ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/17319

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 834 del 14/07/2017
Firmatari
Primo firmatario: ROSTAN MICHELA
Gruppo: ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA
Data firma: 14/07/2017


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 14/07/2017
Stato iter:
11/10/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 11/10/2017
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 11/10/2017

CONCLUSO IL 11/10/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-17319
presentato da
ROSTAN Michela
testo di
Venerdì 14 luglio 2017, seduta n. 834

   ROSTAN. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno . — Per sapere – premesso che:
   la notte tra il 10 e l'11 luglio 2017, un enorme rogo è scoppiato sulla circumvallazione esterna di Napoli, nel territorio della cosiddetta area giuglianese, sollevando per ore una nube tossica che ha reso l'aria irrespirabile in un perimetro ampio, toccando soprattutto i comuni di Giugliano, Qualiano, Villaricca, Melito e Calvizzano;
   la nube ha letteralmente cosparso di cenere tutta l'area a nord di Napoli, costringendo migliaia di cittadini a chiudersi in casa per difendersi dal lezzo nauseabondo;
   il rogo ha bruciato per ore, durante tutta la notte, sollevando fumi e una puzza insistente di plastica bruciata per tutta la mattinata dell'11 luglio, nonostante l'intenso lavoro dei vigili del fuoco sul luogo del disastro;
   alto è stato l'allarme sociale su un territorio già devastato ambientalmente;
   nella giornata dell'11 luglio, altri roghi di natura dolosa sono divampati sull'altro versante della provincia di Napoli, quello delle pendici del Vesuvio, dove anche nei giorni precedenti erano andate in fiamme diverse zone del Parco ambientale;
   anche in tutta la vasta zona vesuviana, l'aria è stata irrespirabile per ore, con cieli oscurati dalle esalazioni, piogge di polveri e migliaia di cittadini tappati in casa con segni di malore;
   pare che le attività di spegnimento del rogo sul Vesuvio abbiano impegnato oltre 60 persone in azione tra dipendenti regionali, personale della Sma Campania e volontari, a testimonianza della gravità dei fatti;
   secondo la protezione civile, nelle giornate del 10 e dell'11 luglio, sono stati attivi oltre cento roghi in tutta la Campania, delineando una vera e propria emergenza nazionale, con più di 600 uomini al lavoro sui territori;
   pochi giorni prima, altri roghi erano stati appiccati nel territorio dell'VIII municipalità di Napoli, a ridosso del campo Rom di Scampia, con colonne di fumo che si sono alzati da almeno tre focolai;
   il Parlamento il 5 febbraio 2014 ha provveduto alla conversione in legge del decreto-legge n. 136 del 2013, con cui prevedeva, tra le varie disposizioni, l'introduzione del reato di combustione dei rifiuti, più una serie di attività di bonifica dei suoli inquinati nella terra dei fuochi, il conferimento di poteri speciali al prefetto di Napoli, la creazione, presso il dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, di un gruppo per il monitoraggio, la mappatura dei terreni inquinati, l'uso dell'esercito e lo screening sanitario gratuito per i cittadini residenti in Campania e Puglia;
   nonostante i buoni propositi del testo di legge, com’è del tutto evidente, non accennano a diminuire i roghi tossici e gli sversamenti abusivi; con l'estate e il caldo il livello di emergenza sale oltre la soglia di qualunque possibile tolleranza;
   il fenomeno dei roghi ed, in generale, la condizione di inquinamento dei suoli stanno provocando, come appare evidente da numerosi studi epidemiologici, un preoccupante innalzamento delle patologie diagnosticate nella popolazione residente, in particolare quelle oncologiche;
   va assolutamente innalzato il livello di vigilanza, sorveglianza, lotta dura agli sversamenti abusivi e ai roghi conseguenti sul territorio campano, con una più incisiva e articolata presenza dello Stato –:
   se non ritengano di attivare una speciale azione di contrasto contro i roghi in Campania, in tutti i suoi versanti, e, nello specifico, quali iniziative intendano assumere per aumentare la vigilanza sul territorio, implementare il controllo e il presidio delle zone a rischio e impedire fenomeni ormai dilaganti legati a svernamenti abusivi di rifiuti e conseguenti roghi tossici, che determinano una condizione di totale invivibilità del territorio, un rischio enorme per la salute dei cittadini e un pericolo reale di devastazione per l'ambiente. (4-17319)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 11 ottobre 2017
nell'allegato B della seduta n. 868
4-17319
presentata da
ROSTAN Michela

