ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/13604

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 642 del 27/06/2016
Firmatari
Primo firmatario: BARONI MASSIMO ENRICO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 27/06/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
COLONNESE VEGA MOVIMENTO 5 STELLE 27/06/2016
LOREFICE MARIALUCIA MOVIMENTO 5 STELLE 27/06/2016
DI VITA GIULIA MOVIMENTO 5 STELLE 27/06/2016
GRILLO GIULIA MOVIMENTO 5 STELLE 27/06/2016
DAGA FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 27/06/2016
RUOCCO CARLA MOVIMENTO 5 STELLE 27/06/2016
LOMBARDI ROBERTA MOVIMENTO 5 STELLE 27/06/2016
FRUSONE LUCA MOVIMENTO 5 STELLE 27/06/2016
ZOLEZZI ALBERTO MOVIMENTO 5 STELLE 27/06/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 27/06/2016
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-13604
presentato da
BARONI Massimo Enrico
testo di
Lunedì 27 giugno 2016, seduta n. 642

   BARONI, COLONNESE, LOREFICE, DI VITA, GRILLO, DAGA, RUOCCO, LOMBARDI, FRUSONE e ZOLEZZI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:
   al Centro unico di prenotazione del servizio sanitario regionale (RECUP Lazio) convergono, attraverso vari canali, le richieste di prenotazione del cittadino per le visite ambulatoriali e le prenotazioni diagnostiche che vengono erogate dal servizio sanitario regionale;
   nella suddivisione degli appalti della regione Lazio relativi ai servizi sanitari la cooperativa sociale Capodarco risulta essere monopolista incontrastata per oltre un decennio nella gestione dei servizi legati alle attività di gestione del servizio Cup (Centro unico di prenotazione);
   l'assetto societario della Capodarco rivela un reticolato che consente di allocare risorse economiche e umane in maniera «diversifica» e in assenza di una coerenza che desta più di qualche sospetto per gli interroganti, infatti, la coop Capodarco è componente del Consorzio sociale Gruppo Darco Coop. Soc assieme alla società cooperativa Darco Servizi e il presidente di Capodarco e il responsabile delle risorse umane, rispettivamente il signor Marotta e il signor Puglisi, ricoprono anche ruoli e altri ruoli: il primo ricopre il ruolo di presidente del gruppo Darco e il secondo opera all'interno della Darco Servizi;
   il 27 luglio del 2015, la Capodarco comunica ai sindacati l'avvio delle procedure di licenziamento collettivo per 306 dipendenti senza dare il quarto rispetto agli interroganti, alle organizzazioni sindacali informazioni in merito ai motivi determinanti l'esubero e senza fornire l'elenco dei dipendenti aventi contratto in somministrazione e prestanti servizio produttivo per le stesse mansioni assunti da società consorziate o controllate;
   a fine settembre 2015 la Capodarco e le principali sigle sindacali, ad eccezione dei cobas, firmano un accordo, in cui viene stabilito l'uso dei contratti di solidarietà di tipo difensivo ai sensi della legge n. 863 del 1984 e del decreto-legge n. 148 del 93 per ben 1880 dipendenti e per un periodo di 24 mesi;
   l'accordo prevede una decurtazione degli orari di lavoro e della relativa retribuzione dei dipendenti ma in esso non vengono indicati esaustivamente per gli interroganti i motivi che hanno determinato l'esubero, le modalità operative utili ad identificare la corretta e non discrezionale riduzione dell'orario di lavoro da applicare al singolo lavoratore nonché il criterio adottato per l'attribuzione del lavoratori alle relative fasce orarie. Si lascia quindi a parere degli interroganti alla cooperativa una discrezionalità di azione verso i dipendenti meno graditi, contravvenendo quindi alla circolare del Ministero del lavoro e delle politiche sociali n. 28 del 24 novembre 2014;
   nel frattempo, mentre Capodarco applica questo contratto di solidarietà con decurtazione di orario, contratto peraltro già sottoscritto nei due anni precedenti (dall'agosto 2013 al luglio 2015), la Darco Servizi, con i medesimi amministratori a quanto consta agli interroganti, rinnoverebbe e trasformerebbe contratti di somministrazione in contratti a tempo indeterminato;
