ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/14004

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 666 del 02/08/2016
Trasformazioni
Trasformato il 20/03/2017 in 5/10873
Firmatari
Primo firmatario: NESCI DALILA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 02/08/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PARENTELA PAOLO MOVIMENTO 5 STELLE 02/08/2016
DIENI FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 02/08/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELLA SALUTE
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 02/08/2016
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 02/08/2016
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 23/08/2016
Stato iter:
20/03/2017
Fasi iter:

TRASFORMA IL 20/03/2017

TRASFORMATO IL 20/03/2017

CONCLUSO IL 20/03/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-14004
presentato da
NESCI Dalila
testo di
Martedì 2 agosto 2016, seduta n. 666

   NESCI, PARENTELA e DIENI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno . — Per sapere – premesso che:
   il commissario per l'attuazione del piano di rientro, Massimo Scura, convocò, per il 9 febbraio 2016 alle ore 9, il direttore generale del dipartimento politiche della salute della regione, Riccardo Fatarella, il direttore generale dell'asp di Catanzaro Giuseppe Perri e il presidente della commissione dell'asp di Crotone per l'autorizzazione e l'accreditamento, Luigi d'Orazio;
   la convocazione di tale incontro segui alla redazione del verbale relativo alla verifica del possesso dei requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi presso l'unità operativa di cardiochirurgia dell'azienda ospedaliera universitaria «Mater Domini» di Catanzaro, ossia il policlinico dell'ateneo del luogo;
   il verbale in parola, redatto in data 20 gennaio 2016 dalla competente commissione per l'autorizzazione e l'accreditamento, fu trasmesso all'asp di Catanzaro il 21 gennaio 2016;
   la legge regionale 12 giugno 2009, n. 19, al comma terzo dell'articolo 65 prescrive: «L'accreditamento definitivo di singoli reparti e servizi di strutture delle aziende sanitarie o di singoli reparti o servizi delle aziende ospedaliere già attivi, riconvertiti o ristrutturati nonché delle sperimentazioni gestionali di cui all'articolo 9-bis del decreto legislativo n. 502 del 1992, è differito alla ultimazione degli adeguamenti complessivi delle strutture dove gli stessi sono collocati. Pertanto dalla loro attivazione le stesse strutture devono essere considerate provvisoriamente accreditate. I nuovi servizi realizzati, nell'ambito di processi parziali di riconversione in atto e in coerenza con le indicazioni del P.S.R. e degli atti aziendali, devono parimenti essere considerati provvisoriamente accreditati nelle more dell'accreditamento complessivo delle strutture all'interno delle quali sono collocati»;
   il decreto del commissario ad acta n. 28 del 2010 stabilisce, modificando con l'articolo 4 l'apposito regolamento n. 13 del 2009, che «gli atti di autorizzazione sanitaria all'esercizio e di accreditamento istituzionale sono rilasciati dalla Regione alle strutture sanitarie, socio-sanitarie, nonché ai singoli professionisti che ne facciano richiesta, subordinatamente al possesso dei requisiti individuati dal regolamento 1o settembre 2009, n. 13, sulla base delle verifiche svolte in ambito aziendale dalle commissioni aziendali e dal conseguente parere del legale rappresentante dell'azienda sanitaria, fermo restando a definizione del fabbisogno e del volume delle attività individuate dalla programmazione regionale»;
   lo stesso decreto del commissario ad acta n. 28 del 2010, modificando, con l'articolo 4, l'apposito regolamento n. 13 del 2009, stabilisce che: «La commissione aziendale, ad esito della verifica effettuata presso gli studi dei singoli professionisti e presso le strutture sanitarie e socio-sanitarie, pubbliche e private, elabora la propria relazione di verifica e la inoltra al legale rappresentante dell'azienda sanitaria che, a sua volta, la trasmette alla regione, all'interno dell'atto deliberativo attestante il previsto parere. La regione, ad esito del procedimento e sulla base della preventiva verifica sulla conformità delle prestazioni rispetto al fabbisogno di assistenza definito dagli atti di programmazione regionale, può rilasciare: il parere sulla compatibilità del progetto, in caso di autorizzazione alla realizzazione; l'autorizzazione sanitaria all'esercizio; l'accreditamento istituzionale»;
