ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/12194

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 575 del 23/02/2016
Ex numero atto
Precedente numero assegnato: 3/01631
Firmatari
Primo firmatario: RUBINATO SIMONETTA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 23/02/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INTERNO delegato in data 23/02/2016
Stato iter:
11/03/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 11/03/2016
MANZIONE DOMENICO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (INTERNO)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 11/03/2016

CONCLUSO IL 11/03/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-12194
presentato da
RUBINATO Simonetta
testo di
Martedì 23 febbraio 2016, seduta n. 575

   RUBINATO. — Al Ministro dell'interno . — Per sapere – premesso che:
   con l'interrogazione n. 5-04863 del mese di febbraio 2015 era stato già messo in luce come, a seguito di un episodio occorso a Treviso il 16 febbraio 2015, in cui un contingente di circa 35 profughi era stato invitato a disperdersi dopo esser stato fotografato dalla questura e sottoposto alle visite mediche, la locale prefettura non aveva trovato alcuna struttura disponibile per la loro accoglienza e i profughi avevano trascorso la notte in un pullman davanti alla stazione; nell'atto citato si faceva presente inoltre al Ministro dell'interno come le nuove ondate di migranti avrebbero rischiato di creare forti tensioni in Veneto, dove gli amministratori locali devono già gestire una considerevole presenza di lavoratori extracomunitari, regolarmente integrata, che si è poi ritrovata senza lavoro a causa del perdurare degli effetti della crisi, oltre al problema degli stessi cittadini residenti sfrattati e rimasti senza casa dopo aver perso il lavoro, come rilevato dalla presidente di Anci Veneto, Maria Rosa Pavanello;
   veniva altresì sottolineato che il presidente della regione Luca Zaia aveva dichiarato sulla stampa che «non ha mai firmato il cd. Patto per l'accoglienza di Luglio», nonostante dal verbale della Conferenza unificata Stato, regioni e autonomie locali del 10 luglio 2014 anche la regione Veneto risulti essere stata parte dell'intesa per fronteggiare il flusso straordinario di cittadini extracomunitari; si evidenziava che il numero delle Commissioni per gestire le richieste d'asilo in costante crescita e fornire risposte in tempi adeguati era assolutamente non congruo; si chiedeva quindi quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intendesse adottare, di concerto con la regione stessa, per dare effettiva attuazione alla sopracitata intesa e per porre i prefetti e gli amministratori locali nelle condizioni di supportare in modo sostenibile, sia sul piano economico che amministrativo, le procedure di accoglienza;
   nonostante le azioni intraprese dal Governo, ad oggi non è stata data ancora piena attuazione ai contenuti dell'intesa, salvo che per il raddoppio delle Commissioni, il cui lavoro è comunque ancora inadeguato essendoci migranti presenti nelle strutture da quasi un anno che non sono stati ancora chiamati per il colloquio; così se da un lato il Governo continua ad inviare contingenti di migranti, per distribuirli in modo equo e sostenibile sui vari territori, dall'altro la regione non presta alcuna collaborazione ai prefetti e agli enti locali (salvo garantire il dovuto presidio sanitario) per reperire strutture diffuse per l'accoglienza, di modo che gli amministratori locali vedono l'emergenza ricadere sui loro territori senza alcuna forma di pianificazione e gli stessi cittadini percepiscono una situazione di disorganizzazione e disordine che alimenta un clima di timore ed insicurezza;
   nonostante una minoranza di comuni collaborativi e lo straordinario impegno delle locali associazioni del terzo settore abbiano consentito di ospitare in modo decoroso una parte rilevante degli arrivi, in questo ultimo periodo la situazione è diventata insostenibile in diverse località del Veneto, come ad esempio nel comune di Eraclea (Venezia), una località balneare per famiglie, dove circa 250 migranti sono da oltre un mese in un residence dove una coop onlus ha preso in affitto 63 unità immobiliari per l'ospitalità; tutt'attorno i proprietari delle case o gli affittuari degli appartamenti sono furibondi, mentre il sindaco denuncia un danno al settore turistico locale che, tra prenotazioni annullate e minori presenze, vale un calo di oltre il 20 per cento; da ultimo, ad Eraclea si è registrata la ribellione degli immigrati, seguita dalle proteste di turisti e commercianti;
