ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/15089

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 719 del 04/01/2017
Firmatari
Primo firmatario: FANTINATI MATTIA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 04/01/2017


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 04/01/2017
Stato iter:
30/11/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 30/11/2017
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 30/11/2017

CONCLUSO IL 30/11/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-15089
presentato da
FANTINATI Mattia
testo presentato
Mercoledì 4 gennaio 2017
modificato
Lunedì 9 gennaio 2017, seduta n. 719

   FANTINATI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali . — Per sapere – premesso che:
   temperature autunnali superiori alla media stagionale hanno favorito nelle regioni del Nord-est una enorme proliferazione della cosiddetta cimice marmorata (nome scientifico Halyomorpha halys), un insetto molto dannoso per le coltivazioni;
   la cimice marmorata non trova antagonisti naturali in Italia e per motivi sanitari non è possibile importare insetti antagonisti dalla Cina. Un problema, questo, che rende molto difficile la lotta all'insetto che da adulto è in grado di volare per lunghe distanze alla ricerca del cibo e sverna in edifici o anfratti riparati per poi raggiungere in primavera le piante per alimentarsi, accoppiarsi e deporre le uova. Per ora, azioni di contrasto possono avvenire solo attraverso le reti anti-insetti a protezione delle colture;
   l'invasione di questo insetto, originario dell'Asia orientale – in particolare da Taiwan, Cina e Giappone - ha destato l'allarme di Coldiretti che prevede ingenti danni all'agricoltura. Le coltivazioni più a rischio sono quelle di pere, mele, kiwi, uva, soia e mais;
   la prima segnalazione si è avuta in Emilia Romagna nel 2012, ma quest'anno la situazione è drammatica soprattutto nelle zone comprese tra Friuli e Veneto, anche se non mancano riscontri in altre regioni, dalla Lombardia al Piemonte;
   secondo le stime di Coldiretti, in Italia i danni all'agricoltura sarebbero superiori al miliardo di euro –:
   quali iniziative si intendano adottare per sostenere gli agricoltori italiani che stanno subendo gravi danni a causa della diffusione incontrollata delle cimici asiatiche;
   quali iniziative urgenti si intendano porre in essere per sostenere le regioni del Nord nell'attuazione di misure di contrasto alla proliferazione di questo insetto, particolarmente nocivo per l'agricoltura italiana. (4-15089)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 30 novembre 2017
nell'allegato B della seduta n. 894
4-15089
presentata da
FANTINATI Mattia

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in oggetto, relativa alla proliferazione cimice marmorata (Halyomooha halys) in Italia, sulla base degli elementi acquisiti dall'Ispra, si rappresenta quanto segue.
  
H. halys (Stål., 1855) è un insetto eterottero della famiglia Pentatomidae (ordine Rincoti), originario di Cina, Giappone e Taiwan, dove si comporta come fitofago occasionale su svariate colture. La specie è stata accidentalmente introdotta negli Stati Uniti, con i primi esemplari osservati nel mese di settembre 1998. H. halys è considerata un insetto dannoso all'agricoltura (causa milioni di dollari di danni a diverse colture) e dal 2010-2011 è diventato un fitofago stabile dei frutteti degli USA.
  
