ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/12594

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 594 del 21/03/2016
Firmatari
Primo firmatario: ZOLEZZI ALBERTO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 21/03/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
TERZONI PATRIZIA MOVIMENTO 5 STELLE 21/03/2016
BUSTO MIRKO MOVIMENTO 5 STELLE 21/03/2016
DE ROSA MASSIMO FELICE MOVIMENTO 5 STELLE 21/03/2016
VIGNAROLI STEFANO MOVIMENTO 5 STELLE 21/03/2016
DAGA FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 21/03/2016
MICILLO SALVATORE MOVIMENTO 5 STELLE 21/03/2016
MANNINO CLAUDIA MOVIMENTO 5 STELLE 21/03/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 21/03/2016
Stato iter:
23/11/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 23/11/2016
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 23/11/2016

CONCLUSO IL 23/11/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-12594
presentato da
ZOLEZZI Alberto
testo di
Lunedì 21 marzo 2016, seduta n. 594

   ZOLEZZI, TERZONI, BUSTO, DE ROSA, VIGNAROLI, DAGA, MICILLO e MANNINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   nel luglio 2015 Greenpeace ha chiesto nuovamente, al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (MATTM), tramite istanza pubblica di accesso agli atti, di prendere visione dei dati relativi ai monitoraggi ambientali effettuati in prossimità delle piattaforme off-shore presenti nei mari italiani;
   delle oltre 130 piattaforme operanti in Italia, sono stati consegnati a Greenpeace solo i dati relativi ai piani di monitoraggio delle piattaforme attive in Adriatico che scaricano direttamente in mare, o iniettano/re-iniettano in profondità, le acque di produzione. Si tratta di 34 impianti (33 nel 2012 e 2014) che estraggono gas, tutti di proprietà di ENI. I dati si riferiscono agli anni 2012, 2013 e 2014;
   per quel che riguarda le altre 100 piattaforme operanti nei mari italiani, Greenpeace non ha ottenuto alcun dato dal Ministero. La mancanza di dati per queste piattaforme può essere dovuta all'assenza di controllo da parte delle autorità competenti o al fatto che il Ministero ha deciso di non consegnare a Greenpeace tutta la documentazione in suo possesso;
   i dati ottenuti sono stati resi pubblici per la prima volta nel rapporto di Greenpeace: sino a oggi il Ministero non li ha resi disponibili sui suoi organi di comunicazione ufficiali;
   i monitoraggi sono realizzati da ISPRA (l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, un istituto di ricerca pubblico sottoposto alla vigilanza del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare) con la committenza di ENI (sulla base di una apposita convenzione ENI-ISPRA);
   i monitoraggi prevedono analisi chimico-fisiche su campioni di acqua, sedimenti marini e mitili (Mytilus galloprovincialis, le comuni cozze) che crescono nei pressi delle piattaforme;
   dal lavoro di sintesi e analisi di questi dati svolto da Greenpeace emerge un quadro perlomeno preoccupante. I sedimenti nei pressi delle piattaforme sono spesso molto contaminati. A seconda degli anni considerati, il 76 per cento (2012), il 73,5 per cento (2013) e il 79 per cento (2014) delle piattaforme presenta sedimenti con contaminazione oltre limiti fissati dalle norme comunitarie per almeno una sostanza pericolosa. Questi parametri sono oltre i limiti per almeno due sostanze nel 67 per cento degli impianti nei campioni analizzati nel 2012, nel 71 per cento nel 2013 e nel 67 per cento nel 2014. Non sempre le piattaforme che presentano dati oltre le soglie confermano i livelli di contaminazione negli anni successivi, ma la percentuale di piattaforme con problemi di contaminazione ambientale è sempre costantemente eleva;
   tra i composti che superano con maggiore frequenza i valori definiti dagli standard di qualità ambientale (o SQA, definiti nel decreto ministeriale n. 56 del 2009 e n. 260 del 2010) fanno parte alcuni metalli pesanti, principalmente cromo, nichel, piombo (e talvolta anche mercurio, cadmio e arsenico), e alcuni idrocarburi come fluorantene, benzo[b]fluorantene, benzo[k]fluorantene, benzo[a]pirene e la somma degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA). Alcune tra queste sostanze sono cancerogene e in grado di risalire la catena alimentare raggiungendo così l'uomo e causando seri danni ai nostro organismo;