   appare contraddittorio, se non incompatibile, per gli interroganti che un servizio quale il front e back office specializzato riferito al servizio CUP e Recup possa essere svolto da personale con contratto di somministrazione o neo assunto dalla consociata Darco Servizi, tramite uso di questi contratti, contestualmente all'uso di contratti di solidarietà presso Capodarco, e la contraddizione è infatti e evincibile dal fatto che i lavoratori adibiti ai servizi citati, con contratti di lavoro diversi e antitetici e formalmente appartenenti ad aziende diverse (pur del medesimo gruppo societario) in realtà fanno riferimento alla medesima direzione;
   in realtà i tagli lineari sui servizi sanitari e l'aumento dei costi diretti di produzione hanno indotto le aziende fornitrici dei servizi sanitari ospedalieri a scaricare l'apparente contrazione della domanda proprio sul costo del lavoro, mediante gli escamotage sopra definiti senza che, a parere degli interroganti le istituzioni e in particolar modo proprio il Ministero del lavoro e delle politiche sociali verificasse puntualmente i requisiti per l'accessibilità agli ammortizzatori sociali e ai correlati benefici nonché un loro uso surrettizio;
   il tema, come noto, risulta avere risvolti anche nella vicenda giudiziaria nota come «Mafia Capitale»; infatti secondo quanto afferma Buzzi, l'imprenditore di Mafia Capitale, i lotti degli ultimi bandi di gara erano chiaro oggetto di spartizione politica il 50 per cento «alla maggioranza» il 50 per cento, «all'opposizione» e proprio nella gestione del Recup, un appalto che copre tutto il Lazio dal valore complessivo pari a 90 milioni di euro e con guadagni per 60 milioni di euro (la cui gara era stata già annullata da Zingaretti), avveniva una scientifica spartizione tra maggioranza e opposizione dei diversi lotti;
   in data 1o dicembre 2015, con l'atto prot. n. 341058 è stato adottato il provvedimento interdittivo antimafia nei confronti della coop Capodarco, provvedimento scaturito dalle complesse indagini sulle gravi e diffuse infiltrazioni nel tessuto imprenditoriale, politico istituzionale di Roma, ed il presidente del consiglio d'amministrazione, Marotta Maurizio, richiamato nell'ordinanza di applicazione di misure cautelari del tribunale di Roma (n. 30546/10 R.G. del 28 novembre 2014 e n. 17508/11 del 29 maggio 2015, proprio in riferimento anche alla gara d'appalto innanzi citata relativa al CUP;
   in data 17 dicembre 2015 con l'atto prot. 357692, il prefetto di Roma ha emesso il provvedimento che ha decretato la sussistenza dei presupposti previsti dall'articolo 32, comma 10, del decreto-legge 2 giugno 2014, n. 90 (convertito dalla legge 11 agosto 2014 n. 114) ovvero i presupposti che ritengono necessaria la straordinaria e temporanea gestisce della coop Capodarco e per la ragione ha provveduto a nominare il dottor Pietro Pennacchi quale commissario cui sono attribuiti ex lege tutti i poteri e le funzioni degli organi di amministrazione, con specifico riferimento dei servizi di supporto alla gestione del C.U.P. ed altri servizi relativi alle farmacie ospedaliere e ai programmi di screening della Asl di Latina, servizio di gestione integrale del CUP della Asl di Roma C e dei servizi di protocollo, del Recup della Asl Roma H e dei servizi di supporto amministrativo della Asl di Avezzano, Sulmona, L'Aquila;
   i presupposti citati sono segnatamente relativi al urgente necessità di assicurare la prosecuzione delle prestazioni previste dal contratto al fine di garantire la continuità delle funzioni e servizi indifferibili per la tutela del diritto fondamentale alla salute e per l'esigenza della salvaguardia dei livelli occupazionali, in considerazione delle particolari criticità sul piano sociale connesse alla immediata interruzione del servizio;