   in particolare, poi nella Marca Trevigiana (l'area territoriale che si estende attorno alla città di Treviso), dopo l'episodio del febbraio 2015 si sono verificati una serie di eventi non adeguatamente governati che stanno mettendo a dura prova gli amministratori locali più responsabili ed i rappresentanti delle associazioni che si occupano dell'accoglienza, creando dissidi tra i rappresentanti delle istituzioni al punto che sui media sono state riportate dichiarazioni contrastanti sulla stessa efficacia della gestione da parte del prefetto, a quanto consta all'interrogante contestata da taluni sindaci, mentre la stessa riceveva il plauso da parte dei massimi esponenti leghisti, quali il presidente della provincia e quello della regione per aver affermato nel maggio 2015 che «nella Marca non c’è più posto»;
   in particolare, il 10 giugno 2015, un centinaio di migranti sono giunti nella provincia di Treviso nell'arco di poco più di ventiquattro ore, e a seguito dell'impossibilità per i centri di accoglienza presenti in loco di accoglierli tutti il prefetto ha adottato in tutta fretta una soluzione provvisoria di emergenza, inviando una cinquantina di questi alla caserma Salsa di Treviso, una struttura del tutto inadatta poiché non rispetta neppure le condizioni minime igienico-sanitarie, né gli standard regionali di accoglienza previsti, ragion per cui è intervenuta, facendosene carico, la Caritas di Treviso;
   il 1o luglio 2015, di fronte ad un ulteriore contingente di 130 rifugiati destinato alla Marca, ottanta persone circa sono state collocate in via provvisoria dalla prefettura – a seguito di un accordo dell'ultimo minuto raggiunto con le Ferrovie dello Stato – in un locale dentro la stazione di Treviso, l'ennesima sistemazione del tutto inadeguata, giunta dopo una nota inviata dal prefetto ai 95 sindaci di quest'area nella quale si sosteneva, tra le altre cose, che «in assenza di una prospettiva di sistemazione» i «richiedenti asilo sarebbero stati collocati in spazi pubblici della provincia a partire dal capoluogo»; stante l'insostenibilità anche igienico-sanitaria della collocazione è quindi intervenuta l'amministrazione comunale di Treviso per trovare un'altra sistemazione provvisoria per alcuni giorni nell'area cosiddetta della ex Dogana;
   il 14 luglio 2015, a Villorba, a ridosso del casello di Treviso nord, sono stati letteralmente «scaricati» da un autobus, arrivato dalla Turchia attraverso i Balcani e che si è immediatamente dileguato, altri 47 richiedenti asilo, provenienti da Pakistan e Afghanistan, cosa che ha acuito una situazione già al collasso per la gestione degli arrivi smistati dallo Stato nella Marca trevigiana; il sindaco di Villorba li ha fatti salire su un pullman, portandoli a sua volta nella città capoluogo dove sono stati presi in carico per l'identificazione dai carabinieri;
   da ultimo, il 16 luglio 2015, alle prime luci dell'alba un centinaio di migranti provenienti da due strutture di accoglienza temporanea della Marca sono stati trasferiti su disposizione della prefettura, sembra senza alcun preavviso, nel comune di Quinto in trenta appartamenti ancora vuoti di due condomini di proprietà del gruppo Guaraldo (in concordato preventivo), alle porte del capoluogo;
   quando i residenti degli altri appartamenti hanno visto i 101 profughi (96 uomini e 5 donne provenienti da Nigeria, Costa d'Avorio e Pakistan) scendere da due corriere ed entrare negli appartamenti accanto ai loro è scoppiato il pandemonio. Gli abitanti sono subito scesi in cortile e hanno dato vita a un duro sit-in, proseguito nella notte, avendo deciso di dormire nelle tende montate in cortile; la protesta dapprima pacifica è poi esplosa in rivolta dopo la mezzanotte, quando un gruppo di persone è entrato in un locale del piano terra usato come magazzino, tirandone fuori materassi, reti, divani, televisori ed incendiandoli e aggredendo il custode della cooperativa sociale Xenia di Grosseto incaricata dalla prefettura di occuparsi dell'accoglienza dei migranti; il giorno successivo la prefettura ha poi deciso di trasferire i migranti alla caserma Serena, mentre una trentina di giovani dell'associazione ZTL occupava l'ingresso della prefettura di Treviso per protesta contro il prefetto; gli stessi venivano portati poi di peso dalle forze dell'ordine in tenuta antisommossa in questura per l'identificazione;