   la relazione tra l'impatto dell'attività delle piattaforme e la catena alimentare emerge più chiaramente dall'analisi dei tessuti dei mitili prelevati presso le piattaforme. Gli inquinanti monitorati in riferimento agli SQA identificati per questi organismi (appartenenti alla specie Mytilus galloprovincialis), sono tre: mercurio, esaclorobenzene ed esaclorobutadiene. Di queste tre sostanze solo il mercurio viene abitualmente misurato nei mitili nel corso dei monitoraggi ambientali. I risultati mostrano che circa l'86 per cento del totale dei campioni analizzati nel corso del triennio 2012-2014 superava il limite di concentrazione di mercurio identificato dagli SQA;
   i risultati mostrano che circa l'82 per cento dei campioni di mitili raccolti nei pressi delle piattaforme presenta valori più alti di cadmio rispetto a quelli misurati nei campioni presenti in letteratura; altrettanto accade per il selenio (77 per cento circa) e lo zinco (63 per cento circa). Per bario, cromo e arsenico la percentuale di campioni con valori più alti era inferiore (37 per cento, 27 per cento e 18 per cento rispettivamente);
   molti metalli, presenti nei tessuti dei mitili, possono raggiungere l'uomo risalendo la catena alimentare. Alcuni di questi, come il cadmio e il mercurio, sono particolarmente tossici per gli organismi viventi e per l'uomo stesso. Il cadmio, ad esempio, è un metallo altamente tossico che può generare disfunzioni ai reni e all'apparato scheletrico; è stato inoltre inserito tra le sostanze il cui effetto cancerogeno sull'uomo è noto e dimostrato scientificamente (gruppo 1 dello IARC, l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro delle Nazioni Unite);
   un'analisi simile a quella prodotta per i metalli pesanti è stata realizzata anche per i livelli di concentrazione degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA). Il confronto mostra che il 30 per cento dei mitili oggetto di campionamento da parte di ISPRA ha valori di concentrazione più alti di quelli rinvenuti nei tessuti di mitili in aree estranee all'impatto delle attività estrattive. Di questo 30 per cento; circa la metà mostra concentrazioni doppie rispetto a quelle massime registrate negli studi oggetti di raffronto;
   le conclusioni di questo rapporto sono chiare. Laddove esistono limiti di legge per la concentrazione di inquinanti, questi sono spesso superati nei sedimenti circostanti le trivelle. Pur con qualche oscillazione nei risultati, questa situazione si mantiene sostanzialmente costante di anno in anno;
   ad oggi non risultano però licenze ritirate, concessioni revocate o altre iniziative del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare atte a interrompere l'inquinamento evidenziato e/o a ripristinare la salubrità dei fondali. Ci si chiede a cosa servono questi monitoraggi se non impongano adeguamenti e se non prevedano sanzioni;
   al quadro ambientale critico e complesso si aggiunge il fatto che l'organo istituzionale (ISPRA) che deve vigilare sulla correttezza dei dati ambientali registrati in prossimità delle piattaforme off-shore (e di conseguenza verificare l'insussistenza di pericoli per l'ambiente e gli ecosistemi marini) è anche quello che per conto di ENI realizza i monitoraggi. Insomma: non c’è ad avviso degli interroganti piena indipendenza tra controllore e controllato –:
   se il Ministro interrogato, in virtù delle criticità emerse in premessa, non ritenga necessario fare le doverose verifiche tecniche affinché sia fermata la trivellazione per lo sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi per tutti quegli impianti che non rispettano i limiti di legge imposti della normativa nazionale;
   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno rendere pubblico, attraverso il sito ministeriale, tutti i monitoraggi ambientali riguardanti le 130 piattaforme di estrazione offshore;
   come si concili la circostanza che ISPRA esegua per conto di ENI i campionamenti e le analisi chimico/fisico previste dai piani di monitoraggio con lo svolgimento dei compiti istituzionali di monitoraggio e controllo che l'istituto è chiamato a svolgere per conto e sotto la vigilanza del Ministero, che presuppongono una posizione di terzietà per la corretta valutazione dei dati acquisiti e se, pertanto, il Ministro interrogato non intenda verificare l'opportunità dell'incarico di monitoraggio svolto da ISPRA per conto di ENI. (4-12594)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 23 novembre 2016
nell'allegato B della seduta n. 708
4-12594
presentata da
ZOLEZZI Alberto

