ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/14010

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 667 del 03/08/2016
Firmatari
Primo firmatario: PIRAS MICHELE
Gruppo: SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 03/08/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ZARATTI FILIBERTO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 03/08/2016
RICCIATTI LARA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 03/08/2016
DURANTI DONATELLA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 03/08/2016
QUARANTA STEFANO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 03/08/2016
SCOTTO ARTURO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 03/08/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 03/08/2016
Stato iter:
17/11/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 17/11/2017
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 17/11/2017

CONCLUSO IL 17/11/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-14010
presentato da
PIRAS Michele
testo presentato
Mercoledì 3 agosto 2016
modificato
Giovedì 4 agosto 2016, seduta n. 667

   PIRAS, ZARATTI, RICCIATTI, DURANTI, QUARANTA e SCOTTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la Saras (Società anonima raffinerie sarde) è entrata in produzione nel giugno del 1966, in un'area della Sardegna meridionale – Sarroch (Cagliari) – di assoluto pregio paesaggistico e ambientale, fra le più fertili dal punto di vista agricolo, caratterizzata da un sistema di zone umide tradizionalmente dedicato alle attività della piccola pesca;
   Sarlux (attuale denominazione della Saras), società quotata in borsa, è la più grande raffineria del Mediterraneo e tratta circa 15 milioni di tonnellate l'anno di petrolio, il 25 per cento del totale della movimentazione navale di greggio;
   l'inquinamento prodotto in cinquant'anni di attività è penetrato nel territorio, nel sistema idrico, nei fondali marini e contamina l'aria, esponendo la popolazione locale tutta e i lavoratori a una molteplicità di agenti inquinanti, determinando innumerevoli casi di morti premature;
   nel gennaio del 2009, un importante film documentario d'inchiesta, prodotto dal regista Massimiliano Mazzotta, denominato Oil, ha messo in luce il gravissimo inquinamento dell'area, le profonde modificazioni ambientali e nella struttura sociale e la pesante complicità dello Stato in quello che appare essere un vero e proprio disastro ambientale;
   nel 2013 la prestigiosa rivista internazionale di epidemiologia dell'università di Oxford « Mutagenesis» ha pubblicato i risultati di una ricerca condotta su 75 bambini delle scuole elementari di Sarroch;
   le conclusioni dell'indagine, condotte attraverso la comparazione con eguale campione di coetanei residenti in un'area di campagna, sono inequivocabili: «il nostro studio dimostra che i bambini residenti in prossimità del polo industriale di Sarroch presentano incrementi significativi di danni e alterazioni del Dna» rispetto agli standard di riferimento;
   nel 2014 l'Agenzia europea dell'ambiente (AEA), chiamata ad analizzare i costi sanitari e ambientali dell'industria, l'impatto sulle produzioni agricole e in termini di morti premature, ha classificato la Saras-Sarlux di Sarroch al 92o posto (su 1329) fra gli impianti più inquinanti d'Europa (l'Ilva di Taranto è al 29o);
   recentemente come riportato da tutti i principali quotidiani sardi, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha ammesso la riconducibilità dell'inquinamento del suolo, del sottosuolo e delle acque di falda nell'area di Sarroch alle attività della Salux-Saras, sostenendo altresì che l'azienda ha provveduto ad attivare le necessarie misure di messa in sicurezza delle falde;
   pare assolutamente blanda e insufficiente agli interpellanti la risposta del Ministro considerata l'attività ultradecennale della raffineria, oltre che la documentazione sopra citata;
   va reso atto che finora non vi è mai stato alcun approfondito studio epidemiologico di parte pubblica –:
   quali siano le iniziative di competenza poste in essere dai Ministri interrogati per conoscere, sul piano ambientale, epidemiologico e sanitario, le reali condizioni del territorio e delle popolazioni che lo abitano;
   quali iniziative, per quanto di competenza, siano state poste in essere affinché Saras-Sarlux garantisca l'assoluto rispetto delle soglie di concentrazione previste dalla normativa vigente;
   quali siano le iniziative di competenza che si intendano porre in essere per mettere in sicurezza l'area, per riparare il danno ambientale e riconoscere un effettivo risarcimento al territorio. (4-14010)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 17 novembre 2017
nell'allegato B della seduta n. 887
4-14010
presentata da
PIRAS Michele