   in merito all'applicabilità delle predette norme, lo stesso decreto del commissario ad acta n. 28 del 2010, modificando con l'articolo 5, l'apposito regolamento n. 13 del 2009, stabilisce che «il presente regolamento disciplina le procedure espressamente attivate dal dipartimento regionale tutela della salute e politiche sanitarie e trasmesse alla commissione dal direttore generale ovvero dal rappresentante legale delle aziende sanitarie»;
   con nota del 5 agosto 2015, prot. n. 241005, il direttore generale del dipartimento regionale della Calabria per la tutela della salute, professor Riccardo Fatarella, comunicò ai deputati Dalila Nesci e Paolo Parentela – i quali avevano rappresentato gli esiti della loro visita del 13 luglio 2015 presso l'unità operativa di cardiochirurgia di cui sopra – l'attivazione della «procedura di verifica del possesso dei requisiti di legge presso l'unità operativa di cardiochirurgia dell'azienda ospedaliera Mater Domini di Catanzaro», all'uopo allegando la nota – prot. n. 240607 del 5 agosto 2015 del dirigente per l'accreditamento, dottor Salvatore Lopresti, trasmessa al commissario straordinario dell'asp di Crotone, al commissario straordinario dell'asp di Catanzaro dirigente generale del dipartimento regionale per la tutela della salute, nonché commissario straordinario dell'azienda ospedaliera universitaria «Mater Domini» Catanzaro (policlinico universitario);
   alla luce della normativa sopra richiamata non vi è dubbio – come osservato nell'interpellanza urgente n. 2-01277, presentata dalla prima firmataria del presente atto il 16 febbraio 2016 nella seduta n. 570 e svolta il 19 febbraio 2016 – che la commissione di controllo dei requisiti dell'unità operativa di cardiochirurgia dell'azienda ospedaliero-universitaria «Mater Domini» di Catanzaro sia stata inviata nel rispetto delle norme vigenti, dal dirigente regionale di competenza e in ossequio alla disciplina sull'accreditamento di cui alla citata legge regionale 12 giugno 2009, n. 19, e al decreto del commissario ad acta n. 28 del 2010, che, per come sopra citato, compendia l'articolo 12 della legge n. 24 dei 2008 in materia di regolamento circa «le modalità operative ed i criteri per la composizione delle commissioni aziendali per l'autorizzazione sanitaria e l'accreditamento»;
   a fortiori, l'articolo 12 del regolamento per l'accreditamento, innovato e recepito dal decreto del commissario ad acta n. 28 del 2010 – adottato, come figura in premessa, sulla base del verbale della riunione interministeriale del 27 ottobre 2010 in cui «Tavolo e Comitato ritengono inopportuno e fonte di possibili conflitti di competenza affidare la verifica dei requisiti a commissioni costituite da dipendenti dell'azienda le cui strutture necessitano di verifica» — contiene lo schema delle verifiche di competenza, da cui emerge con chiarezza che la commissione dell'asp di Crotone effettua le verifiche per l'asp di Catanzaro, la quale, stando all'articolo 12 della legge n. 24 del 2008, come le altre aziende sanitarie provinciali attiva, «avvalendosi delle proprie strutture ordinarie, nonché delle commissioni di cui all'articolo 12 sistemi di controllo di verifica sia sulla permanenza dei requisiti strutturali, organizzativi e professionali che, relativamente alle strutture pubbliche e private accreditate, sull'appropriatezza delle prestazioni sanitarie e socio-sanitarie erogate, disponendo le occorrenti attività ispettive almeno ogni due mesi a campione»;
   dell'attivazione della riferita procedura di controllo era al corrente il direttore generale dell'asp di Catanzaro, avendo ricevuto apposita comunicazione del 5 agosto 2015, a seguito della quale non avrebbe eccepito alcunché;
