ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/13335

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 632 del 26/05/2016
Firmatari
Primo firmatario: QUARTAPELLE PROCOPIO LIA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 26/05/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
NICOLETTI MICHELE PARTITO DEMOCRATICO 26/05/2016
TIDEI MARIETTA PARTITO DEMOCRATICO 26/05/2016
ZAMPA SANDRA PARTITO DEMOCRATICO 26/05/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 26/05/2016
Stato iter:
11/10/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 11/10/2016
GIRO MARIO ERRORE:TROVATE+CARICHE - (ERRORE:TROVATI+MINISTERI)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 11/10/2016

CONCLUSO IL 11/10/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-13335
presentato da
QUARTAPELLE PROCOPIO Lia
testo di
Giovedì 26 maggio 2016, seduta n. 632

   QUARTAPELLE PROCOPIO, NICOLETTI, TIDEI e ZAMPA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale . — Per sapere – premesso che:
   con il Migration Compact, il Governo ha sviluppato un virtuoso modello per migliorare l'efficacia delle politiche migratorie esterne dell'Unione europea, confermando l'impegno italiano per assicurare un ruolo di responsabilità ai partner regionali nella gestione e nel contenimento dei flussi di migranti e di rifugiati, nel pieno rispetto dei diritti umani e favorendo al contempo lo sviluppo sostenibile nei Paesi di origine e di transito;
   nel quadro della conferenza interministeriale che si è tenuta a Roma il 28 novembre 2014 è stata sottoscritta una dichiarazione congiunta dei ministri in rappresentanza dei 28 Paesi dell'Unione europea e di Egitto, Eritrea, Etiopia, Gibuti, Kenya, Somalia, Sudan, Sud Sudan e Tunisia; tale dichiarazione, nota come «processo di Khartoum», promuove gli scambi d'informazioni, sviluppo di capacity building, assistenza tecnica e buone pratiche, con gli obiettivi di regolare il flusso di migranti, sostenendo lo sviluppo nei Paesi d'origine e di transito dei migranti, e di sviluppare efficaci strategie comuni di lotta alle reti criminali che gestiscono il traffico di migranti e di esseri umani;
   negli ultimi anni, il Sudan è diventato uno dei principali Paesi di transito per milioni di profughi e migranti provenienti dal Corno d'Africa e dall'Africa sub-sahariana che cercano di farsi strada attraverso la Libia al fine di raggiungere le coste europee; le Nazioni Unite registrano infatti che siano circa 4 milioni i profughi dall'Eritrea, dalla Somalia, dalla Repubblica democratica del Congo, e dalla Repubblica centro-africana in transito nell'area;
   secondo accreditati organi d'informazione tra i quali i tedeschi «der Spiegel» e «Ard», il 23 marzo 2016, il Comitato dei Rappresentanti permanenti presso il Consiglio dell'Unione europea avrebbe discusso un piano che prevede forme di collaborazione con i Paesi del Corno d'Africa, al fine di arginare i flussi di migranti verso l'Europa con uno stanziamento tramite l'EU Emergency Trust Fund di 40 milioni di euro per otto Paesi africani tra cui il Sudan;
   il progetto prevedrebbe che l'Unione fornisca macchine fotografiche, scanner e server per la registrazione dei migranti al regime sudanese, in aggiunta all'offerta di servizi di formazione della polizia di frontiera sudanese, e alla costruzione di due centri di raccoglimento dotati anche di celle di detenzione;
   gli stessi organi d'informazione riportano che il Ministro tedesco per la cooperazione e lo sviluppo economico avrebbe recentemente confermato l'esistenza di un piano d'azione vincolante, specificando tuttavia che dovrebbero ancora esserne perfezionati i relativi piani d'attuazione;
   la Corte penale internazionale dell'Aja ha emesso un mandato di arresto nei confronti del Presidente del Sudan Omar Al Bashir per accuse relative al suo presunto ruolo nel genocidio e crimini contro l'umanità nel conflitto del Darfur;
   il rischio che si profila è che il regime sudanese utilizzi i finanziamenti e la tecnologia offerta dall'Unione europea per registrare non solo i rifugiati, ma anche i cittadini sudanesi con l'obiettivo di ottenere un controllo capillare e totalitario sulla popolazione;
   come riportato da der Spiegel, Amnesty International ha denunciato un sistema di torture da parte dei servizi segreti sudanesi ai membri dell'opposizione;
   dai rapporti di «Human Rights Watch» si evince che vi siano forme di collaborazione tra alcuni esponenti del regime sudanese e alcune reti criminali coinvolte nel traffico di esseri umani;
   l'Agenzia Habeshia (AHCS) riporta che il 16 maggio per ordine del governo di Al Bashir la polizia avrebbe condotto rastrellamenti nei quartieri dove in genere si concentrano i profughi e, in seguito ad una rapida comparsa davanti alle autorità, circa 380 di loro sarebbero stati espulsi consegnati alla polizia di frontiera eritrea; nell'arco della giornata del 18 maggio altri 600 migranti sarebbero stati fermati e rischierebbero ora il rimpatrio forzato verso un Paese, l'Eritrea, considerato tra i più repressivi e autoritari del mondo e in cui la situazione dei diritti umani continua ad essere estremamente preoccupante, anche secondo quanto affermato dai più recenti rapporti dell'Alto Commissariato ONU dei diritti umani –:
   come intenda assicurare che il piano di cooperazione con il Sudan discusso in seno alle istituzioni dell'Unione europea sia accompagnato da iniziative che garantiscano l'effettività delle misure di contrasto al traffico di esseri umani da parte del Governo sudanese, nonché da misure di garanzia per la tutela dei diritti dei migranti, dei profughi e dei richiedenti asilo nel Paese. (4-13335)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Martedì 11 ottobre 2016
nell'allegato B della seduta n. 690
4-13335
presentata da
QUARTAPELLE PROCOPIO Lia

