ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/11941

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 562 del 04/02/2016
Firmatari
Primo firmatario: MUCCI MARA
Gruppo: MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO
Data firma: 04/02/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BARBANTI SEBASTIANO MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO 04/02/2016
PRODANI ARIS MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO 04/02/2016
RIZZETTO WALTER MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO 04/02/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 04/02/2016
Stato iter:
28/04/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 28/04/2017
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 28/04/2017

CONCLUSO IL 28/04/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-11941
presentato da
MUCCI Mara
testo di
Giovedì 4 febbraio 2016, seduta n. 562

   MUCCI, BARBANTI, PRODANI e RIZZETTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali . — Per sapere – premesso che:
   in Emilia Romagna, la piovosità dell'anno 2015 è stata inferiore dell'11 per cento rispetto alla media degli ultimi dieci anni, con appena 730,2 millimetri rilevati dalle strumentazioni del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali;
   nei mesi di novembre 2015 e dicembre 2015, lo scarto climatico delle piovosità è stato pari rispettivamente a –72,8 per cento e –85,1 per cento, e medesimo andamento si è riscontrato nelle prime due decadi del mese di gennaio 2016: rispettivamente –51,8 per cento e –73,8 per cento;
   analoghe sofferenze idriche sono state rilevate dall'Aipo, Agenzia interregionale per il Po, con le portate del corso d'acqua e relativi affluenti fiaccate da scarsa piovosità e contenute precipitazioni nevose sull'arco alpino, tanto da rilevare per il Po un andamento di inferiorità rispetto allo zero idrometrico, statisticamente inferiore rispetto agli anni passati;
   la diga di Ridracoli, gestita dalla società Romagna Acque, principale bacino di approvvigionamento idrico per tutti i comuni della Romagna, al primo febbraio 2016 era caratterizzata dalla presenza di 20 milioni e 802 mila metri cubici di acqua, pari al 62 per cento della capacità totale, un dato inferiore di 4 milioni e 800 mila metri cubici rispetto alla media storica per il periodo di riferimento e inferiore di 7 milioni e 500 mila metri cubici rispetto al 1o febbraio 2015;
   la diga di Ridracoli, nell'ultimo decennio, solo negli anni 2012 e 2007 aveva registrato un così basso livello di riempimento dell'invaso al 1o febbraio;
   la diga di Ridracoli, per garantire copertura piena del servizio idrico deve raggiungere, entro maggio, il suo livello di tracimazione (33 milioni di metri cubici) e per tale obiettivo, dopo un autunno e un inverno di scarse precipitazioni, può solo confidare in una primavera dagli elevati volumi di precipitazione;
   in Romagna il 2015 è stato il secondo anno più caldo, dopo il 2014, dal 1900, con un'anomalia positiva di +1,4 Co rispetto al valore climatologico del periodo 1971-2000 –:
   quali siano gli orientamenti del Governo in relazione all'attuale quadro idro-climatico dell'Emilia Romagna;
   se il Governo non intenda intervenire, per quanto di competenza, con una specifica analisi degli andamenti climatici dell'ultimo decennio, con già in tre annate caratterizzate da rischio siccità;
   se le anomalie riscontrate siano al vaglio del Governo per la predisposizione di un piano di intervento in caso di emergenza siccità nella prossima stagione estiva;
   quale percorso il Governo intenda attuare per contenere i consumi idrici e garantire la distribuzione, nel caso il quadro climatico non dovesse sopperire alla necessità di acqua;
   se esistano specifici protocolli e fondi economici per arginare le sofferenze del comparto agricolo, in un territorio già vessato da annate di caldo record e ora sotto il rischio di un ridimensionato apporto idrico per l'estate ventura. (4-11941)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 28 aprile 2017
nell'allegato B della seduta n. 786
4-11941
presentata da
MUCCI Mara

