ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/13648

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 645 del 30/06/2016
Firmatari
Primo firmatario: MARCON GIULIO
Gruppo: SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 30/06/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 30/06/2016
Stato iter:
09/01/2018
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 09/01/2018
ORLANDO ANDREA MINISTRO - (GIUSTIZIA)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 09/01/2018

CONCLUSO IL 09/01/2018

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-13648
presentato da
MARCON Giulio
testo di
Giovedì 30 giugno 2016, seduta n. 645

   MARCON. — Al Ministro della giustizia . — Per sapere – premesso che:
   in seguito alla recente pubblicazione da parte del Ministero della giustizia di alcuni dati relativi alla situazione di servizi incaricati della gestione delle misure alternative e dei lavori di pubblica utilità e delle messe alla prova, si ravvisa con grande evidenza e altrettante preoccupazione il rischio concreto di un fallimento operativo degli uffici di esecuzione penale esterna. Alla rilevazione dei dati del Ministero al 1o giugno 2016 infatti, un migliaio o poco più di assistenti sociali gestiscono sull'intero territorio nazionale la cifra record di 34.173 persone in esecuzione penale esterna e 19.007 attinenti la messa alla prova; osservazioni della personalità 14.814; indagini socio-familiari 6339;
   tutto il sistema dell'esecuzione penale esterna, a partire dai costi di gestione delle risorse umane, del mantenimento degli utenti, che gravano residualmente sul bilancio dello stato e della collettività (a differenza invece di quanto avviene in caso di detenzione in carcere), fino a quanto riguarda la gestione delle strutture, spesso demaniali, ha un costo notevolmente inferiore al sistema dell'esecuzione della condanna intramuraria (carcere);
   l'ufficio di esecuzione penale esterna è una struttura operativa che è stata ampiamente riconosciuta, anche sulla base di percentuali di efficacia in termini di prevenzione della recidiva, come la più ovvia ed efficace via d'uscita dall'emergenza del sovraffollamento delle carceri, anche in considerazione del fatto che, alla luce della situazione esplosiva del suo sistema carcerario, l'Italia è costantemente soggetta a sanzioni economiche imposte dagli organismi europei;
   il solo provveditorato del Triveneto nell'anno 2015, con i suoi 7 uffici di esecuzione penale esterna ha avuto complessivamente in carico circa 7.500 soggetti, tra misure alternative e sanzioni non detentive, quantità che rappresenta circa 1/6 della popolazione di competenza dell'area penale esterna a livello nazionale. A questi numeri si aggiunge il carico di lavoro derivante da più di 9.000 incarichi di collaborazione con gli Istituti di pena, per soggetti detenuti, e con i tribunali di sorveglianza e ordinari per soggetti in libertà;
   dichiarazioni pubbliche rilasciate dallo stesso Ministro della giustizia Orlando nel 2016 alla conclusione degli Stati generali dell'esecuzione penale, comprovano una sua chiara consapevolezza della situazione degli uffici di esecuzione penale esterna: «... credo che dovremmo potenziare (è un impegno che assumo concretamente) gli uffici dell'esecuzione penale esterna. Penso che il prossimo anno dovremo trovare le risorse, almeno 10 milioni di euro da investire sull'esecuzione penale ma, intanto, vorrei ringraziare gli uffici Uepe, perché hanno fatto fin qui, tanto per citare le parole di Rita Bernardini, le nozze con i fichi secchi, perché, a fronte di un aumento significativo delle competenze e anche di nuovi istituti di esecuzione penale esterna, si sono trovati a risorse invariate e a personale decrescente». Tuttavia la suddivisione del Fondo unico per la giustizia del 2016 ha assegnato l'irrisoria cifra di 500 mila euro a questo comparto, che seguita a svolgere il suo lavori fondamentale condizioni sempre più improbe;
   il 27 maggio 2016 i lavoratori degli uffici di esecuzione penale esterna del Veneto e del Friuli Venezia Giulia hanno manifestato pubblicamente di fronte alla cittadella della giustizia a Venezia per denunciare le condizioni di insostenibilità della situazione attuale, nonché il grave rischio di implosione dell'intero sistema, che rappresenterebbe un gravissimo fallimento da parte dell'Istituzione in indirizzo e dello Stato –:
   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per garantire il mantenimento della mission istituzionale del sistema, degli uffici di esecuzione penale esterna, totalmente altro dal «sistema carcere» gestito da personale professionalizzato appartenente al comparto Ministeri, potenziandone le capacità e, in particolare, quale ruolo si intenda attribuire al personale di polizia penitenziaria, appartenente al comparto sicurezza, qualora immesso in tali servizi;
   se il Ministro interrogato non ravvisi l'opportunità di indire urgentemente un bando di concorso per l'assunzione a tempo indeterminato di funzionari di servizio sociale, considerata la mole degli interventi, la peculiarità del servizio finalizzato alla costruzione di sicurezza sociale e l'età media elevata del personale ora in servizio. (4-13648)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Martedì 9 gennaio 2018
nell'allegato B della seduta n. 904
4-13648
presentata da
MARCON Giulio