   la percezione di insicurezza e l'allarme diffuso tra i cittadini a seguito di tali episodi ad avviso dell'interrogante sono strumentalizzati da talune forze politiche ed alcuni amministratori locali, oltre che alimentati dalla mancanza di una fattiva collaborazione con le prefetture del presidente della regione; inoltre, espressioni utilizzate da quest'ultimo, quali ad esempio «Stanno africanizzando il Veneto» e ancora «Quella del Prefetto è una dichiarazione di guerra», a giudizio dell'interrogante favoriscono l'alzarsi della tensione sociale e anche l'insorgere di forme di intolleranza e xenofobia nei confronti dei migranti, nonostante la maggioranza dei veneti sia costituita da persone tolleranti ed accoglienti; infine l'esito ottenuto dagli abitanti protagonisti della rivolta di Quinto – che va stigmatizzata, anche se scatenata dalla decisione sbagliata di collocare un numero elevato di profughi in palazzine abitate da poche famiglie residenti – rischia di scatenare l'emulazione, visti i titoli già apparsi sulla stampa, quali ad esempio «Salvini e i ribelli di Quinto ora infiammano Eraclea “Faremo così ovunque”»;
   è evidente che un fenomeno migratorio di queste dimensioni necessita di soluzioni ampie e di lungo periodo a livello europeo e internazionale, ma appare anche necessario di fronte all'emergenza sistematica sui territori regionali assumere iniziative urgenti a livello nazionale, anche di carattere normativo, atte a garantire la possibilità di effettuare le procedure di identificazione direttamente nelle strutture di prima accoglienza dopo l'approdo sulle coste italiane, attuando rapidamente il rimpatrio di chi risulta in modo evidente non essere un rifugiato;
   inoltre, al fine di realizzare una accoglienza equilibrata e sostenibile, appare più opportuno individuare in regioni come il Veneto, anziché un unico hub regionale, troppo grande e di difficile gestione, un hub più piccolo in ogni provincia utilizzando caserme (dismesse, ma anche parzialmente in uso, ove fattibile d'intesa tra i Ministeri della difesa e dell'interno), previamente individuate sul territorio e attrezzate, al fine di garantire il rispetto delle condizioni minime di accoglienza per un periodo determinato, evitando rischi di ghettizzazione; in tali strutture vanno approntati in collaborazione con le associazioni del terzo settore anche servizi per favorire l'integrazione (formazione, apprendimento della lingua e altro) al fine di consentire poi una accoglienza diffusa di piccolissimi gruppi di migranti sul territorio in collaborazione con le associazioni e gli enti locali e il loro coinvolgimento in attività/lavori socialmente utili, per evitare che rimangano a lungo inattivi;
   è urgente altresì individuare meccanismi alternativi atti a garantire una velocizzazione delle procedure di esame delle domande dei richiedenti asilo, al fine di consentire da un lato a tutti i richiedenti asilo una risposta certa, in un tempo ragionevole, e di permettere, dall'altro, la turnazione dei migranti accolti nelle strutture di accoglienza –:
   se e quali iniziative urgenti, anche sul piano normativo, intenda adottare per fronteggiare l'emergenza in atto nella regione Veneto ed in particolare nella provincia di Treviso, per prevenire ulteriori episodi di disordine e violenza, al fine da un lato di mettere i comuni e le associazioni del terzo settore che ospitano i migranti nelle condizioni effettive di offrire un'accoglienza dignitosa a quanti fuggono da guerre e persecuzioni, approntando piccoli hub provinciali funzionali alla successiva accoglienza diffusa con percorsi di concreta integrazione attraverso attività di formazione e lavori socialmente utili, e dall'altro di velocizzare i tempi di esame e risposta alle richieste di protezione internazionale in modo da procedere in tempi sostenibili al rimpatrio di chi risulta non averne diritto. (4-12194)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 11 marzo 2016
nell'allegato B della seduta n. 588
4-12194
presentata da
RUBINATO Simonetta

  Risposta. — Con l'interrogazione in esame l'interrogante, nel richiamare alcuni episodi di turbativa e violenza verificatisi nei mesi di giugno e luglio dello scorso anno in occasione dell'arrivo di numerosi migranti nei centri di accoglienza presenti nella Marca Trevigiana, chiede al Ministro dell'interno urgenti iniziative, anche di tipo normativo, volte, da un alto, a prevenire ulteriori tensioni, dall'altro, a favorire una maggiore speditezza nel disbrigo delle istanze di riconoscimento della protezione internazionale.