   a seguito della riferita procedura di controllo è emersa, a giudizio degli interroganti, una situazione molto grave in relazione al reparto di cui si tratta, già in parte segnalata dall'ex primario, professor Attilio Renzuili, che da direttore dell'unità operativa il 5 febbraio 2013 inviò al direttore sanitario e al direttore generale dello stesso policlinico – come al rettore dell'università di Catanzaro, al dipartimento regionale per la tutela della salute e al commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario, della Calabria – una richiesta di provvedimenti a fronte di «n. 6 casi di sepsi grave su n. 60 pazienti operati, con una incidenza del 10 per cento ed un mortalità del 5 per cento»;
   contestualmente, il Renzulli rilevò che «l'assenza (...) di una sala operatoria separata e distinta, sotto il profilo strutturale/architettonico, dalle altre esistenti nell'unico blocco operatorio, implica il passaggio di personale e pazienti, non afferenti l'unità di cardiochirurgia, con nette conseguenze sotto a profilo infettivo/contaminatorio»;
   contestualmente, il Renzulli aggiunse «che l'unità operativa di cardiochirurgia del campus di Germaneto, rappresenta l'unica unità operativa di cardiochirurgia in Italia non dotata, in via esclusiva». Precisò, che dette «carenze architettonico strutturali sono gravissime ed espongono il paziente che ha subito un intervento chirurgico (...) a rischi gravissimi e non tollerabili, che possono portare anche a conseguenze nefaste»;
   in data 4 marzo 2013, il Renzulli fu ricoverato per malattia presso il policlinico universitario di Catanzaro;
   in data 6 marzo 2013, il Renzulli fu sospeso cautelativamente dall'incarico direttoriale, con delibera dell'azienda ospedaliero-universitaria «Mater Domini» n. 128 del 2013);
   in data 7 marzo 2013, per il professor Pasquale Mastroroberto la scuola di medicina e chirurgia dell'università di Catanzaro propose la nomina a direttore dell'unità di cardiochirurgia in argomento, giusto lo stesso giorno formalizzata dal rettore con proprio decreto, n. 157 del 2013, e con delibera, in pari data, n. 130 del 2013 dell'azienda ospedaliero-universitaria «Mater Domini»;
   in data 15 marzo 2013, con lettera ai vertici dell'azienda ospedaliera e al medico di competenza, il Renzulli chiese di essere sottoposto ad accorgimenti finalizzati a verificare l'idoneità psico-fisica;
   in data 19 marzo 2013, il Renzulli fu convocato per la predetta visita di accertamento, prevista il 26 marzo dello stesso anno;
   in data 27 marzo 2013, in ordine alla suddetta comunicazione del 5 febbraio 2013, il Renzulli fu audito da una commissione aziendale interna, che non ritenne di poter evidenziare «colpe a carico dei responsabili e del personale medico ed assistenziale, che gli episodi di sepsi possono essere ricondotti a picchi che si presentano nelle strutture assistenziali ad elevata intensità di cura»;
   in un'intervista pubblicata il 21 maggio 2013 sulla testata on line « Lamezia in strada», registrazione n. 2/2011 presso il tribunale di Lamezia Terme, si rende conto della vicenda di «tre decessi di pazienti con infezioni acute: degenti in terapia intensiva» nell'unità operativa cardiochirurgica del policlinico universitario di Catanzaro, a seguito della quale l'intervistato, professor Attilio Renzulli, che all'epoca era direttore di tale unità operativa, inviò – come si legge nella medesima fonte giornalistica – «una lettera esposto indirizzata ai dirigenti dell'azienda e alla procura della Repubblica» di Catanzaro, chiedendo in proposito «interventi urgenti»;
   in data 25 settembre 2013, il Renzulli fu reintegrato con delibera dell'azienda ospedaliero-universitaria «Mater Domini» n. 625 del 25 settembre 2013, per l'esito degli accertamenti compiuti circa la di lui idoneità psico-fisica e da direttore fu poi sostituito, in definitiva, dal Mastroroberto, anche per via del contenuto del verbale della scuola di medicina e chirurgia del 18 dicembre 2014, il cui consiglio preferì il Mastroroberto poiché aveva vinto l'abilitazione quale docente universitario di I fascia e per il medesimo organismo risultava quindi più idoneo all'incarico di specie, a direzione universitaria;
