Legislatura: 17Seduta di annuncio: 698 del 25/10/2016
Primo firmatario: CIRIELLI EDMONDO
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Data firma: 25/10/2016
Ministero destinatario:
- PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
- MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega Delegato a rispondere Data delega PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 25/10/2016 PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 25/10/2016 Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 10/11/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione RISPOSTA GOVERNO 31/05/2017 AMENDOLA VINCENZO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE)
RISPOSTA PUBBLICATA IL 31/05/2017
CONCLUSO IL 31/05/2017
CIRIELLI. —
Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale
. — Per sapere – premesso che:
si è appreso dai giornali con un certo stupore che l'Unesco ha ufficialmente adottato una risoluzione su Gerusalemme est, col fine di «tutelare il patrimonio culturale della Palestina e il carattere distintivo di Gerusalemme Est»;
sostenuta dall'Autorità palestinese e presentata da Algeria, Egitto, Libano, Marocco, Oman, Qatar e Sudan, tale documento nega il legame millenario degli ebrei con la Città vecchia dove sorge il Muro del pianto, il luogo più sacro agli ebrei di tutto il mondo e, tra l'altro, nel testo presentato, i luoghi santi della Città Vecchia sono indicati solo con il nome arabo;
la risoluzione è stata approvata da 24 Paesi e respinta da 6 (Usa, Germania, Gran Bretagna, Lituania, Estonia, Olanda), mentre 26 Paesi, tra cui l'Italia, si sono astenuti e i rappresentanti di 2 nazioni non erano presenti al momento del voto;
forti le parole di indignazione di Netanyahu, secondo cui dire che «Israele non ha connessioni con il Monte del Tempio e il Muro del Pianto è come dire che la Cina non ha legami con la Grande Muraglia o l'Egitto con le piramidi»;
di fatto, questa risoluzione nega ogni legame tra la storia ebraica e quei luoghi, un legame affermato da qualunque fonte storica e archeologica;
da quando Israele ha ripreso Gerusalemme Est e la Città Vecchia nel 1967, l'autorità religiosa sul Monte del Tempio è stata esercitata dal dipartimento per gli affari religiosi giordano, il Waqf, e ciò è avvenuto sotto occupazione giordana, per rispettare i luoghi santi musulmani della Città Vecchia: da allora, Israele ha assicurato l'accesso al Monte del Tempio a tutti i cittadini musulmani e ha salvaguardato l'integrità della Città Vecchia, migliorandola;
il documento rischia pericolosamente di negare, l'antico legame del popolo ebraico con Gerusalemme, senza considerare che Israele è l'unico Paese del Medio Oriente dove la libertà religiosa è rispettata e promossa nei confronti di tutte le fedi. Lo dimostra, per quanto riguarda anche la Cristianità, la particolare importanza riconosciuta dalle autorità israeliane allo Status Quo, che disciplina l'utilizzo dei luoghi più sacri per la cristianità. Emanato dalla Sublime Porta nel 1852, esso regola i diritti di proprietà e di accesso delle comunità cristiane all'interno di tre santuari di Terrasanta, il Santo Sepolcro e la Tomba di Maria a Gerusalemme e la Basilica della Natività a Betlemme. Appare perciò scorretto e falso biasimare Israele per restrizioni nell'accesso a siti di fondamentale rilevanza per le religioni abramitiche o per qualsiasi altra confessione: restrizioni sono avvenute unicamente per garantire la sicurezza di abitanti e visitatori;
peraltro la risoluzione dell'Unesco dimentica l'ondata di attacchi indiscriminati contro civili israeliani che continua sino ad oggi, iniziata nell'ottobre 2015 sul Monte del Tempio, e la fragilità di una situazione che richiede controlli e sorveglianza;
è gravissimo poi che la risoluzione, che interviene su uno dei punti centrali del conflitto tra israeliani e palestinesi, sia stata approvata con il voto di astensione dell'Italia;
il Governo sicuramente saprà che l'Unesco, non è nuova a queste prodezze: nel 1974 approvò una risoluzione che toglieva i finanziamenti a Israele considerato uno «Stato razzista»; l'anno seguente l'Assemblea dell'Onu completò l'opera, condannando il sionismo come una forma di razzismo, salvo poi rivedere quella risoluzione molti anni dopo, in seguito agli accordi di Oslo;
allora, contro la decisione dell'Unesco, si sollevò la protesta del Ministro per i beni culturali pro tempore, mentre adesso il rappresentante italiano si rifugia nell'astensione, il che significa dichiararsi incapace di esprimere un giudizio su quanto affermato nella risoluzione;
ciò che rende ancora più grave e inaccettabile il voto del rappresentante italiano, che appare fortemente contraddittorio con la linea dell'Italia tesa ad affermare le radici giudaico cristiane della civiltà europea, è che importanti Paesi europei hanno espresso voto contrario alla risoluzione –:
quali siano le motivazioni del voto di astensione espresso dal rappresentante del nostro Paese sulla grave risoluzione dell'Unesco che, a giudizio dell'interrogante, nega lo storico rapporto ebraico con Gerusalemme, omette deliberatamente la protezione e la libertà di culto e di accesso che Israele garantisce ai luoghi santi nella Città Vecchia di Gerusalemme e deforma la realtà, accusando Israele di danneggiare l'integrità della Città Vecchia e, per di più, allontana da sviluppi di pace e dialogo tra israeliani e palestinesi. (4-14628)
Risposta. — Lo scorso ottobre è stata, come noto, approvata una risoluzione voluta da alcuni paesi arabi a nome della protezione del patrimonio culturale palestinese. Una risoluzione contestata con forza da Israele, perché negava il legame millenario degli ebrei con i luoghi sacri di Gerusalemme. L'Italia si era astenuta (come sempre fatto dal 2010 tranne una volta, nel 2014, quando votò a favore) ma l'allora Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Paolo Gentiloni annunciò che alla successiva occasione l'Italia avrebbe cambiato atteggiamento. Per l'Italia, infatti, l'Unesco deve limitarsi a trattare temi culturali, senza divenire la sede di scontri politici e ideologici. Ci sono infatti altri fori internazionali deputati a trattare questioni di ordine politico.
Per questo motivo, malgrado il testo di decisione proposta dalla delegazione giordano-palestinese fosse migliorativo rispetto a quello dell'anno scorso, il Rappresentante permanente presso l'Unesco, su precise istruzioni del Ministro Alfano, ha votato contro la decisione nell'ultima sessione del consiglio esecutivo dell'Unesco. Come fatto presente dallo stesso Ministro, la scelta di votare contro, per noi, significa che non accettiamo automatismi e che siamo pronti a dire no a decisioni che non condividiamo. Rappresenta inoltre una manifestazione di coerenza con la posizione da noi assunta lo scorso ottobre.
Siamo rammaricati che il nostro voto contrario non sia stato sufficiente a non fare adottare la decisione, ma ci è stato riconosciuto che la nostra posizione è stata determinante per portare vari Paesi europei dalla nostra parte.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Vincenzo Amendola.
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):risoluzione
questione palestinese
gruppo religioso