ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/11813

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 556 del 27/01/2016
Firmatari
Primo firmatario: D'INCA' FEDERICO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 27/01/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BRUGNEROTTO MARCO MOVIMENTO 5 STELLE 27/01/2016
PETRAROLI COSIMO MOVIMENTO 5 STELLE 27/01/2016
CRIPPA DAVIDE MOVIMENTO 5 STELLE 27/01/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
  • MINISTERO DELL'INTERNO
  • MINISTERO PER LA SEMPLIFICAZIONE E LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 27/01/2016
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

SOLLECITO IL 22/02/2016

SOLLECITO IL 19/07/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-11813
presentato da
D'INCÀ Federico
testo di
Mercoledì 27 gennaio 2016, seduta n. 556

   D'INCÀ, BRUGNEROTTO, PETRAROLI e CRIPPA. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione . — Per sapere – premesso che:
   il 9 aprile 2015 avviene una sparatoria dentro il palazzo di Giustizia di Milano, con tre morti e due feriti: Claudio Giardello, accusato di bancarotta, ha sparato 13 colpi uccidendo il giudice Fernando Ciampi, il suo ex difensore e un altro uomo. Voleva vendicarsi del fallimento della sua società. L'assassino era entrato nel palazzo di giustizia usando un falso tesserino, da un ingresso laterale riservato a magistrati, avvocati e cronisti;
   il 10 aprile 2015 il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, afferma come la sanguinosa sparatoria nel palazzo di Giustizia di Milano sia uno di quegli eventi che debbono necessariamente generare una svolta, specificando che tutti i procuratori generali sarebbero stati convocati al Ministero per discutere delle misure di sicurezza in atto nei tribunali italiani. Anche il Ministro dell'interno Angelino Alfano parla di «qualcosa di gravissimo, di inaccettabile, che nel nostro Paese ha dei precedenti, ma che non doveva succedere. Faremo di tutto perché non succeda più». «Sia fatta piena luce sulla dinamica dei fatti» dice il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella; il premier Renzi parla di «falle evidenti»;
   nella situazione attuale, il servizio di vigilanza esterno dei palazzi di giustizia è di competenza dei comuni, d'intesa con le prefetture: per legge, può essere anche affidato con gara d'appalto a ditte di vigilanza privata, come avvenuto proprio nel tribunale di Milano. Invece, la sicurezza interna è disposta sulla base di provvedimenti che competono al procuratore generale presso la corte d'appello e, salvo casi di assoluta urgenza, quelle disposizioni vengono adottate, sentito il prefetto e i capi degli uffici giudiziari interessati;
   si tratta di un meccanismo parcellizzato, dunque, che non prevede finora il coinvolgimento centralizzato, a livello di cabina di regia, del Ministero della giustizia, né quello del Viminale. La stessa associazione nazionale magistrati, pur non entrando nel dettaglio dei singoli casi, avverte che la qualità della sicurezza dei palazzi di giustizia dovrà essere sottoposta a un attento esame;
   la necessità di una supervisione centrale era emersa nell'ottobre del 2007, in occasione di una sparatoria con tre morti nel tribunale di Reggio Emilia, durante una causa di divorzio. All'epoca, il dicastero della giustizia, guidato da Clemente Mastella, rigettò eventuali responsabilità dicendo di non avere «alcun ruolo»: una nota diffusa dall'allora capo dipartimento Claudio Castelli si richiamava al «decreto del 1993», ribadendo che toccava (e tocca ancora oggi) ai procuratori generali, presso le 26 corti d'appello, adottare i provvedimenti necessari ad assicurare la «sicurezza interna delle strutture in cui si svolge attività giudiziaria». Da allora, nulla si è fatto per modificare la modalità di gestione;
