ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/16155

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 773 del 04/04/2017
Firmatari
Primo firmatario: MATARRESE SALVATORE
Gruppo: CIVICI E INNOVATORI
Data firma: 04/04/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DAMBRUOSO STEFANO CIVICI E INNOVATORI 04/04/2017
VARGIU PIERPAOLO CIVICI E INNOVATORI 04/04/2017
PIEPOLI GAETANO DEMOCRAZIA SOLIDALE - CENTRO DEMOCRATICO 04/04/2017


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI delegato in data 04/04/2017
Stato iter:
22/06/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 22/06/2017
NENCINI RICCARDO ERRORE:TROVATE+CARICHE - (ERRORE:TROVATI+MINISTERI)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 22/06/2017

CONCLUSO IL 22/06/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-16155
presentato da
MATARRESE Salvatore
testo di
Martedì 4 aprile 2017, seduta n. 773

   MATARRESE, DAMBRUOSO, VARGIU e PIEPOLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti . — Per sapere – premesso che:
   L'analisi dei dati del monitoraggio sullo stato della programmazione e della realizzazione delle infrastrutture strategiche al 31 dicembre 2016 evidenzia un divario di investimenti dello Stato tra le regioni del centro nord e quelle del sud;
   le risorse assegnate alla data del 31 dicembre 2016 (al netto dei fondi Fsc del Piano operativo infrastrutture approvato dal CIPE) per le opere prioritarie sono 4,357 miliardi di euro ripartite in 2,902 miliardi al centro nord e 1,455 miliardi al sud. Il 97 per cento del suddetto importo è per infrastrutture ferroviarie;
   il costo delle opere prioritarie al dicembre 2016 è di 89,6 miliardi di euro suddiviso in 53,606 miliardi al centro nord (60 per cento) ed in 35,964 miliardi al sud (40 per cento);
   la disponibilità dei suddetti importi è del 76,75 per cento al nord e del 63,60 per cento al centro sud che ha quindi un maggior fabbisogno di risorse. Di conseguenza, la distribuzione territoriale delle risorse, in termini di disponibilità, è la seguente: 65 per cento, al Centro-Nord e 35 per cento per il Sud;
   i lavori in corso nel centro nord sono pari a 53,6 miliardi di euro, mentre al sud sono 35,964 miliardi dei quali solo 1,9 miliardi sono per lavori con contratto da iniziare, mentre al centro nord i medesimi lavori ammontano a 14,6 miliardi. I lavori senza contratto al sud sono pari al 50 per cento dei lavori in corso mentre nel centro nord sono il 18 per cento;
   analogamente, il costo per opere non prioritarie al centro nord è di 136 miliardi di euro (72 per cento), dei quali il 43 per cento già esaminate dal CIPE, mentre al sud è di 50,5 miliardi (28 per cento), dei quali il 28 per cento esaminati dal CIPE. La disponibilità finanziaria al centro nord è doppia rispetto al sud (58,536 miliardi al centro nord e 21,593 miliardi al sud);
   per le infrastrutture al sud, al netto dei fondi comunitari e FSC in arrivo, vi sono meno risorse rispetto al resto del Paese, con una minor copertura dei finanziamenti in termini di disponibilità, una ridotta quantità di lavori da iniziare in tempi brevi, un minor numero di opere esaminate dal CIPE;
   il primo Documento pluriennale di pianificazione (DPP), da adottare entro il 19 aprile 2017, dovrà definire una nuova disciplina per la programmazione delle infrastrutture e degli insediamenti prioritari per lo sviluppo del Paese e individuare un nuovo elenco di opere prioritarie;
   il Piano operativo infrastrutture, approvato dal Cipe il 1o dicembre 2016, prevede 11,5 miliardi di euro di interventi infrastrutturali da appaltare entro il 2019 e rappresenta, insieme ai programmi dei fondi strutturali che prevedono circa 12 miliardi di euro di investimenti infrastrutturali per il Sud, una risorsa fondamentale i cui tempi di attivazione risultano tuttavia molto deludenti. Dopo 4 mesi, la delibera CIPE di approvazione del Piano operativo infrastrutture FSC deve ancora essere pubblicata mentre i programmi dei fondi strutturali, ed in particolare la relativa componente infrastrutturale, stentano a decollare. Secondo la Commissione europea, infatti, nel corso dell'autunno 2016, l'Italia era al 21o posto in Europa per percentuale di progetti selezionati nell'ambito della nuova programmazione, con un tasso di progetti selezionati pari al 14,1 per cento rispetto a una media UE del 20,1 per cento –:
   se i dati in premessa corrispondano al vero, quali siano le motivazioni alla base della penalizzazione che interessa gli investimenti infrastrutturali al Sud Italia e quali iniziative di propria competenza intenda adottare al fine di riequilibrarli e consentire che siano realizzati in tempi brevi per recuperare un divario che persiste da troppo tempo. (4-16155)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 22 giugno 2017
nell'allegato B della seduta n. 819
4-16155
presentata da
MATARRESE Salvatore

