ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/13261

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 628 del 20/05/2016
Firmatari
Primo firmatario: OTTOBRE MAURO
Gruppo: MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE
Data firma: 20/05/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PLANGGER ALBRECHT MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE 20/05/2016
LABRIOLA VINCENZA MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO 20/05/2016
BRAGANTINI MATTEO MISTO-FARE!-PRI 20/05/2016
PRATAVIERA EMANUELE MISTO-FARE!-PRI 20/05/2016
LO MONTE CARMELO MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI) 20/05/2016
FURNARI ALESSANDRO MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO 20/05/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA' CULTURALI E DEL TURISMO
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI delegato in data 20/05/2016
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-13261
presentato da
OTTOBRE Mauro
testo di
Venerdì 20 maggio 2016, seduta n. 628

   OTTOBRE, PLANGGER, LABRIOLA, MATTEO BRAGANTINI, PRATAVIERA, LO MONTE e FURNARI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale . — Per sapere – premesso che:
   durante la Seconda Guerra mondiale, tra i 130.000 soldati francesi comandati dal generale Alphonse Juin e schierati sul fianco sinistro della V Armata americana sul fronte di Cassino, nella primavera del 1944, vi erano truppe di colore, provenienti dalle colonie francesi in Africa, in questi reparti di «goumier» (da «goum», traslitterazione del termine arabo «qum» che indicava una banda, un clan o un villaggio), non facevano parte solo i marocchini ma anche algerini, tunisini, senegalesi e montanari analfabeti del Maghreb;
   i primi «goumier» a toccare il suolo italiano furono gli oltre 800 marocchini al comando di ufficiali francesi che, nel luglio 1943, sbarcarono nella Sicilia meridionale, vicino Licata, nel settore assegnato agli statunitensi, appartenevano alla «Joss Force» cui era stato affidato «il compito di impadronirsi del porto di quella cittadina rivierasca, per poi difendere il fianco sinistro della 7o armata di Patton da eventuali contrattacchi»;
   il 20 novembre 1943 sbarcò a Napoli la 2o Divisione Fanteria Marocchina del generale André Dody, forte di 13.895 uomini divisi tra europei (6.578) ed africani (7.317), questi ultimi, in prevalenza ex pastori e montanari, erano legati con un contratto all'esercito francese;
   alla fine di dicembre si aggiunse la 3o Divisione Fanteria Algerina al comando del generale Joseph de Goislard de Monsabert con 13.189 uomini (6.354 europei e 6.835 indigeni) tra cui anche un reggimento tunisino;
   nel luglio del 1943 era stato anche costituito il «Groupement Mixte Marocain» (GMM) al comando del generale Augustin Guillaume e con un organico di 12.000 goumier;
   all'inizio di gennaio del 1944 fu il generale Juin ad assumere il comando dell'intero «Congs Expéditionnaire Francais» (CEF), in preparazione, poi, dell'operazione che avrebbe portato all'occupazione di Roma il 4 giugno 1944; di fronte alla linea Gustav vennero schierate anche la 4o Divisione Marocchina di Montagna, comandata dal generale Frainois Sevez e con 19.252 uomini (6.545 europei e 12.707 indigeni), e la 1o Divisione Motorizzata Fanteria, al comando del generale Diego Brosset con 15.491 uomini (9.012 europei e 6.479 indigeni); a tutto questo andava aggiunta la Riserva generale e dei servizi con 37.000 uomini e qualche centinaia di donne addette ai servizi sanitari;
   quanto precedentemente descritto è utile per capire la portata di quello che successe durante l'avanzata delle suddette truppe di goumier dalla Sicilia fino alla Toscana, episodi storicamente raggruppati sotto il nome di «marocchinate»;
   i goumier erano stati condotti in Italia con la promessa che avrebbero ottenuto, combattendo contro i tedeschi, l'indipendenza del loro Paese e sembrerebbe che in un discorso di incoraggiamento prima dell'attacco dell'11 maggio 1944; il generale Juin abbia promesso loro 50 ore in cui sarebbero stati padroni assoluti di tutto ciò che avrebbero trovato alle spalle del nemico tedesco sconfitto;
   il risultato fu che, solo nel frusinate, ci furono oltre 60.000 richieste di danni e solo 2.000 donne denunciarono gli atti di violenza cui furono sottoposte, uomini, donne e bambini furono violentati, la vittima più giovane aveva 11 anni, la più anziana di 86, a decine morirono, seicento uomini patirono la stessa sorte, tra essi un giovane parroco, don Alberto Terrilli, che morì due giorni dopo le sevizie subite per aver cercato di nascondere le donne del suo paese;
