ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/11727

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 551 del 20/01/2016
Firmatari
Primo firmatario: MAESTRI ANDREA
Gruppo: MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE
Data firma: 20/01/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 20/01/2016
Stato iter:
13/12/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 13/12/2016
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 13/12/2016

CONCLUSO IL 13/12/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-11727
presentato da
MAESTRI Andrea
testo di
Mercoledì 20 gennaio 2016, seduta n. 551

   ANDREA MAESTRI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il 16 dicembre 2015, l'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) ha presentato l'XI rapporto sulla «Qualità dell'ambiente urbano», ove sono stati analizzati i dati relativi a 12 nuove città e 85 comuni, in prevalenza capoluoghi di provincia, con popolazione superiore ai 40.000 abitanti e i capoluoghi delle regioni italiane;
   fra i temi tipicamente «urbani» trattati dal rapporto risulta particolarmente importante quello relativo al consumo di suolo, perché fortemente interconnesso con le maggiori criticità ambientali delle città e dei territori italiani: dissesto idrogeologico, rischio di erosione e perdita di biodiversità, ma anche alterazione dei cicli bio-geochimici e della relazione suolo-atmosfera;
   secondo l'Ispra, in Europa si perdono ogni ora undici ettari di terreno, giungendo in Italia ad un consumo doppio rispetto alla media europea che è pari a circa 6-7 metri quadrati al secondo, mentre in Italia si aggira attorno ai 20 e i 25 ettari ogni ora;
   il comune con il valore più alto di suolo consumato pro-capite è risultato quello di Ravenna che ha raggiunto valori incredibilmente superiori a quelli medi, ovvero superiori ai 500 metri quadrati ad abitante. Un primato negativo che si inserisce in uno scenario nazionale alquanto allarmante, soprattutto perché si registra per l'anno 2015, che è stato proclamato dalle Nazioni Unite come «Anno Internazionale del Suolo»;
   sulla base dei dati diffusi dall'Ispra, il territorio ed il suolo di Ravenna sono consumati ad una velocità pari a quella di una metropoli: la superficie consumata totale è pari a circa 9 mila ettari l'anno, un valore ben al di sotto dei 33 mila di Roma, ma quasi pari a grandi città come Milano e Torino, seconde nella graduatoria nazionale con 11 mila ettari totali «bruciati»;
   sempre secondo il apporto, a Ravenna spetta anche la maglia nera regionale del consumo di suolo totale, dato che Ferrara si ferma a 6.500 ettari, Bologna a 5 mila, mentre Forlì e Rimini non vanno oltre i 3 mila;
   nel apporto, il concetto di consumo di suolo è definito come una variazione da una copertura non artificiale naturale o seminaturale (suolo non consumato), a una copertura artificiale del suolo (suolo consumato). La copertura artificiale è quindi data dal «crescente insieme di aree coperte da edifici, capannoni, strade asfaltate o sterrate, aree estrattive, discariche, cantieri, cortili, piazzali e altre aree pavimentate o in terra battuta, serre e altre coperture permanenti, aeroporti e porti, aree e campi sportivi impermeabili, ferrovie ed altre infrastrutture, pannelli fotovoltaici e tutte le altre aree impermeabilizzate, non necessariamente urbane. Tale definizione si estende, pertanto, anche in ambiti rurali e naturali ed esclude, invece, le aree aperte naturali e seminaturali in ambito urbano» (Ispra, 2013);
