ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/15203

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 724 del 16/01/2017
Ex numero atto
Precedente numero assegnato: 3/01769
Firmatari
Primo firmatario: BOSCO ANTONINO
Gruppo: AREA POPOLARE-NCD-CENTRISTI PER L'ITALIA
Data firma: 16/01/2017


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI delegato in data 16/01/2017
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-15203
presentato da
BOSCO Antonino
testo di
Lunedì 16 gennaio 2017, seduta n. 724

   BOSCO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto emerge da un'analisi Coldiretti diffusa a inizio settembre 2015, relativa ai dati del commercio estero, nei primi cinque mesi del 2015, si è registrato un vero e proprio boom per l’import di pomodoro fresco (+78 per cento) e concentrato (+72 per cento);
   a conferma di ciò il 27 settembre 2015, è andato in onda il servizio delle Iene a cura di Nadia Toffa «Quando il pomodoro cinese diventa Made in Italy». Nel servizio (che non è più visibile sui siti Mediaset) si è parlato della produzione di passata di pomodoro, una delle eccellenze dell'industria agroalimentare italiana. Secondo il servizio la gran parte della materia prima utilizzata per il confezionamento di salse e conserve di pomodoro in realtà non viene prodotta in Italia, ma proviene dall'estero. Per la precisione dalla Cina. La salsa di pomodoro che si trova sugli scaffali dei supermercati italiani, anche se riporta la dicitura made in Italy, non è quello che sembra perché in Italia avverrebbe solo il confezionamento del prodotto;
   uno dei motivi per cui le aziende italiane andrebbero a comprare in Cina è ovviamente il prezzo che è molto inferiore. Le ditte italiane per risparmiare preferirebbero acquistare un concentrato di pomodoro di qualità più bassa strappando un prezzo di molto inferiore a quello del mercato internazionale (500 dollari a tonnellata contro 750) che equivale a meno della metà del costo di una tonnellata di concentrato di pomodoro prodotto veramente in Italia;
   la Toffa è andata sotto copertura in Cina, a vedere come sia stato possibile ottenere prezzi così bassi. Fingendo di essere una dipendente di un'azienda che si occupa di import-export di prodotti alimentari, ha preso contatti con un delle ditte produttrici di quel concentrato di pomodoro cinese. Secondo un venditore cinese le aziende italiane comprano anche grandissime quantità di merce scaduta;
   questa possibilità di raggirare il consumatore è dovuta alla formulazione della legge 3 febbraio 2011, n. 4 «Disposizioni in materia di etichettatura e di qualità dei prodotti alimentari», entrata in vigore il 6 marzo 2011, che relativamente ai prodotti trasformati stabilisce che l'indicazione in etichetta riguarda «il luogo in cui è avvenuta l'ultima trasformazione». Quindi basta che il confezionamento avvenga in Italia e il prodotto diventa «made in Italy». Ovviamente la produzione di tali alimenti rispetta le normative del Paese dove sono prodotti: dall'uso di pesticidi (in Italia sono vietati alcuni pesticidi utilizzati all'estero), alle quantità di metalli pesanti ed inquinanti, senza considerare le condizioni dei lavoratori;
   secondo dati diffusi il 5 ottobre 2015 dalla Coldiretti la pirateria cibo made in Italy vale 60 miliardi con quasi 2 prodotti di tipo italiano su 3 in vendita sul mercato internazionale che in realtà non hanno nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale. A questa realtà se ne aggiunge una ancora più insidiosa: quale è quella dell’italian sounding di matrice italiana, che importa materia prima (latte, carni, olio) dai Paesi più svariati la trasforma e ne ricava prodotti che successivamente vende come italiani senza lasciare traccia dell'origine del prodotto, un meccanismo che danneggia il vero Made in Italy;
   si tratta di un vuoto normativo che è necessario colmare come chiedono il 96,5 per cento dei consumatori italiani, secondo una indagine Condotta da Coldiretti ad Expò 2015; peraltro è necessario chiarire che l'articolo 4, comma 2, della citata legge n. 4 del 2012 prevede, relativamente alle indicazioni in etichetta che «Per i prodotti alimentari trasformati, l'indicazione riguarda il luogo in cui è avvenuta l'ultima trasformazione sostanziale e il luogo di coltivazione e allevamento della materia prima agricola prevalente utilizzata nella preparazione o nella produzione dei prodotti»;
   tuttavia, come anche confermato nel servizio delle Iene da un produttore cinese di pomodoro, «...i produttori italiani di passata di pomodoro hanno “i loro sistemi” per risolvere le questioni con le autorità del nostro Paese...» –:
   se intenda valutare i danni al made in Italy agroalimentare e all'immagine del Paese che potrebbero prodursi ove quanto riportato in premessa fosse confermato e diffuso a livello internazionale;
   quali iniziative intenda assumere per modificare la legge n. 4 del 2011, al fine di rafforzare la tracciabilità della materie prime dei prodotti trasformati in Italia, e impedire un fenomeno che correttamente è stato definito «Italian sounding, di matrice italiana», che si risolve in danno dei produttori nazionali onesti. (4-15203)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

denominazione di origine

confezionamento

prodotto a base di ortaggi