ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/13634

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 644 del 29/06/2016
Firmatari
Primo firmatario: ATTAGUILE ANGELO
Gruppo: LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Data firma: 29/06/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 29/06/2016
Stato iter:
28/04/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 28/04/2017
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 28/04/2017

CONCLUSO IL 28/04/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-13634
presentato da
ATTAGUILE Angelo
testo di
Mercoledì 29 giugno 2016, seduta n. 644

   ATTAGUILE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:
   la discarica sita in località Maccarone Sant'Elia nel comune di Corato è stata attiva dal 1975 al 1982. Dalla relazione che risale all'ottobre 2011, a firma dell'ingegnere Giandolfo Di Bari, dal 2001 al 2012 dirigente del settore ecologia e ambiente al comune di Corato e riportata nell'inchiesta giornalistica pubblicata questo mese dai mensile coratino «Lo stradone», emerge un quadro a tinte fosche e allarmante. «La discarica – si legge nel documento – nel 1975 è stata allestita e coltivata seguendo i criteri espressi dalle normative dell'epoca. In particolare tali norme prevedevano il semplice deposito del rifiuto sul suolo a cielo aperto e la loro successiva ricopertura con materiale inerte. È possibile perciò ipotizzare che il contatto diretto dal corpo dei rifiuti con il fondo e le pareti della cava possa aver determinato l'innescarsi di fenomeni di diffusione del percolato all'interno dei primi strati del sottosuolo. (...) Sulla base del fatto che la discarica in questione non è dotata di nessuno dei presidi di antinquinamento previsti dalle vigenti normative, ne deriva che il Comune di Corato ha l'obbligo, in qualità di responsabile dell'inquinamento, di avviare le necessarie procedure (...) che consistono nella esecuzione delle indagini preliminari-caratterizzazione e nella esecuzione di messa in sicurezza permanente».
   quella di contrada Maccarone-Sant'Elia è una discarica anomala sotto diversi punti di vista. Essa è situata ad appena 500 metri dalla prima zona abitata e si trova a pochi passi da insediamenti industriali, ma anche da civili abitazioni. Ha una estensione di 10.000 metri quadrati e, tuttora, non è delimitata da alcuna recinzione. Al passaggio non si direbbe nemmeno che l'area in questione sia una discarica dismessa da ben 34 anni. Ottantamila metri cubi di spazzatura di ogni tipo, accumulati in 7 anni di attività, riempiono quella enorme cava. Una cifra approssimativa giacché come recita la relazione dell'ingegnere Di Bari «non si hanno al momento dati attendibili se non che lo smaltimento dei rifiuti avveniva per deposito a cielo aperto senza alcun controllo e che il sito non è provvisto sul fondo di alcun sistema di impermeabilizzazione»;
   nonostante di questa discarica nessuno abbia mai parlato, la sua anomalia era ben nota agli uffici comunali e ai pubblici amministratori che si sono susseguiti almeno dal periodo che va dal 2011 al 2015. Per comprendere il grado di pericolosità della discarica è opportuno fare un passo indietro, al 4 aprile 1975 quando l'allora sindaco Quatela, su istanza del presidente dell'allora AMNU (azienda municipale nettezza urbana), nonostante il parere negativo dell'ufficiale sanitario, autorizzò l'azienda all'uso della cava come discarica. La cava rimase attiva sino al 28 gennaio 1982, ossia fino a quando raggiunse il massimo della capacità e al contempo fu definita dall'Ufficio Igiene e Sanità «pericolosa per la salute pubblica e dannosa per l'ambiente». La pericolosità della discarica di Maccarone, dunque, era già stata accertata 34 anni fa. Nulla di ciò che si sarebbe dovuto fare è stato fatto: nessuna impermeabilizzazione del fondo, nemmeno con argilla costipata e neanche con teli di polietilene; nessun sistema di captazione del biogas dopo la chiusura della discarica e nessuna sistemazione finale mediante copertura con materiale impermeabilizzante. Ovviamente nessun piano di recupero e sistemazione dell'area;
   se non esistesse il decreto legislativo n. 152 del 2006, ossia quel decreto in materia ambientale che prevede la bonifica dei siti contaminati, il nostro grado di conoscenza rispetto allo stato della ex discarica di Maccarone, sarebbe probabilmente molto basso. In anni recenti sono stati finanziati, per un importo di 300.000 euro il progetto di caratterizzazione della discarica (110.000 euro con fondi FESR) e il progetto di bonifica (190.000 euro). Il 24 luglio del 2012 si dava avvio alla installazione del cantiere, all'esecuzione delle perforazioni e ai prelievi dei campioni. Un mese di lavoro nel corso del quale ci sono stati anche sopralluoghi da parte dell'Arpa Puglia per concordare con l'azienda il numero di saggi da eseguire;
   il verdetto delle analisi è inquietante: «I valori riscontrati confermano che la presenza dei contaminanti è costituita soprattutto da metalli e idrocarburi pesanti. In particolare, nello strato più superficiale (da 0 a 1 metro rispetto al piano campagna) sono stati ritrovati superamenti per i limiti normativi del Berillio, Stagno, Cadmio, Tallio, Zinco e Idrocarburi pesanti» (ndr limiti riferiti ai siti ad uso privato e residenziale). L'unico superamento di Concentrazione Soglia di, Contaminazione per i siti ad uso commerciale e industriale si è riscontrato per il Cadmio. (...) Si evidenzia comunque una elevata concentrazione dello Zinco, che raggiunge valori vicini ai superamenti dei limiti di legge per siti ad uso industriale» (si legge a pag. 13 della relazione di sintesi di indagine di caratterizzazione). Da non trascurare un altro importante aspetto: dall'analisi della presenza di contaminazione del sito emerge che «la tipologia di contaminanti riscontrata fa supporre che il rifiuto stoccato nel sito non rappresenta propriamente un rifiuto solido urbano ma piuttosto un misto di raccolta indifferenziata». In altri termini: in quella discarica può esserci di tutto, forse anche rifiuti speciali o pericolosi. Il dato è chiaro: la discarica di contrada Maccarone è inquinata. E lo è ancora dopo 34 anni dalla sua dismissione. Ed è inquinata da metalli pesanti, ossia quelle sostanze definite, dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, cancerogene. Inoltre, come previsto dal piano di caratterizzazione, furono anche prelevati campioni di acqua dai pozzi a monte e a valle della ex discarica, dalle cui analisi emerse «un superamento rispetto ai limiti normativi per quanto attiene il parametro zinco per il pozzo ubicato a monte idrogeologico rispetto all'aree, in esame e dei nitriti per i due pozzi ubicati a valle idrogeologico.» E ancora, nella relazione si legge: «non si può escludere che le caratteristiche chimiche della matrice acqua non siano state alterate dal fenomeno inquinamento imputabile al sito in esame»;
   quello che fu scritto dall'ufficio igiene nel 1982 trova conferma 30 anni dopo: «i risultati dell'applicazione dell'analisi di rischio hanno evidenziato la presenza di rischio per l'uomo dovuto a sostanze cancerogene a causa della presenza di Arsenico e Berillio per quel che concerne il percorso diretto contatto dermico del suolo superficiale». I tecnici, al termine della relazione di caratterizzazione, si spingevano, inoltre a suggerire interventi da svolgere nell'immediatezza: «almeno una recinzione che isolasse il sito contaminato per poi procedere all'intervento di bonifica o messa in sicurezza permanente del sito, magari attraverso la realizzazione di un «capping», una copertura superficiale con la finalità da un lato di ridurre le emissioni in atmosfera, dall'altro di limitare le infiltrazioni di acque meteoriche che possono dilavare i rifiuti, nonché consentire il contenimento della diffusione degli inquinanti impedendone il contatto con l'uomo e con i ricettori ambientali circostanti». Ancora oggi nulla di quanto suggerito dall'azienda che si è occupata delle analisi è stato fatto. Con l'agghiacciante certezza, da parte dei cittadini, di aver convissuto per oltre trent'anni con una immensa discarica contaminata da metalli pesanti. L'esigenza di mettere in sicurezza l'area, definita dalla regione Puglia ma anche dallo stesso comune di Corato come «sito inquinato», si è Palesata immediatamente dopo l'ufficializzazione delle analisi;
   la discarica in questione può essere definita come una silenziosa ma comunque attiva bomba ecologica e sanitaria in quanto si apprende, da oncologi interpellati da una testata giornalistica locale « Lostradone» (promotrice di un'inchiesta pubblicata sul numero di giugno 2016), che «sovraesposizione ai metalli pesanti può essere potenzialmente in grado di determinare anche il cancro. Tuttavia non è da trascurare la capacità di determinare anche altre malattie neurodegenerative, come ad esempio la SLA» –:
   se il Ministro dell'ambiente della tutela del territorio e del mare intenda intervenire attraverso il Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente per appurare quanto esposto in premessa circa la tossicità e pericolosità della discarica di Maccarone; se il Ministro della salute intenda avviare, per quanto di competenza un'indagine epidemiologica al fine di valutare se vi sia una correlazione tra l'inquinamento provocato dalla discarica e l'incidenza tumorale o le malattie neurodegenerative negli abitanti di Corato residenti nell'area interessata. (4-13634)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 28 aprile 2017
nell'allegato B della seduta n. 786
4-13634
presentata da
ATTAGUILE Angelo