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  Al fine di perseguire efficacemente l'obiettivo della creazione di un sistema di
governance in grado di assicurare la gestione ottimale della risorsa idrica e di affrontare le crisi da scarsità all'insegna della cooperazione, del dialogo tra le parti e dell'attenzione alle specificità territoriali, il Ministero dell'ambiente, il 13 luglio 2016, ha istituito, a livello di ogni distretto italiano e con appositi protocolli d'intesa, gli osservatori permanenti sugli utilizzi idrici, dando avvio, su tutto il territorio nazionale, ad una nuova modalità di gestione sostenibile dell'acqua, basata sulla condivisione delle informazioni, sulla concertazione con gli attori territoriali e sulla programmazione strategica.
  Gli osservatori rispondono all'esigenza che le decisioni assunte dalle amministrazioni pubbliche preposte al governo dell'acqua si basino su di un patrimonio di dati il più possibile esteso, affidabile e condiviso, che consenta una razionale programmazione, garantendo, soprattutto in condizioni di significativa severità idrologica, il miglior equilibrio possibile tra la disponibilità di risorse reperibili ed i fabbisogni per i diversi usi, in un contesto di sostenibilità ambientale, economica e sociale e nel pieno rispetto delle finalità di raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici. Ciò anche al fine di adempiere a quanto previsto dalla direttiva 2000/60/CE, la quale chiede di «agevolare un utilizzo idrico sostenibile fondato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili.
  Gli osservatori sono strutture snelle, prettamente operative, partecipate da tutti i principali attori distrettuali, pubblici e privati; al loro interno sono effettuate le analisi sui
trend climatici in atto, la raccolta, l'aggiornamento e la diffusione dei dati relativi alla disponibilità e all'uso della risorsa idrica dei distretti (compreso il riuso delle acque reflue, le importazioni e le esportazioni di risorsa ed i volumi eventualmente derivanti dalla desalinizzazione), e vengono formulate proposte tecniche per la regolamentazione dei prelievi e degli usi e per il contenimento dei consumi idrici, in funzione degli obiettivi fissati dai piani di gestione dei distretti idrografici ed in coerenza con gli indirizzi forniti della Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici.
  Gli osservatori operano anche da cabina di regia per la previsione e gestione degli eventi di carenza idrica e siccità, garantendo un adeguato flusso di informazioni, necessarie per la valutazione dei livelli della criticità, della sua evoluzione, dei prelievi in atto, e per la definizione delle azioni più adeguate per la gestione proattiva degli eventi da scarsità.
  Le attività degli osservatori sono ovviamente orientate a seconda dei vari scenari gestionali e di severità idrologica, secondo un criterio di proporzionalità ed efficienza. Nelle situazioni normali, in cui i valori degli indicatori (portate/livelli/volumi/accumuli) sono tali da prevedere la capacità di soddisfare le esigenze idriche del sistema naturale ed antropico, gli osservatori individuano ed implementano le reti di monitoraggio e gli strumenti necessari al monitoraggio dei volumi prelevati dai diversi soggetti, predispongono gli indicatori e i parametri di riferimento (idrologici, idraulici, agronomici, ambientali, di siccità e relativo impatto economico) rappresentativi della situazione di disponibilità idrica e di soddisfacimento dei fabbisogni del distretto, per la costruzione di una serie storica di riferimento che consenta l'inquadramento e la classificazione degli stati di carenza idrica e siccità, e definiscono il modello proattivo di gestione delle crisi idriche.
  In caso di «scenario di severità idrica bassa» o di «scenario di severità idrica media», gli osservatori assumono invece il ruolo di cabine di regia, provvedendo alla valutazione delle misure più appropriate per la mitigazione degli impatti della carenza idrica e della siccità, sulla base degli elementi conoscitivi disponibili e proponendo l'attuazione delle stesse misure.
  Infine, in caso di «scenario di severità idrica alta», allorquando, malgrado siano già state prese tutte le misure preventive, è presente uno stato critico non ragionevolmente prevedibile, nel quale la risorsa idrica non risulta sufficiente ad evitare danni al sistema, anche irreversibili, gli osservatori forniscono il supporto informativo/operativo al fine di contribuire alla definizione delle decisioni per la gestione dell'eventuale emergenza da parte degli organi della Protezione civile nazionale e delle altre autorità competenti coinvolte.