   in data 21 novembre 2014, il giudice per le indagini preliminari dottoressa Abigail Mellace, archiviò, su proposta del pubblico ministero titolare, dottoressa Fabiana Rapino, il procedimento penale avviato dalla procura di Catanzaro a seguito del riferito esposto del Renzulli, datato 24 maggio 2013;
   benché nell'esposto in questione fosse stato richiesto di verificare l'effettivo svolgimento del succitato consiglio, il pubblico ministero e il giudice per le indagini preliminari concludevano nel senso precisato, a giudizio degli interroganti del tutto indipendentemente dall'allarme formalizzato dal Renzulli sui decessi in seguito a sepsi e sulle carenze del reparto; tali carenze oggi risulterebbero per gli interroganti confermate nel verbale della commissione regionale di controllo;
   dal rammentato verbale della commissione di controllo emerge che il legale rappresentante del policlinico universitario, il dottor Antonio Belcastro, con dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà del 14 ottobre 2015, sotto la propria responsabilità ha dichiarato che «l'unità operativa di cardiochirurgia possiede i requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi previsti dalla normativa vigente», ma la commissione di controllo ha accertato l'esatto contrario;
   la riferita dichiarazione, che a regola dovrebbe ricalcare quella da rendere obbligatoriamente, secondo l'articolo 14 della legge regionale n. 24 del 2008, risulterebbe quindi in estremo contrasto con quanto accertato e certificato nelle conclusioni dalla commissione aziendale per l'autorizzazione e l'accreditamento, rinvenibile alle pagine 9 e 10 del prefatto verbale, le cui ulteriormente esplicitate dal presidente, dottor Luigi D'Orazio, nella comunicazione del 3 febbraio 2016, prot. n. 11648, indirizzata al direttore generale dell'asp di Catanzaro e attestante che l'unità operativa di cardiochirurgia del policlinico universitario di Catanzaro «non possiede, al momento dei sopralluoghi e della stesura della relazione finale, i requisiti strutturali e tecnologici previsti dalla legge regionale n. 24 del 2008 e dal regolamento n. 13 del 2009»;
   dal verbale della commissione di controllo di cui si tratta, alla luce della visita dei deputati Dalila Nesci e Paolo Parentela dei 13 luglio 2015 presso la predetta unità operativa di cardiochirurgia, emerge, a giudizio degli interroganti, il tentativo di sanare, attraverso una mera separazione di spazi, peraltro ancora non compiuta, la riscontrata mancanza della terapia intensiva dedicata, invece in Calabria obbligatoria e presente, per esempio, presso la cardiochirurgia del policlinico Gemelli di Roma, dell'ospedale Niguarda di Milano, dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dell'Humanitas Gavazzeni di Milano, degli Ospedali riuniti di Ancona e dell'ospedale San Camillo-Forlanini di Roma;
   dal riferito verbale emergerebbe la mancanza di una sala operatoria a fronte delle due previste dalla norma e la dotazione di soli 10 posti letto a fronte dei 14 previsti dalla normativa di riferimento;
   dal verbale in questione emergerebbe, inoltre, la mancata definizione e identificazione, sia nei numero che nella dislocazione, dei posti letto, nonché un numero di infermieri di gran lunga inferiore al numero previsto dalla normativa;
   dal verbale in parola emergerebbe, quindi, la mancanza della figura del cardiologo e del terapista della riabilitazione, nonché la mancanza della figura di un tecnico manutentore di struttura;
   nello stesso verbale si legge di un numero di interventi in circolazione extracorporea pari a 216, ben inferiore rispetto ai 300 previsti dalla normativa;
   nel medesimo verbale si legge della mancanza delle autocertificazioni dei singoli dirigenti medici, che non hanno indicato la propria casistica degli interventi negli ultimi cinque anni, come prevede la specifica norma;
   nel verbale è scritto, ancora, della mancata verifica periodica, obbligatoria, delle attrezzature elettromedicali nel rispetto delle scadenze previste dalla specifica norma;
