ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/12400

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 585 del 08/03/2016
Firmatari
Primo firmatario: RAMPELLI FABIO
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Data firma: 08/03/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INTERNO delegato in data 08/03/2016
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-12400
presentato da
RAMPELLI Fabio
testo di
Martedì 8 marzo 2016, seduta n. 585

   RAMPELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il 25 gennaio 2016 è stato reinsediato nel suo incarico di consigliere comunale di Castelvetrano, in provincia di Trapani, il signor Calogero Giambalvo, dopo essere stato assolto in primo grado dall'accusa di aver favorito Cosa nostra ed aver scontato tredici mesi di carcere;
   Giambalvo era stato arrestato nel novembre 2014 nell'ambito dell'indagine Eden II, una delle operazioni condotte dalla polizia di Stato e dai carabinieri a carico di fiancheggiatori e parenti del boss latitante Matteo Messina Denaro;
   Matteo Messina Denaro, capo e rappresentante indiscusso della mafia trapanese, e attualmente ritenuto il boss più influente di tutta la Sicilia, è latitante ormai dall'estate del 1993;
   il consigliere Giambalvo era stato intercettato dai carabinieri del Ros mentre, parlando al suo telefono cellulare, raccontava di aver incontrato il boss latitante e si vantava dei suoi buoni rapporti con lui e con la sua famiglia, ed era stato accusato di favorire la sua latitanza;
   il procuratore aggiunto di Trapani che coordina le indagini per la cattura di Messina Denaro ha recentemente affermato che «in questo momento, credo che Matteo Messina Denaro si nasconda nel suo territorio, la provincia di Trapani», e che addirittura «potrebbe anche essere nella sua Castelvetrano», grazie al fatto che «continua a godere di fortissime protezioni»;
   nella relazione annuale della direzione nazionale antimafia presentata a Palermo nei primi giorni del 2016 è stato ribadito che l'arresto di Matteo Messina Denaro «non può che costituire una priorità assoluta»;
   dalle intercettazioni degli inquirenti risulta che il consigliere Giambalvo avrebbe incontrato casualmente Messina Denari pochi anni fa durante la sua latitanza, occasione nella quale per la gioia di rivedersi «abbiamo pianto per mezz'ora tutt'e due», senza effettuare alcuna comunicazione relativa né alla polizia né alla magistratura;
   in un altro passaggio delle intercettazioni finito agli atti dell'inchiesta, Giambalvo addirittura spiegava di essere pronto a finire in carcere pur di aiutare lo stesso Messina Denaro: «Se io dovessi rischiare 30 anni di galera per nasconderlo rischierei ! La verità ti dico ! Ci fossero gli sbirri qua ? E dovessi rischiare a mettermelo in macchina e farlo scappare io rischierei. Perché io ci tengo a queste cose»;
   nelle conversazioni registrate, Giambalvo muoveva anche pesanti accuse nei confronti di Lorenzo Cimarosa, cugino di Messina Denaro, diventato collaboratore di giustizia, arrivando ad affermare che Messina Denaro avrebbe dovuto intimorire Cimarosa, ammazzandogli un figlio: «se lo devono bloccare si devono muovere (..) se fossi io Matteo gli ammazzerei un figlio e vediamo se continua a parlare», e questo proprio mentre uno dei figli dello stesso Cimarosa, Giuseppe, aveva appena pubblicamente ripudiato la propria parentela con il boss latitante;
   il reinsediamento del consigliere Giambalvo, sebbene costituisca un atto dovuto in base alla legge, sta dando adito a furiose polemiche, e si stanno moltiplicando gli appelli che chiedono le sue dimissioni, sia da parte di esponenti della società civile, sia da parte di esponenti politici locali e nazionali;
   mercoledì 2 marzo 2016 l'ufficio di presidenza della Commissione parlamentare antimafia ha deliberato che presto si recherà a Trapani a svolgere un ciclo di audizioni in relazione al caso del consigliere comunale Giambalvo, nell'ambito del quale verrà sentito anche il sindaco di Castelvetrano;
   negli stessi giorni, la maggioranza del consiglio comunale di Castelvetrano ha sottoscritto un documento con sedici firme per prendere le distanze dal consigliere reintegrato, stigmatizzando il fatto che «le affermazioni del consigliere Giambalvo risulterebbero inaccettabili per chiunque, e a maggior ragione, per chi riveste un ruolo istituzionale»;
   il 5 marzo 2016 venti dei trenta componenti del Consiglio comunale di Castelvetrano hanno deciso di sospendere, da subito, ogni attività legata ai lavori del consiglio comunale e delle commissioni consiliari al fine di indurre il consigliere Giambalvo a «un atto di responsabilità nei confronti della comunità castelvetranese», ribadendo che «se anche questa iniziativa non dovesse sortire l'effetto sperato, ossia le dimissioni di Giambalvo, siamo pronti ad assumere ulteriori e consequenziali scelte nell'esclusivo interesse della comunità amministrata»;
   Giuseppe, uno dei due figli di Lorenzo Cimarosa, che secondo Giambalvo avrebbe dovuto essere ucciso per colpire il padre, ha commentato il ritorno in consiglio comunale di Giambalvo affermando «Credo non ci possa essere sconfitta peggiore per tutte le persone che si impegnano ogni giorno per rendere migliore questo paese ! Un presunto mafioso che anche se tale non fosse, è certamente colpevole di essersi manifestato un affezionato estimatore della mafia e dei mafiosi del mio paese (...) Colpevole ancora ed in modo anche più grave, di avere auspicato la morte mia o di mio fratello per mettere a tacere mio padre che per grazia di Dio ha iniziato a collaborare con la giustizia» –:
   se non ritenga di assumere iniziative urgenti, per quanto di competenza, per garantire l'incolumità dei soggetti minacciati dal citato consigliere. (4-12400)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

amministrazione locale

delitto contro la persona

mafia