ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/14364

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 683 del 30/09/2016
Ex numero atto
Precedente numero assegnato: 5/07217
Firmatari
Primo firmatario: AGOSTINELLI DONATELLA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 30/09/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO PER LA SEMPLIFICAZIONE E LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO PER LA SEMPLIFICAZIONE E LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE delegato in data 30/09/2016
Stato iter:
06/12/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 06/12/2016
MADIA MARIA ANNA MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (SEMPLIFICAZIONE E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 06/12/2016

CONCLUSO IL 06/12/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-14364
presentato da
AGOSTINELLI Donatella
testo di
Venerdì 30 settembre 2016, seduta n. 683

   AGOSTINELLI. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione . — Per sapere – premesso che:
   da fonti stampa si apprende che il 27 gennaio 2015 si sono chiuse le indagini preliminari sui presunti casi di assenteismo nel comando dei vigili urbani del comune di Ancona;
   le indagini sono state condotte dal pubblico ministero Paolo Gubinelli;
   i vigili raggiunti da avviso di garanzia sono 6, cinque dei quali accusati di essersi assentati ingiustificatamente: si tratta del tenente Mauro Mancini (arrestato il 25 settembre 2014, perché sorpreso a casa mentre un collega timbrava il cartellino per lui), dell'agente Alessandro Tesei (che avrebbe coperto Mancini e che, a sua volta, si sarebbe assentato dal lavoro durante l'orario di servizio), del capitano Daniele Mentrasti, dell'agente Giovanni Mellino e del tenente Luca Martelli (Il Resto del Carlino del 1o febbraio 2015);
   l'accusa nei loro confronti è di truffa e di violazione dell'articolo 55-ter del decreto legislativo n. 165 del 2001 (cosiddetto «Legge Brunetta»), che prevede anche il licenziamento per i dipendenti pubblici assenteisti. Per l'agente Samuele Santilli, accusato di aver percepito illegittimamente 4 ore di straordinario, invece, l'accusa è stata di truffa aggravata in concorso con il tenente Mancini (Il Resto del Carlino del 1o febbraio 2015; Il Messaggero del 3 febbraio 2015);
   Assenteismo durante i turni di lavoro, è questo l'addebito principale mosso nei confronti degli indagati;
   tutto è partito da una lettera anonima del 3 ottobre 2013, recapitata all'ufficio di polizia giudiziaria dello stesso Corpo di polizia municipale del comune di Ancona, che evidenziava una totale anarchia in fatto di controlli sulle entrate e le uscite dal lavoro (http://www.corriereadriatico.it);
   dalle carte dell'inchiesta emergerebbe l'esistenza di «una cupola» all'interno del comando della polizia municipale di Ancona, «un gruppo ben affiatato di ufficiali e agenti che, nel tempo, si muovevano con forza all'interno del comando, mettendo in piedi una sorta di consorteria con l'obiettivo di ottenere benefici personali in cambio» (Il Resto del Carlino del 6 febbraio 2015, «una cupola all'interno del comando»);
   le indagini, portate avanti dallo stesso nucleo di polizia giudiziaria del comando di Ancona, hanno svelato pesanti irregolarità nella gestione del dispositivo marcatempo (http://www.corriereadriatico.it) Tutte le intercettazioni ambientali e videofotografiche sono avvenute a cavallo tra la fine di agosto e settembre 2014 (Il Resto del Carlino del 6 febbraio 2015, «una cupola all'interno del comando»);
   dalle intercettazioni è emerso un quadro di «contatti non sempre professionali in chat, intrighi, minacce e giochi di potere»; le indagini nei confronti del tenente Mancini hanno permesso di appurare, attraverso una serie di riscontri incrociati, tecnici e ambientali, un «modus operandi» ben congegnato, consolidato e reiterato nel tempo. In una intercettazione del 23 agosto 2014, ad esempio, il Tenente Mancini rassicurava un collega circa la successiva presentazione di un certificato medico per ottenere dei giorni di riposo non dovuti, mentre, il giorno prima, sempre in una intercettazione, lo stesso Mancini negava, per motivi di personale antipatia, alcune ore di straordinario ad un responsabile della sezione commercio che aveva presentato richiesta per un agente;