  Risposta. – Con l'atto di sindacato ispettivo in discussione l'interrogante, dopo aver riconosciuto e valutato con favore l'impegno di questi anni e gli sforzi compiuti per portare il sistema esecutivo penale italiano ai livelli dei più evoluti modelli europei, richiama i risultati raggiunti attraverso riforme che hanno consentito di stabilire finalmente anche in Italia un rapporto equilibrato tra l'esecuzione della pena in carcere e quella alternativa alla detenzione.
  Gli ottimi risultati conseguiti si sono inevitabilmente tradotti in un aumento esponenziale del numero di condannati sottoposti a misure alternative, con conseguente necessità di affrontare il tema dell'adeguatezza, per sopportare i nuovi ed accresciuti carichi di lavoro, delle strutture e degli organici dell'amministrazione della giustizia nel settore dell'esecuzione penale esterna.
  Richiede, dunque, l'interrogante quali interventi siano previsti per adeguare gli organici alle nuove esigenze, con particolare riferimento alla situazione degli uffici per l'esecuzione penale esterna del Triveneto presso i quali, in effetti, si riscontra un elevato rapporto tra carichi di lavoro e numero di addetti.
  L'organica e strutturale revisione dell'esecuzione della pena ha, in generale, rappresentato e continua a rappresentare uno dei prioritari obiettivi dell'impegno di questi anni. In particolare, a partire dalle riflessioni sulla crisi del tradizionale sistema di repressione penale, si è inteso costruire un modello di esecuzione fondato su misure alternative che siano limitative — ma non privative — della libertà personale e che si svolgano sul territorio, riconoscendo come
extrema ratio la detenzione intramuraria.
  Per favorire questo percorso, sono stati organizzati gli «Stati Generali dell'esecuzione penale», iniziativa aperta a forme diverse e innovative di consultazione pubblica, con la partecipazione di circa duecento tra esperti, rappresentanti di associazioni, operatori del settore, e che ha costituito preziosa base di elaborazione per gli interventi necessari a definire, sia sul piano organizzativo che su quello normativo, il profondo cambiamento del sistema esecutivo penale, del quale è largamente condivisa la necessità.
  Proprio prendendo spunto dall'esperienza maturata in sede di Stati generali anche nel settore dell'esecuzione penale esterna, sono stati adottati interventi di carattere legislativo, amministrativo ed organizzativo.
  Con la riforma dell'organizzazione del Ministero della giustizia, in primo luogo, è stato istituito il dipartimento per la giustizia minorile e di comunità cui sono stati demandati, tra l'altro, la direzione e di coordinamento degli uffici per l'esecuzione penale esterna che operano sul territorio, al fine di realizzare un sistema orientato a considerare la centralità della persona nei programmi trattamentali, anche attraverso il coinvolgimento della società civile.
  La modifica strutturale si pone in linea con la strategia adottata in materia di esecuzione della pena, che persegue l'obiettivo del superamento della tradizionale prospettiva, diretta quasi esclusivamente al mero rafforzamento degli strumenti sanzionatori, a favore della direttrice tracciata dalle raccomandazioni del Consiglio d'Europa in tema di sanzioni di comunità, con conseguente previsione di pene che non contemplano solo la segregazione del condannato dal consorzio civile, ma hanno l'obiettivo di recuperare la relazione tra l'autore del reato e il contesto sociale, attraverso la risocializzazione ed il reinserimento nel territorio.
  La creazione di un dipartimento ministeriale dedicato risponde, tra l'altro, all'esigenza di definire una struttura organizzativa che abbia come mandato specifico, oltre al miglioramento della giustizia minorile quale imprescindibile patrimonio di specializzazione ed esperienza, anche la valorizzazione dell'esecuzione di tutte le misure alternative e le sanzioni sostitutive della detenzione.
  L'introduzione anche per gli adulti dell'istituto della messa alla prova, poi, ha rappresentato uno degli strumenti legislativi tendenti all'ampliamento delle forme non carcerarie di esecuzione penale che, nel tempo, hanno evidenziato una tendenza costante di crescita: le sanzioni di comunità sono, infatti, passate da 31.865 nel 2014 al numero di 46.270 al 31 ottobre 2017.