H. halys è stata inserita nel 2008, nella lista di allerta EPPO, per l'elevata pericolosità dimostrata negli USA. È stata rimossa dalla lista di allerta a marzo 2013, perché nel corso di 5 anni nessuno Stato aveva richiesto particolari misure fitosanitarie internazionali.
  In Europa è stata segnalata per la prima volta in Svizzera e Liechtenstein nel 2004; e, oltre all'Italia, finora è stata segnalata in Francia, Germania, Grecia, Ungheria e dal 2015 è riportata anche in Romania, Austria e Serbia. In Italia il primo esemplare è stato rinvenuto in provincia di Modena nel settembre 2012 e studiato dall'Università di Modena e Reggio Emilia.
  La specie in Italia è in forte espansione in Piemonte e Emilia Romagna dove ha provocato danni alle colture di pere e pesche. Si ritiene altamente probabile, entro un periodo di tempo limitato, una diffusione dei danni anche a carico di colture di fondamentale importanza per la nostra ortofrutticoltura quali pesco, melo, susino, albicocco, vite e pomodoro da industria. Attualmente presenta popolazioni in forte crescita in quasi tutto il nord Italia; presenze puntiformi sono segnalate in Liguria, Toscana, Marche e Lazio.
  È dotata di una grande mobilità e capacità di dispersione: gli adulti possono compiere voli di 2-3 chilometri al giorno in media (con picchi di alcune decine), e gli stadi giovanili percorrono diverse decine di metri, spostandosi continuamente tra le piante.
  La pericolosità dell'insetto e il relativo impatto economico nei confronti delle attività agricole deve essere valutata caso per caso con un attento monitoraggio per mezzo di trappole a fitormoni tenendo presente che possono causare una maggiore presenza di patogeni nella coltura, nei dintorni della trappola.
  
H. halys è un insetto infestante altamente polifago che può causare danni estesi alla frutticoltura (soprattutto alle rosaceae) e all'orticoltura (soprattutto Fabaceae). In Giappone è un fitofago che attacca la soia e i fruttiferi. Negli Stati Uniti, infesta, a partire dalla fine di maggio o all'inizio di giugno, una vasta gamma di fruttiferi e ortaggi tra cui pesco, melo, fagiolino, soia, ciliegio, lampone e pero. Si tratta di un insetto che per nutrirsi perfora i tegumenti della pianta ospite con l'apparato boccale modificato; questa modalità di alimentazione comporta, in parte, la formazione di fossette o aree necrotiche sulla superficie esterna dei frutti, la punteggiatura della foglia, la perdita di semi, e l'eventuale trasmissione di patogeni vegetali.
  L'Italia è il primo paese in Europa in cui queste cimici hanno iniziato a causare danni consistenti alle colture rappresentati da malformazioni dei frutti provocati dalle punture, su diverse colture ed in particolare sul pero. Se nel 2014 i casi preoccupanti nelle regioni maggiormente colpite (Emilia Romagna e Piemonte) non superavano la decina, nel 2015 le aziende che hanno subito danni, anche importanti, sono centinaia. Nel corso della campagna frutticola 2015 in alcune aziende emiliano-romagnole l'incidenza di pere malformate, e quindi non commercializzabili sul mercato del fresco, ha raggiunto il 50 per cento della produzione totale.
  Nell'estate 2015, complice anche il clima caldo umido favorevole, si è assistito a una vera e propria esplosione della popolazione di
H. halys, tanto che in diverse aziende del modenese, soprattutto su pero, si sono registrate perdite di raccolto fino all'80 per cento in termini di frutti deformi, cui si aggiungono anche problematiche post-raccolta quali frutta apparentemente integra in frigoconservazione, che al momento del consumo mostra colorazioni e consistenze alterate.
  In Piemonte la specie risulta almeno localmente in espansione: controlli eseguiti fino al 10 dicembre 2016 su campioni di nocciole raccolti dove sono stati effettuati i
frappage evidenziano un danno medio pari al 6,6 per cento), contro valori compresi fra 1,3-2,5 per cento delle annate precedenti.
  Anche in Lombardia il Servizio Fitosanitario segnala popolazioni sempre più consistenti in frutteti di pere del mantovano e di pesche nel bresciano.
  In Friuli Venezia Giulia, dove è diffusa in coltivazioni di kiwi, i danni riscontrati nell'estate 2016 sono stati molto contenuti e non giustificano al momento un intervento insetticida specifico, tuttavia la situazione viene costantemente monitorata (Ersa, 2016).