   due sorelle, di 15 e 18 anni, subirono le violenze di 200 soldati marocchini, una di queste morì durante lo stupro, l'altra impazzì e finì in manicomio;
   una dozzina di uomini che, con forconi, falci e bastoni, avevano tentato di difendere le loro mogli, madri e figlie, furono impalati vivi;
   esattamente cinquanta ore dopo, gli ufficiali francesi ripresero in pugno la situazione, ed obbligarono i goumiers a ritornare nel loro accampamento;
   ma quanto sopra descritto sono solo alcuni dei molteplici episodi che travolsero i civili con l'avanzare delle truppe di goumier dalla Sicilia alla Toscana dal 1943 all'ottobre del 1944;
   dalla Sicilia alla Toscana, passando dal napoletano, uomini, donne e bambini che andavano incontro alle truppe alleate francesi con la gioia per la liberazione dal dominio tedesco, furono uccisi, stuprati e violentati fin nell'intimo della loro anima con l'aggravante della disillusione e l'amarezza di essere passati da un carnefice ad un altro forse peggiore;
   le conseguenze si fecero sentire anche dopo la guerra, le giovani violentate incontrarono grosse difficoltà a sposarsi, mentre i mariti, al loro ritorno, manifestarono rabbia e disagio nei confronti delle mogli stuprate; un intera generazione di giovani donne che non erano perite in quegli episodi di violenza dovettero allontanarsi dal loro Paese perché incinte; una generazione di bambini nacque nell'infamia e rimase marchiata a vita per quanto successo; in seguito ad alcuni accertamenti medici fu appurato che il 20 per cento delle donne violentate aveva contratto la sifilide, l'80 per cento la blenorragia e se non fosse stato per la penicillina portata dagli americani, molte di loro sarebbero morte per queste malattie;
   per quanto riguarda le iniziative delle autorità francesi, pressate anche da interventi italiani sui comandi alleati, il generale Juin il 27 maggio 1944 era stato costretto ad inviare ai comandanti dei reparti un documento nel quale, pur sottolineando che molti episodi erano stati esagerati e sfruttati dalla propaganda nemica per gettare discredito, aveva ammesso la realtà degli «eccessi» e il loro alto numero;
   il 18 giugno persino il cardinale francese Tisserant aveva preso posizione sulla questione, lamentandosi con Juin del comportamento dei soldati marocchini nella zona di Valmontone; gli era stato risposto che si era provveduto alla fucilazione di 15 militari, accusati di stupri, colti sul fatto, mentre altri 54, colpevoli di violenze varie e omicidi, erano stai condannati a diverse pene compresi i lavori forzati a vita;
   infine, il Papa, Pio XII, il 30 giugno si lamentò direttamente con De Gaulle delle violenze commesse dai nordafricani, e chiese ed ottenne dal Presidente degli Stati Uniti D'America Roosevelt che i soldati marocchini fossero ritirati dall'Italia;
   pur relazionando ai superiori ciò che incontravano per la strada della liberazione, la maggior parte degli ufficiali alleati cercarono per lo più di non intromettersi nelle questioni «francesi», per non provocare incidenti tra le truppe, molteplici sono però le testimonianze nei rapporti militari;
   questi i comuni e le zone maggiormente colpite dalle terribili violenze: Acquafondata, Albanova, Amaseno, Aquino, Ausonia, Capizzi, Capodimele, Capodivieri, Cardito, Carpineto Romano, Castel del Piano, Castelnuovo Parano, Castro dei Volsci, Ceccano, Cerasola Polega, Cervaro, Coreno Ausonio, Crispano, Esperia, Falvaterra, Farneta, Galluccio, Giuliano di Roma, Lanuvio, Lenola, Marciana, Marina di Campo, Montefiascone, Monteroni d'Arbia, Morolo, Nusco, Pastena, Patrica, Pico, Pignataro, Piscinola, Poggibonsi, Pontecorvo, Porto Ferraio, Porto Longone, Roccamonfina, S. Ambrogio, S. Andrea, S. Apollinare, S. Elia F. Rapido, S. Giorgio a Liri, S. Giovanni Incarico, S. Maria la Fossa, S. Vittore nel Lazio, S. Quirico, San Giuliano di Teano, San Leucio, San Lorenzello, Sant'Agata dei Goti, Sant'Angelo, Sgurgola, Sociville, Spigno, Supino, Tavernelle, Teano, Vallecorsa, Vallemaio, Vallerotonda, Villa S. Stefano, Viticuso;
   al termine di questa avanzata, furono più di 60.000 le vittime che ebbero il coraggio di denunciare le atrocità subite, ma si deve considerare che molte non lo fecero per non venire additate dalla morale dell'epoca ed essere marchiate per sempre, è quanto segnalò, per esempio, il questore di Latina (allora Littoria) in una relazione trasmessa al Comando generale Alleato il 10 agosto 1944 nella quale vennero resi noti i fatti avvenuti e raccolti da un'apposita commissione della regia questura;
