ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/13428

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 635 del 10/06/2016
Firmatari
Primo firmatario: PAGANO ALESSANDRO
Gruppo: AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Data firma: 09/06/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 09/06/2016
Stato iter:
13/12/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 13/12/2016
ORLANDO ANDREA MINISTRO - (GIUSTIZIA)
Fasi iter:

SOLLECITO IL 13/07/2016

RISPOSTA PUBBLICATA IL 13/12/2016

CONCLUSO IL 13/12/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-13428
presentato da
PAGANO Alessandro
testo di
Venerdì 10 giugno 2016, seduta n. 635

   PAGANO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno . — Per sapere – premesso che:
   in data 18 maggio 2016, il presidente del parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, è stato il bersaglio di un gruppo di fuoco che ha sparato all'impazzata dopo aver bloccato la strada dove sarebbe passato con l'auto di scorta;
   il tutto si è svolto in pochi minuti: il gruppo di fuoco ha sparato all'impazzata contro la vettura di Antoci, provocando la reazione dei poliziotti che, a bordo di una seconda auto di scorta, hanno risposto al fuoco, mettendo in fuga i malviventi e ferendone uno;
   Antoci da anni sta combattendo una dura battaglia contro la mafia, in particolar modo quella relativa ai pascoli, ovvero al giro di terreni demaniali ottenuti dai membri della criminalità organizzata, a 30 euro anziché 3.000 euro, in concessione da amministratori corrotti o impauriti;
   quello di Antoci è solo l'ultimo episodio nella lotta alla mafia dei pascoli che ha portato, in data 21 settembre 2014, alla costituzione dell'Associazione spontanea liberi allevatori, comprendente aziende di allevatori di bestiame delle province di Palermo, Caltanissetta ed Enna;
   scopo di detta associazione consiste nell'urgenza di contrastare i numerosi furti organizzati di bestiame che da un paio di anni si verificano in Sicilia con sconcertante cadenza;
   le indagini delle forze dell'ordine, sebbene condotte con serietà, non hanno sortito alcun effetto senza contare che hanno evidenziato dei limiti, in quanto prive dei requisiti necessari alla lotta ad associazioni a delinquere, forse anche di stampo mafioso, alle quali certamente appartiene questa tipologia di reato, stante la complessa organizzazione della filiera criminale;
   inoltre, le su citate indagini non hanno mai tenuto nella giusta considerazione il fatto che le attuali organizzazioni criminali non operano più con le modalità tipiche del «pizzo» e delle estorsioni oggetto, negli ultimi anni, della censura delle popolazioni locali, bensì attraverso furti organizzati ai danni di allevamenti scarsamente controllati dalle forze dell'ordine;
   l'assenza dell'attenzione mediatica intorno a questi episodi di furto di bestiame non permette alle vittime di tali condotte criminali di ricevere la giusta attenzione e non consente di utilizzare mezzi maggiormente appropriati nel tentativo di contrastare questo fenomeno;
   questa tesi che gli allevatori stanno sostenendo deriva dalla considerazione che non ci si trova dinanzi a dei semplici furti di pochi capi di bestiame, in zone sperdute della Sicilia, bensì di fronte ad operazioni criminali articolate, si immaginano condotte a livello interregionale e probabilmente contraddistinte dalla presenza di mandanti, esecutori, basisti, trasportatori, nonché spesso macellatori;
   gli allevatori, a seguito dei ripetuti episodi di furto, versano in una condizione di forte preoccupazione, dal momento che tali condotte criminali sono causa di ingenti perdite, non solo in termini economici;
   alla luce di questo teorema è impensabile che singole stazioni dei carabinieri, pur serie e professionali, possano far fronte ad indagini complesse condotte nei confronti di organizzazioni agguerrite ed attrezzate;
   si pensa che solo attraverso indagini ben strutturate si può essere in grado di controllare una attività criminale che si avvale di una organizzazione che comprende, per esempio, camion motrici che di certo non possono passare inosservati in zone dalla bassissima densità abitativa e ad orari notturni;
   risulta inoltre impossibile poter intercettare le telefonate, che gli autori dei furti certamente si scambiano allo scopo di coordinare le loro attività criminali, senza una opportuna autorizzazione del magistrato al controllo delle cellule telefoniche delle zone interessate;
   è impensabile poi che la macellazione possa avvenire se non in macelli abusivi i quali non possono essere identificati in assenza di indagini ben coordinate, a livello regionale;
   l'assenza di una indagine condotta con i più moderni ed efficaci mezzi da parte delle forze dell'ordine e della magistratura, costringe gli allevatori a sorvegliare ventiquattro ore su ventiquattro i loro allevamenti, con la presenza di armi che, oltretutto, rappresentano anche un pericolo per l'incolumità fisica degli allevatori stessi, nonché una minaccia per l'ordine pubblico;
   anche le comunità territoriali scontano tali problematiche con cali occupazionali e di prodotto interno lordo locale –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
   come i Ministri interrogati intendano gestire quella che può tranquillamente essere considerata una emergenza interregionale, con pericolosi riflessi sulla tenuta sociale, sia in termini economici che di ordine pubblico;
   se non sia il caso di assumere le iniziative di competenza per fornire alla magistratura ed alle forze dell'ordine i mezzi adeguati alla lotta a delle vere e proprie associazioni a delinquere presenti sul territorio siciliano, riconsiderando i furti di bestiame come atti propri di una criminalità organizzata, anziché come sporadici ed isolati furti di bestiame.
(4-13428)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Martedì 13 dicembre 2016
nell'allegato B della seduta n. 713
4-13428
presentata da
PAGANO Alessandro

