ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/12384

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 584 del 07/03/2016
Firmatari
Primo firmatario: ZOLEZZI ALBERTO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 07/03/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
TERZONI PATRIZIA MOVIMENTO 5 STELLE 07/03/2016
BUSTO MIRKO MOVIMENTO 5 STELLE 07/03/2016
DE ROSA MASSIMO FELICE MOVIMENTO 5 STELLE 07/03/2016
VIGNAROLI STEFANO MOVIMENTO 5 STELLE 07/03/2016
DAGA FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 07/03/2016
MICILLO SALVATORE MOVIMENTO 5 STELLE 07/03/2016
MANNINO CLAUDIA MOVIMENTO 5 STELLE 07/03/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 07/03/2016
Stato iter:
03/08/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 03/08/2016
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 03/08/2016

CONCLUSO IL 03/08/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-12384
presentato da
ZOLEZZI Alberto
testo di
Lunedì 7 marzo 2016, seduta n. 584

   ZOLEZZI, TERZONI, BUSTO, DE ROSA, VIGNAROLI, DAGA, MICILLO e MANNINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:
   Trieste è uno dei 40 siti nazionali da bonificare, tra le aree più inquinate della penisola;
   via Errera spicca, anche rispetto a tanti altri siti più noti, per la varietà dei contaminanti presenti, con concentrazioni nei suoli e nelle acque sotterranee con valori ben oltre i limiti di legge, come risulta della caratterizzazione riassunta nel recente verbale del 25 novembre 2015 della conferenza di servizi istruttoria tenutasi presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
   la contaminazione, oltre i limiti di legge, comprende diossine, policlorobifenili, Ddt, gran parte dei metalli pesanti (dal cobalto al cromo esavalente passando per il mercurio e il piombo) e numerose altre sostanze estremamente pericolose, tra cui cancerogeni accertati, mutageni e tossici. La «pesante contaminazione» (per usare un'espressione dell'ARPA) riguarda sia i suoli (in realtà gran parte sono rifiuti) sia la falda. Quest'ultima, come segnala l'ARPA Friuli Venezia Giulia ha addirittura un Ph di 1,2, praticamente è una sostanza acida;
   questi dati, si riferiscono al piano di caratterizzazione, approvato nel 2004 e realizzato e consegnato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel 2012 (otto anni fa). Nella Relazione tecnica «Esecuzione di rilievi a mare a finalità archeologiche mediante ecoscandaglio multibeam e sub-bottom profiler nell'area antistante l'ex discarica a mare di via Errera (Trieste)» tra l'altro, si può leggere «...il rilevamento “ha evidenziato una morfologia della spiaggia sommersa essenzialmente uniforme”; si registra una rottura di pendenza variabile tra 7 e –10 metri, lungo tutta la fascia indagata, esito dell’“onda di fango” dell'attività di discarica condotta in passato nell'area»;
   il sito è posto direttamente a contatto con il mare, con una situazione estremamente compromessa e nota da anni, visto che i primi campionamenti sul campo risalgono proprio al 2004 (con ulteriori integrazioni nel 2009 e nel 2010);
   ad oggi non sono chiare le misure cautelative poste in loco visto la mancanza di eventuali bonifiche atte a mitigare il danno prodotto, diviene, pertanto, necessario ogni possibile presidio posto a tutela dell'ambiente e della salute (un capping per intercettare le acque di pioggia; una barriera idraulica e altro);
   il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ente responsabile del SIN, il 27 dicembre 2012, secondo quanto riportato nel verbale citato, chiese «l'adozione di immediatee idonee misure di messa in sicurezza/prevenzione delle acque di falda»;
   l'autorità portuale comunicò di essere intenzionata a mettere in emungimento i piezometri più contaminati (in realtà solo il Pz9). Il 23 ottobre scorso il Ministero, a quasi tre anni dalla lettera del 27 dicembre 2012 e a dodici anni dalle prime caratterizzazioni, ha richiesto di conoscere le misure adottate, chiedendo a Provincia ed ARPA le valutazioni circa «l'efficacia e l'efficienza» delle stesse. Nel verbale della Conferenza dei servizi del 25 novembre 2015 ARPA risponde direttamente a tale richiesta del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sostenendo di «non avere elementi tecnici oggettivi per poter provvedere ad una valutazione in tal senso». La conferenza di servizi si chiude con due richieste all'autorità portuale:
    a) entro 60 giorni dalla notifica del verbale di presentare un progetto di messa in sicurezza permanente;
    b) è necessaria l'immediata implementazione (così nel testo) di idonee misure di prevenzione atte ad impedire la diffusione della contaminazione e a garantire l'assenza di rischi per i fruitori delle aree, già richieste dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nella nota del 27 dicembre 2012;
   il sito è a pochi chilometri dal centro cittadino della città di Trieste, tale da dare adito a nuovi e importanti elementi tecnici oggettivi per poter provvedere ad una valutazione;
   si evidenzia il grave stato dei luoghi che rendono complessa la valutazione di questo sito contaminato da diossina nel top-soil, nonché nel suolo profondo, con, ad esempio, il ciclo di allagamento/asciugamento e il continuo passaggio di mezzi pesanti su una strada sterrata usata quotidianamente per un impianto di inerti che è a pochi chilometri di distanza;
   non risulta chiaro all'interrogante nei verbali e nelle lettera cosa intenda il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per il termine «immediato» –:
   se i Ministri interrogati siano al corrente dei fatti su esposti;
   se il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, per quanto di competenza, non intenda garantire, in accordo con gli enti territoriali preposti, l'attuazione del progetto di messa in sicurezza permanente del sito in esame;
   se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per quanto di competenza e in accordo con gli enti territoriali preposti, non intenda assumere direttamente l'onere della immediata implementazione di idonee misure di prevenzione atte ad impedire la diffusione della contaminazione e a garantire l'assenza di rischi per i fruitori delle aree;
   se il Governo, per quanto di competenza e in accordo con gli enti territoriali preposti, non intenda assumere le iniziative necessarie affinché venga limitato o vietato il passaggio del traffico veicolare o pedonale, ivi presente, fintanto che non siano garantite le norme sulla sicurezza e salvaguardia ambientale. (4-12384)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 4 agosto 2016
nell'allegato B della seduta n. 667
4-12384
presentata da
ZOLEZZI Alberto