   il 28 maggio 1944, intanto, anche il Capo del Governo italiano, Pietro Badoglio, era stato informato di quando accaduto a mezzo di una nota del Capo di Stato Maggiore, stessa nota che poi era stata fatta pervenire al responsabile del governo militare alleato, generale Mac Farlane;
   il 10 luglio il nuovo Presidente del Consiglio italiano, Ivanoe Bonomi, indirizzò una lettera di protesta all'ammiraglio Ellery Stone, presidente della Commissione alleata di controllo, nella quale si lamentava la mancanza di provvedimenti per «le malefatte commesse dalle truppe marocchine», gli stupri avevano raggiunto un tale numero che, addirittura, la Pretura di Esperia aveva fatto stampare dei moduli per presentare le denunce e moduli simili si potevano trovare anche presso il comando francese;
   il 16 ottobre il Ministero degli esteri inviò un telegramma alla Presidenza del Consiglio dei ministri e, tra gli altri, anche alle rappresentanze diplomatiche italiane di Londra e Washington, nel quale si informava delle violenze avvenute ad opera dei soldati marocchini che «in qualunque ora del giorno e della notte» si erano dati a «violazioni carnali, ferimenti ed assassini, rapine e saccheggi»;
   rimane risibile il numero dei processi eseguiti a carico di coloro che si macchiarono di tali delitti, da parte dei tribunali francesi, 300 processi circa per 160 dibattimenti, con tutta probabilità a carico di persone tanto violente da rappresentare un vero e proprio pericolo;
   al termine del conflitto furono tantissime le richieste di indennizzo presentate dalle donne violentate, i francesi iniziarono a pagare fino ad un massimo di 150.000 lire ma dall'agosto del 1947 i pagamenti vennero bloccati e intervenne il governo italiano, stornando i fondi dai 30 miliardi che si sarebbero dovuti corrispondere alla Francia come riparazione di guerra, non si riuscì, invece, a concedere pensioni come vittime civili di guerra anche perché la legge n. 648 del 1950 vietava il cumulo dei due benefici, tra i requisiti richiesti dalla normativa, oltre alle naturali visite mediche, anche la dimostrazione della buona condotta morale, certificata dalla locale caserma dei carabinieri;
   anche in Parlamento, il 7 aprile 1952, nella seduta notturna, il dibattito promosso dalla deputate comuniste fu molto acceso ma non approdò a risultati concreti, infatti la deputata Maria Maddalena Rossi che aveva presentato un'interpellanza (n. 637) sulla liquidazione delle pensioni di indennizzo alle donne della zona di Cassino che subirono violenza dalle truppe marocchine della V Armata, dichiarò che le risposte date dal sottosegretario di Stato per il Tesoro erano insoddisfacenti e formali, in particolare la deputata si scagliò contro il paragone agli altri risarcimenti di guerra «... Nessuna pensione di guerra potrà mai risarcire né vecchie né giovani per ciò che hanno subito, nessun indennizzo potrà mai ricompensarle di ciò che hanno perduto.»;
   nella XIII legislatura i senatori Magliocchetti e Bonatesta, presentarono un disegno di legge «Norme in favore delle vittime di violenze carnali» (A.S. 1081), che era proprio per le vittime delle «marocchinate», ma l'atto non è mai arrivato alla discussione in Commissione, e infatti per comprendere gli ostacoli di ordine giuridico che impediscono alle vittime di cui sopra di ottenere soddisfazione ci si deve riferire alle sentenze pronunciate in merito dalla Corte costituzionale e delle decisioni adottate dalla Corte dei conti;
   con la sentenza n. 561 del 18 dicembre 1987, la Corte costituzionale, pronunciandosi sulla materia in questione, in seguito al ricorso proposto da una delle vittime di cui sopra, dichiarava – l'illegittimità costituzionale della normativa pensionistica in vigore nella parte in cui non prevede un trattamento pensionistico di guerra anche per i danni non patrimoniali patiti dalle vittime di violenze carnali consumate in occasione di eventi bellici;