  In Cina, il Trissolcus japonicus, un imenottero parassitoide della famiglia Scelionidae, è un antagonista naturale di H. halys.
  Recentemente negli Stati Uniti Orientali è stata documentata una costante predazione stagionale di
H. halys da parte del serotino bruno, Eptesicus fuscus, un chirottero americano molto simile al nostro Eptesicus serotinus, con il quale è stato a lungo considerata come unica specie.
  L'espansione è favorita dall'attuale mancanza, nel nostro ambiente, di efficaci antagonisti naturali.
  In Italia dall'indagine sulle potenzialità degli antagonisti naturali autoctoni, è emerso che le ovature della cimice possono essere attaccate da predatori e da almeno due specie di imenotteri parassitoidi generalisti, tuttavia l'efficacia di questi agenti di controllo biologico è attualmente estremamente ridotta.
  A partire dal 2012, le popolazioni dei predatori autoctoni come le vespe e gli uccelli insettivori hanno mostrato segni di aumento numerico essendosi adattate alla nuova fonte di cibo.
  All'interno delle aziende è opportuno indirizzare il monitoraggio (anche con tecniche attive) nelle aree più favorevoli allo sviluppo di
Halyomorpha halys, in particolare nelle zone perimetrali della coltura monitorata situate in prossimità di siepi e/o di edifici.
  Vista l'elevata polifagia dell'insetto è opportuno ispezionare oltre alle piante coltivate anche piante spontanee o ornamentali attrattive per la cimice.
  Le attività di lotta devono essere condotte in relazioni a precise attività di monitoraggio negli ambiti considerati a rischio. Il livello d'infestazione dannoso dal punto di vista economico dovrebbe essere stabilito a livello nazionale.
  L'uso intensivo di trattamenti insetticidi per limitare la trasmissione di malattie e controllare gli insetti fitofagi o vettore di patologie può avere conseguenze dirette e indirette sulle varie componenti ambientali, modificando intere catene alimentari con conseguenze a cascata, che interessano i vari livelli trofici. Ad esempio, l'impatto indiretto dei pesticidi sull'impollinazione è attualmente una questione di seria preoccupazione. Inoltre, i trattamenti insetticidi su larga scala rappresentano anche rischi per la salute umana e animale (Efsa, 2015). Studi eseguiti negli USA suggeriscono che il livello d'infestazione di
H. halys nei frutteti sia caratterizzato da un forte effetto bordo soprattutto in prossimità di siepi. In questi areali è stata proposta una strategia di controllo basata sull'applicazione d'insetticidi limitatamente ai bordi degli appezzamenti. Va segnalato tuttavia che le siepi sono elementi fondamentali per il buon funzionamento delle reti ecologiche e per il mantenimento della biodiversità nelle aree agricole e, quindi, tali interventi potrebbero risultare inopportuni dal punto di vista della tutela ambientale e in particolare della biodiversità. Il Servizio Fitosanitario della Lombardia ha del resto constatato che nessun insetticida sembra garantire la protezione delle produzioni agricole.
  È da valutare con attenzione il ricorso a insetticidi chimici di sintesi che possano avere un impatto sulla biodiversità. Inoltre essi determinano inevitabilmente un aumento della resistenza degli organismi
target e una rarefazione dei predatori. Ove la causa dell'infestazione è da addebitarsi ad impoverimento della biodiversità e al degrado ambientale devono essere attuate opportune politiche di riqualificazione del territorio. Sul fronte dei trattamenti la famiglia più efficace è quella dei piretroidi, ma questo tipo di prodotti sono dannosi anche per insetti considerati utili. Si corre quindi il rischio di squilibrare l'ecosistema interno al frutteto.
  Negli Stati Uniti l'uso massiccio di insetticidi ad ampio spettro per cercare di contrastarla
Halyomorpha halys, oltre a non essere risolutivo, ha provocato gravi alterazioni degli ecosistemi, con conseguenze nefaste sugli impollinatori e gli antagonisti naturali di altri fitofagi, mandando in fumo decenni di difesa integrata.
  Inoltre, poiché gli insetti introducono l'apparato boccale in profondità sotto la superficie dei frutti per nutrirsi, alcuni insetticidi sono inefficaci; inoltre, questi insetti sono altamente mobili e una nuova popolazione può reinsediarsi rapidamente dopo che la popolazione residente è stata eliminata.