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  La delicata questione degli incendi boschivi, che sta caratterizzando questo 2017, risulta particolarmente critica per due ordini di motivi.
  Da un lato c'è la forte siccità che sta caratterizzando la stagione estiva, con temperature al di sopra della media e una ventilazione che favorisce il propagarsi degli incendi.
  Dall'altro lato c'è la gravissima recrudescenza di episodi dolosi, che rappresentano la stragrande maggioranza delle cause degli incendi che si verificano.
  Di fronte a questo insopportabile crimine contro la natura si stanno mettendo in campo tutte le azioni e tutto il personale – esercito compreso – disponibile.
  Serve però anche una fortissima azione repressiva contro gli incendiari, per la quale oggi forze dell'ordine e magistratura dispongono di una normativa più adeguata, grazie proprio al lavoro del Parlamento.
  La recente legge sugli ecoreati ha infatti introdotto strumenti attesi da decenni contro chi fa scempio dell'ambiente.
  La legge ha introdotto, tra le varie novità, il reato di «disastro ambientale», la cui pena è la reclusione da 5 a 15 anni. In questa fattispecie può rientrare anche l'incendio boschivo. Con l’«aggravante ambientale» dell'articolo 452-
novies è, inoltre, possibile un inasprimento della pena da un terzo alla metà (quando il reato riguarda i delitti ambientali).
  Questo vuol dire che il trasgressore può essere condannato a una pena di oltre 20 anni di reclusione, una pena adeguata alla gravità del danno che quanti appiccano un incendio, specie se in un'area protetta, determinano per la collettività.
  Si ricorda, altresì, che l'articolo 61, comma 1, n. 3 del codice penale prevede come circostanza aggravante «l'avere, nei delitti colposi, agito nonostante la previsione dell'evento» (cosiddetta colpa cosciente o con previsione).
  Ad ogni modo, si evidenzia che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare monitora costantemente l'impatto regolatorio delle normative di settore, valutando il raggiungimento delle finalità degli atti normativi, nonché gli effetti prodotti su cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni.
  L'analisi richiede il ricorso alla consultazione dei diversi portatori di interessi, in modo da raccogliere dati e opinioni da coloro sui quali la normativa in esame ha prodotto i principali effetti.
  Lo scopo è quello di ottenere, a distanza di un certo periodo di tempo dall'introduzione di una norma, informazioni sulla sua efficacia, nonché sull'impatto concretamente prodotto sui destinatari, anche al fine di superare le criticità operative che dovessero emergere e valutare possibili revisioni della disciplina in vigore.
  A ciò si aggiunga che la materia degli incendi boschivi è disciplinata dalla legge quadro n. 353 del 21 novembre 2000, che ha fissato, da ben 17 anni, diversi principi, primo tra tutti la ripartizione puntuale delle responsabilità e delle competenze affidate al servizio nazionale di protezione civile e quelle affidate alle regioni.
  Tale ripartizione di funzioni viene configurata anche sulla base del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, che attribuisce alle regioni ed alle
province autonome il compito di programmare ed attuare le attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi – ossia ricognizione, sorveglianza, avvistamento, allarme e spegnimento con mezzi da terra e aerei – mediante l'approvazione di un piano regionale, a revisione annuale, per la programmazione delle predette attività.
  La richiamata legge quadro affida al dipartimento della protezione civile la responsabilità di garantire il coordinamento del concorso della flotta aerea dello Stato a supporto delle regioni, che sono chiamate ad impiegare le proprie risorse terrestri ed i velivoli che compongono le flotte regionali nelle attività di spegnimento.
  Di fronte a questa emergenza la risposta deve essere ampia, certamente emergenziale e repressiva dei fenomeni criminali, ma anche in grado di recuperare le preziose risorse perdute. Questo perché a essere messe in discussione sono anche le funzioni che tali risorse svolgono per il clima e la biodiversità, con particolare riferimento all'assorbimento di CO2 e all'adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici. Per questo si segnala il lancio di un programma nazionale di riforestazione delle aree protette colpite dagli incendi, per il quale questo dicastero ha previsto un primo stanziamento di 5 milioni di euro, reperite nell'ambito delle risorse europee destinate alle misure di adattamento ai cambiamenti climatici, strettamente connesse con quanto viene messo più a rischio oggi: la protezione del suolo, la riduzione dei rischi idrogeologici, l'assorbimento di CO2, il mantenimento della biodiversità.