   secondo la procura i sei indagati erano capaci di muoversi dentro e fuori il palazzo con una semplicità disarmante (Corriere adriatico del 29 gennaio 2015, «Quei sindacalisti meritano una lezione»);
   in più occasioni i rappresentanti sindacali di alcune sigle si sono rivolti al comandante del corpo al fine di evidenziare le irregolarità all'interno del comando e, per tale motivo, gli stessi sono stati oggetto, in più occasioni, durante le conversazioni tra alcuni degli indagati, di veri e propri insulti e tentativi di trovare il sistema, grazie al ruolo di funzionario dell'ufficio servizi del Mancini, di atti di prevaricazione nei loro confronti (Corriere adriatico del 29 gennaio 2015, «Quei sindacalisti meritano una lezione»);
   al termine delle indagini, il 25 settembre 2014, il Tenente Mancini veniva arrestato in flagranza ad Osimo, mentre era nella sua abitazione privata, dai suoi stessi colleghi della sezione di polizia giudiziaria del comando dei vigili urbani di Ancona (Corriere Adriatico del 27 settembre 2014, «il vigile torna libero ma sarà processato»;
   in data 26 settembre 2014, la misura preventiva dell'arresto veniva convalidata dal G.I.P. Ferma restando l'ipotesi di reato, la Corte di Cassazione con sentenza n. 35099 del 21 settembre 2015, su ricorso del Mancini, ha disposto l'annullamento del provvedimento di convalida dell'arresto (Corriere Adriatico del 27 settembre 2014, «il vigile torna libero ma sarà processato»). Precedentemente al giudizio della Corte di Cassazione, il Mancini Mauro, in data 23 gennaio 2015, a sua volta, ha proposto formale querela-denuncia nei confronti del Maggiore Caglioti, che si era occupato dell'indagine ed anche dell'arresto, per una serie di reati anche gravi, tra i quali l'abuso d'ufficio e la rivelazione di segreto istruttorio (Il Resto del Carlino del 5 aprile 2015, «Inchiesta sull'assenteismo. Sotto accusa il denunciante»;
   il pubblico ministero incaricato della questione ha archiviato la querela nei confronti del Maggiore Caglioti, ma il Mancini Mauro, forte della citata sentenza di annullamento del provvedimento di convalida dell'arresto, ha proposto opposizione al GIP il quale, a sua volta, in data 28 ottobre 2015, ha disposto l'archiviazione del procedimento penale a carico del Maggiore CAGLIOTI (Il Messaggero del 1o novembre 2015, «In tribunale archiviato procedimento su Marco Caglioti»);
   la stessa querela, nel frattempo, veniva trasmessa all'autorità anticorruzione del comune di Ancona e, poi, girata all'ufficio provvedimenti disciplinari, che apriva procedimento disciplinare nei confronti del Maggiore Caglioti (Il Resto del Carlino del 20 novembre 2015, «Indaga sugli assenteisti e rischia il posto: è rivolta»; cfr. contestazione di addebito disciplinare Prot. RIS n. 19476 del 19 febbraio 2015);
   peraltro, proprio in virtù della trasmissione della querela all'autorità anticorruzione, al Mancini venivano concesse le garanzie previste dalla cosiddetta legge Brunetta (ex articolo 54-bis del decreto legislativo 165 del 2001), con conseguente impossibilità di procedere in sede disciplinare nei suoi confronti; le stesse garanzie di cui all'articolo 54-bis, invece, a quanto risulta all'interrogante sono state paradossalmente negate a chi aveva denunciato i fatti all'autorità giudiziaria, portandoli a conoscenza dell'amministrazione del comune di Ancona (Il Resto del Carlino del 5 aprile 2015, «Inchiesta sull'assenteismo. Sotto accusa il denunciante») e, ciò, nonostante l'istanza formale del Maggiore Caglioti di applicazione, anche nei propri confronti, delle guarentigie di cui all'articolo 54-bis del decreto legislativo n. 165 del 2001 (cfr. «riscontro a nota iscitta al prot. RIS n. 19476 del 19 febbraio 2015», protocollo generale del comune di Ancona, 18 marzo 2015);