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, relativa alle problematiche ambientali connesse alle attività della Saras-Sarlux di Sarroch (Cagliari), sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  Occorre evidenziare, in via preliminare, che alla società Sarlux s.r.l., con decreto del 24 marzo 2009, è stata rilasciata l'Autorizzazione integrata ambientale, ai fini dell'esercizio dell'installazione situata nel comune di Sarroch, ricadendo la stessa tra le categorie di impianti soggetti ad Aia statali ai sensi dell'allegato XII, alla parte seconda, del decreto legislativo n. 152 del 2006.
  L'Aia è stata poi oggetto di riesame per integrare nell'autorizzazione anche la parte denominata «impianti nord» acquisita dalla società Versalis s.p.a. La regione, la provincia ed il comune di Sarroch fanno parte del gruppo istruttore ed hanno partecipato, pertanto, a tale procedimento autorizzativo.
  Con nota del 15 aprile 2016, è stato avviato il riesame complessivo delle condizioni autorizzative contenute nell'Aia per l'adeguamento ai valori limite di emissione riportati nelle BAT
conclusions del settore della raffinazione di petrolio e di gas (emanate con decisione di esecuzione della Commissione europea del 9 ottobre 2014). Occorre evidenziare che con il citato decreto ministeriale prot. 263 dell'11 ottobre 2017, si è concluso il procedimento di riesame complessivo delle condizioni autorizzative contenute nell'Aia rilasciata alla Sarlux s.p.a.
  Con riferimento al suolo, al sottosuolo e alle acque di falda nell'area ove insiste l'impianto è bene anche rilevare che per l'impianto in questione è stato avviato il procedimento di validazione della relazione di riferimento, conclusosi con una richiesta di aggiornamento da parte dello scrivente Ministero.
  La Relazione di Riferimento, la cui definizione è contenuta nell'articolo 5, comma 1, lettera
v-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006, costituisce una delle novità introdotte nel Codice dell'ambiente, ad opera del decreto legislativo n. 46 del 2016 con il quale è stata recepita la direttiva 2010/75/UE cosiddetta direttiva IED e rappresenta un nuovo strumento previsto dall'articolo 22 della medesima direttiva, atto a prevenire ed affrontare la potenziale contaminazione del suolo e delle acque sotterranee che potrebbe essere cagionata dalle attività che producono, utilizzano o scaricano determinate sostanze pericolose.
  In riferimento alla determinazione dello stato di contaminazione del suolo e della falda, si sottolinea inoltre che, all'interno del quadro normativo Aia, il gestore è tenuto alla presentazione della Relazione di Riferimento, secondo quanto previsto dal decreto legislativo n. 152 del 2006 e dal decreto ministeriale n. 272 del 2014.
  L'accertamento dello stato di contaminazione delle matrici ambientali ha portato all'apertura del procedimento di bonifica e delle relative misure di sicurezza della falda.
  Gli interventi attuati e programmati nell'area hanno riguardato sia la falda che i suoli. In particolare le misure di Ministero dello sviluppo economico della falda hanno previsto una barriera idraulica di 46 pozzi; 26 pozzi linea mediana, 12 pozzi fronte mare, 7 pozzi a monte idrogeologico dello stabilimento, 1 pozzo di ravvenamento a sud dello stabilimento (totale portata emunta 274 mc/g).
  Tra il 2007 e 2009 i 26 pozzi hanno recuperato 800 m3 di LNPL.
  Successivamente è stato presentato un progetto bonifica/messa in sicurezza operativa falda che ha previsto la realizzazione di 86 pozzi attivi, di cui:

   n. 27 di emungimento ubicati lungo la Strada II (linea mediana dello stabilimento);

   n. 2 di emungimento ubicati lungo il perimetro sud dello stabilimento (W26 e W27);

   n. 4 di emungimento ubicati lungo il perimetro dello stabilimento (monte idrogeologico rispetto alla linea mediana – W28, W29, W30 e W31);

   n. 12 sul fronte mare per il ravvenamento;

   n. 34 nuovi pozzi di emungimento (di progetto);

   n. 7 nuovi pozzi di ravvenamento fronte mare (di progetto).