   nel provvedimento prefettizio sono richiamati passaggi fondamentali dell'indagine giudiziaria e si evince che Marotta quale presidente e direttore generale di Capodarco, in concorso con Maurizio Venafro, capo ufficio di gabinetto del presidente della regione Lazio (Zingaretti), Luca Gramazio, consigliere regionale PDL, Angelo Scozzafava, componente la commissione aggiudicatrice della gara CUP, Massimo Carminati, Salvatore Buzzi, Claudio Caldarelli, Emilio Gammuto, Carlo Guarany, Emanuela Bugitti, Paolo Di Ninno, Alessandra Garrone e Michele Nacamulli (collaboratori di Buzzi), Mario Monge, dirigente della Cooperativa Sol.Co, Fabrizio Testa, tutti in concorso tra loro, elaboravano i progetti di partecipazione alla gara, assumevano determinazioni in ordine alla turbativa e utilizzavano il ruolo di Gramazio per rivendicare, nel quadro di un accordo lottizzatorio, una quota dell'appalto (lotti) anche mediante intese, collusioni e accordi fraudolenti tra i partecipanti alla gara e ottenendo proprio da Venafro (capo ufficio di Gabinetto del presidente della regione Lazio (Zingaretti) la garanzia che nella commissione aggiudicatrice della gara venisse nominato Scozzafava;
   nel citato provvedimento prefettizio si legge che il panorama economico e istituzionale che ha caratterizzato la commissione dei fatti innanzi citati è quello consueto in simili casi, costellato da conflitti d'interesse, da connivenze istituzionali, dall'esistenza di cartelli d'imprese che impediscono la crescita di altri soggetti economici, dall'utilizzazione dello strumento classico delle frodi fiscali e dalla curvatura eminentemente criminale che assume l'attività d'impresa, dettata dalla possibilità di trarre immensi e illeciti profitti;
   la gara del 2014, successivamente annullata dalla regione Lazio proprio per i fatti gravissimi innanzi citati, aveva per oggetto le attività di Front-Office (F.O.) e Back-Office (B.0) necessarie alla gestione del servizio CUP (Centro unico di prenotazione) occorrente alle aziende sanitarie della regione Lazio (AS). Le AS destinatarie del servizio CUP erano n. 15, articolate in 4 lotti, 192 sedie e oltre mille postazioni disponibili. Un monte ore pari a 3 milioni in due anni;
   il 10 dicembre del 2014, viene revocata la gara con determina G17725 del 19 dicembre 2014. Con il DCA U00312 del 6 ottobre 2014 viene prevista la consegna del capitolato tecnico da parte del gruppo di lavoro all'area pianificazione e programmazione della direzione centrale acquisti entro il 31 dicembre 2014, viene prevista l'indizione della procedura di gara entro il 1o febbraio 2015 ed infine l'aggiudicazione entro settembre 2015;
   con la nuova gara, gli operatori scenderebbero a circa 2000, di cui soltanto il 20 per cento svantaggiati, e quindi a rischio di mancata riconferma in virtù dell'assenza della clausola di salvaguardia per l'assorbimento del personale esistente, si ritroverebbero coinvolti circa 1600 lavoratori; vengono tagliati 350 posti di lavoro in virtù della diminuzione delle ore di lavoro del bando 2015 che passano da circa 3 milioni a 2,8 milioni, a fronte, tra l'altro, di un aumento di 150 postazioni e 35 sedi (che passano da 192 a 227), e malgrado nella nuova gara siano state aggiunte due aziende sanitarie (Viterbo e Roma G) per un totale di circa 400 mila ore, vengono tagliate complessivamente 110 mila ore rispetto al bando 2014;
   inoltre, l'assenza di requisiti ed indicazioni vincolanti nel capitolato rischia di creare forti disparità di trattamento contrattuale a parità di ruolo e non viene considerato il processo di razionalizzazione del sistema sanitario regionale in corso che prevede l'accorpamento imminente delle Asl Roma A e Roma E oltre a quello programmato delle Asl Roma C e Roma B, inserite nella gara in lotti distinti che potrebbero trovarsi nella condizione di vedere gestito il medesimo servizio da aziende concorrenti e con modalità operative e organizzative differenti;