  Gli osservatori sono già pienamente operativi nei vari distretti italiani. Nella specifica situazione della pianura padana l'osservatorio distrettuale per gli usi idrici dell'Autorità di bacino del fiume Po ha il compito di analizzare lo stato di fatto climatico e meteorologico, di monitorare l'impiego delle risorse, di predisporre gli scenari di utilizzo e di sviluppare il modello proattivo di gestione della scarsità idrica, che potrà prevedere eventuali misure di contenimento dei consumi, nonché deroghe alle ordinarie modalità di gestione degli invasi sub alpini, a sostegno delle attività agricole.
  Gli sforzi compiuti sono ovviamente legali agli impegni assunti a livello internazionale per limitare il riscaldamento globale e garantire lo sviluppo sostenibile di tutto il pianeta.
  Il nostro è tra i Paesi più virtuosi in termini di riduzione delle emissioni: grazie alle politiche e alle misure messe in atto per il periodo 2013-2020, l'Italia si colloca tra i Paesi con emissioni pro-capite più basse in Europa, tra i Paesi più efficienti a livello globale, e tra i Paesi con una maggiore percentuale di produzione di energia da fonti rinnovabili in Europa.
  L'accordo di Parigi del dicembre 2015 sui cambiamenti climatici ha costituito un decisivo passo avanti nel percorso della lotta al surriscaldamento globale.
  Il nostro Paese, sin dalla conferenza di Lima del 2014 dove l'Italia ha guidato la delegazione europea, e poi a Parigi nel dicembre 2015, ha dato un contributo convinto ed efficace per il raggiungimento di un accordo che si aspettava da anni e che serve a tutelare il pianeta e l'umanità che lo abita.
  Sono diversi gli elementi nuovi e rilevanti che sono stati affrontati e regolati con questo nuovo accordo. Tra i più importanti occorre sottolineare la fissazione dell'obiettivo di lungo termine di contenere il riscaldamento entro 2o C rispetto ai livelli pre-industriali, con l'impegno ad operare attivamente per un ulteriore abbassamento della soglia a 1,5o C.
  Il raggiungimento di questo obiettivo non potrà prescindere da una continua verifica delle azioni messe in campo e dai risultati raggiunti dai governi. A tale scopo si è lavorato intensamente perché si stabilisse un unico sistema che assicurasse la trasparenza del nuovo regime e richiedesse a ciascun paese di riportare i rispettivi progressi nella realizzazione dei piani di mitigazione, valutandone regolarmente con cadenza quinquennale la portata collettiva alla luce dell'obiettivo di rimanere al di sotto dei 2o C.
  L'Unione europea, e l'Italia in seno ad essa, sono in una posizione speciale in qualità di pionieri della lotta ai cambiamenti climatici e possiedono tutti gli strumenti e la necessaria ambizione per guidare tale sforzo anche nel prossimo futuro.
  A tale proposito, il contributo nazionale portato dentro l'accordo di Parigi è stato quello sottoscritto dai Paesi europei in occasione del Consiglio europeo del 23 e 24 ottobre 2014, sotto la presidenza italiana, l’
Intended nationally determined contribution (contributo previsto stabilito a livello nazionale) per i successivi negoziati sul clima, con l'impegno da parte dei Paesi europei a ridurre le proprie emissioni di C02 entro il 2030 di almeno il 40 per cento; al tempo stesso, in quella sede sono stati imposti target sia sul raggiungimento del livello di consumo di energie rinnovabili sia sul miglioramento dell'efficienza energetica, pari in entrambi i casi a valori obiettivo del 27 per cento.
  Alla luce del cruciale ruolo svolto dal nostro Paese in seno all'Unione europea nell'ambito del più complessivo negoziato globale, è risultato particolarmente importante che l’
iter di ratifica dell'accordo di Parigi collegato alla convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, adottato a Parigi il 12 dicembre 2015, si sia concluso in tempi brevissimi, con la legge 4 novembre 2016 n. 204, ovvero prima dell'inizio della 22a Conferenza delle parti della convenzione quadro dell'ONU sulla lotta ai cambiamenti climatici (UNFCCC), tenutasi a Marrakech dal 7 al 18 novembre 2016.
  Delle questioni sono comunque interessate anche altre amministrazioni, pertanto, qualora dovessero pervenire ulteriori e utili informazioni, si provvederà a fornire un aggiornamento.
  Quanto riferito testimonia che le problematiche rappresentate dagli interroganti, sono tenute in debita considerazione da parte di questo Ministero, il quale ha provveduto, e provvederà per il futuro, alle attività e valutazioni di competenza in materia con il massimo grado di attenzione, e a svolgere un'attività di monitoraggio nonché a tenersi informato anche attraverso gli altri Enti istituzionali competenti.

Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mareGian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

via d'acqua interna

consumo idrico

regione alpina