ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/13091

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 620 del 09/05/2016
Firmatari
Primo firmatario: CATANOSO GENOESE FRANCESCO DETTO BASILIO CATANOSO
Gruppo: FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 05/05/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
  • MINISTERO DELLA DIFESA
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 05/05/2016
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 09/05/2016
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 26/05/2016
Stato iter:
11/10/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 11/10/2016
AMENDOLA VINCENZO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 11/10/2016

CONCLUSO IL 11/10/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-13091
presentato da
CATANOSO Basilio
testo di
Lunedì 9 maggio 2016, seduta n. 620

   CATANOSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   a meno di due chilometri da Tripoli sorge l'ultimo cimitero italiano, ormai un terreno infestato da sterpaglie;
   questo cimitero custodisce i corpi dei nostri soldati caduti ad El Alamein, fanti, aviatori, marinai ed i resti di 7800 italiani che vivevano in quella che dal 1912 al 1947 è stata una nostra colonia. Ora, con l'Isis, le spoglie mortali dei nostri connazionali rischiano di venire profanate, anzi, rischia di venire cancellata ogni traccia di quell'ultimo camposanto italiano dopo che il governo di Gheddafi, quando salì al potere, fece rimpatriare le salme di altri 28 mila italiani;
   dopo la caduta di Gheddafi le lapidi sono state divelte da jihadisti e bande criminali; quasi tutte le salme, almeno quelle non profanate, delle migliaia di italiani che qui riposavano, sono adesso conservate in un sacrario blindato e inaccessibile, come riportato da un reportage del Corriere della Sera;
   uno scenario che cozza nettamente con quello del vicino cimitero inglese, separato da quello italiano soltanto da 12 scalini, ancora intatto e ben curato;
   la ragione di un così diverso trattamento da parte delle bande jihadiste nei riguardi del cimitero italiano rispetto a quello inglese, secondo quanto riferisce l'attuale custode di quello che resta del nostro cimitero è semplice: il Regno Unito paga guardie armate e giardinieri, mentre il Governo italiano non ha assunto, per gli interroganti, iniziative adeguate per la tutela del suddetto cimitero italiano;
   già nel 2015, in molti avevano chiesto un intervento da parte del Ministero degli affari esteri;
   l'associazione ex allievi delle scuole cristiane in Libia e l'associazione italiani rimpatriati dalla Libia hanno, inutilmente, invocato un «blitz» finalizzato almeno al rimpatrio delle salme. A tal proposito, oltretutto, ci sarebbe anche un precedente significativo, quando cioè i servizi segreti italiani riuscirono con pochi fondi a rimpatriare le salme dei caduti italiani dalla Somalia, dopo che le corti islamiche avevano devastato il cimitero italiano di Mogadiscio;
   la vicenda del cimitero italiano in Libia è un altro insulto alla memoria dei morti italiani. E non si sta facendo nulla per porvi almeno un parziale rimedio;
   tra l'altro, il trasferimento dei resti degli italiani di questo ultimo cimitero in terra libica non è neanche tanto difficile. I resti sono in piccole cassette che possono venir stivate nei container;
   qualche mese fa, i jihadisti hanno sfondato il muro, entrando nel cimitero con un bulldozer e lo hanno profanato e devastato già due volte. Prima i ladri e adesso i fanatici islamisti;
   con i miliziani dell'Isis in giro per la Libia e con la probabile guerra civile fra il Governo di Tripoli e quello di Bengasi, il rischio che il cimitero venga, non solo profanato, ma addirittura cancellato coi bulldozer è reale –:
   quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di recuperare le salme dell'ultimo cimitero italiano in terra di Libia. (4-13091)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Martedì 11 ottobre 2016
nell'allegato B della seduta n. 690
4-13091
presentata da
CATANOSO Basilio

  Risposta. — Nel cimitero cattolico di Tripoli riposano circa 8.200 salme (7.400 in tombe individuali e 800 in ossari comuni), nessuna delle quali appartenente a connazionali caduti in guerra.
  A seguito di una serie di atti vandalici, dovuti in primo luogo agli eventi rivoluzionari del 2011, l'area italiana del cimitero era stata ristrutturata quasi integralmente. A partire dagli inizi del 2014, si sono tuttavia verificati nuovi e ripetuti attacchi alla struttura, riconducibili in parte ad atti di avvertimento all'Italia per il suo ruolo a sostegno del dialogo in Libia, in parte a scontri tra gruppi armati locali o ad atti vandalici. Attraverso l'ambasciata a Tripoli, in questi anni il Governo italiano ha costantemente vigilato sulla struttura e sollecitato le competenti autorità libiche ad assicurarne la tutela, nonostante le difficoltà dovute all'abbandono dei luoghi da parte di molti guardiani, alla crescente debolezza del Governo libico e alla vastità del perimetro del sito. Purtroppo, il peggioramento del quadro politico e di sicurezza ha ulteriormente ostacolato la nostra a tutela del cimitero di Hammangi, soprattutto da quando l'aeroporto e la città di Tripoli sono sfuggite al controllo dell'autorità del Governo centrale nell'agosto-settembre del 2014.
  Quanto all'eventuale rimpatrio delle salme, si tratta di una operazione eccezionale, particolarmente articolata dal punto di vista logistico e di sicurezza, considerato anche l'elevato numero di salme presenti nel cimitero tripolino. Un simile intervento si potrebbe comunque effettuare solo con il progressivo, auspicato miglioramento delle condizioni di sicurezza nella capitale libica, che al momento, nonostante il nuovo Consiglio Presidenziale libico si sia insediato il 30 marzo 2016, non sono ancora sufficienti ad intraprendere un'operazione di così ampia portata. In ogni caso, una soluzione invasiva come il trasferimento delle salme dovrà essere attentamente vagliata in stretto raccordo con le famiglie dei defunti, eventualmente in collaborazione con l'Associazione italiani rimpatriati dalla Libia.
  In alternativa, vi sarebbe la possibilità, certamente preferibile sotto il profilo della tutela della memoria storica e culturale della presenza italiana in Libia, di mettere in sicurezza il sito, allocando i fondi necessari alla sua vigilanza e al suo ripristino della struttura. Peraltro, il progressivo consolidamento della presenza del Governo e di Accordo nazionale libico a Tripoli e il miglioramento del quadro di sicurezza renderà più agevole ed efficace il raccordo con le entità libiche, pubbliche e private, per garantire la sicurezza del cimitero di Hammangi. Si assicura pertanto, sin d'ora che il tema della sicurezza del cimitero di Hammangi verrà sollevato nel corso dei prossimi, abituali contatti a livello politico con le autorità libiche, insistendo sull'importanza accordata dall'Italia alla protezione della memoria dei suoi defunti e sulla nostra aspettativa che le autorità libiche si impegnino attivamente a tutela del sito. Parallelamente, si intende approfondire la possibilità di reperire le risorse per il rapido ripristino del sito, in condizioni di sicurezza, secondo quanto prospettato.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionaleVincenzo Amendola.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

cimitero