   l'anno successivo, il ricorrente promuoveva nuovo ricorso alla Corte dei conti, la quale accogliendo l'istanza, ordinava il rinvio degli atti al Ministero del tesoro perché provvedesse alla liquidazione di un trattamento pensionistico rapportato all'entità del danno; la direzione generale delle pensioni di guerra del Ministero del tesoro eccepiva che la decisione della Corte dei conti, ancorché legittima, era inapplicabile, in quanto, nell'ordinamento pensionistico manca un'apposita norma che sancisca la risarcibilità del danno morale, rinviando la liquidazione della pensione di invalidità civile ad una apposita disciplina adottata con legge che preveda termini e modalità per quantificare le fattispecie in esame;
   così, anche il Comitato di liquidazione per le pensioni di guerra ha ribadito che l'autorità amministrativa non può agire se non previo intervento del legislatore ordinario, ma questo intervento non è mai stato fatto;
   l'ultimo riconoscimento di pensione di guerra per una vittima delle «marocchinate» è stato attribuito nel 2015 ad una signora di 95 anni, ogni vittima ha dovuto combattere anche contro un sistema di burocrazia e negazionismo per vedersi riconosciuto un diritto;
   il 28 marzo del 2000, l'onorevole Burani Procaccini discusse in Aula il suo ordine del giorno (n. 9/6698/1), all'A.C. 6698 «Istituzione del “Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti», nel quale impegnava il Governo affinché venisse riconosciuto un giorno della memoria anche per le vittime delle «marocchinate»; purtroppo venne dichiarato inammissibile per materia;
   alcuni comuni ricevettero le medaglie al merito civile: Esperia e Lenola ebbero la medaglia d'oro: «....Con l'arrivo degli alleati il paese subì, poi, una serie impressionante di furti, omicidi e saccheggi e dovette registrare più di settecento atti di efferata violenza su donne, ragazze e bambini da parte delle truppe marocchine» e «Con l'arrivo degli alleati il paese dovette registrare centinaia di atti di efferata violenza su donne e uomini da parte delle truppe marocchine;»; Castro dei Volsci, Ceccano, Campodimele, Pofi e Spigno Saturnia ebbero la medaglia d'argento al merito civile con le stesse declinazioni;
   in tutta la nazione, nei libri di scuola o semplicemente nelle piazze o nelle vie delle città, non c’è traccia di queste vittime della seconda guerra mondiale, sono pochi i comuni o le province che hanno approvato mozioni per intitolare a loro vie o parchi, ma manca sicuramente del tutto un riconoscimento a livello nazionale ma soprattutto un riconoscimento storico;
   come per le Foibe e l'esodo di 350 mila giuliani, fiumani e dalmati tra il 1943 e il 1946, le oltre 60 mila violenze ed i 1000 omicidi da parte dei goumier sono stati sacrificati dalla storia per non offuscare quello che gli alleati avevano ottenuto, per più di mezzo secolo pregiudizi e veti incrociati hanno impedito di parlare di quella immane tragedia;
   ancora oggi non manca chi, in Francia, nega l'accaduto, riportandola come voce infondata generata dall'alto numero delle donne italiane che si prostituivano per le truppe alleate;
   per quanto riguarda il riconoscimento delle «marocchinate» a crimini di guerra, si può risalire alla pietra miliare della codificazione dei crimini di guerra che è dovuta a Francis Lieber, e anche se in origine avrebbe dovuto essere limitato all'ambito territoriale statunitense, in realtà il Lieber Code venne poi assunto come modello dalle potenze europee (Prussia, Paesi Bassi, Francia, Russia, Spagna, Gran Bretagna) per la sistemazione delle leggi di guerra, inoltre fornì una solida base per le due Convenzioni, internazionali questa volta, dell'Aja sulla protezione dei civili in tempo di guerra, del 1899 e 1907, in cui vi fu l'espressione della Clausola Martens, espressione di ciò che verrà successivamente inteso come crimine contro l'umanità, in cui nella quarta Convenzione dell'Aja vi è la parte più significativa per la repressione dei crimini sessuali, l'Articolo XLVI ammonisce ancora sul rispetto del summenzionato « family honor» insieme con i diritti e la vita delle persone;
   giova ricordare che il 31 gennaio 1946 fu siglata a Berlino, dalle quattro potenze alleate, la Control Council Law, che imponeva di perseguire i criminali di guerra nelle zone di occupazione, l'articolo 2 del CCL delinea il suo ambito di applicazione: (a)Crimini contro la pace, (b)Crimini di guerra, ambedue le categorie rispecchiano le prime due lettere dell'articolo 6 dello Statuto del Tribunale di Norimberga, la parte interessante è racchiusa dalla lettera (c): Crimini contro l'Umanità, «atrocità commesse, incluse ma non limitate a omicidio, sterminio, schiavitù, deportazione, segregazione, tortura, stupro, o altri atti inumani commessi contro un popolo ... siano o meno in violazione delle leggi nazionali»;