  Il 5 luglio 2016 è stata emessa dal Servizio Fitosanitario dell'Emilia Romagna una deroga valida per l'intero territorio delle province di Modena e Bologna per l'esecuzione di un ulteriore intervento con
Beta-cyflutrin (2°) o Etofenprox (3°) per il controllo delle infestazioni di miridi (Lygus sp.) e cimice asiatica (Halyomorpha halys) su pesco. In data 11 agosto 2016 è stata emessa una deroga valida per l'intero territorio della regione Emilia-Romagna per l'esecuzione di un intervento con un piretroide (Etofenprox o Deltametrina o Beta-cyflutrin in alternativa fra loro) per il controllo delle infestazioni di cimice asiatica (HalyamoTha halys) sulle cultivar di pero tardive raccolte dopo William rossa.
  Questa scelta, dettata dall'emergenza, va riconsiderata dato che queste sostanze hanno forti impatti potenziali sugli ambienti naturali.
  Nell'ambito della lotta biologica, tra le soluzioni fitosanitarie analizzate per il controllo dei fitofagi invasivi le uniche a basso impatto sono le trappole a ferormone. Sono stati sviluppati appositi feromoni artificiali che possono essere utilizzati come esca per trappole (servizio fitosanitario dell'Emilia Romagna e del consorzio fitosanitario di Modena). Tuttavia esperienze condotte negli Stati Uniti hanno dimostrato che il ricorso a trappole a feromoni attualmente disponibili poste all'interno dei campi contro
Halyomorpha halys è risulta controindicato, poiché gli insetti risultano leggermente più presenti e dannosi negli appezzamenti di pomodoro in cui vi erano le trappole. Una delle principali cause di questo insuccesso sarebbe dovuta al «trae spillover», fenomeno in cui gli insetti richiamati dalle trappole si trattengono sulle piante della coltura ad esse adiacenti, danneggiandone i frutti.
  Nel corso del 2016 è stata sperimentata l'idea di siti d'attrazione creati sui bordi della superficie produttiva in modo da poter concentrare gli insetti e da poter eseguire i trattamenti solo in quelle fasce (metodo «trae and kill»).
  Per quanto riguarda gli antagonisti naturali l'unico insetto già presente in Italia in grado di attaccare le uova è
l'Anastatus sp. Ma il suo grado di parassitizzazione è inferiore al 20 per cento e quindi deve essere utilizzato in sinergia con altri interventi. Tuttavia, sperimentazioni recenti condotte dal Crea nell'ambito del progetto nazionale «Aspropi — Azioni a supporto della protezione delle piante», ha permesso di identificare anche un piccolo insetto, Ooengrtus telenomicida, quale nuovo strumento per controllo biologico della cimice asiatica.
  I test di laboratorio effettuati hanno evidenziato un'elevata capacità di questo insetto di parassitare le uova della cimice; si è osservato, infatti, come una sola femmina sia in grado di attaccare in 24 ore il 35 per cento delle uova deposte dalla cimice, mentre in presenza di più femmine si raggiunge facilmente il 100 per cento delle ovature. Inoltre, l'attacco di una sola femmina di questo microimenottero è in grado di indurre una maggiore mortalità complessiva grazie all'azione di perforazione di ulteriori uova, operate per alimentarsi;
O. telenornicida, nei test preliminari, si è quindi dimostrato un efficace strumento di lotta biologica contro la cimice nel centro-nord d'Italia.
  Le sperimentazioni del Crea stanno proseguendo in collaborazione con i Servizi fitosanitari regionali e sono indirizzate alla realizzazione di un progetto per l'allevamento e la liberazione di massa sul campo del microimenottero, al fine di verificare in modo diretto le possibilità di utilizzo di quest'ultimo come agente di controllo biologico della cimice asiatica. L'obiettivo infatti sarà quello di rilasciare nell'ambiente popolazioni di microimenotteri antagonisti della cimice già nella stagione produttiva 2017.
  Considerando comunque le difficoltà intrinseche nel controllo della cimice asiatica e visto che la predazione dei chirotteri è densità-dipendente, anche l'istallazione di rifugi artificiali come le
batbox, utilizzate da entrambi i serotini, l'americano E. fuscus e l'europeo E. serotinus, potrebbe costituire un valido supporto per proteggere le produzioni agricole dall'attacco dei fitofagi invasivi.