  Il progetto di bonifica della falda è stato approvato con decreto del 9 maggio 2016.
  In merito ai suoli, la conferenza di servizi decisoria del 30 marzo 2015 ha approvato con prescrizioni l'analisi di rischio sito specifica per i suoli dello stabilimento. I risultati dell'analisi di rischio hanno evidenziato una contaminazione in n. 9 sorgenti relative al suolo superficiale, in n.10 sorgenti relative al suolo profondo e nella sorgente relativa alla falda. La contaminazione è dovuta principalmente ad idrocarburi C>12 (C13-C18 Alifatici e a C19-C36 alifatici), due sorgenti risultano contaminate da piombo e solo una da crisene e benzo(a) antracene.
  La conferenza di servizi decisoria del 25 ottobre 2016 ha ritenuto approvabile il progetto di messa in sicurezza operativa e bonifica rielaborato secondo le prescrizioni fornite dalla conferenza dei servizi istruttoria del 7 aprile 2016. Il decreto di approvazione finale è in fase di perfezionamento in quanto si è in attesa della verifica di assoggettabilità a VIA della regione Sardegna.
  In merito alle soglie di concentrazione previste dalla normativa vigente, si comunica che, ai sensi dell'articolo 29, del decreto legislativo n. 152 del 2006, l'autorità competente al controllo è Ispra, che effettua regolarmente controlli sull'esercizio e sul rispetto delle condizioni autorizzative, con la collaborazione dell'Arpas. Laddove i controlli di Ispra, in passato, hanno riscontrato superamenti e inottemperanze dell'Aia, l'impianto è stato oggetto di diffida dal proseguire l'attività produttiva in difformità a quanto previsto dall'autorizzazione integrata ambientale. Le successive attività di controllo dell'Ispra non hanno evidenziato il perdurare delle criticità. In ogni caso, gli esiti dei controlli sono pubblicati
on line e disponibili all'accesso del pubblico.
  La regione Sardegna ha fatto presente, peraltro, di aver approvato, con deliberazione n. 18/16 del 5 aprile 2016, il piano regionale d'ispezione ambientale delle installazioni soggette ad Autorizzazione integrata ambientale (Aia), di cui all'articolo 29-
decies, comma 11-bis, del decreto legislativo n. 152 del 2006.
  Il piano prevede l'elaborazione di un programma di ispezioni triennale sulla base dell'esecuzione di una valutazione del rischio associato a ciascuna delle installazioni soggette a tale regime; tale valutazione ha collocato l'installazione Sarlux in una fascia di rischio «alto» cui è associata una frequenza ispettiva annuale.
  Al riguardo, si precisa, comunque, che prima della redazione del Piano sopra menzionato, Sarlux era comunque soggetta a verifiche ispettive annuali, come previsto all'interno dell'Aia vigente.
  Gli esiti delle visite ispettive sono resi accessibili al pubblico ed alcune informazioni sono reperibili nella pagina dedicata del sito
web del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (http://aia.minambiente.it/ricercaAtt.aspx), così come i report annuali di autocontrollo presentati dal gestore e verificati da Ispra per l'esecuzione delle visite ispettive.
  L'Amministrazione regionale ha evidenziato, al riguardo, che, qualora nel corso della visita ispettiva vengano riscontrate non conformità dell'atto autorizzativo, si provvede ad inviare al gestore la contestazione di illecito amministrativo e alla procura la dovuta informazione sulle ipotesi di reato (se del caso); in tali ipotesi il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare emette provvedimento di diffida per riportare il gestore ad una situazione di conformità.
  A quanto fin qui esposto si aggiunga che, secondo quanto riferito dai carabinieri del N.O.E. di Cagliari, sono state espletate, nel corso degli anni, diverse attività presso l'azienda in questione.
  In particolare, il 14 ottobre 2000, il 16 ottobre 2007 ed il 10 settembre 2010 il N.O.E. ha deferito in stato di libertà, rispettivamente:

   n. 4 persone per aver realizzato un deposito preliminare di rifiuti speciali in assenza della prescritta autorizzazione, nonché per traffico illecito internazionale di rifiuti. Durante l'indagine, scaturita a seguito di un esposto, sono stati eseguiti alcuni campionamenti da parte di tecnici dell'Asl e della provincia di Cagliari, in ragione dei quali – sebbene non siano emersi superamenti dei valori limite per le emissioni in atmosfera – sono state rilevate alte concentrazioni di vanadio e nichel nei fanghi, tali da far classificare detti rifiuti come pericolosi;

   n. 7 persone per associazione per delinquere finalizzata all'allestimento di attività illecite di gestione di rifiuti pericolosi, mediante l'utilizzo di certificazioni analitiche e di f.i.r. contenenti false indicazioni sui rifiuti trasportati. In tale circostanza, alcuni campionamenti sui rifiuti prodotti dal predetto stabilimento, sono risultati pericolosi – a fronte della classificazione di non pericolosità fatta dal produttore – per l'elevato contenuto di idrocarburi, nonché – solo in alcuni casi – per i valori di nichel superiori ai limiti imposti dalla legislazione vigente;

   il direttore della raffineria per inosservanza delle prescrizioni contenute nell'Aia ed in particolare quelle relative ai rifiuti, alle emissioni in atmosfera, all'obbligo di determinazione del rendimento di desolforazione, alla redazione e comunicazione del piano a breve, medio e lungo termine relativo alla cessazione definitiva dell'attività, nonché al controllo degli scarichi idrici e all'accessibilità ai punti di campionamento per il periodo antecedente al novembre 2009.

  Anche la procura della Repubblica presso il tribunale di Cagliari ha rappresentato che negli ultimi anni sono stati aperti alcuni procedimenti penali volti alla verifica dell'effettivo rispetto dei valori limite autorizzati per i cicli di raffinazione e lavorazione del petrolio nell'area industriale di Sarroch, nonché, in generale, all'accertamento qualitativo e quantitativo di emissioni in atmosfera di sostanze inquinanti provenienti anche da attività industriale di differente natura.
  Per quanto riguarda gli studi epidemiologici, la regione Sardegna ha segnalato che nell'aprile 2006 è stato pubblicato il «rapporto sullo stato di salute delle popolazioni residenti nelle aree interessate da poli industriali, minerari e militari della Regione Sardegna», commissionato dall'Assessorato dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale all'Associazione temporanea d'impresa Esa (Epidemiologia, sviluppo e ambiente) nell'ambito nell'ambito del piano operativo nazionale 2000-2006, quadro comunitario di sostegno alle regioni obiettivo 1.1.
  Il rapporto ha studiato l'area di Sarroch (comprendente i comuni di Assemini, Sarroch, Capoterra e Villa San Pietro per una popolazione che, al censimento 2001, era di 52.385 abitanti) mediante l'analisi di dati relativi:

   alla mortalità generale e specifica per cause tumorali e non, derivanti dalle certificazioni Istat di causa di morte 1997-2001;

   ai ricoveri ospedalieri per una serie di diagnosi scelte, derivanti dall'archivio regionale delle schede di dimissione ospedaliera (SDO) 2001-2003.