   nonostante le parole del Ministro Orlando di attribuire al Ministero della giustizia la competenza diretta sulle spese di funzionamento di tutti gli uffici giudiziari, la Camera dei deputati, ad agosto 2015, ha approvato nel corso dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto sulle misure urgenti in materia fallimentare, civile e processuale civile, l'articolo 21-quinquies che, di fatto, secondo gli interroganti sconfessa quanto annunciato dal Ministro Orlando e risolve «all'italiana» il problema: in relazione al previsto passaggio dai comuni allo Stato delle attività di manutenzione degli uffici giudiziari, questi, fino alla fine del 2016, possono continuare ad avvalersi del personale comunale, sulla base di specifici accordi da concludere con le amministrazioni locali, per le attività di custodia, telefonia, riparazione e manutenzione ordinaria. Sarà una convenzione quadro previamente stipulata tra il Ministero e l'Anci a delineare i contorni della collaborazione. Poi, con il 2017, si vedrà;
   su una ventina di città, solo in sei tribunali, anche avvocati e magistrati sono sottoposti ai controlli al metal detector. Per il resto è una giungla di regole non rispettate, superficialità nelle verifiche ai varchi e nessun piano di sicurezza;
   un servizio televisivo di ottobre 2015 di Valerio Staffelli (Striscia la notizia) mostra come nel tribunale di Perugia manchino completamente i controlli, non solo all'ingresso, ma anche davanti alle aule di udienza e alla stanza del presidente che possono essere raggiunti da chiunque, senza identificazione o controllo. Nel palazzo antistante, sempre sede di giustizia, lo scanner all'ingresso non funziona e anche se il metal detector segnala la presenza di oggetti metallici, chi entra non viene fermato e controllato (http://www.striscialanotizia.mediaset.it/video/sicurezza-nei-tribunali_23685.shtml);
   a Venezia due anni fa è stata inaugurata la cittadella della giustizia ma i metal detector non sono mai entrati in funzione a Palazzo Cavalli, dove ha sede la procura, l'ufficio gip e il tribunale monocratico. Al tribunale civile e alla corte d'Appello, a Palazzo Grimani, all'accesso non c’è alcun controllo e ci sono solo due carabinieri nei corridoi. Ci sono anche esempi di tribunali dove i controlli sono assicurati da forze dell'ordine, guardie giurate e metal detector: a Genova, a Firenze, a Reggio Calabria, a Bari e a Siracusa. A Roma, negli uffici del penale e del civile, per avvocati e magistrati nella maggior parte dei tribunali, c’è un varco dedicato e basta esibire il tesserino o avere al seguito la scorta per superare velocemente la barriera dei controlli;
   la situazione del tribunale di Rovigo è impietosa da lungo tempo: a quanto consta all'interrogante nessun poliziotto o carabiniere o guardie giurate a vigilare all'ingresso, nemmeno agenti della polizia penitenziaria, anche se il carcere è a pochi passi di distanza; nessun tornello, metal detector o barriera di sorta tra la pubblica via e gli uffici di avvocati e magistrati o le aule dove si tengono le udienze. Unico deterrente le telecamere di videosorveglianza, utili forse più a rassicurare che a impedire eventuali azioni criminali. È piuttosto semplice accedere al primo piano dove siedono ad esempio il presidente Adalgisa Fraccon o il giudice Carlo Negri, già oggetto di minacce terroristiche in passato. Soltanto teoricamente più difficile appare arrivare al secondo, negli uffici del procuratore capo Carmelo Ruberto: ma qualche telecamera in più, una porta a vetri dalla quale si accede agli spazi della procura e un'anticamera con una persona che filtra gli appuntamenti, non possono esser considerate adeguate misure di protezione;
   Racanelli e Napoletano, rispettivamente segretario e presidente di Magistratura indipendente (MI), denunciano con forza che «le aggressioni ai magistrati sono il frutto avvelenato di una campagna denigratoria che da più parti viene condotta contro la categoria, attraverso continui attacchi alla giurisdizione e una costante e sterile opera di delegittimazione tesa a far sì che le tensioni sociali e il malcontento, che caratterizzano il presente momento storico, si dirigano contro chi svolge il delicato compito di far rispettare ed applicare la legge»;