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, relativa ai dati sul monitoraggio ambientale delle piattaforme di estrazione di idrocarburi in mare, sulla base degli elementi acquisiti dalla competente direzione generale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per quanto di competenza, si fa presente quanto segue.
  In seguito alla richiesta avanzata dall'associazione ambientalista Greenpeace in data 20 luglio 2015, la direzione generale per la protezione della natura e del mare (PNM) del Ministero dell'ambiente ha reso disponibile la documentazione richiesta e sino a quel momento in possesso, ossia le relazioni sui monitoraggi delle piattaforme con scarico in mare per gli anni dal 2012 al 2014, dando formalmente riscontro alla richiesta di accesso agli atti.
  Occorre, infatti, evidenziare, che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ai sensi dell'articolo n. 104 del decreto legislativo n. 152 del 2006, è competente al rilascio delle autorizzazioni allo scarico di acque risultanti dall'estrazione di idrocarburi per i giacimenti a mare, previa presentazione di specifico piano di monitoraggio ambientale. Sono stati, pertanto, forniti i dati di competenza per 34 piattaforme che scaricano in mare, mentre non è stato possibile fornire ulteriori dati o informazioni ambientali per le piattaforme che non scaricano in mare, circa 100, in quanto non disponibili agli atti della suddetta Direzione generale, non rientrando nelle competenze specifiche. Si segnala, peraltro, che, a seguito del riscontro fornito dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, non sono state avanzate ulteriori richieste da parte dell'associazione.
  Premesso quanto sopra, con riferimento ai dati sui monitoraggi ambientali ed al rilascio delle autorizzazioni allo scarico, si fa presente che, a fronte delle pervenute richieste da parte degli operatori, l’iter per il rilascio dei rinnovi allo scarico in mare per 34 piattaforme è attualmente sospeso in attesa di ricevere le necessarie valutazioni da parte di Ispra. Nel corso di questi mesi all'istituto è stato specificatamente richiesto, tenendo conto degli esiti dei monitoraggi effettuati dal 2012 al 2014 e dei dati elaborati da Ispra negli anni precedenti, di evidenziare eventuali criticità ambientali, il superamento di livelli di attenzione previsti da specifiche normative nazionali europee ed internazionali, nonché il pericolo e l'eventuale compromissione per le acque e gli ecosistemi marini, tali da poter rappresentare motivo ostativo ai rinnovi. All'Ispra è stato, altresì, richiesto di individuare, ove necessario, specifiche misure prescrittive in relazione alla caratterizzazione dello scarico e alla tutela del corpo recettore.
  In risposta alle richieste del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, poc'anzi brevemente riassunte, l'Ispra ha espresso propria valutazione indicando che «... pur essendosi evidenziati degli effetti delle piattaforme, nella loro complessità sull'ambiente marino nelle aree più prossime alle strutture, in generale per la quasi totalità delle piattaforme prese in esame non sono emerse criticità a carico degli ecosistemi.». Su quattro piattaforme esaminate, l'istituto ha, inoltre, evidenziato alcune criticità per le quali sono stati richiesti, dalla competente direzione generale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ulteriori approfondimenti che sono in corso di svolgimento.
  Preso atto delle valutazioni da parte dell'Ispra, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha ritenuto, altresì, opportuno avviare ulteriori verifiche sui dati rilevati durante i monitoraggi ambientali per le annualità 2011-2012-2013-2014-2015 per le piattaforme in fase di rinnovo dell'autorizzazione allo scarico, trasmessi da Eni tra settembre 2015 e giugno 2016. Tali verifiche sono necessarie per completare l’iter istruttorio e interpretare correttamente alcune variazioni della concentrazione dei parametri chimico-fisici monitorati, che non presentano andamenti costanti nel tempo. Per i profili tecnico-scientifici rilevati si è resa necessaria una valutazione supplementare da parte di qualificato istituto di ricerca pubblico ed è stata pertanto richiesta una collaborazione mirata al CNR.
  Per quanto concerne i possibili profili di conflittualità nel ruolo di ISPRA quale controllato/controllore, essendo sia organismo tecnico di supporto di questo Ministero sia esecutore dei monitoraggi ambientali su committenza degli operatori, è stato più volte richiesto all'istituto, in questi ultimi anni, di operare per superare tali profili di incompatibilità di ruolo, da ultimo con note del 3 marzo 2016 e del 16 giugno 2016.
  L'istituto, con nota del 27 luglio 2016, ha dato riscontro a tali richieste, comunicando formalmente l'attivazione di uno specifico gruppo di lavoro Ispra afferente al settore VIA-Servizio valutazioni ambientali, che sta operando le valutazioni richieste dalla competente direzione generale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sugli esiti dei monitoraggi ambientali delle piattaforme con scarico in mare delle acque di strato.
  Da ultimo, in merito ai controlli sulla composizione delle acque di strato, la normativa vigente in materia prevede l'effettuazione dei controlli da parte delle capitanerie di porto, con il supporto delle Arpa, al fine di verificare la rispondenza con le prescrizioni previste dalle autorizzazioni e con la qualità e quantità delle acque di scarico dichiarate nella domanda di autorizzazione. L'unico parametro di legge previsto per lo scarico delle acque di strato è, ad oggi, quello relativo ad una concentrazione di olii minerali che deve essere inferiore a 40 mg/l (articolo n. 104 del decreto legislativo n. 152 del 2006) e che, qualora rilevata superiore, porta al blocco dello scarico.
  Inoltre, come previsto alla parte terza del testo unico ambientale, chiunque non osservi i divieti di scarico prescritti dall'articolo n. 104 è punito con l'arresto fino a tre anni.
  Ad ulteriore integrazione di quanto sopra rappresentato, si informa che è in corso l'attivazione di un tavolo tecnico con i tre istituti di ricerca, Ispra, Iss, Cnr, per rivedere le modalità di autorizzazione dello scarico diretto in mare delle acque per le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi o gassosi, in ottemperanza alle disposizioni previste dal citato articolo 104, comma 5, del decreto legislativo n. 52 del 2006. Attualmente, infatti, la procedura istruttoria per il rilascio dell'autorizzazione allo scarico in mare da piattaforme di estrazione di idrocarburi fa riferimento al decreto ministeriale 28 luglio 1994 che, quindi, non tiene conto delle sopraggiunte modifiche al quadro normativo ambientale.
  Alla luce delle informazioni esposte, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per quanto di competenza, prosegue nella sua azione costante di monitoraggio, senza ridurre in alcun modo lo stato di attenzione su tali tematiche.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mareGian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

protezione dell'ambiente

inquinamento prodotto dalle navi

sostanza pericolosa