  Risposta. — Come ricordato anche dall'interrogante, il Sudan è paese di origine, transito e destinazione dei migranti, in quanto situato su una delle principali direttrici verso le coste libiche. Il 6 per cento dei migranti sbarcati in Italia nei primi 5 mesi del 2016 proviene infatti dal Sudan, che accoglie, tuttavia, anche moltissimi rifugiati e sfollati interni (più di due milioni di persone si trovano in diversi campi profughi) tra cui non solo gruppi in continuo arrivo, ma anche quelli in situazione di « protracted displacement», con evidenti ripercussioni sulla popolazione locale.
  Il Sudan riveste pertanto un ruolo cruciale nel quadro del dialogo politico della UE con i paesi di origine e transito dei flussi migratori, in particolare nell'ambito del processo di Khartoum, iniziativa regionale lanciata dall'Italia nel corso del semestre di Presidenza della Unione europea nel 2014 con i paesi dell'Africa orientale, oltre ad Egitto e Tunisia (in prospettiva anche la Libia). Tale processo garantisce un monitoraggio stringente degli impegni assunti dai partner africani in materia di gestione dei flussi migratori e di lotta alla tratta e al traffico di esseri umani, anche nel contesto dell'attuazione del piano d'azione adottato in occasione del vertice Unione europea – Africa sulle migrazioni svoltosi l'11 e il 12 novembre 2015 a La Valletta. Il paese beneficia di diversi progetti finanziati dal «Fondo Fiduciario di emergenza dell'Unione europea per affrontare le cause profonde delle migrazioni in Africa», istituito a margine del summit di La Valletta. Il fondo in parola, che ha una dotazione di 1.881 miliardi di euro, è destinato a finanziare progetti in 23 Paesi africani nelle tre aree geografiche di Sahel, Corno d'Africa e Nord Africa, su quattro principali assi di intervento:
   a) sviluppo economico, creazione di opportunità d'impiego, focus su giovani e donne nelle comunità locali, sostegno al reinserimento dei migranti nelle comunità di origine;
   b) resilienza e sostegno ai servizi sociali di base, focus sulle popolazioni locali e sulle categorie più vulnerabili, inclusi rifugiati e sfollati;
   c) gestione della migrazione, capacity building per lo sviluppo di strategie nazionali fondate sui diritti, prevenzione e lotta al traffico di esseri umani, ritorni e riammissione, asilo, migrazione legale, sinergie tra migrazione e sviluppo;
   d) governance, stato di diritto, aspetti di sicurezza e sviluppo.

  L'Italia ha sin dall'inizio attivamente sostenuto l'istituzione del Trust Fund, di cui il nostro paese è membro fondatore e secondo donatore con un contributo aggiuntivo di 10 milioni di euro a valere sul bilancio della cooperazione allo sviluppo (importo erogato nel dicembre 2015), per favorire un approccio integrato che non si limiti a tener conto degli aspetti di sicurezza e di accoglienza, ma anche dello sviluppo socio-economico dei paesi di origine dei flussi.
  In tale ambito si segnala che sono stati assegnati all'Italia due progetti nel settore sanitario proposti dalla nostra cooperazione allo sviluppo che vedono il Sudan tra i paesi beneficiari: « Strengthening resilience for refugees, IDPs and host communities in Eastern Sudan» (del valore di 12 milioni di euro) e una delle componenti del « regional Development & protection Program» (RDPP) per il Corno d'Africa (del valore di 2 milioni sui complessivi 15 stanziati a favore dell'RDPP). Entrambe le iniziative sono destinate al miglioramento dell'accesso ai servizi sanitari di base per i migranti, i rifugiati, gli sfollati e le comunità ospitanti presenti sul territorio sudanese. Il Sudan beneficia inoltre di parte dei 40 milioni di euro del progetto «Better Migration Management (BMM)», programma regionale sempre finanziato con fondi del Trust Fund UE e affidato dalla Commissione UE ad un consorzio di stati membri, tra cui l'Italia. Non sono state ancora stabilite le modalità di attuazione pratica dei programmi di assistenza al Sudan previsti nel BMM. Sono, infatti, ancora in discussione i progetti affinché sia garantito che le forme di aiuto che verranno eventualmente erogate al paese, inclusi gli equipaggiamenti civili che potrebbero essere consegnati, siano finalizzati esclusivamente ad una gestione delle migrazioni rispettosa dei diritti umani e degli obblighi internazionali delle parti in materia.
  Si segnala, infine, che il fondo fiduciario UE ha finanziato ulteriori progetti a favore del Sudan in materia di resilienza, sicurezza alimentare e mobilità, sostenuti dall'Italia nella fase di approvazione ma che non prevedono un ruolo diretto da parte della Cooperazione del nostro Paese.
Il Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionaleMario Giro.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

diritti umani

controllo delle migrazioni

lotta contro la criminalita'