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, relativa al Sito di interesse nazionale di Trieste, sulla base degli elementi acquisiti dalla competente direzione generale, si rappresenta quanto segue.
  In via preliminare, occorre evidenziare che la conferenza di servizi del 25 novembre 2015 sul SIN di Trieste ha esaminato il documento «Risultati del Piano di caratterizzazione area ex-discarica a mare di Via Errera nel porto di Trieste», trasmesso dall'autorità portuale Trieste e acquisito dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in data 8 giugno 2012.
  Nella più ampia area oggetto del suddetto piano di caratterizzazione ambientale dell'ex discarica di via Errera, Trieste, approvato dalla conferenza dei servizi decisoria del 19 maggio 2004 con diverse prescrizioni recepite in fase di esecuzione, sono ricomprese le aree sottoposte ad indagine ambientale denominate «B+D» (oggetto di realizzazione del Terminal GNL) e l'area contermine denominata «Adiacente B+D».
  La suddetta area è caratterizzata dalla presenza di materiali alloctoni, per uno spessore che arriva anche a 20 metri, accumulati nel corso degli anni al di sopra dei sedimenti limo-argillosi marini naturali e la linea di costa originale degli anni ’70 è progredita per oltre 50 metri verso mare.
  Tali materiali, dal punto di vista granulometrico, sono caratterizzati da una matrice limo sabbiosa inglobante ghiaia eteromorfa ed etero dimensionale: all'interno di questo livello di materiali, sono stati rinvenuti residui vetrosi, metallici, vegetali, plastica, nylon ecc., tipicamente ascrivibili ad un'area utilizzata in passato come discarica di rifiuti urbani ed edili.
  Nell'area in oggetto sono state eseguite le indagini previste dal citato piano di caratterizzazione approvato per l'ex discarica di via Errera, in tre diverse fasi più una quarta integrativa:
   fase I (anno 2004): 6 sondaggi, 10 saggi meccanici, 4 piezometri e 4 prove Lefranc;
   fase II (anno 2009): 8 sondaggi, 4 piezometri e 2 prove Lefranc;
   fase III (anno 2010): 13 sondaggi, 7 piezometri e 3 prove Lefranc;
   fase Integrativa (anno 2010, contestualmente alle indagini di Fase III): 5 sondaggi, 1 piezometro, 1 saggio meccanico.