  Una strategia proposta in Italia potrebbe essere quella della chiusura dei frutteti tramite reti, utilizzando e modificando le protezioni già molto presenti contro la grandine. La soluzione risulterebbe anche economicamente percorribile, si tratterebbe, infatti, di modificare la struttura preesistente spendendo una cifra che varia fra i 1000 e i 1500 euro all'ettaro.
  L'eradicazione della specie è impossibile in quanto l'estensione dell'areale ha perso le caratteristiche di puntualità nei siti di ingresso e l'insetto ed è legato a specie di interesse alimentare anche nelle aree naturali. Le misure di eradicazione del patogeno e/o di un suo contenimento, tramite la distruzione delle coltivazioni e irrorazione di pesticidi, hanno dimostrato di essere efficaci esclusivamente quando sono rivolte a ristretti focolai primari d'ingresso in un territorio ritenuto indenne. In un parere Efsa del 2015 si legge: «L'eradicazione può essere teoricamente possibile solo quando ci si riferisce ad una singola specie di insetti esotici recentemente introdotta in una nuova area e tuttora molto limitata a livello di popolazione».
  L'obiettivo da perseguire è quindi il contenimento, entro numeri accettabili, delle popolazioni dell'insetto, sia per ritardare la comparsa di danni economici alle coltivazioni e alla vegetazione spontanea sia per evitare la sua diffusione in altri stati europei. Oltre al rafforzamento delle attività rivolte alla cattura massale degli adulti previste nel periodo fenologicamente opportuno, dovranno essere predisposte misure fitosanitarie specifiche per le aziende vivaistiche che commercializzano piante in vaso o con pane di terra.
  Si rileva in conclusione la necessità di un puntuale e costante scambio di informazione tra Enti coinvolti al fine di perseguire in sinergia strategie di interventi di controllo a basso impatto. In particolare, risulta fondamentale promuovere lo sviluppo di indagini volte a individuare i metodi più efficaci e gli standard per il monitoraggio del fitofago, i principali fattori che influenzano la fenologia e la dinamica della popolazione e la distribuzione spazio-temporale in funzione delle strategie di controllo. A tal fine si segnalano le attività in corso presso il dipartimento Dafnae dell'Università di Padova (confronta all. Al DGR nr 989 del 29 giugno 2016 della regione Veneto).
  In generale, è necessario prendere in considerazione le voci dei piani di sviluppo regionale che prevedano adeguate voci di spesa per contrastare il danno economico e favorire la ricerca per interventi ecocompatibili.
  Si ribadisce in questa sede l'importanza dell'analisi di rischio ambientale che è lo strumento più idoneo al supporto delle decisioni di intervento a contrasto della diffusione di fitopatie. Essa consente, infatti, di valutare, in via quantitativa o almeno qualitativa, i rischi connessi al ricorso d'interventi esterni (
human induced) sulle matrici ambientali.
  Si sottolinea, inoltre, la necessità e il ruolo fondamentale della Valutazione Ambientale Strategica (Vas), a cui si deve ricorrere nel caso di strategie, piani o programmi di intervento a contrasto della diffusione di fitopatie in merito proprio agli effetti ambientali che questi possono avere; nonché della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) anche nel caso di progetti locali, aziendali, soprattutto se all'interno o nelle vicinanze di aree protette.
  Si ricorda, infine, che è in itinere la procedura di approvazione di un provvedimento legislativo di modifica dell'articolo 12 del decreto Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, al fine di consentire la possibilità di autorizzazione l'immissione di organismi alloctoni antagonisti finalizzato alla lotta biologica integrata. L'eventuale autorizzazione sarà subordinata alla valutazione di uno specifico studio comprendente un'analisi dei rischi ambientali. Tale fattispecie potrà essere applicata qualora siano individuati organismi antagonisti la specie cimice marmorata e siano stati valutati eventuali rischi ambientali.

Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Gian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

lotta agli insetti

sostegno agricolo

trasporto di animali