  La mortalità generale dell'area era risultata leggermente e non significativamente al di sotto della media regionale negli uomini, mentre era dell'86 per cento superiore per le donne.
  Si erano rilevati eccessi tra gli uomini che oscillavano dal 6 al 12 per cento nei ricoveri e ricoverati per malattie respiratorie, che avevano invece una mortalità in linea con la media regionale, e dal 13 al 24 per cento per il tumore polmonare, in eccesso anche nella mortalità del 24 per cento. Gli eccessi tra le donne variavano dal 10 al 16 per cento per ricoveri e ricoverati per malattie respiratorie, con una mortalità in eccesso del 12 per cento (aggiustando per deprivazione) e dal 3 al 40 per cento per i ricoveri e ricoverati per tumore polmonare.
  Usando come riferimento la mortalità osservata nelle popolazioni residenti in un cerchio di 40 chilometri centrato sul comune di Capoterra invece della mortalità media regionale, non si osservavano grandi differenze.
  Il rischio per tumore polmonare tra gli uomini era risultato solo il 2 per cento in eccesso usando lo
standard locale, contro il 16 per cento di aumento con lo standard regionale. I tumori del sistema linfoematopoietico, sempre negli uomini, avevano mostrato invece eccessi del 24 per cento usando lo standard locale, contro un eccesso del solo 10 per cento con lo standard regionale (non significativo). Tenendo conto del livello di deprivazione materiale, i rischi per tumore polmonare risultavano aumentati (+24 per cento negli uomini) e quelli per tumore del sistema linfoematopoietico si mantenevano sui livelli dello standard regionale. Nelle donne le corrispondenti cause erano in difetto rispetto alla regione e non vi erano differenze eclatanti utilizzando lo standard locale piuttosto che regionale o con la correzione per deprivazione.
  Il Rapporto sullo stato di salute del 2006 è stato successivamente aggiornato con il rapporto 2000-2010, reso possibile grazie alla collaborazione tra l'osservatorio epidemiologico della regione Sardegna e l'università di Firenze nell'ambito del progetto «sorveglianza epidemiologica del rischio legato a fonti di origine industriale e militare», che è terminato il 16 marzo 2012. L'aggiornamento riguarda la prevalenza delle malattie risultante dalle schede di dimissione ospedaliera per il periodo 2001-2010. In sintesi, la prevalenza di malattie dell'apparato circolatorio si mantiene al di sotto della media regionale, sia negli uomini che nelle donne. Per quanto riguarda le malattie neoplastiche, nel periodo 2001-2005, si ha un eccesso del 12 per cento nei ricoveri, che si annulla considerando i ricoverati negli uomini; nel sesso femminile non si registrano eccessi per tumori nel loro complesso. Nel periodo 2006-2010, l'eccesso di ricoveri negli uomini si riduce al 4 per cento, ma resta costante o aumenta nei ricoverati (5,1 per cento-1,6 per cento), nel sesso femminile, si registra un eccesso intorno al 4 per cento per i ricoverati. Per quanto riguarda le malattie respiratorie, nel periodo 2001-2005 si osserva un incremento dei ricoveri e dei ricoverati per patologia asmatica negli uomini (13 per cento-29 per cento) e eccessi per le malattie respiratorie croniche per le donne (11 per cento). Nel periodo 2006-2010 tali eccessi scompaiono completamente.
  Per quanto riguarda i bambini, nei ricoveri 2006-2010 non si rilevano più eccessi per patologia asmatica nella fascia 0-14 anni, rispetto alla media regionale.
  Riguardo le altre patologie, si registravano nel 2001-2005 ricoveri in eccesso sulla media regionale per le malattie del sangue (complessivamente 19 casi in eccesso considerando tutte le diagnosi nella scheda SDO), e nelle donne le malattie dell'apparato digerente (13 casi in eccesso). Nel periodo successivo 2006-2010 resta un eccesso per le malattie del sangue che si riduce rispetto al precedente periodo e si registrano 12 casi in eccesso sulla media regionale. Nelle donne non si rilevano più eccessi per le malattie dell'apparato digerente. È degno di nota l'eccesso nel periodo più recente dei ricoveri per cause traumatiche (34 in più rispetto alla media regionale).
  Il rapporto 2000-2010 afferma che «nel comune di Sarroch sono localizzate alcune attività industriali che sono state censite nell'inventario regionale delle emissioni in particolare per quanto riguarda la qualità dell'aria. Le sostanze tossiche principali riguardano idrocarburi policlici aromatici, benzene e affini, metalli e gas irritanti come, prima del 2008, l'anidride solforosa. Tutti questi tossici sono connessi nella letteratura tossicologica ed epidemiologica alle malattie per le quali si sono registrati degli eccessi nella popolazione residente del comune».
  Le considerazioni finali riportano che «le indicazioni contenute nel presente aggiornamento del rapporto sullo stato di salute permettono di affermare che è importante:

   una verifica epidemiologica volta a chiarire eventuali associazioni tra le malattie tumorali e in particolare i tumori del sistema linfo-ematopoietico e le malattie del sangue e le concentrazioni ambientali delle sostanze tossiche emesse;

   una valutazione costante che permetta di meglio documentare l'evoluzione favorevole dello stato di salute, in particolare è importante sottolineare il miglioramento registrato per quanto riguarda le patologie respiratorie nel bambino e nell'adulto».