  Nel complesso, sono stati eseguiti n. 11 saggi meccanici e n. 32 sondaggi a carotaggio continuo, di cui n. 16 attrezzati a piezometri. Durante l'esecuzione delle indagini sono stati prelevati n. 186 campioni di terreno, n. 16 campioni classificati come rifiuto solido, n. 27 campioni superficiali top soil e n. 16 campioni di acqua di falda. Tutte le attività di campionamento sono state condotte alla presenza dell'ARPA Friuli Venezia Giulia. Dal confronto con le CSC (Concentrazioni Soglia di Caratterizzazione) fissate dalla tab. 1 e dalla tab. 2, All. 5, titolo V - Parte Quarta, del decreto legislativo n. 152 del 2006, nell'area in esame sono stati rilevati i seguenti superamenti:
   nel
top soil, n. 4 superamenti riscontrati a carico di PCCD/PCDF in corrispondenza dei sondaggi S19, S20, S21 e S25 durante l'esecuzione delle indagini di fase III;
   nei suoli, diffusi superamenti a carico di metalli (antimonio, cadmio, cobalto, nichel, stagno, mercurio, rame, piombo, zinco, cromo VI), idrocarburi leggeri C2, idrocarburi pesanti C»12, PCB, benzo-a-antracene, benzo-a-pirene, indeno-1,2,3cd-pirene, IPA totali, diossine (PCDD/PCDF) e fitofarmaci (somma DDD, DDE, DDT), con presenza di due
hot spot per Idrocarburi pesanti C>12 in corrispondenza dei sondaggi S7 e S19, di un hot spot per zinco in corrispondenza del sondaggio S6, di un hot spot per rame in corrispondenza del sondaggio S23;
   nelle acque di falda, una diffusa contaminazione a carico di metalli (antimonio, arsenico, berillio, cadmio, cobalto, cromo totale, ferro, manganese, piombo, nichel, alluminio, mercurio, selenio, tallio, zinco, boro, cromo VI), fluoruri, solfati, idrocarburi totali (come n-esano), benzo-a-antracene, benzo-a-pirene, benzo-b-fluorantene, benzo-k-fluorantene, benzo-g,h,i-perilene, dibenzo-a,h-antracene, indeno-1,2,3cd-pirene, IPA totali, PCB, 1,2-dicloropropano e fitofarmaci (somma DDD, DDE, DDT). Inoltre, in corrispondenza del piezometro S11/P9, si è riscontra la presenza di hot spot per fluoruri, solfati, arsenico, berillio, cobalto, cromo totale, ferro, manganese, nichel, piombo, boro e idrocarburi totali (come n-esano); in corrispondenza dei piezometri S13/P4 e S12/P10 si è riscontra la presenza di hot spot per alluminio e ferro;
   durante l'esecuzione delle indagini di fase I (2004) sono stati rinvenuti rifiuti in n. 10 punti di campionamento (S8, S9, S10, S11, S12, SM3, SM4, SM6, SM7 e SM10), a profondità estremamente variabili (0.5=13.9 m dal p.c.); i campioni prelevati sono stati analizzati per l'attribuzione codice CER 17.05.03 «terre e rocce, contenenti sostanze pericolose» e sono stati quindi classificati come «rifiuto speciale pericoloso» ai sensi della normativa vigente all'epoca (decreto legislativo n. 22 del 1997 e decreto ministero 13 marzo 2003).
  Atteso il quadro ambientale delineato dai risultati delle indagini sopraesposti, il Ministero dell'ambiente, in data 21 giugno 2012, ha richiesto formale parere istruttorio ad ISPRA, all'Istituto Superiore della Sanità e all'ARPA FVG sugli esiti della caratterizzazione e, in data 27 dicembre 2012, nelle more della validazione delle suddette indagini da parte di ARPA FVG, ha richiesto l'adozione di immediate idonee misure di messa in sicurezza e prevenzione delle acque di falda. L'autorità portuale di Trieste (APT), in riscontro, ha comunicato di voler procedere alla messa in emungimento dei piezometri maggiormente contaminati.
  Più recentemente, ossia in data 23 ottobre 2015, la competente direzione generale del Ministero dell'ambiente ha richiesto ad APT informazioni circa le misure adottate, nonché a provincia ed ARPA FVG valutazioni circa l'efficacia ed efficienza delle stesse.
  La conferenza di servizi del 15 novembre 2015, acquisiti i pareri di ISPRA e ARPA FVG, considerato che il terrapieno di via Errera, oggetto di indagine ambientale, è stato sede di una discarica per rifiuti speciali presumibilmente autorizzata, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982, dalla regione Friuli Venezia Giulia, dal 1984 al 1987, tenuto conto che per tutte le matrici ambientali, ed in particolare per le acque sotterranee, risultano diffusi e significativi superamenti delle relative CSC che attestano la diffusione della contaminazione, ha richiesto all'autorità portuale di Trieste la presentazione, entro 60 giorni dalla notifica del verbale di conferenza, di un progetto di messa in sicurezza permanente dell'area di discarica di via Errera, ai sensi dell'articolo 240 del decreto legislativo n. 152 del 2006. Contestualmente ha richiesto l'immediata implementazione di idonee misure di prevenzione, atte ad impedire la diffusione della contaminazione e a garantire l'assenza di rischi per i fruitori delle aree, già richieste dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con nota del 27 dicembre 2012.
  Occorre, inoltre, evidenziare che, in data 28 gennaio 2016, l'APT ha comunicato l'avvio delle attività di sfalcio, recinzione e raccolta/cernita rifiuti presenti, quali prime misure di prevenzione, evidenziando contestualmente di non poter sostenere gli oneri per l'attuazione degli interventi di bonifica, dovendo gli stessi essere a carico del soggetto responsabile della contaminazione.
  Successivamente, l'autorità portuale Trieste ha quindi trasmesso lo «Studio di fattibilità della messa in sicurezza permanente dell'area della ex discarica a mare di via Errera». La documentazione trasmessa costituisce lo studio di fattibilità degli interventi di messa in sicurezza permanente necessari ad eliminare il rischio sanitario e ambientale connesso alla contaminazione della discarica di via Errera.
  La superficie interessata, che ricomprende l'area di discarica, risulta di circa 11 ha, con oltre 700 metri di costa a mare rivolta a sud e con uno sviluppo, in direzione ortogonale alla costa, variabile fra 125 metri verso ovest a circa 275 metri verso est (200 metri circa di larghezza in media).
  L'area di progetto interessa anche aree in concessione demaniale sia a est (verso l'inceneritore di AcegasAPS-Amga), sia a ovest (verso il terminale petrolifero SIOT), che l'APT già prevede di revocare per la realizzazione delle opere.
  Inoltre, il citato progetto di messa in sicurezza permanente prevede la conterminazione delle matrici ambientali suoli e acque di falda attraverso la realizzazione di un capping superficiale e di un barrieramento fisico a valle e a monte dell'area.
  L'intervento è articolato in più fasi e prevede un monitoraggio sia in corso d'opera che post opera, ed è scandito come segue:
   1) realizzazione delle opere necessarie all'accessibilità e all'interdizione ai non addetti ai lavori (sfalcio e recinzione), realizzazione della barriera sommersa (tipo reef-ball), costruzione dei pozzi di drenaggio 01500 lungo la pista principale della discarica e la posa della tubazione di raccolta delle acque emunte;
   2) realizzazione delle opere lato mare, previa predisposizione del
bubble screen a monte della barriera sommersa (tipo reef ball). In particolare, verrà realizzata la pista necessaria alla costruzione dei pali secanti, verranno realizzati i pali e sarà disposta la tubazione di drenaggio perimetrale. Successivamente, si procederà al capping superficiale. Gli interventi descritti saranno organizzati per fasi operative in successione a fasce di -50 metri;
   3) realizzazione della trincea drenante e del diaframma in cemento bentonite lato terra, ai fini di creare un perimetro «chiuso» e controllato internamente in modo dinamico grazie all'emungimento dai pozzi 01500 mm.