   soprattutto, il verbale attesta la mancanza nell'unità operativa in parola del programma delle analisi batteriologiche, dei relativi risultati e del registro di prevenzione e controllo legionellosi, nonché la mancanza degli interventi per la prevenzione e il controllo della legionellosi;
   il verbale attesta, inoltre, la carenza di documentazione relativa alla nomina di rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, alla nomina dei medico competente, alla sorveglianza sanitaria per le lavoratrici madri, alla formazione ed informazione del personale;
   nel verbale si legge, infine, della mancanza del documento di valutazione dei rischi completo di data e firma del datore di lavoro, del medico competente del responsabile del servizio di prevenzione e protezione e del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, nonché della mancanza dei giudizi di idoneità di tutto il personale afferente all'unità operativa di cardiochirurgia e degli operatori afferenti alle unità operative funzionali ad essa;
   con il decreto del commissario ad acta n. 21 del 10 febbraio 2016, il commissario Massimo Scura e il sub-commissario per il rientro dal disavanzo sanitario regionale, Andrea Urbani, hanno annullato – rectius, revocato – la succitata procedura di verifica, ritenendola illegittima;
   allo stato dei fatti, a quanto consta agli interroganti, l'azienda ospedaliero-universitaria «Mater Domini» è l'unica struttura «pubblica», pur in possesso di accreditamento provvisorio – ope legis – per la quale è stato avviato, in epoca antecedente alla legge regionale n. 19 del 2009, un procedimento di verifica del possesso di autorizzazione e di accreditamento;
   il dipartimento regionale di competenza ha, dunque, come più sopra narrato, richiesto la verifica del possesso dei requisiti;
   nel caso della cardiochirurgia dell'azienda ospedaliero-universitaria «Mater Domini», il procedimento è stato dunque avviato per la verifica del possesso dei requisiti per l'accreditamento definitivo della commissione incrociata di Crotone in ottemperanza alla legge regionale n. 19 del 2009, e successive modifiche ed integrazioni e non, come secondo gli interroganti erroneamente contenuto nel decreto del commissario ad acta n. 21 del 2016, per la verifica del mantenimento dei requisiti di una struttura già accreditata, proprio perché la verifica del possesso dei requisiti era in itinere e non si era mai conclusa;
   la commissione dell'asp di Crotone ha sempre informato della procedura in questione la struttura commissariale per il rientro dai disavanzi, che non si è mai pronunciata in merito, se non alla conclusione del procedimento di verifica esitato nella delibera n. 72 del 2016 dei dirigente generale dell'asp di Catanzaro, che ha proposto la sospensione delle attività della riferita unità operativa di cardiochirurgia, al fine di risolvere criticità evidenziate dalla commissione di controllo;
   in ordine alla legittimità dell'adozione del decreto del commissario ad acta n. 21 del 10 febbraio 2016, il commissario per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario regionale avrebbe dovuto, a giudizio degli interroganti, rispettare le norme sul procedimento amministrativo stabilite dalla legge n. 241 del 1990, e cioè dare la comunicazione di cui all'articolo 7 della citata legge e consentire la partecipazione a procedimento di cui agli articoli 9 e 10;
   inoltre, il commissario ad acta non ha, nel caso di specie, provveduto ad annullare un «provvedimento» definitivo e completamente formato, bensì ha proceduto ad annullare, a parere degli interroganti, impropriamente, un intero iter procedimentale in corso e i relativi atti endoprocedimentali;
   il riferito decreto del commissario ad acta n. 21 del 2016 è stato adottato sulla base di una presunta violazione di norme sul procedimento e senza dare atto, a quanto consta agli interroganti, di quali fossero concretamente le ragioni di interesse pubblico che a tale annullamento d'ufficio hanno condotto il commissario ad acta e il sub-commissario;