  Inoltre, al competente assessorato dell'igiene e sanità risulta quanto segue.
  Dal novembre 2006 al dicembre 2014 è stato attivo il «progetto Sarroch ambiente e salute», coordinato dal punto di vista scientifico dall'università degli studi di Firenze, promosso dal comune di Sarroch e cofinanziato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e dal Ministero della salute. Tale progetto è pubblicato sul sito
web del comune ed in quello della fondazione Bioetica (http://www.fondazionebiotecalt/node/22).
  Si segnala, altresì, in riferimento allo studio di epidemiologia molecolare pubblicato nel 2013 (Mutagenesis 28, 315-321, 2013), sui bambini residenti nel comune Sarroch in Sardegna, in cui è stata osservata una aumentata incidenza di danni al DNA rispetto ai bambini residenti in una località rurale, che l'Istituto superiore di sanità si è espresso, osservando quanto segue:

   lo studio ha preso in considerazione due tipi di alterazioni delle basi del DNA, indotte rispettivamente dall'eccesso di specie reattive dell'ossigeno e/o radicali liberi, e dagli idrocarburi policiclici aromatici cancerogeni. Tali alterazioni rappresentano danni primari al DNA suscettibili di riparazione, piuttosto che mutazioni permanenti, e vengono considerate essenzialmente come biomarcatori di esposizione ad agenti genotossici, piuttosto che di effetti biologici. Non è quindi possibile utilizzare tali biomarcatori per effettuare una stima quantitativa dei possibili rischi per la salute;

   lo studio ha comunque mostrato un chiaro aumento (circa il doppio) di danni al DNA nei bambini residenti nel comune di Sarroch rispetto a quelli residenti nel comune rurale di Burcei. Tale risultato è in linea con i risultati di studi precedenti su popolazioni di bambini e adulti residenti in aree con forte inquinamento industriale o ad elevato traffico veicolare;

   come rilevato dagli stessi autori del lavoro, il disegno dello studio non permette di stimare con certezza il ruolo dell'inquinamento prodotto dal polo petrolchimico, mancando una popolazione di riferimento residente in un'area urbana senza attività industriali. In considerazione della ridotta densità abitativa e traffico veicolare nell'area urbana di Sarroch, è però verosimile che l'inquinamento prodotto dalle attività industriali abbia un peso prevalente;

   le misure ambientali effettuate mostrano infatti un gradiente di concentrazione di inquinanti organici volatili a partire dall'area industriale, con livelli di benzene nel centro del paese simili a quelli misurati in metropoli europee.

  Sempre secondo quanto osservato dall'Istituto superiore di sanità, complessivamente lo studio indica per la popolazione residente nel comune di Sarroch una esposizione a composti tossici e genotossici significativamente maggiore rispetto a quella della popolazione rurale, assimilabile a quella dei residenti in altre aree inquinate, ed è verosimile che ciò sia attribuibile in larga misura alle attività industriali che insistono sul territorio.
  Si fa presente, da ultimo, che il Ministero della salute, attraverso il Centro nazionale per il controllo delle malattie (CCM), nell'ambito del programma 2015, ha finanziato il progetto relativo ad un sistema permanente di sorveglianza epidemiologica nei siti contaminati, in continuità con il progetto «Sentieri». Tali aree, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, hanno ospitato o ospitano attività antropiche che hanno prodotto o potrebbero produrre contaminazione del suolo, delle acque di superficie o di falda, dell'aria, della catena alimentare, cui ha conseguito o potrebbe conseguire un impatto sulla salute. Detto progetto è coordinato dall'Istituto superiore di sanità, interessa le aree dichiarate Siti d'interesse nazionale e può essere esteso ad altre aree industriali che comportano un rilevante impatto territoriale, tra queste rientrerebbe anche il territorio di Sarroch dove potrà essere effettuato un aggiornamento della situazione epidemiologica.
  Alla luce delle informazioni esposte, si rassicura che, per quanto di competenza, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare continuerà a tenersi informato e continuerà a svolgere la sua attività di monitoraggio, senza ridurre in alcun modo il livello di attenzione su questa delicata questione.

Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Gian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

politica comunitaria dell'ambiente

epidemiologia

principio chi inquina paga