di implementare ancor di più i dispositivi di intervento a terra del corpo è stato, altresì, recentemente stipulato con la regione un protocollo d'intesa che prevede, tra l'altro, nel periodo di maggior esposizione al rischio incendi, un incremento dell'operatività, attraverso la predisposizione di 8 squadre Aib dedicate, aumentabili, in caso di particolari necessità, fino a 10. Inoltre, al fine di implementare il dispositivo di intervento a terra, nella maggior parte dei comandi provinciali del corpo sono stati effettuati richiami di personale in turno libero e raddoppi di personale.
  In merito al parco nazionale del Vesuvio, lo scenario ha messo in evidenza l'aspetto doloso del fenomeno e quindi la necessità di operare in modo altrettanto eccezionale per poter fronteggiare la situazione in modo adeguato, sia con le forze di polizia che con l'esercito, per un'adeguata azione di presidio del territorio, in collaborazione con il Ministero dell'interno e del Ministero della difesa. Per l'emergenza nel parco del Vesuvio è stato disposto il servizio provvisorio di militari provenienti dal comando regione carabinieri forestale Abruzzo e Molise (10 unità) e di 6 operai in tenuta e con automezzo Aib, nell'ambito della riserva nazionale di Tirone Alto Vesuvio (dove già sono presenti 11 operai).
  In merito alle attività investigative per gli eventi del cratere vesuviano, sono in corso accertamenti tecnici finalizzati all'individuazione dei punti di insorgenza e al rilevamento di tracce organiche.
  Sempre con riferimento alla regione Campania, e più in particolare alla provincia di Napoli, il procuratore della repubblica di Napoli ha comunicato che l'ufficio sta procedendo a carico di ignoti e le indagini sono ancora in corso. Il Procuratore ha aggiunto che, allo stato, e salvi gli esiti di successivi accertamenti, i tre eventi incendiari che hanno di recente interessato la zona non appaiono collegati tra loro né riconducibili ad un'unica matrice. L'ufficio ha sottolineato come il lavoro investigativo in corso non consenta, allo stato, di privilegiare una particolare ipotesi circa la natura dolosa o colposa dei fatti e la riconducibilità ad «un'unica mano» degli altri accadimenti nel territorio vesuviano. Ad ogni modo, secondo quanto rappresentato dal procuratore, le prime risultanze investigative hanno escluso che tutti i citati fenomeni fossero ingenerati da autocombustione, derivando verosimilmente la matrice degli stessi da comportamenti, dolosi ovvero colposi, di soggetti allo stato non ancora identificati.
  In relazione all'entità del fenomeno, da una prima, sia pur approssimativa, stima dei danni risulta che i tre incendi abbiano interessato complessivamente circa 1600 ettari del parco nazionale del Vesuvio, dei quali circa 550 relativi alla riserva forestale «Tirone Alto Vesuvio».
  È evidente la necessità di una migliore gestione forestale dell'area in questione, di bonifica tempestiva degli incendi pregressi e della ripulitura della viabilità, senza dimenticare la piaga sulla gestione dei rifiuti. Resta, tuttavia, inteso che tutti gli attori istituzionali e non (compresi i proprietari pubblici e privati) dovrebbero congiuntamente assicurare il benessere del territorio.
  Il problema vero resta quello di affrontare la gestione del territorio con la dovuta concertazione di tutti i suddetti soggetti cointeressati, affinché ciascuno faccia la propria parte seguendo una visione di obiettivi di gestione il più possibile condivisa.
  Ad ogni modo questo Ministero continuerà a svolgere tutte le azioni e valutazioni di competenza, seguendo la situazione con il massimo grado di attenzione.

Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Gian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

incendio

codice penale

desertificazione