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame sulla base delle informazioni pervenute dalla struttura tecnica di missione (STM) di questo Ministero si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  Per quanto riguarda i dati indicati nella premessa dell'interrogazione, si fa presente che con il superamento, formale e sostanziale, della legge obiettivo (legge n. 443 del 2001) e l'emanazione del nuovo codice degli appalti (decreto legislativo n. 50 del 2016), è venuto meno l'obbligo normativo di predisporre l'aggiornamento annuale del programma delle infrastrutture strategiche, (PIS) proprio perché già nel 2016, e a maggior ragione nel 2017, l'allegato infrastrutture al Def aggiornato sia tale programma, sia il quadro di riferimento per le politiche dei trasporti, dando il via alla nuova stagione imperniata sul processo di riforma in atto.
  I dati di monitoraggio riportati si riferiscano quindi ad una fase conclusa, di cui sono stati analizzati, in vari contesti, tutti i limiti e le criticità; proprio partendo da tale analisi, si è avviato il nuovo corso della politica dei trasporti e delle relative strategie di programmazione e pianificazione. Di seguito, in risposta all'ultimo quesito posto dagli interroganti, si illustra sinteticamente il nuovo quadro relativamente alla programmazione degli interventi prioritari per il Mezzogiorno.
  In ogni caso, considerando le sole opere prioritarie del Pis 2015 (dati al 31 dicembre 2016) dalla banca dati «Open-cantieri» è possibile evincere un dato fondamentale per quanto riguarda la capacità di ripresa degli investimenti infrastrutturali nel Mezzogiorno, quello che evidenzia la percentuale dei lavori realizzati (registrati tramite Stato avanzamento lavori) rispetto al contrattualizzato: per le opere del Mezzogiorno tale percentuale è pari al 60,89, a fronte di un dato nazionale pari al 56,80 per cento.
  Come evidenziato di seguito, la ripresa dello sviluppo infrastrutturale del Mezzogiorno è quindi un processo ormai in atto, e l'evidenza degli effetti di tale processo è attesa nel medio ma anche già nel breve periodo.
  In merito, poi, al quesito circa le motivazioni alla base della penalizzazione che interessa gli investimenti infrastrutturali al sud Italia, si ricorda che la residuale penalizzazione esistente per quanto riguarda gli investimenti infrastrutturali realizzati ed in corso nel sud Italia, rispetto al resto del Paese, è legata a ragioni storiche, di cui sono ancora percettibili gli effetti, ma la prospettiva auspicata è che tale penalizzazione vada ad esaurirsi velocemente, alla luce delle numerose iniziative messe in atto, grazie ai nuovi strumenti di pianificazione e programmazione delle opere infrastrutturali e delle relative risorse finanziarie.
  Nel periodo 2001-2013 era infatti tornato ad allargarsi lo storico divario di produzione e reddito tra nord e sud Italia: il Pil prodotto nel Mezzogiorno è risultato pari solo al 20 per cento del Pil nazionale; la quota di export prodotta nel sud è risultata ancora più bassa, il 10 per cento; il tasso di occupazione è risultato essere del 42,6 per cento contro un dato nazionale al 56,3 per cento (dati 2015). La politica industriale basata su iniziative produttive volte a costituire «poli» di sviluppo nel territorio meridionale, ha finito per generare un modello economico a macchie di leopardo, penalizzato ulteriormente da una scarsa attrattività degli investimenti, da difficoltà di accesso al credito anche per le imprese sane, dal mancato sostegno alle iniziative imprenditoriali più avanzate – tanto sul piano tecnologico quanto su quello organizzativo. A questo quadro di contesto è andata ad aggiungersi una inadeguata capacità di programmazione che aveva dimostrato in quegli anni la pubblica amministrazione, ostacolata anche dalle sovrapposizioni di competenze tra livelli di governo e da una mancata valorizzazione del fattore umano.
  Nonostante queste premesse, l'economia del Mezzogiorno presentava e presenta evidentemente notevoli potenzialità, essendo una realtà viva che potrebbe contribuire alla ripresa produttiva dell'intero Paese: i punti di forza più evidenti del tessuto economico meridionale possono infatti costituire un volano per la trasformazione dell'insieme dell'economia del territorio, se collocati nel contesto attuale di politica industriale innovativa e in uno scenario di infrastrutture e servizi adeguati e facendo leva sul coinvolgimento delle istituzioni meridionali e della società civile. Per questo, gli stanziamenti di risorse pubbliche italiane ed europee, da destinare alla politica di coesione nel periodo di programmazione 2014-2020 (che produrrà spesa a tutto il 2023) sono rilevanti e non possono considerarsi inadeguati: le risorse aggiuntive pari a 11,5 miliardi di euro stanziate tramite il piano operativo, 2014-2020 di competenza di questo ministero, in attuazione alla delibera Cipe n. 25 fondo sviluppo e coesione del 10 agosto 2016, ne costituiscono solo l'ultimo tassello in ordine di tempo; in questi primi mesi del 2017 si stanno mettendo a sistema le diverse fonti di finanziamento disponibili per perseguire il nuovo corso, ormai avviato da più di un anno, anche grazie all'istituzione del Fondo unico per gli investimenti, previsto dall'articolo 1 comma 140 della legge n. 232 del 2016.