   nella convenzione firmata a Ginevra il 12 agosto del 1949, la «Convention (IV) relative to the protection of civilian persons in time of war», preposta alla tutela dei civili in tempo di guerra, all'articolo 27 è specificato che «le donne debbano essere protette specificamente contro qualsiasi attacco all'onore, in particolare contro lo stupro, prostituzione forzata e ogni altra forma di assalto indecente», le convenzioni saranno ulteriormente completate da due Protocolli, il primo applicabile ai conflitti di carattere internazionale e il secondo a quelli interni, che ugualmente riserveranno particolare ed esplicito interesse alla violenza sessuale;
   quanto nei precedenti tre paragrafi per sottolineare il fatto che quanto successo nelle «marocchinate» potrebbe essere benissimo portato per gli interroganti dallo Stato Italiano alla Corte dell'Aja per crimini contro l'umanità; il Tribunale internazionale ha il potere di perseguire chi sia responsabile per i predetti crimini quando commessi durante un conflitto armato, sia di carattere internazionale che interno, e diretti contro la popolazione civile, «I crimini contro l'umanità furono riconosciuti per la prima volta nello Statuto del Tribunale di Norimberga, poi nella Control Council law n. 10. I crimini contro l'umanità devono essere diretti contro la popolazione civile e sono proibiti a prescindere se siano commessi in un conflitto armato, di carattere internazionale o interno»;
   l’International Criminal Tribunal for the former Jugoslavia, che si occupò degli eventi tragici avvenuti nell'ex Iugoslavia, riconobbe che la caratteristica imprescindibile dei crimini contro l'umanità risiede nella loro dimensione collettiva, «L'enfasi non è sulla vittima individuale, ma piuttosto sulla collettività. Il singolo è vittimizzato non per le sue caratteristiche individuali ma per la sua appartenenza alla popolazione civile che è presa di mira.», l'altro punto focale per la determinazione dei crimini contro l'umanità risiede nella diffusione o sistematicità dei crimini, riferendosi al Draft Code della International Law Commission, il Collegio ribadì che il primo requisito richiede che gli atti inumani siano commessi in maniera sistematica, vale a dire in ottemperanza ad un piano o linea di condotta precostituiti, il secondo requisito, in alternativa al primo, richiede che gli atti siano commessi su larga scala, diretti contro una molteplicità di vittime;
   quanto descritto nel paragrafo precedente, ricalca pienamente quanto avvenne dalla Sicilia alla Toscana, nel momento della liberazione, da parte delle truppe dei goumier;
   un'ultima testimonianza, questa volta non politica, di quanto avvenne in quegli anni ci arriva dal libro di Alberto Moravia del 1957 «La Ciociara», da cui poi fu tratto l'omonimo film nel 1960, con cui Vittorio De Sica portò sul grande schermo la storia di una delle tante violenze sessuali perpetrate da soldati marocchini accadute nel basso Lazio nel 1944 e che valse l'Oscar a Sofia Loren;
   sono ormai decenni che l'Associazione nazionale vittime delle marocchinate (A.N.V.M.), combatte per ottenere un riconoscimento storico di quanto accaduto e contestualmente negli anni ha contribuito alla raccolta di tutti i dati necessari all'emergere dei fatti, l'obiettivo del lavoro dell'associazione, non è quello di stigmatizzare un gruppo etnico, ma prima di tutto un gesto politico, nel far si che la Francia riconosca l'esistenza di questi stupri e che questi vengano inseriti nella storia della liberazione e nei libri di storia in modo che le vittime vangano ricordate –:
   quali iniziative intenda porre in essere il Governo per divulgare le conoscenze di quelle pagine di storia inerenti gli episodi sopra descritti, pagine finora offuscate tanto da far ipotizzare una sorta di negazionismo, così come era avvenuto per le foibe;
   se non ritenga opportuno assumere iniziative per dedicare una giornata, a livello nazionale, in onore di tutti i civili che subirono quegli atti di violenza ricadenti sotto il nome di «marocchinate»;
   se il Governo non ritenga opportuno valutar un'iniziativa a livello internazionale per ottemperare a quella richiesta di giustizia mai soddisfatta, per chi, pensando di andare incontro ai salvatori si è visto togliere tutto, ma più di tutto la dignità e la vita. (4-13261)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

violenza sessuale

guerra

vittima