   nel caso di specie, pertanto, a giudizio degli interroganti non è stato rispettato l'obbligo di adeguata motivazione dei provvedimenti amministrativi di cui all'articolo 3 della legge n. 241 del 1990, posto che, essendo stata impedita la partecipazione procedimentale, la motivazione del provvedimento è conseguentemente inficiata da un grave difetto d'istruttoria;
   emerge dunque, per gli interroganti, per tabulas che il commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario della regione Calabria e il sub-commissario hanno ampiamente travalicato la facoltà di procedere alla «rimozione, ai sensi di quanto previsto dall'articolo 2, comma 80, della legge n. 191 del 2009, dei provvedimenti, anche legislativi, adottati dagli organi regionali e i provvedimenti aziendali che siano di ostacolo alla piena attuazione del piano di rientro e dei successivi programmi operativi, nonché in contrasto con la normativa vigente e con i pareri e le valutazioni espressi dai tavoli tecnici di verifica e dai Ministeri affiancanti», agli stessi concessa in base al punto n. 13 della deliberazione del Consiglio dei ministri del 12 marzo 2015, posto che gli stessi non hanno proceduto alla rimozione di «provvedimenti», bensì di atti che non costituiscono affatto un «provvedimento» in senso tecnico-giuridico;
   con nota avente protocollo n. 0061534 del 25 luglio 2016, il direttore generale dell'asp di Catanzaro ha trasmesso alla prima firmataria del presente atto la relazione della commissione per l'autorizzazione e l'accreditamento dell'asp di Catanzaro in ordine alla verifica dei requisiti tecnologici, strutturali e organizzativi e dell'unità operativa cardiochirurgica del policlinico universitario di Catanzaro, nel febbraio 2016 attivata dal competente dipartimento della regione Calabria, come si legge nella premessa del medesimo atto, «al fine esclusivo di prevenire rischi per la sicurezza e la salute dei pazienti»;
   alla luce delle risultanze degli accertamenti compiuti dalla commissione per l'autorizzazione e l'accreditamento dell'asp di Crotone;
   la succitata relazione conferma, drammaticamente, che dagli accertamenti compiuti dalla commissione per l'autorizzazione e l'accreditamento dell'asp di Catanzaro rimangono intatte le criticità del predetto reparto – già evidenziate dalla corrispondente commissione in seno all'asp di Crotone – sulla rianimazione dedicata ai pazienti cardiochirurgici, deve essere esclusiva, come confermato dal dirigente generale del dipartimento regionale per la tutela della salute nell'audizione del 26 aprile 2016 nella Commissione speciale di vigilanza del consiglio regionale della Calabria;
   in quella sede, lo stesso dirigente, professor Riccardo Fatarella, disse testualmente: «A me non piace che si chiudano le strutture pubbliche per altri motivi, però qui il motivo c'era: ce ne sono due, uno che è venuto fuori e un altro che verrà fuori. Con il decreto 70 — di cui vi parlavo prima – le strutture pubbliche o private che non raggiungono un certo livello di produzione di attività vanno chiuse. La cardiochirurgia di “Mater Domini” non raggiunge quel livello di produttività. Appena funzionerà a pieno regime la cardiochirurgia di Reggio, il dipartimento, la Regione e i commissari dovranno spiegare a se stessi e poi alla comunità e a chi fa vigilanza in tutte le sedi perché si tiene aperta, pur avendone già due che funzionano»;
   Fatarella precisò: «Abbiamo la «Sant'Anna», la clinica privata accreditata e contrattualizzata, specializzata in cardiochirurgia che fa circa 800 procedure l'anno, “Mater Domini” che ne fa 250, il minimo è 300 di un certo tipo, non di qualsiasi, poi speriamo che a Reggio si parta e si possa ridurre quella mobilità dei pazienti e dei nostri cittadini, magari, verso Messina o verso questa parte più vicina della Sicilia»;
   con riferimento all'unità operativa cardiochirurgica del policlinico universitario di Catanzaro, lo stesso dirigente generale proseguì: «Quindi avremo il problema, comunque, di questa cardiochirurgia che chiude il venerdì, che non fa urgenza, se non sotto molte insistenze, perché l'urgenza cardiochirurgica, ad oggi, è garantita nei modi in cui è garantita dalla struttura accreditata della “Sant'Anna”»;