   a ottobre 2015, magistrati del distretto di corte di appello di Napoli hanno subito atti di intimidazione e aggressione. A distanza di pochi giorni diversi Consiglieri della corte di appello lavoro sono stati destinatari di un volantino contenente minacce: il 9 ottobre Vincenza Barbalucca del tribunale di Nola, è stata vittima di minacce nel corso di un'udienza; il 13 ottobre Tina Donadio del tribunale di Torre Annunziata è stata minacciata nella camera di consiglio;
   a Rovigo il 22 settembre 2015, il viceprocuratore onorario Alessia Pirani è stato aggredito da una imputata di cui aveva chiesto la condanna. A gennaio 2016 l'avvocato Anna Osti del foro di Rovigo è stata minacciata con un cacciavite nei corridoi del tribunale di Rovigo e ha subito un secondo tentativo di aggressione, che l'ha costretta a rifugiarsi nello studio di un giudice. Il tribunale di Rovigo è già stato evacuato tre volte in un anno e mezzo per allarme bomba: 24 aprile e 2 dicembre 2015, 15 gennaio 2016;
   nonostante quanto successo, nessuna misura speciale, almeno nell'immediatezza, è stata adottata a Rovigo: è stata nominata una sottocommissione che si occupi dei passaggi necessari all'affidamento a privati di un servizio di sorveglianza e delle procedure necessarie per installare metal detector alle due entrate della struttura di via Mazzini, oltre che a quella di Palazzo Paoli. I tempi della burocrazia, uniti anche alla suddivisione di compiti e competenze tra Ministero della giustizia e comune di Rovigo, stanno tuttavia rallentando le operazioni. Le forze dell'ordine fanno quanto possono, nella ristrettezza di organico attuale;
   il 12 gennaio 2015, il presidente della regione Lombardia, Roberto Maroni, a margine della cerimonia di intitolazione dell'aula, al secondo piano del tribunale di Milano alle vittime del 9 aprile 2015, quando Claudio Giardiello uccise tre persone ha affermato: «Non entro nel merito delle vicende giudiziarie. Sono qui per testimoniare l'impegno della Regione per garantire la sicurezza a un luogo sacro come quello dell'amministrazione della giustizia dei cittadini. Poi, non è compito nostro garantire la sicurezza, ma è giusto che le istituzioni si uniscano in questi atti simbolici. Il Governo, il Ministro dell'interno devono poi fare in modo che questi luoghi siano davvero protetti e tutelati» –:
   se siano a conoscenza dei fatti e quali iniziative intendano mettere in campo, per garantire concretamente la sicurezza nei palazzi di giustizia italiana;
   se si intendano adottare iniziative normative al fine di attribuire al Ministero della giustizia la competenza diretta sulle spese di funzionamento di tutti gli uffici giudiziari, con un coinvolgimento centralizzato, a livello di cabina di regia, del Ministero della giustizia e del Ministero dell'interno in modo da superare la parcellizzazione delle competenze, tenendo conto che il servizio di vigilanza esterno dei palazzi di giustizia attualmente è di competenza dei comuni d'intesa con le prefetture e che la sicurezza interna è disposta sulla base di provvedimenti che competono al procuratore generale presso la corte d'appello; 
   se intendano assumere iniziative per modificare l'articolo 21-quinquies del decreto-legge n. 83 del 2015 sulle misure urgenti, materia fallimentare, civile e processuale civile affinché avvenga in tempi brevi, e comunque non oltre i termini previsti dalla legge (31 dicembre 2016), il passaggio dai comuni allo Stato delle attività di manutenzione degli uffici giudiziari, per le attività di custodia, telefonia, riparazione e manutenzione ordinaria.
(4-11813)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

spese di funzionamento

sicurezza e sorveglianza

delitto contro la persona