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante, dopo avere ricordato il tentativo di agguato, avvenuto il 18 maggio 2016, ai danni del presidente dell'ente parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, e, più in generale, evidenziato l'aumento dei furti organizzati di bestiame che si starebbe verificando in tutto il territorio siciliano, esponendo la necessità di contrastare efficacemente tale fenomeno attraverso strumenti investigativi adeguati, chiede se non sia il caso di assumere iniziative per fornire a magistratura e forze dell'ordine mezzi adeguati per la lotta a vere e proprie associazioni per delinquere presenti in Sicilia, riconsiderando i furti di bestiame come atti di criminalità organizzata, anziché come sporadici ed isolati furti.
  Da informazioni assunte presso il Ministero dell'interno risulta una avanzata conoscenza da parte delle forze di polizia con riguardo al fenomeno attuale dell'abigeato, che, sorto nell'ambito di un'economia rurale e pastorale, è oggi trasmutato in figure delittuose, cui sono interessate organizzazioni criminali di natura mafiosa.
  Come tale esso viene, pertanto, attentamente valutato ed affrontato.
  L'interesse di cosa nostra in tale settore fu documentato, invero, già nell'indagine «Nuovo Mandamento», condotta dal nucleo investigativo del gruppo carabinieri di Monreale, conclusasi nell'ottobre del 2013. In tale contesto, si accertò l'interesse dei vertici delle famiglie mafiose dell'area iatina, che comprende i mandamenti mafiosi di San Giuseppe Jato e Partinico, anche per i furti di bestiame, reati per i quali sono stati perseguiti dieci soggetti.
  L'attività tecnica ha permesso di ricostruire in maniera dettagliata, come sottolinea parimenti il Ministero dell'interno, il modus operandi ed il compito dei soggetti che hanno partecipato alla commissione di tali delitti, per la maggior parte imputati di associazione mafiosa, destinatari della misura di custodia cautelare in carcere.
  Le indagini hanno anche rivelato che gli animali, oltre ad essere destinati alla macellazione clandestina, con conseguente attività di commercializzazione di animali infetti, venivano altresì reimpiegati per il pascolo nelle aziende agricole degli stessi malfattori, che, sostituendo il marchio auricolare di un animale della loro mandria, ottenevano un ulteriore guadagno da tale tipo di reato. È stato sottolineato che l'attività delittuosa rappresenta, per l'organizzazione criminale operante nell'area iatina, una rilevante fonte di sostentamento.
  Molti altri arresti si sono da allora succeduti, recuperando bovini e mezzi d'opera, con i conseguenti sequestri.
  Per quanto attiene al fenomeno della macellazione abusiva di animali destinati al consumo alimentare, viene segnalata altresì l'indagine, di particolare rilievo, condotta dalla procura di Palermo nei confronti di Paolo Giambruno (all'epoca, direttore del dipartimento di prevenzione veterinaria dell'ASP di Palermo, nonché presidente dell'ordine dei medici veterinari della provincia di Palermo), destinatario di una misura di prevenzione patrimoniale, ai sensi della normativa antimafia, eseguita nell'ambito di una operazione di polizia condotta ad aprile 2015 dalla digos della questura di Palermo e coordinata dalla direzione distrettuale antimafia del capoluogo. Il provvedimento di sequestro è stato emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, su proposta della procura della Repubblica, nell'ambito di un procedimento penale che vedeva coinvolte ventinove persone, tra cui funzionari e dirigenti dell'ASP, imprenditori del settore alimentare e allevatori, per i reati di abuso d'ufficio, concussione, falso ideologico, truffa aggravata e commercio di sostanze alimentari nocive.