   diventa lecito chiedersi come sia stato condotto il procedimento soggiacente la definizione del bando di gara precedente, bandito con un numero di ore superiore malgrado l'assenza di ben 2 aziende di non piccola dimensione;
   soprattutto diventa lecito chiedersi quale tipo di coerenza ci sia con il provvedimento prefettizio di straordinaria e temporanea gestione della coop Capodarco, i cui presupposti, con specifico riferimento dei servizi di supporto alla gestione del C.U.P. ed altri servizi, sono correlati anche all'esigenza della salvaguardia dei livelli occupazionali, in considerazione delle particolari criticità sul piano sociale connesse alla immediata interruzione del servizio; invece si rileva che il vero tarlo di questo bando è proprio l'assenza della clausola di salvaguardia per la tutela dei lavoratori che attualmente erogano il servizio e che ha o una professionalità consolidata;
   viene quindi il dubbio a parere degli interroganti, che la misura di straordinaria gestione (ai sensi dell'articolo 32, comma 10, del decreto-legge n. 90 del 2014) introdotta e voluta da questo Governo dopo i fatti dell'Expo serva in realtà non tanto a salvaguardare esigenze indifferibili della comunità, quale ad esempio lo stato occupazionale, quanto piuttosto a non far crollare l'intero sistema degli appalti pubblici di questo Paese ove, nel quadro complessivo di finanziamento e privatizzazione dei servizi essenziali dei cittadini, la fanno da padrone le grandi multinzionali e le grandi «holding del sociale»:
    nella nota del presidente dell'Anac, indirizzata al prefetto di Roma e concernente il procedimento di verifica dei presupposti per l'applicazione delle misure straordinarie di gestione coop Capodarco, è stigmatizzata la realtà del sistema sanitario italiano ove tutti i servizi, anche quelli indispensabili, sono esternalizzati con la conseguente e rilevante conseguenza di vedere messa a rischio proprio la tutela del diritto fondamentale alla salute;
   così infatti riporta la nota citata dell'Anac:
    «il servizio di gestione integrale del CUP è finalizzato a garantire il libero accesso dei cittadini alle prestazioni sanitarie e costituisce, pertanto, un servizio pubblico indifferibile ed essenziale per la tutela del diritto fondamentale alla salute, la cui interruzione recherebbe senza dubbio un grave pregiudizio all'utenza»;
    «l'ulteriore circostanza, rappresentata dalla ASL Roma C, in ordine all'impiego esclusivo di personale dipendente e/o socio della Cooperativa Sociale Capodarco nell'espletamento di tale servizio; circostanza che ha determinato «una vera e propria posizione di interdipendenza funzionale e professionale dell'Azienda nei confronti della Cooperativa Sociale Capodarco» comportando quindi, ad oggi, l'impossibilità per il personale dipendente della ASL Roma C di subentrare tempestivamente nella gestione del servizio, in sostituzione dei 135 operatori della Società Cooperativa Capodarco finora adibiti a tali incombenze –:
   se i Ministri interrogati siano conoscenza dei fatti esposti;
   se non si intendano effettuare verifiche in ordine all'impiego di manodopera nella cooperativa di cui in premessa con particolare riferimento all'uso dei contratti di solidarietà;
   se il Ministro della salute non ritenga di assumere iniziative, per quanto di competenza, al fine di evitare che il sistema di salute italiano sia messo a rischio da questa «selvaggia» esternalizzazione al mondo delle cooperative e del terzo settore anche di servizi indispensabili che lo Stato è invece richiamato a garantire in forza di chiari dettami costituzionali;
   quali ulteriori iniziative il Ministro della salute intenda assumere al riguardo, anche per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro, per assicurare l'efficienza e la trasparenza del servizio sanitario nella regione Lazio.
(4-13604)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

prestazione di servizi

servizio

diritto alla salute