   per combattere l'uso indiscriminato di suolo, ad avviso dell'interrogante, è necessario quindi, intervenire sul fronte della pianificazione urbanistica, limitando l'espansione di nuova superficie urbanizzata con la valorizzazione delle aree già edificate, attraverso quindi il recupero e la riqualificazione del patrimonio esistente, resi però difficili da diversi fattori, come ad esempio la lenta burocrazia e i costi altissimi che rendono spesso più conveniente la costruzione di un nuovo immobile, anziché la sistemazione dell'esistente;
   negli ultimi 25 anni, l'Italia ha perso il 28 per cento delle campagne proprio per colpa della cementificazione e dell'abbandono dell'esistente, provocati da un modello di sviluppo sbagliato, che al recupero dell'esistente ha preferito, spesso, per meri fini speculativi, consumare superficie «naturale»;
   è questo anche il caso della città di Ravenna che, anche durante gli anni della «crisi del mattone», si è infatti allargata con nuove edificazioni, inglobando quella che era superficie naturale e campagna ad un ritmo sempre più sfrenato, nonostante i proclami dell'amministrazione comunale sul «consumo di suolo zero» e i dati del censimento del 2011, dove già risultavano presenti 69.989 unità immobiliare attive occupate e 20.254 non occupate (il 23 per cento del totale);
   inoltre, secondo un'analisi condotta da opendata, ricavata dai dati diffusi dal rapporto dell'Ispra sopra richiamato, per il 2015, la provincia di Ravenna risulta essere quella con la minor spesa per la manutenzione del territorio;
   scelte politiche sbagliate, hanno portato il comune di Ravenna, oltre che ad un ampliamento sfrenato dell'urbanizzazione, alla riduzione graduale della capacità di ritenzione idrica dei terreni, rendendoli più fragili e vulnerabili di fronte agli eventi atmosferici estremi dovuti ai cambiamenti climatici e quindi, ad un peggioramento del dissesto idrogeologico del territorio, come mostrano i sempre più frequenti stati di emergenza;
   dal 6 marzo 2014 ancora risulta fermo, in corso di esame nelle Commissioni ambiente e agricoltura della Camera il disegno di legge n. 2039 recante «contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato», pensato dal Governo per difendere il territorio e combattere il dissesto idrogeologico –:
   alla luce dei dati allarmanti diffusi dal rapporto dell'Ispra, se il Governo, in attesa di una legge nazionale sul consumo del suolo e di politiche dirette a favorire il recupero dell'esistente, non intenda assumere iniziative normative urgenti per arginare la perdita vertiginosa di suolo naturale e, alla luce di quanto emerso dal rapporto di cui in premessa, nell'ambito delle sue competenze, se non ritenga opportuno verificare i motivi dei tristi primati summenzionati. (4-11727)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Martedì 13 dicembre 2016
nell'allegato B della seduta n. 713
4-11727
presentata da
MAESTRI Andrea