  Con riferimento al tema dell'accoglienza, si premettono alcune considerazioni di carattere generale, ricordando che il sistema nazionale viene gestito a regime secondo una logica di partenariato con le regioni e gli enti locali, fermo restando che le risorse finanziarie sono a carico dello Stato.
  Più in particolare, la distribuzione dei migranti sul territorio nazionale avviene secondo criteri di ripartizione regionale individuati dal tavolo di coordinamento nazionale presso il Viminale, previa intesa con la conferenza unificata. Ai tavoli regionali, presieduti dai prefetti del capoluogo di regione, è affidato il compito di declinare quegli stessi criteri nel loro ambito di competenza territoriale. Ai fini dell'attivazione in concreto delle strutture di accoglienza, sono chiamati in causa infine i prefetti e i comuni, che costituiscono – gli uni e gli altri – gli effettivi terminali del sistema sul territorio.
  Per altro verso, segnalo che la
governance del sistema di accoglienza si sta orientando sempre più verso l'insediamento di piccoli gruppi di stranieri in centri di dimensione più contenuta e meno popolosi in considerazione delle maggiori opportunità che essi offrono per un'efficace integrazione, capace di andare anche a vantaggio delle stesse comunità.
  Si sottolinea, inoltre, che, sempre in un'ottica di maggior coinvolgimento del territorio, da tempo viene seguita la prassi di operare con il sostegno delle realtà locali di insediamento, allo scopo di scongiurare la percezione che il fenomeno sia gestito secondo principi autoritari e con soluzioni imposte dall'alto.
  Tale prassi è stata di recente codificata con il decreto legislativo n. 142 del 2015 in cui si è stabilito che i prefetti, prima di attivare strutture straordinarie, debbano sentire i sindaci interessati, in maniera che la collocazione dei migranti possa avvenire con il minore impatto possibile e nel pieno rispetto delle autonomie.
  In tale contesto di riferimento, il Governo è impegnato su più fronti a garantire l'efficienza del complesso sistema di accoglienza, sostenendo tutte le iniziative in grado di garantire un equilibrio tra esigenze umanitarie e di sicurezza.
  Lo sforzo che tutti gli attori istituzionali coinvolti stanno producendo è senz'altro notevole. Allo stato attuale sono circa 106 mila le persone accolte nelle varie tipologie di strutture di accoglienza sul territorio nazionale, di cui 8 mila, pari all'8 per cento del totale, nella regione Veneto.
  Tanto premesso e venendo specificamente alla situazione del Trevigiano, si rappresenta che la gestione dell'accoglienza ha dato e tuttora sta dando luogo a momenti di criticità a causa delle oggettive difficoltà di reperire idonee sistemazioni alloggiative per gli stranieri.
  Ad oggi le strutture di accoglienza realizzate sono sostanzialmente sature e si riesce solo con grosse difficoltà ad assicurare l'accoglienza ai più di 1.400 migranti in atto ospitati.
  La prefettura di Treviso è impegnata in maniera costante e senza risparmio di energie nella ricerca di ogni possibile soluzione che possa garantire una dignitosa accoglienza dei contingenti di migranti che giungono in provincia.
  È in atto da tempo un confronto diretto e quotidiano con gli amministratori locali, al fine di individuare e condividere soluzioni alloggiative che possano coniugare i doveri dell'accoglienza con le esigenze e le sensibilità dei territori.
