ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/12754

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 603 del 06/04/2016
Firmatari
Primo firmatario: NESCI DALILA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 06/04/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PARENTELA PAOLO MOVIMENTO 5 STELLE 06/04/2016
DIENI FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 06/04/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA' CULTURALI E DEL TURISMO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA' CULTURALI E DEL TURISMO delegato in data 06/04/2016
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-12754
presentato da
NESCI Dalila
testo di
Mercoledì 6 aprile 2016, seduta n. 603

   NESCI, PARENTELA e DIENI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo . — Per sapere – premesso che:
   sono diversi gli atti parlamentari rivolti al Ministro interrogato, in cui si segnala il deturpamento del territorio nei pressi del sito archeologico di Capo Colonna, nel comune di Crotone, per far spazio ad agriturismi e strutture ricettive, come denunciato ad esempio dal deputato Paolo Parentela nell'interrogazione a risposta scritta n. 4-08024 rimasta senza risposta;
   è passato circa un anno dalla seconda, decisiva sospensione del cantiere del sito archeologico di Capo Colonna, con la quale il Ministero interrogato, preso atto che la protesta popolare scoppiata a gennaio 2015 per la cementificazione dell'area del foro aveva assunto carattere nazionale, tratte le ormai inevitabili conseguenze, decise il ripensamento parziale di quella parte del progetto cosiddetto «APQ SPA 2.4» e rinunciò pure alla prevista copertura di due stanze dell'attiguo edificio termale con una inconcepibile tettoia d'acciaio;
   secondo però quanto raccontato in un'inchiesta giornalistica realizzata da «Il Crotonese» di martedì 5 aprile 2016, dal titolo «Piccoli tombaroli crescono», «da qualche tempo non si può fare a meno di notare le decine di buche che, nottetempo, ignoti praticano all'interno del cantiere»;
   tali «buche» sarebbero opera dei cosiddetti «tombaroli»: «gli attuali esponenti della categoria sono gli ideali discendenti di quanti, sollecitati dagli instancabili emissari di rigattieri e antiquari napoletani, fin dal tardo Settecento e nell'Ottocento praticavano scavi illegali o acquistavano da privati fortuitamente venuti in possesso di reperti archeologici i manufatti metallici (soprattutto monete) vendibili con profitto sul mercato dei collezionisti di antichità»;
   secondo la ricostruzione dell'articolista Margherita Corrado, «nella stagione in cui, in città, lo sviluppo edilizio incontrollato ha moltiplicato le occasioni di scavi profondi, Crotone ha avuto la sua nutrita e agguerritissima pattuglia di scavatori clandestini, oggi in pensione o comunque in relativo declino. Nel circondario, dove la ricchezza del patrimonio archeologico è pari o assimilabile a quella della polis achea, questa “tradizione” non ha, invece, conosciuto cedimenti negli anni e, anzi, nell'ultimo ventennio le opportunità offerte da inediti scavi condotti capillarmente nel territorio – prima quelli per le antenne della telefonia mobile poi, devastanti, quelli per l'impianto dei parchi eolici – hanno permesso ai “vecchi tombaroli” di restare in attività e di formare generazioni di nuovi adepti. Complice il disagio economico diffuso, le nuove leve si sono moltiplicate a Strongoli, a Cirò, a Cutro, a Isola di Capo Rizzuto, per restare negli immediati dintorni di Crotone. A Capo Colonna, perciò, i tombaroli di Isola hanno progressivamente sostituito quelli locali nella sistematica opera di svuotamento delle favisse prossime alla scogliera sottostante il tempio»;
   gli ultimi arresti di «tombaroli» sono avvenuti solo nel 2014, quando il ripristino della telecamera che serve il parco ha consentito persino di vederli in faccia, grazie allo zoom, intenti al lavoro di pala e piccone già prima del calare delle tenebre;