   lo stesso Caglioti, tra l'altro, nella sua qualità di funzionario della sezione di polizia giudiziaria del Comando di polizia giudiziaria municipale del comune di Ancona, con comunicazione del 9 novembre 2015, indirizzata al segretario generale ed al dirigente-ufficio provvedimenti disciplinari del comune di Ancona, avente ad oggetto «trasmissione atti provvedimento di archiviazione rgnr 639/15 e rg.gip 1158/15», prot. n. 138730-bis), provvedeva alla tempestiva trasmissione del provvedimento di archiviazione del gip di Ancona, richiedendo, pertanto, la chiusura del procedimento disciplinare attivato nei suoi confronti;
   eppure, in data 10 novembre 2015, sempre su segnalazione dell'Autorità anticorruzione e trasparenza del comune di Ancona, veniva notificato avviso di apertura di procedimento disciplinare anche nei confronti dell'agente Gambini Daniele, anch'egli appartenente alla sezione di polizia giudiziaria del comando di polizia municipale di Ancona e, anche lui, tra i partecipanti all'indagine sull'assenteismo nello stesso comando, per gli stessi fatti già contestati al Maggiore Caglioti, fatti per i quali quest'ultimo era già stato giudicato dal GIP con archiviazione del caso (cfr. contestazione di addebito disciplinare, Ufficio procedimenti disciplinari, prot. RIS n. 138492/III.13 del 9 novembre 2015);
   solo in data 10 dicembre 2015, finalmente, l'ufficio procedimenti disciplinari del comune di Ancona ha disposto la chiusura del procedimento disciplinare nei confronti del Maggiore Caglioti e dell'agente Gambini, in ragione della archiviazione del procedimento penale che li vedeva coinvolti (cfr. comunicazione dell'ufficio procedimenti disciplinari del comune di Ancona indirizzata all'agente Gambini, Prot. RIS n. 153471 del 10 dicembre 2015);
   appare paradossale che, sulla base di una semplice querela presentata dal Mancini, i principi che reggono le norme anticorruzione non possano essere applicati a coloro che sono indagati per reati gravissimi, come le indagini hanno dimostrato, e che, invece, gli stessi si vedano ampiamente tutelati dalla stessa Autorità che li dovrebbe perseguire. Allo stato attuale, quindi, tutti gli indagati continuano tranquillamente a svolgere la propria attività all'interno del comando, ad eccezione del Mancini Mauro e del Tesei Alessandro che, invece, sono stati trasferiti in altri uffici del comune (http://www.ilrestodelcarlino.it);
   appare altresì anomalo che nessun procedimento disciplinare, a quanto consta all'interrogante sia stato, invece, attivato nei confronti del dirigente della polizia municipale, dottor Massimo Fioranelli, tenuto a vigilare sul comportamento dei suoi sottoposti;
   da fonti stampa («Il Comune premia anche i vigili indagati», di Alessandra Caminetti, dal Corriere Adriatico del 4 novembre 2015 si apprende, inoltre, che ad entrambi gli agenti indagati risulta conferito il premio di produttività relativo all'anno 2014 (circa 700 euro) –:
   se sia a conoscenza dei fatti suesposti e se e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza in relazione alla vicenda dei vigili della sezione di polizia giudiziaria del comando del comune di Ancona, che hanno partecipato alle indagini nei confronti dei colleghi assenteisti, senza godere delle guarentigie di cui all'articolo 54-bis del decreto legislativo n. 165 del 2001, soprattutto in considerazione dell'archiviazione del procedimento penale a loro carico, e se in particolare ritenga che sussistano i presupposti per l'avvio di iniziative ispettive anche ai sensi dell'articolo 60, comma 6, del medesimo decreto legislativo. (4-14364)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Martedì 6 dicembre 2016
nell'allegato B della seduta n. 711
4-14364
presentata da
AGOSTINELLI Donatella