   «nel merito della vicenda del controllo dei requisiti, i requisiti – aggiunse il professor Fatarella nella sede rammentata – di cui disponeva e dispone il policlinico erano, oggettivamente, insufficienti, tant’è che la Commissione di Crotone li aveva elencati: alcuni erano particolarmente critici da un punto di vista della sicurezza, come la terapia intensiva non nelle immediate vicinanze, e altri probabilmente un po’ più formali e meno sostanziali»;
   «la procedura normale – specificò il dirigente generale Fatarella, in merito alla verifica dei requisiti del reparto in esame – come si sarebbe dovuta svolgere ? Come in parte si è svolta: la Commissione incrociata è andata a controllare, ha fatto delle prescrizioni, l'azienda sanitaria di Catanzaro ha fatto una delibera trasmessa al dipartimento di chiusura, ma era una chiusura con prescrizioni, cioè “io ti chiudo, ma appena ti adegui, ti riapro”, non c’è una chiusura assoluta, è una chiusura per mancanza di requisiti, quindi è una chiusura che avremmo potuto chiamare apertura con prescrizioni, è la stessa cosa, “purché ti rimetta in regola”»;
   Fatarella ribadì quindi la necessità, per i pazienti di quel reparto cardiochirurgico, «della terapia intensiva in forma esclusiva, come vuole la legge, perché i pazienti cardiochirurgici sono (...) immunodepressi ancor più critici, perché se si ferma il cuore, tutto il resto se ne parla poco, perché non c’è»;
   «purtroppo, i commissari — aggiunse Fatarella nella ricordata sede — non hanno capito che si stava risolvendo il problema, perché si stava risolvendo, purché si fosse... anche “Mater Domini”, come a parole aveva dichiarato di essere, disponibile ad adeguarsi quindi di lì a pochi giorni l'avremmo potuto risolvere però passando nel rispetto delle normative»;
   «questa storia, questo percorso – rimarcò Fatarella – non lo hanno voluto portare a compimento, hanno revocato gli atti della commissione di Crotone, dell'asp di Catanzaro e indirettamente anche del dipartimento che aveva attivato la procedura nell'estate, grosso modo, 2015. Se ne assumeranno le responsabilità, io spero che non succeda nulla, però, se succedesse, i nomi i cognomi sono ben noti ci chi si è preso la briga di fare così»;
   come evidente, le dichiarazioni del professor Fatarella non sono politiche, non promanano, cioè, da un'autorità cui la legge assegna responsabilità di tipo politico e secondo gli interroganti confliggono, invece, con le ricostruzioni del sottosegretario alla salute, professor Vito De Filippo, di cui alla risposta alla succitata interpellanza urgente di merito, della deputata Dalila Nesci;
   nella rammentata risposta ii sottosegretario De Filippo ebbe a precisare, dopo aver fornito rassicurazioni sull'argomento: «si fa altresì, presente – concludo – che i dati, che sono in nostro possesso e che sono da noi elaborati, del Programma Nazionale Esiti, che Agenas annualmente presenta, relativi all'unità operativa di cardiochirurgia Mater Domini dell'azienda ospedaliera universitaria, in relazione ai risultati in termini di mortalità, onorevole Nesci, a trenta giorni dopo gli interventi di bypass aortocoronarico isolato, sono seguenti: nel 2010 vi era una percentuale del 4,4 per cento; nel 2011 era cresciuta al 5,8 per cento; nel 2012 era cresciuta ancora al 7,2 per cento; invece, nel 2013 è scesa al 3 percento e nel 2014 era ancora più bassa, ovvero il 2,2 per cento»;
   «ciò – disse il sottosegretario – proprio per riferire, senza ovviamente riprendere nomi e cognomi, come ha fatto l'onorevole Nesci, che la valutazione di questa struttura, anche in una situazione complessa come la sanità calabrese, ci sembra di apprezzabile attività»;
   a tale ultimo riguardo si evidenzia il riferito problema, insuperabile, del numero degli interventi del reparto di cui si tratta, inferiore alla normativa per come certificato dalle due citate commissioni aziendali per l'autorizzazione l'accreditamento e per come ribadito dal dirigente generale del dipartimento regionale di competenza;