  La vicenda, quindi, concerne la commissione di reati nei controlli sanitari, esperiti dal dipartimento veterinario sulla qualità delle carni da destinare al consumo: il direttore del medesimo avrebbe, infatti, tutelato gli interessi di un allevatore senza scrupoli, che avrebbe voluto commercializzare capi di bestiame infetti, nonostante il parere contrario del veterinario ufficiale.
  L'intervento della polizia ed il sequestro di un intero allevamento di bestiame hanno scongiurato la commercializzazione al dettaglio, per il successivo consumo alimentare, di bovini palesemente infetti, con potenziale grave nocumento per la salute dei consumatori finali.
  La direzione generale dell'ASP di Palermo, non appena ricevuti dall'autorità giudiziaria gli atti di relativa comunicazione, il 5 maggio 2015 ha adottato sedici provvedimenti di sospensione facoltativa dal servizio, ed attivato l'adozione dei procedimenti disciplinari nei confronti dell'indagato direttore del dipartimento e di altri dipendenti, disponendo la sostituzione del predetto dirigente.
  Più in generale, sulla base degli elementi informativi, forniti dalla questura e dal comando provinciale dei Carabinieri di Palermo, è emerso che in tale provincia il fenomeno dell'abigeato si registra per lo più nell'entroterra, in particolare nei comuni di Alia, Alimena, Borgetto, Caccamo, Castellana Sicula, Castronovo di Sicilia, Chiusa Sclafani, Collesano, Contessa Entellina, Gratteri, Finale di Pollina, Monreale, Palazzo Adriano, Partinico, Polizzi Generosa, Prizzi, Sclafani Bagni, Termini Imerese, Valledolmo.
  Il fenomeno, che risulta in diminuzione per gli episodi delittuosi, è invece in aumento per il numero di capi sottratti. Nel 2013 sono stati denunciati 14 episodi per 194 capi sottratti (bovini e ovini). Nel 2014, in relazione a 16 episodi, sono stati sottratti 139 capi. Per il 2015, sono stati segnalati 5 furti per 336 ovini sottratti, mentre per il 2016, alla scorsa estate, si rilevavano 4 casi per 273 capi sottratti.
  In tale contesto, inoltre, assume particolare rilievo il recente attentato mafioso perpetrato nei confronti del presidente dell'ente Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci.
  Al riguardo, dalle informazioni assunte dalla competente articolazione del dicastero risulta che, intorno alle ore 1,55 del 18 maggio 2016, ignoti malviventi hanno posto in essere, nel tratto compreso tra il chilometro 26,700 ed il chilometro 26,800 (contrada Volpe) della strada statale 289 che collega i comuni nebroidei di San Fratello e Cesarò, un attentato mediante esplosione di alcuni colpi di fucile, nei confronti dell'autovettura blindata a bordo della quale personale del commissariato di P.S. di S. Agata Militello stava scortando il presidente dell'ente Parco dei Nebrodi. La procura generale di Messina ha avviato procedimento penale per i delitti di cui agli articoli 56, 575, 577 del codice penale, 2, 4 e 7 della legge n. 895 del 1967 e 7 della legge n. 203 del 1991. Le indagini, avviate nell'immediatezza – anche tramite opportuno coordinamento iniziale con la Procura di Patti – sono delegate alla squadra mobile di Messina ed al commissariato P.S. di S. Agata di Militello.
  Le informazioni attengono all'opera di sensibilizzazione sul tema della legalità portata avanti da Giuseppe Antoci e al pregiudizio che, a seguito di questa attività, talune imprese, percettrici degli aiuti comunitari erogati dall'Agenzia per le erogazioni in agricoltura, avrebbero subito, risultando anche destinatarie di informazioni interdittive antimafia.
  Infatti, presso la procura della Repubblica di Messina pendono, nella fase delle indagini preliminari, diversi procedimenti penali, finalizzati a delineare l'operatività di strutture criminali che, avvalendosi ragionevolmente della complicità di professionisti e centri di elaborazione e trasmissione di dati, fruiscono illecitamente di risorse pubbliche, mediante la fraudolenta percezione di aiuti comunitari da parte di imprese siciliane.