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, relativa al fenomeno del consumo del suolo, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  In via preliminare, si riporta che il fenomeno del consumo del suolo, che in Italia è a livelli molti elevati, e la necessità di contrastarne il progressivo degrado, hanno portato negli ultimi anni alla presentazione di numerose proposte normative.
  I testi presentati tengono conto delle problematiche causate da un eccessivo consumo di suolo, che non sono solo quelle legate al rischio idrogeologico, ma anche della tutela delle aree agricole, della biodiversità e della produttività, in quanto le variazioni d'uso possono generare processi degenerativi che limitano o inibiscono totalmente la funzionalità del suolo e che spesso diventano evidenti solo quando sono irreversibili, o in uno stato talmente avanzato da renderne estremamente oneroso ed economicamente poco vantaggioso il ripristino (Ispra 2015).
  Per quanto concerne la questione posta dall'interrogante, si sottolinea come il consumo di suolo legato all'occupazione di superficie originariamente agricola, naturale o seminaturale, con l'incremento della copertura artificiale e con l'impermeabilizzazione (soil sealing), influisca negativamente sull'equilibrio del territorio, sui fenomeni di dissesto, erosione e contaminazione, sui processi di desertificazione.
  In particolare, il disegno di legge in materia di contenimento del consumo e riuso del suolo edificato (A.S. 2383), riconosce l'importanza del suolo come bene comune e risorsa non rinnovabile, fondamentale per i servizi eco sistemici che produce, anche in funzione della prevenzione e della mitigazione degli eventi di dissesto idrogeologico e delle strategie di adattamento ai cambiamenti climatici.
  Il testo impone, altresì, l'adeguamento della pianificazione territoriale, urbanistica e paesaggistica vigente alla regolamentazione proposta e coinvolge competenze degli enti territoriali.
  Nelle more dell'approvazione del disegno di legge predetto, non contemplando il decreto legislativo n. 152 del 2006 gli aspetti relativi al consumo del suolo legati al suo uso improprio ed alla possibile ricaduta sul fenomeno del dissesto (ad esempio attraverso una riduzione dei tempi di corrivazione dovuta all'impermeabilizzazione di ingenti porzioni del territorio) l'unica disciplina dell'uso del territorio legata alle problematiche del dissesto è quella contenuta negli atti di pianificazione delle autorità di bacino/distretto e nelle forme di attuazione ad essi relativi.
  Sull'argomento, la regione Emilia-Romagna, consapevole del fenomeno del consumo di suolo che ha investito il suo territorio, ha assunto l'obiettivo del consumo di suolo a saldo zero per il 2050 come elemento fondante per la nuova legge regionale sul governo del territorio, ad oggi in fase di elaborazione, e già dal 2014 ha messo in campo un sistema proprio di monitoraggio regionale del consumo di suolo.
  Questo sistema di monitoraggio fornisce dati di dettaglio sulle tipologie di consumo di suolo e consente una relazione con il sistema di pianificazione comunale, conteggiando entro il suolo consumato tutte quelle aree urbanisticamente destinate ad usi urbani (comprese, ad esempio, le aree permeabili in ambito urbano destinate a parco).
  Sulla base del sistema di monitoraggio regionale, secondo quanto riferito dalla Regione Emilia-Romagna, si forniscono alcuni elementi relativi alla situazione del comune di Ravenna.
  In via preliminare, è stato sottolineato dalla stessa regione che tutti i dati e le statistiche sul consumo di suolo risentono intrinsecamente dell'unità territoriale sulla quale vengono calcolati, nel caso in oggetto, il territorio comunale. Ogni comparazione tra città deve essere, perciò, interpretata anche alla luce delle differenze in termini di estensione e caratteristiche dei diversi territori comunali.
  Nello specifico, il comune di Ravenna, con una superficie territoriale superiore ai 650 chilometri quadrati, è il secondo comune più esteso d'Italia, dopo quello di Roma, che però è caratterizzato da una conurbazione metropolitana ben diversa da quella ravennate (dati Istat 2011), e supera di molto ogni altro capoluogo provinciale della Regione Emilia-Romagna.
  Per tener conto di questa singolarità, il dato sul consumo totale di suolo va interpretato rapportandolo a quello di intensità di consumo rispetto all'estensione del comune. Nel caso di Ravenna la percentuale di suolo consumato riferita all'intera superficie comunale è solo dell'8,2 per cento, valore più basso di tutte le città della regione Emilia-Romagna, e tra i minori nel contesto nazionale (dati Ispra 2015).
  Anche il valore sul suolo consumato pro-capite risente dell'estensione territoriale del comune che ricomprende non solo la conurbazione della città di Ravenna, ma anche una vasta parte di territorio caratterizzata dalla presenza di insediamenti di medio-piccole dimensioni e da un urbanizzato sparso, tipico dei comuni di pianura. A differenza dei maggiori centri urbani, tali contesti sono caratterizzati da una minore densità abitativa, da una maggiore presenza di fabbricati, spesso rurali, non utilizzati e di infrastrutture extraurbane. Registrano, perciò, un consumo di suolo pro-capite mediamente più alto rispetto ai capoluoghi di provincia emiliano-romagnoli, nei quali si concentra il 25 per cento del consumo di suolo totale, ma il 36 per cento della popolazione regionale (dati del monitoraggio del consumo di suolo della regione Emilia-Romagna).
  Inoltre, altro aspetto non trascurabile è la presenza sul territorio ravennate degli insediamenti e delle infrastrutture legate al sistema portuale e del polo industriale di rango nazionale.
  Infine, si segnala che alcune regioni, negli ultimi anni, hanno emanato leggi dirette a tutelare il suolo ed hanno ritenuto indispensabile inserire il controllo dell'impermeabilizzazione e la riduzione del consumo di suolo tra i parametri che devono guidare l'espansione e la trasformazione del tessuto urbano.
  Ad ogni modo, per quanto di competenza, il Ministero continuerà a tenersi informato nonché a svolgere un'attività di monitoraggio sulla materia in questione.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mareGian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

equilibrio ecologico

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