   peccato, però, che nell'ultimo periodo Capo Colonna sia diventata, vista la quantità di buche, una sorta di «campo scuola»: «i neofiti – si legge ancora nell'inchiesta de “Il Crotonese” – vi esercitano la loro abilità nell'uso del metal detector, imparando a tararlo in modo da distinguere agevolmente il segnale prodotto dai laterizi da quello del metallo, ad intuire senza neppure scavare la presenza dell'inutile stagnola o del tappo di bottiglia, a riconoscere il suono del piombo da quello del ferro, del bronzo, dell'argento ecc. L'evoluzione di detti “strumenti di lavoro” impone, inoltre, un continuo aggiornamento anche a quanti siano già avvezzi al loro utilizzo, obbligandoli a prendere confidenza sul campo con i modelli più evoluti. Solo così si spiega l'accanimento che punteggia di buche persino le zone in cui, in presenza di avvallamenti naturali, sono state eseguite colmature con terreno sterile, come gli stessi tombaroli hanno potuto verificare frequentando i luoghi durante il giorno da spettatori»;
   tale drammatica situazione desta legittimo sdegno, specie considerando che, stando ancora alla cronaca giornalistica, funzionari e tecnici «che progettarono gli interventi da compiere sul Lacinio nell'ambito dell'APQ SPA 33, realizzato nei biennio 2013-2014», certificarono la corretta esecuzione del succitato accordo di programma quadro, «nonostante che la prevista sostituzione di tutte le telecamere precedentemente in uso con strumenti in grado di funzionare anche nelle ore notturne e la prevista estensione della rete di videosorveglianza all'intero parco: siano rimaste lettera morta»;
   a oggi, infatti, l'intera estremità Nord-Est del promontorio, dove si concentrano le vestigia già parzialmente indagate e rimesse in luce dell'abitato romano e insistono anche la Torre Nao e la chiesa rinascimentale, sono rimaste scoperte e sprovviste di sorveglianza;
   ciò, ovviamente, consente ai «tombaroli» di agire praticamente indisturbati all'interno del cantiere in corso, facendosi beffe pressoché giornalmente delle forze dell'ordine e, alla fin fine, di tutta la comunità cittadina;
   come se non bastasse, anche il museo del parco archeologico di Capo Colonna è privo di qualsiasi presidio notturno, nonostante qui siano conservati ceramiche, manufatti metallici e parte del cosiddetto «tesoro di Hera», che proprio per tale motivo è in parte conservato al museo nazionale di Crotone, dotato di sorveglianza notturna;
   agli interroganti preme sottolineare che anche il cosiddetto «APQ SPA 2.4», partito a luglio 2014, prevedeva cinque interventi finalizzati all’«ampliamento delle conoscenze della realtà archeologica di Capo Colonna e messa in sicurezza delle strutture archeologiche portate in luce». Tra tali interventi, tuttavia, «non compare, evidentemente per non ammettere la lacuna nella esecuzione dello SPA 33, alcun provvedimento atto ad estendere la videosorveglianza del parco e a renderla efficiente nelle ore notturne»;
   le conseguenze non sono di poco conto sia sul piano della sicurezza dei resti archeologici, problema che forse richiede, per essere colto, una speciale sensibilità, sia dell'incolumità dei visitatori, di più immediata evidenza. Non sono mancati, ad esempio, nella giornata di Pasqua, casi sfuggiti alle telecamere di genitori spavaldi che hanno spinto i figli oltre le recinzioni del cantiere per affacciarsi imprudentemente con loro sul limite della scogliera nord, correndo un oggettivo pericolo anche di vita –:
   quali iniziative urgenti intenda assumere il Ministro interrogato per la tutela e la salvaguardia del sito archeologico di Capo Colonna, in particolare prevedendo un sistema di videosorveglianza efficace, atto al contrasto del fenomeno ricordato in premessa dei «tombaroli». (4-12754)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

archeologia

sito storico

infrastruttura turistica