  Il Ministero dell'interno informa altresì che il 18 marzo 2015 è stato stipulato un Protocollo di legalità tra prefettura di Messina, Regione Siciliana, ente parco dei Nebrodi, comuni aderenti all'ente parco dei Nebrodi ed ente sviluppo agricolo, con il quale sono state estese ad atti prima esclusi per limiti di valore (cosiddetto sottosoglia) le verifiche antimafia, al fine di rendere più incisivi i controlli nell'ambito delle procedure di concessione ai privati di beni compresi nei Parco dei Nebrodi; ciò a tutela delle imprese che operano nel settore agro-silvo-pastorale, dove gravitano organizzazioni criminali, che potrebbero indebitamente finire dei finanziamenti pubblici erogati, in virtù della normativa comunitaria, in favore di soggetti che operano nel settore zootecnico ed agricolo ed ai quali sono altresì riconosciuti benefici ed agevolazioni di natura fiscale e previdenziale. L'interesse per tali contadi, da parte delle organizzazioni mafiose, è cresciuto di pari passo con l'erogazione dei contributi a fondo perduto.
  Si aggiunge che l'assessore regionale dell'agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea ha richiesto la sottoscrizione di un protocollo di legalità con tutte le prefetture della Regione, al fine di estendere i controlli antimafia, previsti dall'accordo stipulato il 18 marzo 2015 predetto, a tutte le concessioni di pascolo su aree demaniali da rilasciarsi in Sicilia, senza limiti di importo.
  Tanto premesso, per quanto di specifica competenza di questo Ministero, desidero osservare che il nostro ordinamento già dedica particolare attenzione al furto di bestiame, quale ipotesi di furto aggravato, punito con la pena della reclusione da uno a sei anni e della multa da euro 103 ad euro 1.032, ai sensi dell'articolo 625, comma 1, n. 8 del codice penale.
  Tale ipotesi, che consiste nel furto «commesso su tre o più capi di bestiame raccolti in gregge o in mandria, ovvero su animali bovini o equini, anche non raccolti in mandria», appare in tutto rispondente a quella di cui si tratta nell'atto parlamentare.
  Inoltre, nel caso in cui concorrano altre circostanze tra quelle indicate negli articoli 61 e 625 del codice penale – come l'essere commesso il fatto ad opera di tre o più persone (articolo 625, n. 5, del codice penale), o con armi (articolo 625, n. 3, del codice penale), come riferisce l'interrogazione – la pena è della reclusione da tre a dieci anni e della multa da euro 206 ad euro 1.549.
  Al riguardo, si osserva come il particolare rigore sanzionatorio, previsto per tale fattispecie, consente l'arresto in flagranza degli autori del delitto, che è obbligatorio in caso di furto pluriaggravato, nonché l'applicazione delle misure cautelari, compresa la custodia cautelare in carcere.
  Quanto agli strumenti di indagine utilizzabili nei procedimenti aventi ad oggetto tale tipologia di delitti, si evidenzia come i limiti edittali sopra riportati consentano di disporre di ogni mezzo previsto dal codice di rito, in particolare anche le intercettazioni telefoniche, telematiche ed ambientali.
  Qualora, poi, i furti di bestiame siano commessi da associazioni per delinquere di cui all'articolo 416 del codice penale, o addirittura da associazioni di tipo mafioso previste dall'articolo 416-bis del codice penale, troveranno applicazione le relative disposizioni, che puniscono assai severamente ogni forma di organizzazione criminale e, per quanto concerne le associazioni mafiose, individuano specifiche regole processuali che per taluni aspetti ampliano i limiti cui normalmente sono soggette le attività di indagine.
Il Ministro della giustiziaAndrea Orlando.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

lotta contro la criminalita'

allevamento

automobile