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti dalla direzione generale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dagli enti e autorità territoriali competenti, si rappresenta quanto segue.
  La discarica sita in località Maccarone – Sant'Elia nel comune, di Corato (Bari) è stata attiva dal 1975 al 1982, all'epoca realizzata in assenza di specifica normativa ambientale. Il comune di Corato ha avviato nel 2010 le procedure operative e amministrative
ex articolo 242 del decreto legislativo n. 152 del 2006 relativa alla discarica in questione con la presentazione del piano di caratterizzazione. Quest'ultimo è stato oggetto di valutazione nella conferenza di servizi istruttoria del 26 luglio 2011 e in quella decisoria del 29 agosto 2011. Tale piano di caratterizzazione è stato autorizzato con prescrizioni in data 8 settembre 2011 dal servizio (oggi sezione) ciclo dei rifiuti e bonifica della regione Puglia.
  In seguito all'esecuzione delle attività di caratterizzazione, mediante indagini indirette e dirette sui rifiuti e sulle matrici ambientali (suolo superficiale, suolo profondo e acque sotterranee), il comune di Corato ha trasmesso gli esiti della caratterizzazione e il documento di analisi di rischio sito specifico, da cui risulta che:
   in relazione alla matrice suolo, le indagini geognostiche hanno evidenziato potenziale contaminazione per il suolo superficiale (0 e 1 m da p.c.) per gli analiti Berillio, Stagno, Cadmio, Tallio, Zinco e idrocarburi pesanti, mentre per il suolo profondo, nello strato tra 2 e 8 m da p.c., superamenti dei limiti normativi per gli analiti Arsenico, Berillio, Vanadio e Idrocarburi pesanti;
   non è stata rinvenuta presenza di falda sospesa superficiale;
   le indagini sulle acque sotterranee, attraverso il campionamento da pozzi collocati a monte e a valle idrogeologico della ex discarica, hanno evidenziato superamenti per gli analiti Zinco, nel pozzo di monte idrogeologico, e Nitriti, nei pozzi di valle idrogeologica;
   l'analisi di rischio sito specifica è stata elaborata sulla base del modello concettuale sito specifico che ha considerato quali sorgenti secondarie di contaminazione il suolo superficiale, il suolo profondo e le acque sotterranee e come contaminanti indice, tutti gli analiti con superamenti delle concentrazioni soglia di contaminazione. L'elaborazione con metodo RBCA ha evidenziato l'accettabilità del rischio per i bersagli residente (adulto e bambino) e lavoratore per tutti i percorsi e gli analiti considerati, ad eccezione del rischio sanitario da Arsenico e Berillio per il percorso diretto contatto dermico, che risultato non accettabile.