  Nel Triveneto, in particolare, gli uffici di esecuzione penale esterna avevano in carico 3.252 persone, alla data del 31 ottobre 2017, confermandosi la tendenza del territorio quale una delle aree connotate dal più alto numero di procedimenti in carico a ciascun addetto.
  Tali dati statistici rappresentano, dunque, un elemento fondamentale nel senso dell'affermazione di un indispensabile rafforzamento delle strutture deputate all'esecuzione penale esterna.
  Il processo di rafforzamento del dipartimento appare, poi, tanto più essenziale in vista dell'attuazione della legge delega n. 103 del 2017 che intende, tra l'altro, ancor più valorizzare il sistema delle misure alternative alla detenzione.
  Come ha riferito il dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, allo scopo di rinforzare l'intero sistema, sono stati previsti nel bilancio programmatico per il triennio 2017-2019 del Ministero, rispettivamente 4, 7 e 11 milioni di euro, che per l'esercizio finanziario corrente sono stati tutti assegnati agli uffici di esecuzione penale esterna, per la stipula di convenzioni con esperti di servizio sociale e psicologi, in modo tale da offrire un adeguato supporto proprio a quelle realtà territoriali che risultano essere più sofferenti per carenza di organico.
  Nell'ambito di tale disponibilità, agli uffici per l'esecuzione penale esterna del Triveneto — che evidenziano criticità comuni ad altre strutture aventi un gravoso indice tra casi trattati e personale addetto — sono stati, in particolare, assegnati per l'anno 2017 complessivi euro 302.000,00 e tali fondi sono stati impiegati per la stipula di 17 specifiche convenzioni con esperti del settore, la cui opera contribuirà ad alleviare lo stato attuale dei carichi di lavoro.
  Delle convenzioni stipulate con gli esperti del servizio sociale beneficeranno gli uffici secondo la seguente distribuzione: per Venezia due addetti, a Verona due esperti, due a Trieste, uno a Bolzano, due a Padova, quattro a Trento e quattro per la sede di Udine.
  Per il prossimo esercizio finanziario, inoltre, è previsto lo stanziamento di ulteriori fondi, per un importo pari a euro 335.000,00 per la stipula di ulteriori convenzioni.
  Il Ministero della giustizia è stato, inoltre, autorizzato ad avviare le procedure concorsuali, anche mediante scorrimento di graduatorie in corso di validità, per l'assunzione di 57 unità di personale e, comunque, nell'ambito dell'attuale dotazione organica del dipartimento per la giustizia minorile e di comunità. L'articolazione ministeriale predetta ha riferito, al riguardo, di aver avviato un'interlocuzione con l'INAIL per l'utilizzo della graduatoria di assistenti sociali di un concorso pubblico bandito nel 2009.
  Attraverso tale procedura saranno assunti nuove figure professionali ed è previsto che otto funzionari del servizio sociale siano assegnati proprio agli uffici del Triveneto: due a Venezia, uno a Padova, due a Trento, due a Trieste ed uno a Udine.
  Si tratta di un primo passo verso l'essenziale copertura integrale degli organici e, a tal fine, nell'ambito dell'istruttoria del disegno di legge di bilancio in corso, il Ministero della giustizia ha proposto l'ampliamento a 300 delle assunzioni autorizzate, con un sensibile aumento degli stanziamenti di bilancio, indispensabile per la piena realizzazione degli obiettivi di riforma.
  Lo sblocco delle assunzioni permetterà, dunque, di migliorare la situazione soprattutto per quegli uffici, tra i quali quelli del nordest, che hanno un elevato carico di lavoro in rapporto al numero di unità di personale presente.
  La centralità del ruolo degli operatori, il progressivo incremento delle misure di comunità e la valutazione dell'impatto della recente riforma rappresentano, allora, tutti indici chiari dell'esigenza di un generale rafforzamento delle strutture che deve realizzarsi almeno con l'incremento degli organici attualmente previsti.
  Al di là di interventi volti alla soluzione di situazioni critiche locali, auspichiamo che le proposte articolate trovino riscontro nell'ambito della discussione parlamentare, intercettando tra tutte le forze presenti in Parlamento una larga condivisione sulla necessità di potenziare l'esecuzione penale esterna che solo grazie ad un adeguato e ambizioso piano di investimenti potrà dispiegare la sua funzione, essenziale per la piena realizzazione di un sistema penale finalmente conforme ai principi costituzionali e convenzionali.
  

Il Ministro della giustizia: Andrea Orlando.