  Infine, in merito all'ultimo quesito, si fa presente che uno degli obiettivi dei nuovi strumenti di pianificazione e programmazione delle opere infrastrutturali in Italia è proprio quello di garantire livelli minimi di accessibilità anche alle aree più periferiche del Paese, colmando in tempi brevi il divario esistente tra regioni del nord e regioni del sud Italia. I nodi del sistema Paese, che dovrebbero essere sempre più fortemente interconnessi tra loro, sono infatti costituiti dalle principali aree urbane e metropolitane, dai poli manifatturieri, dai centri turistici e culturali che, pur rappresentando l'ossatura del sistema economico nazionale, vivono tutt'oggi situazioni di marginalità, proprio per la scarsa accessibilità dei territori, soprattutto per quanto riguarda il sud.
  Il recentissimo allegato al Def 2017 «Connettere l'Italia: fabbisogni e progetti di infrastrutture» appena pubblicato, in continuità con la nuova stagione delle politiche infrastrutturali avviata da questo Ministero, anticipa le linee di indirizzo strategico per l'individuazione dei fabbisogni infrastrutturali al 2030, che costituiranno parte integrante del primo documento pluriennale di programmazione sulla base delle quali saranno individuate le priorità di intervento per Paese: tra i criteri di identificazione di tali priorità, coerentemente con la strategia generale di «Connettere l'Italia», particolare rilevanza assumono lo stato di maturità progettuale, le risorse già investite ed il fabbisogno finanziario delle opere, la condivisione con il territorio, per poter dare concreta e immediata attuazione alle innovazioni proposte, garantendo nello stesso tempo continuità rispetto agli impegni assunti in passato, soprattutto se sono presenti obbligazioni vincolanti. Per garantire livelli minimi di accessibilità a tutte le aree del Paese e colmare il divario esistente tra Mezzogiorno e centro-nord, nel nuovo allegato, su circa un centinaio di interventi e programmi prioritari, almeno la metà sono investimenti destinati alle regioni del Mezzogiorno: 7 programmi di interventi (su un totale di 14) riguardano altrettante città metropolitane del centro-sud con l'obiettivo di potenziare i sistemi di trasporto rapido di massa, completando le realizzazioni in corso e sviluppando i nuovi piani urbani della mobilità sostenibile; 10 programmi sono relativi all'efficientamento e allo sviluppo dei sistemi portuali, con attenzione mirata alle realizzazioni di ultimo miglio ferroviario e stradale per la connessione alla rete dei porti e degli interporti e per il rilancio dei porti del sud (Napoli, Gioia Tauro, Bari, Salerno, Taranto, Palermo); un programma di investimenti è dedicato ai collegamenti degli aeroporti, tramite metropolitana o rete Rfi (Rete ferroviaria italiana), con i principali nodi urbani (fra cui per il Centro-Sud, Napoli, Catania e Lamezia Terme): su 20 direttrici stradali che saranno valorizzate e potenziate, il 50 per cento è costituito da interventi che coinvolgono il Mezzogiorno. Un discorsi particolare merita lo sviluppo del sistema ferroviario passeggeri e merci del sud Italia: la modalità ferroviaria, infatti, è quella, per la quale, attualmente, è possibile osservare un'enorme disomogeneità territoriale tra nord Italia e Mezzogiorno. L'allegato al Def 2017 si è voluto porre, tra gli obiettivi, il superamento di questo gap, garantendo alle direttrici ferroviarie del sud ben 6 programmi di intervento, su un totale di 13 potenziamenti, con la previsione di ottenere importanti benefici, come la netta riduzione dei tempi di percorrenza, l'inclusione territoriale e l'avvicinamento delle grandi aree metropolitane.
  A livello di risorse economiche, solo per il completamento degli interventi considerati «invarianti» sono necessari ulteriori 35 miliardi di euro, rispetto alle risorse già finanziate dai canali disponibili fino al 31 dicembre 2016.
  A livello esemplificativo, se si considerano i soli sistemi di trasporto rapido di massa delle città metropolitane, il 77 per cento delle risorse economiche da reperire per il loro completamento, pari a circa 6.3 miliardi di euro sarà destinato al centro-sud.
  Per la copertura del fabbisogno residuo, il nuovo codice degli appalti ha previsto all'articolo 202 l'istituzione di un Fondo infrastrutture, finanziabile con le risorse di cui al comma 3 del medesimo articolo. Inoltre, il già citato fondo investimenti (articolo 1 comma 140 della legge n. 232 del 2016), caratterizzato da un orizzonte programmatorio molto lungo e da una forte interazione con gli obiettivi e le strategie di «Connettere l'Italia», prevede una concentrazione dei finanziamenti nella prima fase programmatoria, destinati ad infrastrutture e ad interventi che discendono da tali obiettivi e strategie. Successivamente, il fondo verrà rimodulato anno per anno anche in base all'effettiva capacità di spesa consuntivata.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasportiRiccardo Nencini.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

distribuzione delle risorse

infrastruttura dei trasporti

rete ferroviaria