  Il comune di Corato, in considerazione del quadro ambientale emerso a seguito delle indagini di caratterizzazione, ha prospettato che le concentrazioni di Berillio possono considerarsi come valori caratteristici dell'area e non correlabili al sito. Pertanto al fine di valutare detta ipotesi, gli enti competenti hanno richiesto l'esecuzione di ulteriori indagini nel suolo superficiale esterno al sito della ex discarica comunale al fine di indagare l'eventuale presenza di Berillio e Cadmio in concentrazioni superiori alle concentrazioni soglia di contaminazione fissate dalla normativa per aree residenziali e/o verde pubblico/privato. Sulla base dei risultati di tali indagini integrative, che hanno evidenziato valori superiori alle concentrazioni soglia di contaminazione dell'analita Berillio nella matrice suolo superficiale in punti a distanza tale da scongiurare interferenze con l'attività di discarica, gli enti competenti hanno concordato con l'ipotesi presentata dall'amministrazione comunale di non correlazione con il sito di tali superamenti e hanno chiesto al comune di attivarsi con la ASL al fine di individuare attività potenzialmente correlabili con la presenza di berillio nel suolo delle aree indagate.
  Il servizio ciclo dei rifiuti e bonifica della regione Puglia, a seguito dell'acquisizione dei pareri degli enti competenti in conferenza di servizi del 30 gennaio 2014, ha approvato gli esiti della caratterizzazione ambientale e l'analisi di rischio sito specifica con determinazione dirigenziale – regione Puglia n. 27 del 25 febbraio 2014, dichiarando il sito contaminato.
  Allo stato attuale la regione Puglia, per la successiva valutazione e approvazione in conferenza di servizi, è in attesa di ricevere da parte del comune di Corato il progetto di messa in sicurezza permanente della discarica, progetto per il quale il comune di Corato ha già inoltrato, il 10 febbraio 2015, una richiesta di finanziamento presso l'assessorato «Qualità dell'Ambiente Servizio Ciclo Rifiuti e Bonifica» della regione Puglia, per 1.000.000,00 euro per procedere alla messa in «Sicurezza Permanente» del sito in questione.
  Nelle more di reperire risorse finanziare per la realizzazione delle opere di messa in sicurezza permanente, il comune di Corato ha informato questo Ministero che il giorno 26 settembre 2016 ha proceduto alla realizzazione della recinzione del sito in questione.
  Infine, sulla base di quanto pervenuto dal comando Carabinieri per la tutela dell'ambiente – nucleo operativo ecologico di Bari, si rappresenta che da accertamenti esperiti nei giorni 21 e 22 settembre 2016 presso il servizio ambiente sia della regione Puglia che del comune di Corato (nonché sullo stesso sito, rilevato privo di recinzione), emergeva che effettivamente è stato recentemente finanziato il progetto di caratterizzazione con fondi FESR ed il progetto di bonifica della discarica, all'epoca realizzata in assenza di specifica normativa ambientale.
  In ogni caso, per quanto di competenza, questo Ministero continuerà a monitorare le attività in corso anche al fine di un eventuale coinvolgimento di altri soggetti istituzionali.

Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mareGian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

deposito dei rifiuti

inquinamento atmosferico

sostanza pericolosa