  Ciò si pone proprio nella direzione suggerita dall'interrogante ossia quella della costruzione di una sorta di «accoglienza diffusa» a minore impatto sul tessuto sociale delle singole realtà locali.
  E tuttavia, va registrato che attualmente i centri di accoglienza sono presenti solo in 35 comuni sui 95 della provincia, a fronte di un contingente di migranti ospitati pari a circa 1.400 unità.
  E, inoltre, si fa rilevare che l'ultimo bando per il reperimento di siti per l'accoglienza dei migranti è andato parzialmente deserto, come già tutti i precedenti. Infatti, i posti offerti sono stati circa 900 rispetto ad un fabbisogno di 1.428 posti messi a bando.
  In tale situazione, l'obiettivo di garantire forme di accoglienza diffusa, al fine di assicurare minori concentrazioni di presenze nei territori, risulta di difficile realizzazione.
  Ed è per questo motivo che la prefettura sta parallelamente ricercando ulteriori soluzioni allocative indispensabili a gestire i nuovi arrivi di migranti.
  In tal senso, già dallo scorso anno essa sta utilizzando una struttura militare in disuso – l'ex caserma Serena – per assicurare l'immediata disponibilità di posti ed evitare di dover sistemare i profughi in arrivo, in condizioni che potrebbero destare allarme sociale e potenziali problemi di ordine pubblico.
  Ora, si stanno valutando gli opportuni interventi da intraprendere per consentire l'utilizzo dell'immobile della ex caserma Zanusso nel comune di Oderzo, di cui la prefettura è venuta in possesso recentemente.
  Inoltre sono state avviate le procedure per ottenere la concessione in uso governativo di una ex struttura militare sita a Vittorio Veneto.
  Si fa presente, d'altra parte – e con questo si risponde a un'ulteriore sollecitazione contenuta nell'interrogazione – che, nell'ottica di favorire l'integrazione dei migranti ospitati, la prefettura ha stipulato, il 29 settembre scorso, un protocollo d'intesa con 15 enti locali coinvolti nell'accoglienza, finalizzato all'impiego dei migranti medesimi in attività socialmente utili.
  Quanto alla rete delle commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale, si condivide l'importanza di assicurarne la piena efficienza, nel convincimento che si tratti di una condizione ineludibile per garantire la fluidità del sistema di accoglienza.
  Sotto questo profilo, si ricorda che, con il contributo determinante del Parlamento, questo Governo ha introdotto alcune misure organizzative volte ad accelerare e semplificare i procedimenti di riconoscimento. In particolare, è stata stabilita la possibilità di istituire nuove commissioni territoriali con le relative sezioni, portandone il numero massimo teorico da 20 a 50, e sono stati introdotti anche i colloqui
one to one in luogo dei colloqui collegiali.
  Sempre per ottimizzare i tempi di definizione delle procedure, sono state previste norme che consentono di operare deroghe alla competenza territoriale delle commissioni, realizzando in tal modo una distribuzione più omogenea dei carichi di lavoro e conseguentemente un esame più spedito delle istanze.
  Tali misure hanno già prodotto apprezzabili risultati, come è attestato dal dato, estremamente significativo, che le decisioni assunte nel 2015 sono sostanzialmente raddoppiate rispetto all'anno precedente (+96 per cento).
  Relativamente ai tempi di esame delle istanze, considerando il periodo intercorrente tra la formalizzazione della domanda e l'adozione del relativo provvedimento, si rende noto che si è passati dai 341 giorni occorrenti per le domande formalizzate nell'anno 2013 ai 173 giorni per le domande formalizzate nell'anno 2015.
  E si attendono risultati ancora più significativi nel prosieguo, considerato che le neoistituite commissioni e sezioni stanno operando a pieno ritmo e non è stato ancora del tutto raggiunto il loro tetto massimo, essendone state attivate 42 su 50.
  Si prevede che, nel breve termine, saranno operative altre 5 sezioni, tra cui quella di Vicenza per la quale è stato già adottato il provvedimento istitutivo nell'ambito della commissione territoriale di Verona.

Il Sottosegretario di Stato per l'internoDomenico Manzione.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

asilo politico

lavoratore migrante

aiuto sociale