ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/14198

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 672 del 14/09/2016
Firmatari
Primo firmatario: SCOTTO ARTURO
Gruppo: SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 14/09/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 14/09/2016
Stato iter:
26/05/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 26/05/2017
GIRO MARIO ERRORE:TROVATE+CARICHE - (ERRORE:TROVATI+MINISTERI)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 26/05/2017

CONCLUSO IL 26/05/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-14198
presentato da
SCOTTO Arturo
testo di
Mercoledì 14 settembre 2016, seduta n. 672

   SCOTTO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale . — Per sapere – premesso che:
   negli scorsi giorni Yasser Arman, segretario del Sudan People's Liberation MovementNorth (SPLM-N), gruppo ribelle che opera in Sud Kordofan, regione meridionale del Sudan contesa dal Sud Sudan, ha dichiarato di essere in possesso di informazioni secondo cui esisterebbe un piano dell'Unione europea per finanziare le Rapid Support Forces (RSF, nome ufficiale dei gruppi «janjaweed»);
   in particolare, secondo Arman la Germania metterebbe a disposizione ingenti somme di denaro, mentre all'Italia sarebbe stato affidato il supporto logistico;
   queste pesanti accuse sono state confermate alla rivista online «Africa ExPress» anche da fonti diplomatiche dell'Organizzazione delle Nazioni Unite a Khartoum;
   i «janjaweed» sono una milizia filo-governativa sudanese composta da predoni appartenenti alla famiglia estesa dei Baggara, protagonista di gravissime nefandezze nella regione del Darfur ed insediata nel Sudan Occidentale e nel Ciad Orientale;
   secondo Arman l'accordo tra Unione europea e milizie della RSF sarebbe stato stipulato, affinché queste ultime provvedano a combattere l'immigrazione irregolare verso l'Europa, il terrorismo ed il traffico di esseri umani;
   tuttavia, in tal modo si garantirebbe legittimazione internazionale ad un gruppo che per oltre dieci anni ha agito per conto del Governo sudanese terrorizzando la popolazione civile di origine africana, assalendo villaggi, saccheggiandoli, bruciando abitazioni, uccidendo gli uomini adulti e violentando le donne nella speranza di dargli un figlio arabo;
   si parla di un gruppo che ha rapito centinaia di bambini e ragazzi, trasformando i maschi in fanciulli soldato o schiavi e rendendo le femmine proprie concubine;
   gruppi di investigatori inviati in Darfur dall'ONU hanno confermato il carattere omicida dei gruppi «janjaweed» già alcuni anni or sono;
   lo stesso Presidente sudanese, Omar Al Bashir, salito al potere con un golpe il 30 giugno 1989, è stato incriminato dalla Corte penale internazionale di genocidio e crimini contro l'umanità, e contro di lui è stato spiccato un mandato di cattura;
   attualmente i «janjaweed» operano sotto il comando del NISS (National Intelligence and Security Service), i servizi segreti del regime sudanese;
   secondo lo stesso Arman sarebbero stati stanziati circa 100 milioni di euro per l'operazione, grazie ai quali i «janjaweed» riuscirebbero a procurarsi veicoli ed equipaggiamento logistico che, con ogni probabilità, verrebbe in seguito utilizzati più negli scontri interni che per la lotta all'immigrazione irregolare;
   assumono, dunque, un significato più profondo ed inquietante le parole pronunciate il 2 settembre dal leader di questi gruppi Mohamed Hamdan Dagl, che in conferenza stampa aveva dichiarato di combattere gli migrati illegali a nome dell'Europa;
   i fatti narrati sono riportati, tra gli altri, anche nell'articolo pubblicato dalla rivista online «Africa ExPress» dal titolo «Sudan: nella guerra contro i migranti l'Italia finanzia e aiuta i janjaweed» –:
   se quanto esposto in premessa corrisponda a verità;
   quali siano gli attuali rapporti tra l'Unione europea (ed in particolare l'Italia) e le Rapid Support Forces;
   laddove quanto denunciato dal Sudan People's Liberation Movement-North, trovasse conferma se non ritenga doveroso ed urgente assumere iniziative per porre immediatamente termine a qualsiasi forma di collaborazione tra il nostro Paese, l'intera Unione europea e le RSF. (4-14198)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 26 maggio 2017
nell'allegato B della seduta n. 804
4-14198
presentata da
SCOTTO Arturo