  Risposta. — Rispondo all'interrogazione in esame, con le quali si chiede di conoscere le iniziative normative e regolamentari che il Governo intende adottare per rafforzare i meccanismi di controllo dei fenomeni di assenteismo e di violazione dei doveri d'ufficio dei dipendenti pubblici.
  Anzitutto, mi preme evidenziare che, a seguito della segnalazione pervenuta dall'interrogante, l'ispettorato per la funzione pubblica ha avviato un'apposita attività istruttoria, con la quale ha acquisito gli elementi dell'amministrazione interessata al caso specifico.
  All'esito della predetta attività istruttoria, il comune di Ancona ha comunicato di aver tempestivamente attivato i procedimenti disciplinari di propria competenza, tuttora in itinere. È fatta salva, naturalmente, la competenza degli organi giurisdizionali nell'accertamento delle eventuali responsabilità penali, civili e contabili.
  Più in generale, il ripetersi di episodi di assenteismo come quello evidenziato nell'interrogazione in esame, hanno reso necessaria l'adozione di una serie di misure volte a rafforzare la tutela della pubblica amministrazione, abbreviando e rendendo più efficace l’iter per procedere a licenziamento del dipendente che si renda responsabile di gravi irregolarità, quale sicuramente è la falsità dell'attestazione della presenza in servizio.
  Per tale motivo il Governo, con il decreto legislativo 20 giugno 2016, n. 116, successivo agli episodi segnalati, è intervenuto proprio sul tema del licenziamento disciplinare, prevedendo un nuovo strumento di immediato allontanamento del lavoratore che sia venuto meno ai propri doveri d'ufficio, attestando falsamente la sua presenza. Tale condotta, se rilevata in flagranza attraverso gli ordinari strumenti di controllo della presenza in ufficio, comporterà la sospensione cautelare immediata senza stipendio del dipendente entro quarantotto ore, e, se confermata, all'esito del procedimento disciplinare, dovrà portare al licenziamento del dipendente ritenuto colpevole entro trenta giorni.
  L'intervento normativo permette, per la prima volta, di sanzionare immediatamente e più efficacemente i dipendenti che tradiscono la fiducia dei cittadini e dei colleghi, estendendo la responsabilità anche al dirigente che ometta, appunto, di attivarsi per punire questo genere di condotta.
  Oltre alla responsabilizzazione del dirigente, è prevista l'immediata segnalazione degli episodi in questione alle competenti autorità per l'accertamento di eventuali responsabilità penale e contabili.
  L'intervento del Governo si è reso necessario per superare un meccanismo lento, farraginoso e inefficace: basti pensare che, secondo i dati riguardanti il vecchio regime, occorrevano 102 giorni per arrivare alla fine di un procedimento di licenziamento (salvo impugnativa presso il giudice); inoltre, su 7000 procedimenti disciplinari, sono stati registrati appena 100 casi di licenziamento per assenteismo. In questa ottica, la previsione di una misura cautelare di sospensione immediata del dipendente infedele, entro 48 ore dal fatto accertato in flagranza, e la previsione del licenziamento attraverso un procedimento accelerato, della durata di 30 giorni, restituisce dignità alla funzione pubblica e alla immagine della pubblica amministrazione, favorendo comportamenti virtuosi.
  La misura sanzionatoria introdotta con il decreto citato è, quindi, utile oltre che per punire anche per prevenire il diffondersi di comportamenti scorretti e inaccettabili e per salvaguardare, insieme all'efficienza della pubblica amministrazione, tutti quei dipendenti pubblici che ogni giorno svolgono con dedizione e competenza il proprio lavoro.
La Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazioneMaria Anna Madia.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

procedura disciplinare

polizia locale

assenteismo