Legislatura: 17Seduta di annuncio: 581 del 02/03/2016
Primo firmatario: NESCI DALILA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 02/03/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma DIENI FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 02/03/2016 NUTI RICCARDO MOVIMENTO 5 STELLE 02/03/2016
Ministero destinatario:
- MINISTERO DELL'INTERNO
- MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INTERNO delegato in data 02/03/2016
NESCI, DIENI e NUTI. —
Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia
. — Per sapere – premesso che:
nella notte tra il 28 e il 29 febbraio scorso, il testimone di giustizia Tiberio Bentivoglio, imprenditore reggino noto per la sua battaglia ultraventennale contro il racket, ha subito l'ennesima intimidazione;
un incendio di vaste proporzioni ha completamente distrutto il deposito della sua «Sanitaria Sant'Elia», negozio di articoli per gravidanza e prima infanzia, che da anni continua a tenere aperto nonostante le minacce dei clan ‘ndranghetisti;
secondo quanto riportato dalle cronache locali e nazionali, l'allarme è scattato attorno alle 23,30, ma nonostante l'immediato intervento dei vigili del fuoco, le fiamme hanno completamente divorato l'intero contenuto dei due locali;
non ci sarebbe alcun dubbio sulla natura dolosa dell'incendio, dato che, quando le fiamme sono state domate, gli uomini della Scientifica hanno trovato fra le macerie i resti di una tanica, presumibilmente utilizzata per trasportare il liquido infiammabile usato poi per appiccare il fuoco;
preme sottolineare che Bentivoglio è stato il primo, a Reggio Calabria, ad opporsi al pizzo, ed è da questa presa di posizione pubblica che i clan hanno cominciato a bersagliarlo con una sequela impressionante di minacce e intimidazioni;
a riprova di quanto detto, basti ricordare quanto accaduto nel febbraio 2011, quando qualcuno — tuttora senza nome né volto — sparò contro l'imprenditore sei colpi di pistola. Solo per una fortunata coincidenza il proiettile che lo avrebbe raggiunto alla schiena è stato deviato dal marsupio che indossava, mentre uno gli ha devastato il polpaccio e gli altri quattro si sono persi nel vuoto;
da allora, Bentivoglio ha una scorta di terzo livello, quella assegnata ai soggetti «ad alto rischio»;
preme tuttavia sottolineare che nel corso degli anni Bentivoglio ha anche dovuto lottare contro le istituzioni pubbliche per tenere in vita la propria attività;
come scrive la giornalista Alessia Candito su La Repubblica, «nonostante la legge preveda un risarcimento per le vittime dei clan, quanto avuto dallo Stato nel corso degli anni — e sempre con estremo ritardo — non è mai stato sufficiente per ripagare danni, furti e incendi subiti [...]. I debiti si sono accumulati, i fornitori hanno iniziato a negargli l'invio di merce a credito e anche le banche hanno iniziato a fare passi indietro, dicendo no a prestiti e fidi. Solo la rete di solidarietà che negli anni si è strutturata attorno all'imprenditore ha fatto sì che non rinunciasse alla sua ventennale battaglia»;
al riguardo preme sottolineare la surreale circostanza secondo cui, come raccontato su L'Espresso da Giovanni Tizian, «la mattina dopo l'incendio è venuto l'ufficiale giudiziario a mettere i sigilli al negozio, “mi stanno sfrattando perché non riesco a pagare”, racconta Bentivoglio a L'Espresso»;
in un precedente articolo de L'Espresso, ancora Tizian raccontava come, «sommerso dai debiti, con un fatturato crollato negli ultimi nove anni del 75 per cento (cioè 2 milioni e mezzo di euro in meno) e un conseguente danno per mancato guadagno che si aggira ad oltre 800 mila euro, l'imprenditore è sull'orlo del crac e dirà addio al suo negozio»;
come se non bastasse, tra settembre e ottobre 2014 Equitalia gli ha inviato l'avviso di vendita all'asta della sua abitazione, già ipotecata da oltre un anno per 991 mila euro: «L'ipoteca di Equitalia — racconta ancora Tizian — era arrivata perché da nove anni non paga più i contributi all'Inps dei propri dipendenti (ora rimasti in due, prima erano in cinque) ai quali fino all'anno scorso riusciva a versare mala pena gli assegni con gli stipendi»;
come se non bastasse, per il danno erariale relativo ai contributi Inps, sua moglie (la loro è un'azienda familiare) ha subito due condanne in primo grado dal tribunale di Reggio Calabria per appropriazione indebita;
a tale situazione si aggiunge il «pressing» delle banche, che dopo l'ipoteca sull'abitazione hanno ritirato gli affidamenti: «non concedono più alcuna forma di credito, mutui e prestiti a Bentivoglio. Sono stati ridotti i carnet degli assegni a lui destinati perché sui suoi conti correnti non c’è abbastanza denaro per pagare i fornitori del negozio (circa 150). Il risultato è che le banche, come da legge, hanno inoltrato gli assegni scoperti ai notai — il cosiddetto “protesto” — e per l'imprenditore si prospettano nuove sanzioni amministrative (che comunque non riuscirà a pagare)»;
all'interrogante preme sottolineare che la legge n. 44 del 2009 stabilisce che (articolo 1) «ai soggetti danneggiati da attività estorsive è elargita una somma di denaro a titolo di contributo al ristoro del danno patrimoniale subito»;
ciononostante, secondo quanto denunciato dallo stesso Bentivoglio, «per l'attentato al negozio del 2003 ho ricevuto 3.400 euro a fronte di 120 mila euro di danni. Per l'incendio del 2005 ho avuto circa 300 mila euro in tre anni, e per l'incendio al capannone del 2008 circa 400 mila euro, tanto quanto il valore della merce bruciata, ma sempre dopo tre anni»;
si precisa, ancora, che nonostante la normativa stabilisca che lo Stato ripaghi la vittima entro 60 giorni dal fatto (articolo 13 della succitata legge), «in realtà la media di attesa è molto più lunga. Intanto, ogni volta che ho subito un agguato, in attesa di ricevere quei soldi sono rimasto anni ed anni con il mio negozio e il deposito distrutti» –:
se siano a conoscenza di quanto esposto in premessa;
quali iniziative, per quanto di competenza, intendano assumere per fare luce sull'inquietante episodio di cui è stato vittima Tiberio Bentivoglio;
quali siano le misure attualmente previste per garantire l'incolumità all'imprenditore e ai suoi familiari e se non ravvisino la necessità di un ulteriore potenziamento delle medesime;
se non ritengano urgente assumere iniziative per dar seguito, nei tempi e nei modi previsti dalla legge, all'elargizione dei fondi anti-racket spettanti allo stesso imprenditore. (4-12328)
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):incendio
credito
danno