  Si stima che gli interventi di messa in sicurezza della discarica di via Errera ammontino a 27.470.000 euro, IVA esclusa.
  Lo «Studio di fallibilità della messa in sicurezza permanente dell'area della ex discarica a mare di via Errea» è stato esaminato dalla conferenza di servizi istruttoria dell'11 aprile 2016 (successivamente aggiornata al 28 aprile 2016), nel corso della quale sono stati acquisiti e riportati a verbale anche i pareri espressi da ISPRA, ARPA FVG e regione Friuli Venezia Giulia.
  All'esito dell'esame istruttorio, la conferenza di servizi ha richiesto all'autorità portuale di Trieste la trasmissione, entro 30 giorni dalla notifica del relativo verbale, di un documento riassuntivo delle misure di prevenzione attuate, atte ad impedire la diffusione della contaminazione e a garantire l'assenza di rischi per i fruitori, così come previste nella fase 0 e nella fase 1 del più volte citato documento «Studio di fattibilità della messa in sicurezza permanente dell'area della ex discarica a mare di via Errera». In particolare, la conferenza di servizi ha richiesto, fermo restando il mantenimento di tutte le misure di prevenzione già in essere, di rimuovere tutti i rifiuti superficiali depositati in modo non controllato sull'area compresi i rifiuti in cumulo in area N-E, di cui deve essere fornita una stima volumetrica ed una caratterizzazione merceologica; nonché, di effettuare un monitoraggio di tutti i piezometri presenti in sito, al fine di verificare lo stato qualitativo delle acque sotterranee e la necessità di mettere in atto ulteriori misure di prevenzione per impedire la diffusione della contaminazione.
  Si evidenzia, infine, che la suddetta conferenza di servizi ha richiesto alla provincia di Trieste di procedere ai sensi dell'articolo 244 del decreto legislativo n. 152 del 2006, all'individuazione del soggetto responsabile della contaminazione.
  Alla luce delle informazioni esposte, ed al fine di monitorare la messa in sicurezza del sito in parola, per quanto di competenza, questo Ministero continuerà a tenersi informato anche al fine di un eventuale coinvolgimento di altri soggetti istituzionali.

Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mareGian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

protezione dell'ambiente

inquinamento marino

norma di sicurezza