  Risposta. — In merito al presunto finanziamento dei janjaweed, il 6 settembre 2016 Bruxelles ha chiarito che l'impegno dell'Unione europea (Ue) per rafforzare la cooperazione con i Paesi africani in ambito migratorio è fermamente ancorato al diritto internazionale umanitario e agli standard internazionali dei diritti umani e che l'assistenza dell'Unione europea al Sudan è fornita a livello bilaterale e regionale, attraverso agenzie internazionali ed organizzazioni non governative (Ong), non tramite il Governo sudanese. L'Unione europea ha dunque assicurato che non è stato fornito alcun tipo di supporto alle Rapid Support Forces.
  L'Unione europea ha inoltre ribadito che la cooperazione con Khartoum in ambito migratorio ha lo scopo di agire sui quei fattori, come la disoccupazione e la mancanza di servizi di base, che incoraggiano la spinta a migrare; ciò portando avanti una serie di azioni per la prevenzione e la lotta al traffico di esseri umani. Il Sudan è infatti Paese di origine, transito e destinazione di importanti flussi migratori. Dal Sudan sono sbarcati in Italia 8.932 migranti irregolari nel 2015 e 9.327 nel 2016. La rotta sudanese è una delle principali direttrici di traffico per i migranti diretti verso le coste libiche. Più di 2 milioni di rifugiati e sfollati sono ospitati in Sudan.
  La proposta della Commissione europea consiste, in un emendamento al regolamento 230/2014 che istituisce uno strumento inteso a contribuire alla stabilità e alla pace, finalizzato ad estendere l'assistenza dell'Unione europea anche alle forze armate dei Paesi partner in specifiche circostanze, con un obiettivo di sviluppo.
  L'azione europea in Sudan è pienamente compatibile e rispettosa delle previsioni dell'articolo 3 del Trattato sull'Unione europea. L'idea è di consentire ai Paesi partner cui lo strumento è destinato (non solo africani: esso ha portata globale) di sviluppare la propria capacità di gestire con maggiore autonomia le crisi, così contribuendo alla stabilità e alla sicurezza nazionali e regionali e, in ultima analisi, alla costruzione di società pacifiche ed inclusive.
  La proposta legislativa prevede un aumento della dotazione finanziaria complessiva dello strumento sopra citato pari a 100 milioni di euro fino al 2020. Si tratta di fondi provenienti dal bilancio Unione europea e non dai bilanci degli Stati membri. La proposta legislativa è frutto dell'esercizio del quasi-monopolio dell'iniziativa legislativa della Commissione europea in ambito Unione europea e entrerà in vigore solo una volta adottata dal legislatore europeo (Consiglio e Parlamento europeo congiuntamente).
  I negoziati promossi e condotti dall'Italia per la definizione di intese con alcuni Paesi africani ritenuti prioritari dal punto di vista migratorio si inseriscono nel quadro degli sforzi bilaterali ed europei rispetto al cruciale tema dei flussi migratori. Tra tali intese, finalizzate a realizzare forme di collaborazione operativa nel settore della identificazione e del rimpatrio di migranti irregolari rintracciati sul territorio nazionale non richiedenti protezione internazionale, si inserisce il Memorandum of understanding firmato dai capi della polizia di Italia e Sudan il 3 agosto 2016 a Roma.
  Con specifico riferimento ai rimpatri, l'accordo in parola definisce gli impegni delle Parti per assicurare che le misure in tale ambito vengano stabilite nel pieno rispetto della dignità umana e delle libertà fondamentali dei migranti, nonché delle pertinenti norme nazionali ed internazionali. Si tratta di temi sui quali da parte italiana si è insistito molto in fase negoziale. Sempre a livello bilaterale, la Cooperazione-italiana considera il Sudan come «Paese prioritario» e interviene essenzialmente nel settore dei servizi sanitari a favore delle fasce più vulnerabili della popolazione, gestendo anche un programma di cooperazione delegata dell'Unione europea nel cruciale settore idrico, nonché in quello dell'assistenza ai migranti e agli sfollati, anche attraverso interventi umanitari e di emergenza. L'attuazione delle iniziative di cooperazione avviene in gestione diretta ovvero mediante le principali organizzazioni internazionali e del sistema delle Nazioni Unite, come Unicef e Unhcr.
  Oltre all'azione condotta sul piano bilaterale, l'Italia svolge un lavoro di primo piano per sostenere i meccanismi multilaterali istituti in ambito Onu per la tutela e la promozione dei diritti umani in Sudan.
Il Viceministro degli affari esteri e la cooperazione internazionaleMario Giro.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

Unione europea

finanziamento comunitario

traffico di persone