  La problematica degli incendi boschivi è complessa, per le molteplici componenti e le interrelazioni (climatiche, morfologiche, vegetazionali, antropiche, socio-economiche, e altro) che la caratterizzano in un dato ambiente geografico. Questa necessita, quindi, di una doverosa sinergia fra le varie Istituzioni, in particolar modo fra quelle competenti per la lotta attiva.
  In questo scenario, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare cura direttamente la pianificazione Anti incendi boschivi (AIB) delle aree protette statali. In particolare, tramite gli Enti gestori, svolge principalmente attività di programmazione e prevenzione sul relativo territorio naturale protetto.
  In previsione della criticità climatica che sta interessando il Paese e considerata anche la riorganizzazione del Corpo forestale operata dal decreto legislativo n. 177 del 2016, il 3 luglio scorso è stata convocata presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare un'apposita riunione per fare il punto sulla relativa pianificazione Anti incendi boschivi e sulle forze disponibili per fronteggiare la situazione con tutte le Istituzioni cointeressate: regioni, corpo nazionale dei vigili del fuoco, carabinieri-forestali (CUTFAAC) ed Enti gestori delle aree protette.
  All'esito della riunione, il 12 luglio scorso, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha emanato una direttiva che evidenzia l'importanza della sinergia e della collaborazione istituzionale nella lotta agli incendi, richiamando all'attenzione tutte le azioni necessarie per far fronte all'emergenza nell'attuale stagione estiva, nonché una serie di raccomandazioni volte a rafforzare anche le attività di programmazione e prevenzione.
  Si è provveduto, inoltre, a trasmettere la Direttiva a tutti gli attori istituzionali che hanno competenza diretta in merito alla lotta attiva, inclusi gli Enti Parco, il Capo dipartimento della protezione civile, nonché il presidente della conferenza dei presidenti delle regioni.
  Con riferimento all'attività pianificatoria in materia svolta da questo dicastero, occorre evidenziare che la situazione dei relativi piani dei parchi nazionali e delle riserve Naturali Statali è sostanzialmente a regime da diversi anni e ogni piano pluriennale viene rinnovato alla sua scadenza quinquennale. Durante il periodo di valenza del piano, ogni anno viene predisposta una relazione di aggiornamento. Si segnala, a tal proposito, che la situazione dei Piani anti incendi boschivi è disponibile sul sito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
  Si segnala, inoltre, che il 5 aprile scorso è stato firmato un apposito Protocollo d'intesa tra l'Arma dei carabinieri e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, al fine di definire ogni utile sinergia operativa e di migliorare ulteriormente l'efficacia degli interventi. Mediante tale strumento, le parti regolano i diversi ambiti di intervento e le attività di collaborazione tenendo conto che le competenze e le funzioni già assegnate dalla legge al Corpo forestale dello Stato devono intendersi trasferiti al corpo se attinenti alla lotta attiva agli incendi boschivi con mezzi aerei e terrestri, e all'arma se attinenti alla prevenzione e repressione delle violazioni in materia di incendi boschivi e al monitoraggio del territorio in genere con raccolta, elaborazione, archiviazione e diffusione dei dati relativi alle aree percorse dal fuoco. In particolare, l'Arma, in materia di incendi boschivi realizza l'attività di prevenzione attraverso i servizi di controllo del territorio, anche aerei, nonché la verifica degli adempimenti da parte dei soggetti pubblici e privati; acquisisce le segnalazioni di incendi boschivi; conduce specifiche attività investigative; provvede al monitoraggio delle aree percorse dal fuoco e agli accertamenti conseguenti gli incendi boschivi che prevedono attività di rilievo e di perimetrazione delle aree percorse dal fuoco.