   alla luce della succitata relazione della commissione per l'autorizzazione e l'accreditamento in seno all'asp di Catanzaro in merito alla verifica sui requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi del reparto di cui si tratta, a giudizio degli interroganti è d'uopo rimarcare che le 2 sale operatorie devono essere esclusive; che è insufficiente il numero rilevato di interventi totali e in CEC; che resta da verificare se il policlinico universitario abbia realmente prodotto i registri di manutenzione periodica degli impianti e degli apparecchi elettromedicali, poiché dalla relazione ciò non si riesce a capire; che non si sa se siano stati prodotti i giudizi di idoneità di tutti i dipendenti dell'unità operativa, visto che prima non era stato identificato neppure il medico competente;
   inoltre, nella relazione si accenna appena, a giudizio degli interroganti, alle analisi eseguite e ai registri per la profilassi della legionella e delle infezioni batteriche, sia con riferimento agli impianti di climatizzazione di tutte le aree interessate sia ai rubinetti, sicché bisognerà capire se sono state prodotte le certificazioni dei risultati, non figuranti nella relazione della commissione per l'autorizzazione e l'accreditamento dell'asp di Crotone;
   ancora, dalla relazione della commissione per l'autorizzazione e l'accreditamento dell'asp di Catanzaro non si può dedurre, a giudizio degli interroganti, se siano state prodotte le autocertificazioni dei medici con la relativa casistica operatoria degli ultimi 5 anni;
   nella medesima relazione si attesta che in reparto sono presenti il cardiologo, il terapista della riabilitazione et coetera, ma non si specifica se sia stata prodotta la relativa documentazione che comprovi che le dette figure sono in organico all'unità operativa anche solo tramite autocertificazione;
   per ultimo, dalla relazione in parola non si evince se sia presente un tecnico della manutenzione e non risulta il certificato di qualità;
   tra i contestatori politici dell'iniziativa dei parlamentari del MoVimento 5 Stelle Nesci e Parentela sulla sicurezza della Cardiochirurgia del policlinico universitario di Catanzaro vi è il consigliere regionale della Calabria Domenico Tallini, che, come figura nell'articolo al link abbreviato http://bit.ly/2atjlhE, ha obiettato ai medesimi parlamentari di volere la chiusura del reparto, poi riferendo che «come Forza Italia, difendiamo con ostinazione la nostra Università», con questo per gli interroganti deviando dal problema di fondo, cioè la mancanza della terapia intensiva dedicata e la presenza di carenze strutturali, tecnologiche e organizzative;
   le carenze in parola erano già state certificate, all'epoca delle riferite dichiarazioni del Tallini, dalla commissione per l'autorizzazione e l'accreditamento dell'asp di Crotone, con la conseguente deliberazione, la n. 72 del 2016, dell'asp di Catanzaro e l'immediata revoca dell'intera procedura di verifica dei requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi del reparto in predicato da parte della struttura commissariale per il rientro dal disavanzo sanitario della Calabria;
   nell'ordinanza del giudice per le indagini preliminari di Reggio Calabria, relativa al procedimento penale n. 9339/2009 della direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, si fa riferimento a conversazioni in cui si accenna al fatto che il Tallini avrebbe ricevuto l'appoggio elettorale di una cosca di ’ndrangheta nelle elezioni regionali del 2010 –:
   se alla luce dei gravissimi fatti esposti in premessa e di quello che agli interroganti appare un aggiramento dei problemi già posti con la citata interpellanza urgente, non ritengano di assumere ogni iniziativa di competenza per procedere all'immediata revoca dell'incarico del commissario e sub-commissario per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario della regione Calabria;
   se il Ministro dell'interno non ritenga di verificare l'esistenza di eventuali presupposti per attivare gli strumenti di controllo previsti dal combinato disposto degli articoli 146 e 143 del Tuel. (4-14004)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

prevenzione delle malattie

spese sanitarie

politica sanitaria