  Sul piano operativo, sono state diramate, per tempo, puntuali disposizioni a tutti i comandi dell'Arma, territoriali e della specialità forestale, per indirizzare i servizi di controllo del territorio alla sorveglianza per il contrasto degli incendi boschivi, specie nelle aree rurali e montane, diramando prontamente i conseguenti allarmi e assicurando i primi interventi.
  Per orientare la pianificazione dei servizi, è stato diramato il documento di analisi elaborato dal comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare, concernente l'esame e la valutazione di tutti gli episodi incendiari verificatisi nel 2016. Inoltre, ogni giorno viene trasmesso a tutti i reparti dell'Arma il bollettino di rischio incendi, diramato dal Dipartimento della protezione civile, che fornisce una previsione a 24 e 48 ore della suscettività all'innesco degli incendi boschivi, della possibile intensità della linea di fuoco e della velocità di diffusione dell'incendio.
  Il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, oltre alle attribuzioni istituzionalmente spettanti allo stesso, esercita, in concorso con le regioni, le competenze in materia di lotta attiva contro gli incendi boschivi, ivi comprese quelle inerenti l'ausilio di mezzi da terra e aerei; il coordinamento delle operazioni di spegnimento; la partecipazione alla struttura di coordinamento nazionale e a quelle regionali.
  Va ricordato, altresì, come al fine di sollecitare il ricorso ad accordi pattizi tra le regioni e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco – l'unico corpo dello Stato che può, su richiesta delle regioni, concorrere nelle attività di lotta attiva contro gli incendi boschivi – sia stato sottoscritto il 4 maggio scorso, su iniziativa del Ministero dell'interno, un apposito accordo quadro tra il Governo e le regioni, nell'ambito della conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano. Tale accordo integra ulteriormente il quadro delle iniziative assunte dal Governo per prevenire, per quanto possibile, su tutto il territorio nazionale, eventuali disfunzioni operative in materia di lotta attiva agli incendi boschivi.
  Successivamente sono state stipulate, alcune sono in via di prossima definizione, diverse convenzioni con le regioni che hanno manifestato un interesse in tal senso. Questi strumenti, oltre a prevedere diverse forme di collaborazione, consentono di rafforzare i dispositivi di lotta a terra agli incendi boschivi, grazie alla previsione di squadre del corpo a questo dedicate.
  A tal ultimo riguardo, va, infatti, precisato che le regioni, per le operazioni di spegnimento dall'alto, possono avvalersi, in tutto o in parte, di una propria flotta, anche ricorrendo a società esterne, ovvero richiedere, qualora necessario, il concorso dello Stato. In tal caso, va ricordato che il Dipartimento della protezione civile della presidenza del Consiglio dei ministri è chiamato, attraverso il centro operativo aereo unificato (COAU) ad assicurare, grazie ad un coordinamento nazionale, le attività aeree di spegnimento con la flotta aerea antincendio dello Stato. Tale flotta si avvale, come noto, di mezzi di particolare efficacia, come i 19 Canadair, transitati al corpo nazionale dei vigili del fuoco dal 2014 – di cui 16 sono costantemente operativi. Per quanto attiene a tali velivoli, si precisa che lo schieramento ordinariamente operativo pari a 14 velivoli è stato implementato, a partire dal 15 giugno e fino al 15 settembre prossimo, di ulteriori due mezzi grazie al progetto europeo denominato «EU Buffer». I predetti 2 Canadair aggiuntivi sono dedicati prioritariamente al progetto europeo – e, in tal senso, va ricordato che tali mezzi sono recentemente intervenuti in Portogallo in occasione dei tragici eventi che hanno interessato quel Paese – ma sono impiegabili anche sul territorio nazionale.
  Inoltre, proprio per far fronte alle esigenze connesse con le attività in corso, si deve precisare che, oltre ai 16 canadair, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco ha messo a disposizione 15 elicotteri per la campagna Anti incendi boschivi (AIB) 2017, utilizzando in parte elicotteri provenienti dall'ex Corpo forestale dello Stato, in parte mettendo a disposizione propri velivoli. Anche in virtù di tale sforzo il COAU oggi vanta una delle maggiori flotte di cui abbia potuto disporre nell'ultimo decennio, a cui contribuisce per circa l'80 per cento il Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
  In Campania, da informazioni pervenute dalla medesima regione, emerge che, in termini di risposta AIB, la stessa si è dotata di una propria struttura, all'interno della quale è presente anche l'ulteriore sala operativa cosiddetta «terra dei fuochi». Sono, peraltro, attive sale operative di livello provinciale e centri operativi locali.
  La stessa Regione, a partire dall'inizio del mese di luglio, ha dovuto fronteggiare un'ondata di roghi che hanno interessato l'intero territorio regionale. In alcune giornate sono stati registrati oltre cento incendi; i più significativi hanno interessato l'area vesuviana, con fronti di fuoco, in alcuni momenti, lunghi oltre 2 chilometri.
  Al riguardo, va rappresentato che, dal 15 giugno al 30 luglio 2017, la regione ha inviato al COAU del dipartimento della protezione civile 162 richieste di concorso aereo, di cui 108 solo nel periodo dal 10 al 30 luglio.
  L'intera struttura della protezione civile regionale è stata coinvolta: oltre 700 unità che hanno operato incessantemente giorno e notte. A questa forza, naturalmente, va aggiunto l'apporto del Corpo dei vigili del fuoco, dell'esercito (dal 19 luglio hanno raggiunto le 90 unità) e del volontariato locale.
  Al fine di implementare ancor di più i dispositivi di intervento a terra del Corpo è stato, altresì, recentemente stipulato con la regione un protocollo d'intesa che prevede, tra l'altro, nel periodo di maggior esposizione al rischio incendi, un incremento dell'operatività, attraverso la predisposizione di 8 squadre AIB dedicate, aumentabili, in caso di particolari necessità, fino a 10. Inoltre, al fine di implementare il dispositivo di intervento a terra, nella maggior parte dei comandi provinciali del corpo sono stati effettuati richiami di personale in turno libero e raddoppi di personale.
  In merito al parco nazionale del Vesuvio, lo scenario ha messo in evidenza l'aspetto doloso del fenomeno e quindi la necessità di operare in modo altrettanto eccezionale per poter fronteggiare la situazione in modo adeguato, sia con le forze di polizia che con l'esercito, per un'adeguata azione di presidio del territorio, in collaborazione con il Ministero dell'interno e del Ministero della difesa. Per l'emergenza nel parco del Vesuvio è stato disposto il servizio provvisorio di militari provenienti dal comando regione carabinieri forestale Abruzzo e Molise (10 unità) e di 6 operai in tenuta e con automezzo AIB, nell'ambito della riserva nazionale di Tirone Alto Vesuvio (dove già sono presenti 11 operai).
  In merito alle attività investigative per gli eventi del cratere vesuviano, sono stati svolti accertamenti tecnici finalizzati all'individuazione dei punti di insorgenza e al rilevamento di tracce organiche.
  Sempre con riferimento alla regione Campania, e più in particolare alla provincia di Napoli, il procuratore della Repubblica di Napoli ha comunicato che sono state avviate da subito le indagini a carico di ignoti.
  In generale, in relazione all'entità del fenomeno, da una prima, sia pur approssimativa, stima dei danni risulta che i tre incendi abbiano interessato complessivamente circa 1600 ettari del parco nazionale del Vesuvio, dei quali circa 550 relativi alla riserva forestale «Tirone Alto Vesuvio».
  Anche le problematiche segnalate dall'Interrogante relative all'inquinamento ambientale nel comune di Giugliano in Campania, sono da tempo all'attenzione di questo Ministero, nel quadro delle attività promosse dal patto per la terra dei fuochi, e coordinate presso la cabina di regia inter-istituzionale con le prefetture, la regione Campania e gli enti locali.
  A tale riguardo, sin dalla riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica del 21 luglio 2015, alla quale hanno partecipato il sindaco di Giugliano e il procuratore della Repubblica di Napoli nord, è stato disposto un rafforzamento delle attività di controllo e di vigilanza sui siti maggiormente interessati dagli incendi, anche con la rimodulazione del contingente militare già operante nell'area, che è stato in parte impiegato nella sorveglianza fissa di alcune zone del territorio di Giugliano, ritenute strategiche per il controllo delle strade di collegamento verso i siti di stoccaggio abusivo dei rifiuti.
  Si sono inoltre svolti numerosi incontri per la predisposizione di specifiche misure di competenza dei diversi organi di amministrazione, controllo e repressione. In particolare nelle riunioni relative ai comuni di Giugliano, Acerra, Caivano per la provincia di Napoli sono state adottate misure in materia di:

    risanamento dei siti storici di abbandono dei rifiuti;

    potenziamento del servizio di raccolta rifiuti urbani e assimilati;

    aggiornamento del registro comunale e regionale delle aree interessate da abbandono e da roghi di rifiuti;

    interventi urgenti sui luoghi di stoccaggio abusivo di rifiuti a rischio incendio e di potenziamento dei sistemi di video-sorveglianza;

    rafforzamento delle misure di vigilanza e di repressione dei fenomeni.

  In particolare è stata approvata dal comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica presso la prefettura di Napoli una pianificazione dei servizi che prevede l'impiego mirato dei militari in alcuni settori nei quali si è evidenziata una più elevata propensione ai fenomeni di smaltimento illegale di rifiuti, tra cui, per la provincia di Napoli, il quadrilatero Giugliano-Melito-Qualiano-Marano.
  Ai militari è stato dato mandato di privilegiare un'attività di controllo per posti di osservazione sui siti maggiormente interessati dai fenomeni di smaltimento abusivo, finalizzati alla prevenzione degli sversamenti e dei roghi, ma anche all'identificazione e, in collegamento con i presidi delle forze dell'ordine, al fermo di persone sospettate di attuare condotte illecite di abbandono e di incendio di rifiuti, specificamente sanzionate dall'articolo 256-
bis del decreto legislativo n. 152 del 2006, che consente l'adozione di provvedimenti restrittivi della libertà personale da parte dell'autorità giudiziaria.
  Inoltre le forze dell'ordine, le polizie municipali, la polizia provinciale, secondo le linee operative definite nel piano di contrasto dei roghi di rifiuti, sono impegnate ad effettuare controlli sulle attività economiche (gommisti, officine, imprese edili e manifatturiere, esercizi commerciali), finalizzati a verificare il rispetto delle procedure di smaltimento dei rifiuti speciali prodotti. Il Corpo forestale dello Stato concorre con mirate attività rivolte a risalire la filiera di produzione dei rifiuti speciali e sul corretto smaltimento dei rifiuti provenienti da attività zootecniche e agricole.
  Analogamente la Guardia di finanza provvede, anche avvalendosi delle informazioni che le pervengono per il tramite della Sala dati regionale alla quale convergono le segnalazioni dei militari, degli osservatori civici e dei cittadini, ad effettuare, nell'ambito delle verifiche fiscali, controlli sulle imprese nei settori produttivi sensibili e sulle aziende iscritte all'albo dei gestori ambientali, sospettate di alimentare il flusso di materiale smaltito illegalmente.
  Ad ogni modo, si segnala che le problematiche connesse alla cosiddetta terra dei fuochi rappresentano una priorità per il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che presiede il comitato interministeriale istituito con decreto-legge 10 dicembre 2013, n. 136, convertito con modificazioni dalla legge 6 febbraio 2014, n. 6, con il compito di «determinare gli indirizzi per l'individuazione o il potenziamento di azioni e interventi di prevenzione del danno ambientale e dell'illecito ambientale, monitoraggio, anche di radiazioni nucleari, tutela e bonifica nei terreni, nelle acque di falda e nei pozzi della regione Campania».
  Nell'ambito del citato comitato è stata istituita un'apposita Commissione quale organo tecnico-operativo, la quale ha avviato un approfondito esame delle diverse e complesse questioni poste all'attenzione dalle linee di indirizzo fornite dal Comitato Interministeriale, giungendo all'adozione di un programma degli interventi finalizzati alla tutela della salute, alla sicurezza, alla bonifica dei siti, nonché alla rivitalizzazione economica dei territori della terra dei fuochi.
  Nello specifico, il piano elaborato dalla commissione, caratterizzato da interventi di ampio respiro, mira a coniugare il delicato tema del monitoraggio e della bonifica delle aree agricole interessate nel passato dai fenomeni di tombamento di rifiuti con ricadute sulle matrici ambientali, con quello delle iniziative di screening e di prevenzione dei rischi per la salute dei cittadini e ancora con quello del permanere di fenomeni di illegalità e di inciviltà che attengono allo smaltimento abusivo dei rifiuti e che contribuiscono al degrado del territorio e ad alimentare una percezione negativa con tutte le conseguenze sul piano economico e dello sviluppo.
  Quanto riferito testimonia che le problematiche rappresentate dall'Interrogante sono tenute in debita considerazione da parte di questo Ministero, il quale continuerà a svolgere tutte le azioni e valutazioni di competenza, seguendo la situazione con il massimo grado di attenzione.

Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Gian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

degradazione dell'ambiente

impatto ambientale

incenerimento dei rifiuti